DE CURTIS, Ernesto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 33 (1987)

DE CURTIS, Ernesto

Rosario Lombardo

Nato a Napoli il 4 ott. 1875 da Giuseppe, pittore decoratore, e da Elisabetta Minnon, nipote di Saverio Mercadante, all'età di circa otto anni apprese i primi elementi musicali da Vincenzo Valente, uno dei maestri della canzone napoletana di quel tempo, amico dei De Curtis, il quale accoglieva nel suo salotto i cultori più insigni della musa partenopeo, fra i quali il fratello di Ernesto, Giambattista. Studiò poi armonia con il maestro Daniele Napolitano e, contrariamente a quanto asserito in alcuni testi nei quali viene definito autodidatta, probabilmente perché confuso con il fratello Giambattista, fece studi musicali regolari e conseguì il diploma di pianoforte presso il conservatorio di S. Pietro a Maiella di Napoli.

L'autentico talento musicale che il D. rivelò subito trovò certo stimoli, consigli e guida nell'ambiente familiare, particolarmente da parte del fratello maggiore, talento artistico anche lui, pittore, poeta e musicista, il quale negli anni della formazione del D. era affermato come poeta di canzoni e compositore. E fu proprio Giambattista a fornire al più giovane fratello il testo poetico della prima canzone in dialetto che lo fece conoscere e lo impose all'attenzione del mondo poeticomusicale partenopeo: 'A primma vota, pubblicata dalla casa editrice Bideá di Napoli nel 1897.

La canzone, il cui tema è o il memoriale di una ragazza perduta" (Paliotti, La canzone napoletana..., p. 54), segna l'inizio di una feconda e pubblica collaborazione artistica fra i due fratelli che durerà per circa trent'anni e in virtù della quale Giambattista creerà i testi poetici di alcune delle più belle canzoni che il D. musicò.

Il 1897 segna l'ascesa del D. nel firmamento della canzone napoletana dove, in quarant'anni di attività come compositore e anche come concertista-accompagnatore, splenderà senza arresti e offuscamenti, passando di successo in successo, stringendo rapporti di collaborazione artistica con i maggiori poetimusicisti partenopei di quello che viene considerato il periodo d'oro della canzone napoletana: oltre che col fratello Giambattista, con L. Bovio, R. Galdieri, E. Murolo, R. Bracco, E. Nicolardi, A. Genise, D. Furnò, S. Di Giacomo, C. Letico, N. Di Lutio, ecc.

Da quel 1897 l'annuale concorso di Piedigrotta, organizzato dall'editore Bideri in vista della rassegna di settembre, sarà un appuntamento che il D. non mancherà, mentre le case editrici napoletane e straniere si contenderanno le sue composizioni, prima Bideri e Santoianni e la Poliphon Musik Werke, e poi La Canzonetta di F. Feola, E. Gennarelli e Ricordi.

Nel 1899 uscì I' penso siempre a te (versi di A. Genise), nel 1900 Canzona sincera e nel 1901 Tiemme cu te (versi di Giambattista De Curtis). Nel 1902 uscì da Bideri Amalia, canzone composta su testo poetico di Giambattista e dedicata ad Amalia Russo, la donna amata e che qualche anno dopo il D. sposerà; ed è l'anno in cui, sempre su testo del fratello Giambattista, venne composta Torna a Surriento, pubblicata da Bideri nel 1904.

Secondo quanto narra V. Paliotti (La canzone napoletana..., pp. 74 ss.) questa canzone, cui è legato particolarmente il nome del D., sarebbe stata scritta nel settembre di quell'anno, durante un breve soggiorno del presidente del Consiglio G. Zanardelli a Sorrento, per imprimere nella mente di questo la richiesta di dotare Sorrento di un ufficio postale di prima classe. La canzone, che sarebbe stata scritta dai due fratelli in poche ore ed eseguita da un'improvvisata orchestra davanti al presidente al momento della sua partenza, pare abbia sortito l'effetto desiderato.

Nel 1904 venne edita da Bideri anche Voce 'e notte, composta nel 1903 su un autobiografico e ispirato testo di Edoardo Nicolardi, e che rappresenta un punto luminoso nella storia della canzone napoletana: Voce 'e notte è un suggestivo notturno melodico che, tenuto su un ardito e raro equilibrio fra accoramento e grido, traduce in incanto musicale una struggente pena d'amore.

