LUALDI, Ercole

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 66 (2006)

LUALDI, Ercole

Giulio Schiannini

Nacque a Milano il 30 maggio 1826 da Gerolamo e Petronilla Turati.

Il padre, nativo di Busto Arsizio e cognato del noto mercante-imprenditore cotoniero Francesco Turati, già operava in questo settore, prima come negoziante di manifatture e facendo lavorare à façon alcuni cotonifici del Comasco, poi come industriale, partecipando alla società Andrea Krumm & C. (una delle prime filature di cotone meccanizzate italiane, sorta a Legnano nel 1838).

Dopo la sua morte (1849), il L. riuscì a imprimere all'azienda un più deciso carattere industriale, acquistando nel 1852, in società con il cugino Giuseppe Lualdi, facoltoso mercante di tessuti di Busto, il cotonificio Bianconi & Leixel di Sant'Eufemia presso Brescia. Negli anni successivi, per far fronte alla crescente domanda di filati, aumentò fino a 5000 i fusi dell'opificio bresciano, allora annoverato fra i dodici più vasti stabilimenti cotonieri lombardi, facendo lavorare a fattura anche la filatura Conconi & Rossini di S. Ambrogio Olona (poi acquistata dal L. nel 1857) e il cotonificio Isidoro Crespi & C. (già Crespi & Borroni) di Besozzo, uno fra i più vasti stabilimenti del Comasco (del quale il L. divenne pure proprietario nel 1865).

Ancora in epoca preunitaria il L. diede avvio all'accaparramento delle maggiori forze idrauliche del Bresciano, inseguendo un ambizioso programma che prevedeva la creazione in un ristretto ambito territoriale di numerosi stabilimenti, al fine di poter così beneficiare dei vantaggi conseguenti alla concentrazione industriale e alla divisione del lavoro, come già accadeva nella più evoluta Inghilterra.

Egli si mise quindi ad acquistare opifici e mulini da trasformare in moderne fabbriche tessili e fra questi, nel 1857, il maestoso edificio industriale detto la Fonderia dei cannoni, in comune di Caionvico, dotato di una ingente forza idraulica derivata dal Naviglio grande bresciano. Nello stesso periodo il L. ottenne la concessione, al fine di erigere tre grandi opifici industriali, di altrettante derivazioni idrauliche dal Naviglio, nei circostanti comuni di Nuvolera, Mazzano e Virle, acquistando i necessari terreni e ulteriori derivazioni d'acqua dal fiume Chiese e dal Vaso Montichiaro, nei limitrofi comuni di Calcinato e Bedizzole.

Il L. contava di coinvolgere in questi suoi progetti altri imprenditori della sua zona d'origine, e infatti, dopo aver preso in moglie nel 1860 la giovanissima ereditiera Vittorina Candiani, nipote dell'industriale cotoniero Luigi Candiani, il L. associò in via sperimentale Cristoforo Benigno Crespi, allora agli esordi della sua brillante carriera imprenditoriale, nella conduzione del cotonificio di Sant'Eufemia, con l'idea di farlo successivamente partecipare anche alla costruzione dei progettati stabilimenti. Nel frattempo, però, per far fronte alla cotton famine determinata dalla guerra civile americana, il L. insieme con Eugenio Cantoni si rese promotore nel 1862 di una società per la coltivazione del cotone nell'Italia meridionale, facendosi sostenitore della campagna di propaganda diretta a incrementare tale coltura in Italia e figurando fra i relatori della relativa esposizione tenutasi nel 1864 a Torino. Sempre nel 1864, unitamente a Crespi, ottenne in affitto dal consorzio dei creditori del conte Luigi Archinto di Milano l'omonimo cotonificio di Vaprio d'Adda, uno fra i più vasti stabilimenti di filatura e tessitura del Paese, che i due imprenditori gestirono con positivi risultati economici per circa due anni. Costretto nel 1866 a riconsegnare lo stabilimento di Vaprio al nuovo proprietario (il duca Raimondo Visconti di Modrone), il L. ricostruì il cotonificio di Besozzo (distrutto nel 1862 da un incendio), potenziando ulteriormente gli altri stabilimenti di sua proprietà, senza abbandonare peraltro l'idea di creare un vasto complesso di opifici cotonieri nel Bresciano.

