COSTANTINI, Ermenegildo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 30 (1984)

COSTANTINI, Ermenegildo

Marina Coccia

Figlio di Marcantonio di Domenico, romano, e di Santa Piacentini, nacque a Roma il 28 marzo 1731 e fu battezzato il giorno seguente nella chiesa di S. Marcello (Roma, Arch. stor. del Vicariato, S. Marcello, Bapt., 1730-1734; apparteneva alla parrocchia di S. Niccolò in Arcione). Pittore, la sua figura artistica è ancora sconosciuta alla critica moderna.

L'unica notizia riguardo al periodo della sua formazione ce la fornisce il Cracas (Diario ordinario, 27 luglio 1765, n. 7340) il quale lo dice allievo di Marco Benefial. La prima data documentata della sua attività è il luglio del 1755, anno in cui viene premiato all'Accademia di S. Luca un suo disegno di nudo. Cinque anni più tardi invierà un altro disegno che non verrà premiato. Nel 1765 (Cracas, cit.) gli agostiniani scalzi gli commissionarono la pala dell'altare per la cappella di S. Anna nella loro chiesa di Gesù e Maria al Corso, dove raffigurò, con una composizione alquanto singolare, S. Antonio e S. Anna. L'anno successivo dipinse un S. Bonaventura per l'altare della terza cappella sinistra della chiesa di S. Lucia al Gonfalone (Venuti, 1766). Sempre nella stessa chiesa, sull'altare della sacrestia, fu collocata nel luglio del 1767 una sua Crocifissione (Diario ordinario, 25 luglio 1767, n. 7812).

Il Cracas, da cui abbiamo una puntuale informazione circa le prime opere del C., dà notizia di un dipinto, molto ammirato, che fu esposto il 24 dic. 1767 nella chiesa di S. Maria in Via, raffigurante una S. Teresa che presenta alla Vergine la città di Lucera; ilquadro doveva essere successivamente inviato alla nuova chiesa del Carmine della cittadina pugliese (Diario..., 2 gennaio 1768, n. 7882).

Nel 1769, a conclusione della riedificazione della chiesa di S. Caterina in via Giulia operata da P. Posi, dipinse nella volta della navata un gruppo di eleganti Angeli musicanti, il cui bozzetto è conservato presso l'Accademia di S. Luca. A questo lavoro collaborò anche Taddeo Kuntz, dipingendo i bellissimi Angeli a chiaroscuro che sorreggono il riquadro.

La collaborazione con Kuntz, che si rinnovò più tardi anche nella chiesa di S. Stanislao dei Polacchi, testimonia una affinità di stile tra i due artisti che è indicativa dell'ambito formale in cui si muoveva il Costantini. Kuntz è infatti il pittore che "conclude definitivamente il rococò romano" (Schleier, 1970, p. 100). Così, pur lavorando in S. Caterina a fianco di artisti quali Lapis, Monosilio, Corvi, Lapiccola, pittori di transizione che conducevano le loro prime esperienze neoclassiche, il C. non trasse da questa vicinanza alcuno stimolo per un aggiornamento formale del suo stile, rimanendo un isolato rappresentante di un linguaggio decorativo sostanziato dalla grazia rococò. Nel 1772 sotto la direzione del Lapiccola, partecipa, insieme con altri artisti, al restauro degli affreschi di Villa Giulia (notizia orale del prof. O. Michel).

La collaborazione con Lapiccola ha un risvolto anche nella vita privata del C. poiché il 6 febbr. 1773 il Lapiccola tiene a battesimo il suo terzo figlio (Roma, Arch. storico del Vicariato, S. Lorenzo in Lucina, libro battesimi).

Nel 1773-74 sono documentati pagamenti al C. "pittore figurista", per le "pitture al naturale a chiaroscuro e... ornamenti" nella stanza dell'Udienza al pianterreno di palazzo Borghese (Arch. Segr. Vat., Arch. casa Borghese, 8253, p. 45). Nel 1775-76 egli affrescò il soffitto della navata della chiesa di S. Stanislao dei Polacchi dipingendo, sullo sfondo di un cielo teneramente azzurro, la Gloria di S. Stanislao Kostka attorniato da vari santi e graziosi angeli; qui, ancora una volta il pittore esprime la sua preferenza per le composizioni barocche alleggerite dall'eleganza e dalla grazia del colore dai toni leggeri.

