CAPOCCI, Ernesto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 18 (1975)

CAPOCCI, Ernesto

Antonio Garibaldi
Marina De Marinis

Nacque il 31 marzo 1798, da Francesco e Marta Zuccari, a Picinisco in Terra di Lavoro, allora provincia di Caserta nel Regno di Napoli, attualmente in provincia di Frosinone. Vantava una discendenza da famiglia patrizia romana (Capocci di Belmonte). Fece i primi studi nel seminario di Sora, non distante dal paese natale, e acquisì una buona cultura letteraria che, oltre a riflettersi nello stile attraente ed elegante dei suoi lavori scientifici, gli permise di esercitarsi, in tutto il corso della vita, in varie attività di ordine umanistico. Giovanissimo, si recò a Napoli presso lo zio materno, Federico Zuccari, astronomo e direttore dell'osservatorio di Capodimonte, allora in costruzione. Sotto la sua guida apprese l'astronomia e cominciò a frequentare l'osservatorio, di cui, dopo la morte prematura dello zio, era direttore (1817-19) il celebre astronomo padre G. Piazzi, che lo prese a benvolere. Nel 1819 il nuovo direttore C. Brioschi nominava il C. astronomo in seconda.

Il C. aveva già pubblicato nel 1815 e nel 1816 osservazioni meteorologiche nel Giornale enciclopedico e successivamente una recensione delle Lezioni gli astronomia del Piazzi (inid., 1918, tomo 2, pp. 84-94). Dopo la nomina collaborò con grande impegno alla pubblicazione dei Commentari astronomici (Napoli 1824-26) e del Calendario, che dal 1821 si pubblicava ogni anno a cura dell'osservatorio. La sua vera attività scientifica iniziò con due lavori collegati: Osservazione delle nuove comete degli anni 1824-25 e Calcolo di quattro orbite di nuove comete non mai prima determinate.

Essi furono pubblicati nel 1825nella Correspondance astronomique diretta dal barone F. X. von Zach, che, riferendosi particolarmente a una delle comete osservate, scrisse nella sua rivista (XIII [1825], p. 493): "si cette belle comète n'a pas été negligée par les observateurs diligens elle ne l'a pas été non plus par les calculateurs actifs; de ce nombre est M. Capocci à Naples en premier lieu. C'est l'Encke de l'Italie, il paraît qu'il marche sur ses traces. Il a été le premier à calculer les élements de l'orbite de cette comète, il les a corrigés depuis". Di fatto il C. aveva calcolato gli elementi parabolici di questa cometa; poco dopo P. A. Hansen, a Seeberg, ne calcolava gli elementi ellittici, che subito lo Zach comunicava al C. con una lettera in cui reiterava i suoi elogi: "vous êtes plus digne que tous les autres astronomes d'Italie pris ensemble..." (cit. in Amodeo).

Il C. intanto si occupava di divulgare la conoscenza dell'astronomia, pubblicando i Dialoghisulle comete scritti in occasione delle cinque apparse nel 1825 (Napoli 1825); si tratta di un'opera che segue lo stile letterario solito a esposizioni consimili: i dialoghi sono divisi in tre serate dai titoli seguenti: "Sulle comete in generale", "Delle comete del 1825" e "Quistioni sulle comete". Nel 1827 il C. venne invitato da J. F. Encke, direttore dell'osservatorio di Berlino, a collaborare a un grandioso lavoro astronomico, la compilazione di una nuova carta celeste, proposta da F. W. Bessel all'Accademia di Berlino nel 1825. Egli ebbe l'ora XVIII, insieme con P. Inghirami, che era direttore dell'osservatorio di Firenze, perché in tale zona era contenuta gran parte della Via Lattea.

