ERMANNO

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 43 (1993)

ERMANNO

Maria Luisa Ceccarelli Lemut

Di questo ecclesiastico è nota solo l'attività da lui svolta come vescovo di Volterra, sede di cui è attestato presule dalle fonti a noi note solo a partire dal 17 ott. 1064, benché del suo immediato predecessore, Guido, non ci siano pervenute notizie posteriori al dicembre del 1061. Non conosciamo dunque né la sua origine, né la Chiesa nel cui clero si formò e percorse i gradi della carriera ecclesiastica, né le vicende della sua vita anteriormente all'ascesa alla cattedra volterrana. I pochi documenti relativi sino a noi pervenuti si riferiscono alla sua attività amministrativa e testimoniano che, in questo campo, il suo governo non si discostò dagli indirizzi consueti ai vescovi del tempo.

Si tratta di due concessioni in livello, fatte l'una il 17 ott. 1064, il 9 ott. 1066 l'altra, di beni di una certa consistenza a persone di un qualche rilievo sociale.

Il 17 genn. 1073, insieme con altri prelati e importanti personaggi della Tuscia, E. intervenne a un placito presieduto dai marchesi Beatrice e Goffredo di Toscana. Sul piano pastorale, a quanto ci è dato sapere, mostrò una particolare sollecitudine per il miglioramento della vita e per il progresso spirituale e morale del popolo e del clero della sua diocesi e mantenne interessanti rapporti con gli ambienti riformatori. Ad una sua richiesta di consigli rispose, sullo scorcio del settimo decennio del sec. XI, lo stesso Giovanni Gualberto con una lettera in cui esortava i canonici alla vita comunitaria e alla lotta contro la simonia. Ciò ha fatto tradizionalmente ritenere agli studiosi che E. fosse stato un discepolo del futuro santo ed avesse vestito l'abito di religione tra i vallombrosani prima di diventare vescovo. In realtà, come ha potuto dimostrare la Boesch, né dalla lettera di Giovanni Gualberto si può trarre elemento alcuno che possa far pensare ad un rapporto fra discepolo e maestro nelle relazioni tra E. ed il santo; né dall'attività pastorale e catechetica svolta da E. può trarsi alcun elemento che possa far pensare a una sua precedente condizione di monaco vallombrosano, o a suoi particolari rapporti con gli ambienti vallombrosani. Ad ogni modo, la lettera di Giovanni Gualberto - che la Boesch attribuisce al periodo compreso tra il 1068 e la morte del santo, avvenuta il 12 luglio 1073 - può essere messa in rapporto con l'organizzazione della vita comune dei canonici della cattedrale di Volterra, voluta da E. e da lui promulgata nel corso di un sinodo diocesano a questo specifico scopo indetto e celebrato il 6 ag. 1073. In quella occasione, inoltre, E. donò ai canonici della cattedrale "regulariter viventes" due curtes e nella stessa data affidò ai camaldolesi il monastero di S. Sepolcro e S. Maria in Fonte Pinzaria, fino allora dipendente dalla Chiesa volterrana, anche se ne conservò per sé e per i suoi successori l'investitura e la benedizione di ogni nuovo abate. Da un atto di un suo successore sulla cattedra di Volterra, Crescenzio, apprendiamo che E. consacrò e sottopose al patronato del vescovo di Volterra la chiesa di S. Pietro in Corte, nel piviere di Ghizzano in Val d'Era.

È, questa, l'ultima notizia a lui relativa in nostro possesso. Dovette morire qualche anno dopo, ma in ogni caso prima del 16 sett. 1077, quando il papa Gregorio VII intendeva innalzare alla cattedra di Volterra, evidentemente vacante, un Bonoso.

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