NOVELLI, Ermete

Enciclopedia Italiana (1934)

NOVELLI, Ermete

Silvio D'Amico

Attore, nato a Lucca il 5 maggio 1851, morto a Benevento il 29 gennaio 1919. Dal 1866 al 1877, occupò ruoli di generico nella compagnia Calloud-Diligenti, poi nella Vitaliani-Cuniberti, poi nella Pietriboni, senza incontrare, almeno da principio, il favore del pubblico. Fu quindi, con successo crescente, caratterista nella compagnia diretta da Luigi Bellotti-Bon, fino al 1883, anno in cui accadde la tragica morte del suo direttore; poi (1883-84) caratterista "a vicenda" con A. Vestri nella Drammatica Compagnia Nazionale diretta da Paolo Ferrari; infine, già riconosciuto come grande artista comico, dal 1884 fu capocomico di compagnie intitolate al suo nome, salvo il triennio 1891-94, che trascorse in società col celebre brillante Claudio Leigheb. Acclamatissimo non solo in Italia, ma nell'America Meridionale e in quasi tutti i paesi europei, nel 1900 fondò nel Teatro Valle di Roma una stabile che chiamò "Casa di Goldoni", dove profuse generosamente il suo denaro, ma al cui repertorio e alla cui regìa non riuscì a dare caratteri di modernità. Pertanto, dopo un paio d'anni, il N. riprese la vita nomade di tutti gli attori italiani; nel 1915 annunciò il suo ritiro dalla scena, riducendosi volontariamente al solo compito di direttore di una compagnia "Fert" avente a prima attrice Lyda Borelli; ma l'anno seguente ricominciò a recitare, finché lo colse la morte.

Grande della persona, dalla mimica stupendamente espressiva, dalla voce non bella, e, negli ultimi anni della sua vita, roca, ma sapientemente modulata, il N., attore nato, fu un dominatore della scena. Spontaneo, coloritissimo, poco rispettoso dei testi quanto geniale nei "soggetti" e nell'improvvisazione, dopo i suoi trionfi nel genere comico volle provarsi anche nel tragico, in cui non sempre ottenne uguali riconoscimenti dalla critica: fu però magnifico nel cosiddetto ruolo promiscuo, e cioè in quei tipi e personaggi che, toccando tutta la gamma del sentimento, gli davano agio di trascorrere dalle note ilari o bonarie a quelle della più commovente drammaticità.

Il suo repertorio fu vastissimo, andò dalla farsa e dai monologhi di carattere leggiero e fredduristico (di cui era dicitore incomparabile) alla commedia goldoniana (di cui fu interprete pieno di sapore: ricordarlo nel Curioso accidente, nella Famiglia dell'antiquario e specie nel Burbero benefico), alla commedia brillante francese e a quella satirica (Rabagas), al dramma romanticheggiante (Luigi XI, Kean, Michele Perrin, La gerla di Papà Martin, La morte civile, Nerone), al dramma di Shakespeare (Otello, Re Lear, Shylock), ecc. Fu maestro di tutta una generazione d'attori: Emma Gramatica, Ruggero Ruggeri, Antonio Gandusio, Annibale Betrone, Ernesto Sabbatini, Sergio Tofano, ecc., mossero i primì passi in compagnie dirette da lui.

Bibl.: Yarro, Ermete Novelli, Firenze 1897; E. Boutet, Le cronache teatrali, II, Roma 1900; Yambo (Enrico Novelli, figlio di Ermete), Il naso di Ermete Novelli, Firenze 1901; S. d'Amico, Maschere, Milano 1921; R. Simoni, Ritratti, Milano 1923. Cfr. anche: E. Novelli, Foglietti sparsi narranti la mia vita, Roma 1920.

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