Lavorò per tre anni, aiutato da L. Del Re, ottenendo una mappa di 7900 stelle, che correggeva errori di precedenti cataloghi e dava anche la distanza reciproca in secondi di molte stelle doppie; risultati assai superiori a quelli della mappa fiorentina, che arrivava solo a 6600 stelle e trascurava le distanze tra le stelle doppie. È quindi comprensibile e giustificato l'elogio di Encke, che gli scriveva il 14 ag. 1830: "parmi les cartes que nous avons reçu jusqu'ici il me paroit que la votre est celle qui donne l'image la plus fidèle de la partie du ciel qu'elle représente..." (Amodeo). Il C. purtroppo non pubblicò mai il catalogo delle stelle per cui aveva raccolto tanto materiale prezioso e che avrebbe dovuto costituire il secondo volume dei Commentari astronomici: la sua non buona salute e le vicende politiche impedirono infatti la pubblicazione.

In questo periodo l'attività scientifica del C. si fa più intensa e mostra una vastità di interessi che va ben oltre il campo dell'astronomia pura. Basterà citare i titoli di alcuni suoi lavori: Sulle macchie del Sole (in Astronomische Nachrichten, V[1827]); Nuovo metodo per citare i luoghi delle carte geografiche (in Il Progresso, I[1832], t.i, pp. 241-244); Indagini sulla resistenza dell'etere e sulla luce delle comete fatte al ritorno della cometa periodica di Biela (ibidem, tomo 4, pp. 1-14); Di alcune apparenze particolari osservate nell'eclisse lunare del 24 dic. 1833 (in Annali civili…, IV [1834]). La nota Nuove ricerche sul noto fenomeno delle colonne perforate dalle foladi nel tempio di Serapide a Pozzuoli apparve nel Progresso del 1834: di quest'ultimo lavoro fu riferito da F. Arago all'Accademia delle scienze di Parigi (cfr. Comptes rendus..., 1º sem. 1837, pp. 750-53).

Alla morte del Brioschi, nel 1833, il C. diventò direttore dell'osservatorio di Capodimonte e subito si occupò della miglior utilizzazione degli strumenti scientifici disponibili. Intraprese poi un viaggio scientifico per l'Europa, che durò dal 1836 al 1838, con soggiorni a Parigi, Londra e Bruxelles; ne approfittò per inserirsi nell'ambiente internazionale, in cui era già noto per i suoi scritti: fu presentato all'Accademia di Parigi da F. Arago e a quella di Bruxelles da L. A. J. Quételet. Fece anche costruire alcuni apparecchi scientifici, tra cui un micrometro elettrico, un vetro diatermico, un fotometro di sua invenzione e un "apparato per aiutare i naufraghi", pure inventato da lui, forse nel 1830. A Parigi conobbe M. Melloni, per cui ebbe ammirazione e amicizia, adoperandosi anche attivamente per farlo venire a Napoli.

Durante il viaggio trovò il tempo di scrivere un romanzo storico, secondo la moda dell'epoca: Ilprimo viceré di Napoli, ambientato nel periodo della disfida di Barletta. Il romanzo, dedicato alla moglie, Almerinda Farina, fu da lui pubblicato con il nome E. C. di Belmonte, a Parigi nel 1837. Questa opera, che subito riscosse gli elogi della stampa parigina, fu favorevolmente lodata da contemporanei illustri come il Tommaseo e il Mamiani, il quale ultimo, particolarmente colpito dalla versatilità del C., gli indirizzò un articolo sul Lucifero (15 sett. 1838) di Napoli, in cui elogiò la sua capacità di identificarsi con personaggi della più diversa estrazione sociale, la varietà e la ricchezza della lingua e soprattutto l'ampio respiro dell'ambientazione storica.

Dopo il ritorno a Napoli, il C. pubblicò nel 1839 una importante memoria, Sulla periodica ricorrenza dei bolidi e degli aeroliti, molto lodata all'estero, e particolarmente da A. von Humboldt. Poco dopo, nel 1840, pubblicava nello Spettatore campano il saggio Sulla migliore costruzione dei carri;si dedicava anche a esperienze sul magnetismo terrestre. Nello stesso anno fu nominato (legge del 6 apr. 1840) membro della Commissione per l'introduzione nel Regno delle Due Sicilie del sistema metrico decimale.