Il 10 apr. 1776 fu eletto accademico di S. Luca. L'impresa di S. Stanislao gli fece ottenere una committenza importante da G. F. Albani, cardinale di Ostia e Velletri e protettore della Polonia, che lo chiamò a Velletri per decorare, nel 1776-77 una delle sale del palazzo comunale in cui il cardinale andava allestendo il suo appartamento privato.

Poiché il palazzo è stato distrutto nella seconda guerra mondiale, sappiamo solo dalle guide che il C. vi dipinse una serie di marine su tela, lavoro pagato 1.945 scudi (Tersenghi, 1910).

Sempre per il cardinal Albani il C. dipinse una tela con la Moltiplicazione dei pani e dei pesci, per la cappella del Sacramento nella cattedrale di Velletri.

Lodato dal Guattani (1790), questo dipinto è invece opera tipicamente accademica, debole nel colorito e nelle ombre e dimostra come il pittore si trovasse a proprio agio non tanto nei lavori su tela quanto nelle tecniche dell'affresco e nella decorazione di grandi superfici, in cui esprimeva il meglio della propria arte.

Altra notevole impresa, eseguita negli anni tra il 1780 e l'85, fu la decorazione della cupola della chiesa di Monteoliveto Maggiore, il cui vivace bozzetto è conservato presso il convento di S. Francesca Romana. Riferibile agli stessi anni è un ampio affresco della volta della galleria di palazzo Antici a Recanati (Guattani, 1790). Tommaso Antici, inviato del re di Polonia, dichiarava la propria soddisfazione e stima per il C. in una lettera con la quale lo raccomandava ai canonici di Città di Castello che intendevano fare nuove decorazioni nella cattedrale. Si trattava di una commissione molto importante e impegnativa per cui si richiedeva un artista che non sfigurasse al confronto delle pitture già eseguite dal Benefial.

Dal contratto siglato nel maggio del 1787 apprendiamo che il C. doveva dipingere i voltoni laterali della cupola i cui soggetti, scelti dai canonici ed indicati dal contratto, erano: il Trionfo della religione con numerose figure allegoriche, la Morte di s. Florido, S. Florido e S. Amanzio nell'atto di presentarsi al papa Gregorio e infine la Chiesa in trionfo. Il compenso per questo lavoro era fissato in 2.000 scudi e per il suo completamento si prevedevano tre anni. Ad esso fu però posto termine molto bruscamente nell'ottobre del 1789dal rovinoso terremoto che sconvolse Città di Castello; il campanile della cattedrale si abbatté sulla cupola facendola crollare con le parti quasi ultimate delle pitture del Costantini. Nel riferire la notizia il Cracas (n. 1544, 1789)comunica addirittura la morte del pittore sotto le macerie, notizia smentita nei giorni successivi con il chiarimento che il C. si era allontanato con il proprio figlio poco prima del crollo, nel quale era invece morto il pittore che lo aiutava, Filippo Crosti di Città di Castello. Di questo lavoro rimangono due bozzetti, conservati nella sala capitolare della cattedrale.

Grazie ad alcuni documenti, fra cui alcune lettere del pittore, ritrovati nell'archivio vescovile di Città di Castello, ed a notizie fornite dal Cracas circa l'andamento dei lavori, possiamo ricavare qualche elemento sulla vita privata; sappiamo così che aveva moglie e cinque figli, dei quali uno, Giovanni, era pittore; è infatti nominato quale aiutante del C. nel contratto per la decorazione della cattedrale.

Di ritorno a Roma, dopo la sfortunata parentesi umbra, dipinse nel 1790 una Gloria di angeli musicanti nella volta della cappella della Madonna in S. Nicola da Tolentino (Mallio, 1790).

L'armonica disposizione delle figure degli angeli, collocate in uno spazio aperto cinto da una balaustra, testimonia il grado di raffinata eleganza e capacità compositiva a cui il pittore era giunto; nello stesso momento i colori si fanno più grevi ed accesi.

Tra il 1780 e il 1790 sono da collocare un Autoritratto e il ritratto dello scultore Giuseppe Angelini (entrambi a Roma, Accad. di S. Luca, inv. 465 e 58: cfr. Incisa della Rocchetta, 1979); quest'ultimo dipinto sorprende per la novità che dimostra rispetto allo stile consueto del C.: abbandonato il tono trionfante ed accademico, il ritratto risulta cordialmente comunicativo nel volto ombreggiato con taglio sorprendentemente moderno.