Fallita nel 1875 una combinazione con la Tosi & Albini di Busto Arsizio, interessata alla costruzione di alcuni di questi stabilimenti a Mazzano e Virle, l'anno successivo il L., insieme con Cantoni, Candiani, Krumm, Introini e altri imprenditori, con l'appoggio della Banca di Busto Arsizio, fu tra i fondatori della Ferrario & Candiani, una società per l'esercizio di un grande mulino industriale che a Capriolo sfruttava le potenti forze idrauliche del fiume Oglio. Nel 1879 l'impianto molitorio fu rilevato dal L. (già proprietario anche dei contigui Mulini Urini), con l'intenzione di trasformarlo in cotonificio, ma, anche questa volta, nonostante la poderosa forza motrice a disposizione (oltre 1400 cavalli), l'impresa non andò in porto. Ancora negli anni Ottanta dell'800 gli stabilimenti Lualdi di Besozzo e di Sant'Eufemia davano lavoro ad alcune centinaia di operai, costituendo un'importante risorsa per l'economia locale, fino a quando, nel 1881, il cotonificio varesino fu distrutto da un incendio e, nel 1885, lo stabilimento di Sant'Eufemia, a causa dell'insufficiente forza motrice e per l'aggravarsi delle condizioni economiche e di salute dell'imprenditore, chiuse definitivamente i battenti.

Il 27 dic. 1890 il L. morì nella sua casa di Milano, senza essere riuscito a erigere alcuno degli opifici progettati.

Da quel momento, tuttavia, per opera di altri operatori economici che raccolsero i frutti del suo incessante lavoro di precursore, i suoi progetti iniziarono a entrare in fase di attuazione e a compiersi felicemente. Nel decennio successivo, infatti, ciascuno dei salti d'acqua originariamente di sua proprietà diede origine ad alcuni tra i maggiori stabilimenti industriali bresciani: il Mulino Campostrini (poi Zopfi) a Caionvico, la fabbrica di marmi Gaffuri & Massardi a Virle e Mazzano, il cotonificio Niggeler & Kupfer e la centrale elettrica dei Mulini Urini a Capriolo, i due cotonifici Schiannini e le relative centrali elettriche a Sant'Eufemia, Calcinato (Ponte San Marco) e Bedizzole, infine la centrale di Calcinato sul Vaso Montichiaro. Mentre nell'officina elettrica dei Mulini Urini venne realizzata per la prima volta in Italia una trasmissione elettrica a distanza, a corrente trifase, alimentando la Manifattura Bottoni di Palazzolo sull'Oglio e fornendo l'energia elettrica per l'illuminazione del comune di Palazzolo, le centrali Schiannini, oltre che gli attigui stabilimenti, servirono per animare anche il cotonificio di Ghedi e per fornire l'energia elettrica per l'illuminazione pubblica della città di Brescia.

Il L. fu altresì tra i primi sostenitori (fino dal 1875) della riduzione del lago d'Idro a serbatoio artificiale, un'imponente opera idraulica che, mirando ad aumentare la portata del Chiese e del Naviglio e a rendere costante il loro regime, una volta compiuta, apportò notevoli benefici non solo all'industria, ma anche all'agricoltura delle province di Brescia e Mantova. L'attività del L. merita dunque di essere ricordata non solo per le concrete realizzazioni industriali, bensì ancor più per i suoi progetti e per le sue intuizioni in tema di sfruttamento delle forze idrauliche, come mezzo per attuare l'industrializzazione del Bresciano. Egli, propagandando fra gli imprenditori forestieri il concorso di quelle circostanze favorevoli che inducevano a considerare il Bresciano meta privilegiata per insediamenti produttivi, e appoggiandosi ai più influenti politici locali, come G. Zanardelli, contribuì infatti in modo decisivo a stimolare quel fervore di iniziative imprenditoriali che caratterizzò la provincia di Brescia nell'ultimo quarto dell'800 e costituì il punto di partenza del suo decollo industriale. Così, in quegli anni, dall'alto Milanese, dal Varesotto e dalla Svizzera, giunsero in provincia di Brescia Ottolini, Pozzi, Introini, Dell'Acqua, Sacconaghi, Schiannini, Streiff, Hefti, Niggeler, Kupfer, Forster, Turati (cugini del L.), i fondatori dei più importanti stabilimenti che costituirono, fino quasi ai nostri giorni, la struttura portante dell'industria cotoniera locale.