Il successivo periodo di attività del C. è denso di comunicazioni alla Reale Accademia di Napoli, nel campo delle osservazioni astronomiche (22 note: cfr. Amodeo, II, pp. 242-256). Oltre ai risultati delle proprie ricerche egli commentava le scoperte fatte dai collaboratori dell'osservatorio, come quelle di C. H. F. Peters e A. De Gasparis, nonché dei grandi astronomi del tempo, quali l'Encke e U. Le Verrier, svolgendo così anche un'opera di costante aggiornamento culturale.

Nel settembre del 1845 al settimo congresso degli scienziati italiani svoltosi a Napoli - di cui il C., in qualità di membro della deputazione che doveva decidere sull'ammissione degli scienziati, fu fra le personalità più note e rappresentative - presentò una esposizione dei lavori fatti nell'osservatorio da lui diretto e tre memorie: Sulle macchie del Sole e sulla costituzione fisica del medesimo, in cui proponeva un nuovo metodo per osservare le macchie, Sulla cometa di Peters e Sulloscafandro e sul mareografo, da lui inventati tempo prima. Nel 1847 pubblicò due volumi per gli Annuari dell'osservatorio di Capodimonte relativi agli studi compiuti negli anni 1845-47. Inviato dal governo napoletano a Trieste per l'eclissi anulare di Sole del 9 ott. 1847, diede conto delle osservazioni fatte in una memoria alla R. Accademia delle scienze.

Come era da attendersi da un ingegno di vasti interessi e spiccata cultura, il C. non fu estraneo, anzi partecipò attivamente, al rinnovamento politico che si annunciava. Nel 1832 era iniziata la sua lunga e intensa collaborazione al Progresso, rivista fondata il 5 marzo di quell'anno da G. Ricciardi e che, ponendosi sulla scia dell'Antologia del Vieusseux, voleva essere una vera e propria scuola di liberalismo italiano.

Questa esperienza fu senza dubbio fondamentale per il definirsi delle idee politiche del C., perché gli permise di venire in contatto con uomini di principi liberali, quali lo stesso Ricciardi, L. Dragonetti, G. Costa e P. E. Imbriani. Allo scoppio della prima guerra di indipendenza tutta la sua famiglia partecipò attivamente alle vicende rivoluzionarie. Quattrodei figli partirono volontari (rimase a casa solo l'ultimo, Euriso, quindicenne): Stenore e Dermino s'imbarcarono il 29 marzo sul vapore "Virgilio" con la principessa di Belgioioso; due giorni dopo, un altro figlio, Oscar, s'imbarcò sul "Lombardo", per raggiungerli. Stenore, portatosi poi a Venezia, combatté strenuamente e fu tra gli ultimi ad abbandonare Marghera. Teucro, il quarto figlio, si arruolò nei dragoni di Cutrofiano, dove raggiunse il grado di tenente di cavalleria e, quando le truppe napoletane vennero richiamate da Ferdinando II, passò il Po al seguito di Guglielmo Pepe, rimanendo ferito nella difesa di Venezia il 25 luglio 1849.

Nel breve regime costituzionale del Regno di Napoli, il C. fu eletto deputato per il distretto di Sora al Parlamento napoletano, che risultò composto in grande maggioranza di uomini come lui noti per idee liberali moderate. Nella giornata sanguinosa del 15 maggio 1848, che vide l'inutile tentativo dei deputati di evitare lo scontro tra il popolo sceso in piazza a chiedere una costituzione più democratica e l'esercito di Ferdinando II, il C., nominato membro di una commissione - in cui figuravano i deputati Gallotti, Romeo, De Luca, Barbarisi e Spaventa - si adoperò, sebbene inutilmente, affinché i rivoltosi rimovessero le barricate. Di fronte però all'atto di violenza delle armi regie sul Parlamento aderì all'energica protesta di P. S. Mancini, in cui si dichiarava che l'assemblea sospendeva momentaneamente le sue sedute solo perché costretta dalla forza brutale.