L'ultima opera conosciuta del C. è una copia del quadro di S. Nicola da Tolentino di Raffaello (distrutto nel terremoto, i frammenti andarono dispersi nel sec. XIX), firmata e datata 1791, inviata a Città di Castello nella chiesa di S. Agostino, in sostituzione dell'originale ed ora nella locale pinacoteca.

Il C. morì a Roma il 2 ag. 1791 (Roma, Arch. stor. del Vicariato, S. Lorenzo in Lucina, Morti, 1781-1799).

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma, Corporaz. religiose maschili - Agostiniani scalzi, b. 254, fasc. 80 (Inventario della chiesa di Gesùe Maria al Corso ordinato dal Governo Francesenel 1812); Camerale III, Roma, Confraternite, b. 1962, 12 e 13 apr. 1849 (Invent. degli effettiesistenti nell'Oratorio dell'Arciconfraternita delGonfalone compilato dal notaio F. Terzi); R.Venuti, Accurata e succinta descrizione ... di Romamoderna, Roma 1766, p. 234; P. Rossini, Il Mercurio errante, Roma 1766, II, p. 410; A. Casaletti, Giorn. delle Belle Arti per l'anno 1785, Roma 1785, p. 201; G. Perini, Lettera sopral'Archicenobio di Monteoliveto Maggiore, Firenze 1788, p. XXXI; [Cracas], Diario ordinario, nn. 7340 (27 luglio 1765), 7812 (25 luglio 1767), 7882 (2 gennaio 1768), 1542 e 1544 (10 e 17 ott. 1789); M. Mallio, Annali di Roma, Roma 1790, I, pp. 137 s.; G. A. Guattani, Memorie per le belle arti, Roma 1790, I, p. 71; G. Bianchi, Guida all'Archicenobio di MonteolivetoMaggiore nel senese, Siena 1884, pp. 14 s.; A. Rossi, Giorn. di erudiz. artistica, Perugia 1883, p. 15; A. Remiddi, Il palazzo comunale di Velletri, Frosinone 1904, pp. 42 s.; A. Gabrielli, Illustrazioni stor. artist. di Velletri, Velletri 1907, pp. 21, 105; A. Tersenghi, Velletri e le sue contrade, Velletri 1910, pp. 81, 144; E. Schleier, L'ultimo pittore del rococò a Roma, opere sconosciutedi T. Kuntz, in Arte illustrata, III (1970), 27-29, pp. 92-109 passim;G. Zandri, Documenti per S. Caterina da Siena in Via Giulia, in Commentari, XXII (1971), pp. 241-47; V. Golzio, Palazzi romani dalla rinascita al neoclassico, Bologna 1971, p .64, fig. 64-65-67; L. Salerno-L. Spezzaferro-M. Tafuri, Via Giulia: un'utopia urbanistica del500, Roma 1973, pp. 195, 421; G. Marincola, Lachiesa di S. Stanislao dei Polacchi, in Alma Roma, XV (1974), 3-4, p. 68; I. Faldi, Gli inizi del neoclassicismo in pittura, in Atti del Convegno Nuoveidee e nuova arte nel Settecento italiano, Roma 1977, p. 513; G. Incisa della Rocchetta, La collezione dei ritratti dell'Accad. di S. Luca, Roma 1979, ad Ind.; A. M. Clark, Studies in RomanEighteenth Century Painting, Washington 1981, pp. 131 s.; S. Rudolph, Primato di D. Corvinella Roma del secondo Settecento, in Labirynthos, I (1982), 1-2, p. 36; V. H. Minor, Referencesto Artists and Workers of Art in Chracas: "DiarioOrdinario" 1760-1785, in Storia dell'arte, XIV (1982), 46, pp. 229, 232, 233, 252; O. Michel, Exempla virtutis à la gloire de Pie VI, in Monumenti, Musei e Gallerie Pontificie, III (1982), p. 119; S. Béguin, Un nouveau Raphail: un angedu retable de Saint Nicolas de Tolentino, in Revuedu Louvre, II (1982), p. 99, fig. 7; S. Rudolph, La Pittura del '700 a Roma, Milano 1983, adIndicem.

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