Del L., che ricoprì importanti cariche e uffici pubblici e fu nominato commendatore, va infine ricordata l'attività politica, strettamente connessa alla sua appartenenza al ceto imprenditoriale cotoniero, di cui divenne il portavoce fin dalla sua elezione in Parlamento. Acceso fautore di una politica doganale improntata a un rigido protezionismo, il L. figurò infatti tra i più convinti sostenitori dell'assoluta necessità di misure legislative in tal senso: già nel 1862 egli si era imposto all'attenzione del Paese quale autore di una memoria (Le condizioni del cotonificio italiano sotto il regime del decreto 18 ag. 1860. Memoria, s.n.t.), sottoscritta da oltre cento industriali cotonieri, con la quale si chiedeva la modifica delle misure doganali introdotte da Cavour e improntate a un liberismo che il L. era convinto minacciasse di schiacciare l'industria nazionale sotto il peso della sua inferiorità rispetto alle industrie straniere. Consigliere della Camera di commercio e membro del Consiglio provinciale di Milano, fu tra i promotori dell'inchiesta industriale del 1870-74, nel corso della quale denunciò gli oneri che gravavano sull'industria cotoniera italiana, rispetto a quella straniera. In particolare il L. evidenziò il maggior costo della forza motrice e del capitale necessario all'impianto di nuove industrie, nonché la carenza di adeguata istruzione professionale, che impediva la formazione di una classe di tecnici capaci di sopperire ai bisogni della nascente industria italiana: un aspetto per il quale l'imprenditore mostrò particolare sensibilità, come confermano la sua partecipazione al consiglio direttivo della Società d'incoraggiamento d'arti e mestieri di Milano e la creazione a sue spese della prima scuola serale professionale per operai e contadini analfabeti di Busto Arsizio, nonché di una scuola elementare annessa al suo opificio di Sant'Eufemia. In Parlamento fu presente con alcuni intervalli dal 1863 al 1886: eletto deputato per il collegio di Busto Arsizio durante l'VIII legislatura in seguito alla morte di P.E. Beretta, vi fu rieletto nella IX e X legislatura (18 nov. 1865 - 2 nov. 1870); successivamente fu eletto nel collegio di Milano 2 nelle legislature XIII-XV (20 nov. 1876 - 27 apr. 1886). Alla Camera il L. si distinse per una vivace attività propositiva, intervenendo particolarmente su temi di carattere economico e riguardanti l'industria. Per la sua competenza in materia finanziaria fu infatti chiamato a far parte della commissione della Camera per l'abolizione del corso forzoso e fu il principale artefice della manovra che portò nel 1878 all'adozione dei primi provvedimenti di protezione doganale in favore del settore cotoniero, anticipando la tariffa del 1887, che recepì ancor più profondamente le istanze antiliberiste degli industriali (cfr., in proposito, la Discussione sul progetto relativo alla tariffa doganale. Discorsi del deputato Ercole Lualdi pronunziati alla Camera dei deputati( 12, 13, 14 e 15 apr. 1878, Roma 1878). Il L., indicato peraltro fra i fondatori di importanti giornali a diffusione nazionale, quali Il Sole e La Ragione, intervenne significativamente anche nel dibattito politico su questioni di grande impatto sociale, come nel caso della legge a tutela del lavoro minorile nelle industrie (1885-86), distinguendosi per una particolare sensibilità ai problemi della classe operaia e per le sue posizioni aperte alle istanze di regolamentazione delle condizioni e degli orari di lavoro negli opifici industriali. Esponente della democrazia progressista, sedette a sinistra e fu particolarmente vicino a B. Cairoli, L. Miceli, F. Seismit Doda, A. Baccarini, G. Marcora, G. Mussi e S. Ronchetti, nonché a Zanardelli, al quale era anche legato da antica amicizia e identità di interessi connessi all'industrializzazione del territorio bresciano.

Fonti e Bibl.: Necr., in La Lombardia, 28 dic. 1890; Il Sole, 28 e 29-30 dic. 1890; Il Secolo, 28-29 dic. 1890. Presso l'Archivio dell'Università [corporazione] del Naviglio grande bresciano a Rezzato sono conservati sia numerosi documenti relativi all'utilizzazione della forza motrice idraulica da parte dello stabilimento Lualdi di Sant'Eufemia sia i progetti del L. relativi allo sfruttamento delle forze idrauliche locali. Cfr. inoltre: Atti parlamentari, Camera dei Deputati, Discussioni, aa. 1863-68 e 1876-86 (per la consultazione si rimanda all'indice nominativo posto alla fine di ogni sessione).

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