Il suo nome ed il suo rango non lo salvarono dopo dalle persecuzioni, che giunsero nel 1850 fino alla destituzione da direttore dell'osservatorio, non avendo egli voluto firmare una richiesta al re per l'abolizione della costituzione. Con lui furono destituiti molti altri; la direzione dell'osservatorio venne assunta dal De Gasparis, di sentimenti liberali ben noti, ma che non venne molestato avendo seguito il consiglio del C. di denominare "Igea borbonica" un pianetino della fascia asteroidale da lui scoperto. Il C. stesso illustrò questa Scoperta di un nuovo pianeta in una nota nei Rend. della Reale Accademia (VIII, [1849], p. 80).

Con i figli Oscar ed Euriso il C. si era ridotto in una modesta casa in via S. Liborio, sorvegliato dalla polizia; gli altri tre figli, che erano rimasti all'estero dopo la caduta di Venezia, vennero dichiarati esuli perpetui. Il C. continuò l'attività scientifica in tutti i campi, confortato anche dalla nomina a membro della Società dei Quaranta, avvenuta nel marzo dell'anno 1851.

Tradusse, tra l'altro, le Lezioni di astronomia di D.F. Arago e si occupò di illustrare la Divina Commedia dal punto di vista astronomico, pubblicando a Napoli nel 1856 tre dialoghi, dal titolo Illustrazioni cosmografiche della Divina Commedia. Nel libro, dedicato a lord Vernon, cultore e promotore degli studi danteschi in Inghilterra, il C. si attenne al parere della maggioranza dei commentatori, che facevano iniziare il viaggio di Dante il 3 apr. 1300 e, calcolando la posizione degli astri, rilevò piccole differenze tra esse e le descrizioni dantesche.

L'elenco dei lavori del C. in questo periodo mostra la larga varietà dei suoi interessi. Notevole parte va all'astronomia: Sopra un nuovo processo delle stelle del nostro sistema sidereo... (in Rend. d. Acc. di Napoli, V [1852], p. 196), in cui si enunciano ipotesi sul moto del sistema solare verso una stella della Via Lattea; Annunzio di una memoria sulle apparenze straordinarie offerte dal pianeta Saturno (ibid., VI[1853], p. 71); Sulla giacitura delle orbite planetarie... (in Rend. della Acc. Pontaniana, III o Sulla gran cometa donatiana (in Atti d. R. Ist. d'incoraggiamento, IX, [1861], pp. 285-98).Si dedicò alla divulgazione scientifica: Sul piùgran cannocchiale del mondo, esposto a Parigi (in Il nomade, 1º maggio 1856); Sulle comete (in Omnibus, 16 maggio 1857);e si spinse fino alla fantascienza: Breve cenno del primo viaggio alla Luna fatto da una donna nell'anno 2057 (opuscolo perduto). Non mancano i lavori di geofisica: Sulla determinazione della longitudine per mezzo delle altezze e degli azimut della Luna (in Atti d. R. Ist. d'incoraggiamento, VIII [1855], pp. 421-432); Intorno alla ragione del tremolio dell'aria in taluni punti della superficie terrestre (ibid., IX[1861], pp. 89-98); Investigazioni delle interne masse vulcaniche dai loro effetti sulla gravità (ibid., pp. 215-220); Sull'usodel manometro specialmente congegnato per la ricerca delle variazioni locali della gravità (ibid., pp. 285-298).

L'interesse del C. per la sua terra e per i fenomeni che vi avvengono è dimostrato da: Sulla sorgente intermittente del Triverno nell'agro Venafrano e sui mezzi di regolare il corso delle sue acque affin di evitare il danno che ora producono e volgerla a profitto delle popolazioni, con suggerimenti pratici che non si sa se furono attuati (in Atti d. R. Ist. d'incoraggiamento, VIII [1855], pp. 309-22); Sul tremuoto del dicembre 1855 (in Atti d. Acc. Pont., VI [1858], p. 5).Come si desume dallo stesso catalogo, l'Accademia delle scienze non accettò più suoi lavori dopo il 1853, per non compromettersi con un perseguitato politico; non così fecero le altre società, permettendo al C. di far sentire la sua voce.