Dopo aver musicato 'A muntanara (1905), 'A surrentina (1906), Pusilleco e Surrento (1906), Te vene a mente (1906), Serenata gelosa (1906), Dui core (1907). La speranza (1907), su testi del fratello, Facitime felice (1907), Primmavera (1907) per i versi rispettivamente di V. e di F. Russo, nel 1909 compose la musica di Canta pe' me, su testo di Libero Bovio, pubblicata da Bideri e, poi, di Sora mia (1910) e di 'A femmena (1911) su testi di Rocco Galdieri, edite anch'esse da Bideri. Passato alla casa editrice tedesca Poliphon, nello stesso 1911 compose la gioiosa Ah, l'ammore che ffa fà (versi di E. Murolo); l'anno successivo So' 'nnamorato le te e I' m'arricordo 'e te, ambedue su testi del fratello.

Libero Bovio tornò a fornirgli nel 1912 i versi di Canzone 'e Napule conosciuta anche come Me ne vogl'i' a ll'America, canzone che come Voce 'e notte realizza la fusione di malinconia e grido; e, successivamente, di Autunno e Sona chitarra, nel 1913; di Tu ca nun chiagne e di 'A guerra, nel 1915, quest'ultima pubblitata dalla casa editrice La Canzonetta di Napoli, che proprio in quell'anno il Bovio iniziava a dirigere. Insieme con l'altra non meno famosa, Sentinella, composta nel 1917 su versi di Roberto Bracco e pubblicata dalla stessa La Canzonetta, 'A guerra testimonia la partecipazione del D. alla temperie sentimentale patriottica che nel campo della canzone produsse il primo conflitto mondiale, e il suo specifico apporto alla canzone di guerra, un genere consacrato dall'opera di E. A. Mario, e che consiste nel ricondurre alla nostalgia della propria terra e delle sue tradizioni i temi patriottici o nell'associarli ai sentimenti umani, più elementari e popolari, come quello dell'amor materno proprio nel testo di 'A guerra.

Del 1915 è Lusinga, una delle prime romanze in lingua, composta su versi di A. Genise, cui seguiranno negli anni successivi Voi ed io (versi del Genise), Mese gentile (versi di Nello De Lutio), Odorano le rose, Non sei tu, Nostalgia, Tutto passa, Sogno ancora, e le più tarde Non ti scordar di me e Ti voglio tanto bene. Questa produzione si affianca a quella continua delle canzoni in dialetto, come Core napulitano (versi di R. Galdieri), Solo cu' te (versi di A. Barbieri), Luna gentile (versi di Giambattista), del 1916; Mandulinata ed 'E canzone, entrambe su testi di Libero Bovio e presentate alla rassegna di Piedigrotta del 1917; e poi Nun sia maie (versi di C., Letico), 'Na parola sola (versi di G. Esposito), Sorrento e, infine 'O balcone 'e Napule, entrambe su versi di E. Murolo e presentate alla rassegna di Piedigrotta 1934.

Le canzoni del D. ebbero come interpreti, fra gli altri, G. Di Francesco ('O Zingarello), E. Caruso e B. Gigli. Al nome di questi due ultimi, e in particolare a quello di Gigli, sono legati i successi più grandi e la rinomanza all'estero di Torna a Surriento, Voce 'e notte, Non ti scordar di me, e di altre canzoni e romanze.

Il D. conobbe Gigli ad Agnano, una località termale nei pressi di Napoli, nell'estate del 1922, e fu una conoscenza che "crebbe presto fino a diventare una profonda amicizia" (B. Gigli, Memorie). Del resto alcune composizioni del D. facevano già parte del repertorio concertistico del tenore recanatese. È probabile che nell'autunno di quell'anno stesso il D. abbia seguito Gigli nell'America settentrionale, dove era stato anche qualche anno prima con E. Caruso e dove rimase per più di dieci anni.

Con Gigli il D. diede concerti negli Stati Uniti, in Brasile e in Argentina, portando al successo il suo repertorio di canzoni in dialetto e di romanze.