Mentre il Regno di Napoli si avviava alla fine, dopo la morte di Ferdinando II, nel maggio 1859 il C. riuniva in casa sua un comitato d'azione, e i figli Oscar ed Euriso si recavano nella provincia di Caserta per promuovere un'insurrezione. Poco dopo tornavano i figli esuli con Settembrini e Spaventa e, all'arrivo di Garibaldi, tutti cooperavano alla definitiva caduta del regime borbonico. Il C. fu subito reintegrato, con decreto dittatoriale, nel posto di direttore dell'osservatorio (1860) e l'anno dopo, con la raggiunta unificazione, fu nominato professore onorario nell'università e senatore del Regno d'Italia per la XVIII categoria. Nella seduta solenne tenuta il 20 genn. 1861, in omaggio al re Vittorio Emanuele II, l'Accademia Pontaniana, che lo aveva sostenuto negli anni difficili, lo acclamava suo presidente.

Le idee politiche e l'atteggiamento di totale adesione del C. alla politica governativa postcavouriana trovarono espressione nel suo scritto Ai miei amici più o meno rossi (Napoli 1862), dedicato al conte Arrivabene, in cui era dominante il concetto della necessità che non si abbandonasse la politica filofrancese e che si accantonassero da parte dell'opposizione gli atteggiamenti di esagerata critica, onde operare una più generale concordia ai fini del consolidamento delle strutture interne del nuovo Stato e del coronamento dell'unità d'Italia. Lo stesso motivo veniva ripreso l'anno seguente in La stampa napoletana al sig. Pietro Sterbini (Napoli 1863), in cui il C. si soffermava, tra l'altro, sui pericoli insiti in una libera stampa, quale elemento in grado di influire direttamente sulle vicende politiche, ed auspicava un giornalismo politico che facilitasse o almeno non ostacolasse l'azione del governo.

L'attività scientifica del C. non aveva avuto nel frattempo soste, e l'Istituto di incoraggiamento poteva pubblicare nel 1861 e 1863 tre sue memorie sui Tremuoti avvenuti nellaparte continentale del Regno delle Due Sicilie... (IX [1861], pp. 335-378, 379-425; X [1863], pp. 293-328); in esse si dava un catalogo di tali terremoti fino al 1631. L'ultimo lavoro è ancora nei Rendiconti dell'Accademia di Napoli: Osservazioni originali di Marte presso l'opposizione diottobre 1862,fatte nel R. Oss. di Napoli al cerchio meridiano diReichenbach ([1863], 1, p. 64) e mostra come, malgrado la malferma salute, egli avesse ripreso il suo posto di astronomo.

Il C. morì a Napoli il 6 genn. 1864.

Fonti e Bibl.: Il Lucifero (Napoli), 5 maggio 1838, n. 31; Atti parlamentari,Senato,Discussioni, leg. VIII, ad Indicem; A. Calani, Il Parlamento del Regno d'Italia, Milano 1860, p. 414; V. Imbriani, Alessandrio Poerio a Venezia, Napoli 1884, p. 387; L. Dragonetti, Spigolature nel carteggio letter. e politico, Firenze 1886, p. 291; C. Tivaroni, L'Italia durante il dominio austriaco, III, Torino-Roma 1894, pp. 133, 208; F. Amodeo, Vita matematica napol., II, Napoli 1924, pp. 264-275; G. Paladino, Il quindici maggio del 1848 in Napoli, Milano-Roma-Napoli 1920, p. 512; I. A.Valabrega, Il secondo congresso degli scienziati (Torino 1840), in Rass. stor. d. Risorg., X (1923), p. 778; Storia dell'univers. di Napoli, Napoli 1923, pp. 509 ss.; M. Battistini, Pellegrini giobertiani a Bruxelles, in Quaderni di cultura e storia sociale, II (1953), p. 127; A.Malatesta, Ministri, deputati,senatori dal 1848 al 1922, I, p. 201; J. C.Poggendorf, Biograph. und Literar. Handwört. ..., III, p. 234; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale,Profili e cenni biografici, p. 221.

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