Non è tuttavia possibile stabilire se il D. fosse presente, nel 1922, al penitenziario di Sing-Sing, dove Gigli tenne un concerto davanti a 1.100 carcerati; Gigli racconta che durante il concerto i forzati ascoltarono "con rapita attenzione" i celebri brani operistici, ma che l'applauso più caloroso lo riservarono alle canzoni napoletane Ah, l'ammore che ffa fà, Torna a Surriento, Tu ca nun chiagne, Tu sola ecc. (Memorie, pp. 207 s.).Ritornato definitivamente a Napoli, certamente prima del 1934. il D. si stabilì in una casetta acquistata sulla collina del Vomero. Continuò a comporre canzoni, ma ormai nell'epoca del declino della canzone napoletana e non più con la vena e la fecondità di una volta. In questi ultimi anni nacquero tuttavia, dalla collaborazione con D. Furnò, due delle sue più belle romanze: Non ti scordar di me, del 1935, che dette il titolo a un film di coproduzione italo-tedesca, girato in quell'anno stesso per la regia di A. Genina con Gigli come protagonista; e Ti voglio tanto bene, del 1937, anch'essa resa celebre da Gigli in un altro film dal titolo Solo con te. Il 31 dic. 1937, quando aveva appena finito di comporre una Ave Maria, dedicata a Gigli, la morte lo colse, a Napoli, suggellando quell'anno funesto per la canzone napoletana, che aveva visto anche la scomparsa di Emesto Tagliaferri, e di Rodolfo Falvo.

La canzone napoletana d'autore ripercorre i tipi e i generi, gli spiriti e le forme dei canti popolari, dalle nenie e filastrocche ai canti d'amore, gelosia, lontananza e tradimento; dai canti di "guapparia" alle "villanelle" e ai canti di guerra; ed è questo persistente e vitale rapporto con le radici anonime del canto popolare che costituisce la tradizione della canzone napoletana e quel suo singolarissimo carattere popolare anche nelle espressioni più colte. Da questo punto di vista, oltre che per altri riscontri più specifici e tecnici, l'opera del D. si innesta nella tradizione, la promuove e l'arricchisce contribuendo a creare "quel clima irripetibile del periodo d'oro della canzone napoletana, in cui i capolavori nascevano quasi per generazione spontanea" (Paliotti, La canzone napoletana, 1970, n. 5).

D'altra parte le romanze in lingua, sull'esempio di quella di F. P. Tosti, rappresentano quasi la naturale tensione della vena melodica a contenuti e forine più generali di canto, anche sotto l'influenza del melodramma, ma non necessariamente più universali e assoluti. Resta comunque il fatto che dalla canzone napoletana alla romanza in lingua il trapasso nell'opera del D. non registra né fratture né contrasti ma si svolge in una fondamentale continuità di canto melodico spiegato e drammatico.

Fonti e Bibl.: Necrol. in Roma, 1° genn. 1938; Stampa sera, 31 dic. 1937; Corriere della sera, 1° genn. 1938; Giornale d'Italia, 1° genn. 1938; Il Messaggero, 1 genn. 1938. Non esiste un catalogo completo e cronologico delle composizioni. Per i testi scritti, versi e musica, oltre che alle varie edizioni Bideri, La Canzonetta, Pol. Ricordi, ecc., si può ricorrere, relativamente agli anni di pubblicazione delle canzoni, anche ai numeri straordinari di La Tavola rotonda, giornale artistico letterario musicale della domenica, che contenevano le canzoni partecipanti al concorso Bideri di Piedigrotta; e ai supplementi di La Canzonetta, rivista mensile pubblicata dalla omonima casa editrice, dedicati alla rassegna di Piedigrotta. Materiale documentario letterario oltre che discografico si trova in Napolitana. Antologia cronologica della canzone partenopea, a cura di R. Murolo, I-VIII, Milano 1962; e nei 21 fascicoli dedicati a La canzone napoletana, a cura di V. Paliotti, nella raccolta La canzone italiana, Milano 1970, in particolare i nn. 5, 8, 9, 13, 14. Cfr. inoltre: Mascarillo [U. Ricci], I poeti della canzone, in Piedigrotta in album, a cura di S. Di Giacomo, Napoli 1902; M. Ballanti, La canzone napoletana, Napoli 1907, ad Indicem; G. Amalfi, La canzone napoletana, Napoli 1909, ad Indicem; S. Di Giacomo, Luci ed ombre napoletane, Napoli 194, pp. 205 s.; A. Costagnola, Napoli che se ne va. Il teatro. La canzone, ibid. 1919, pp. 387 s.; S. Di Massa, La canzone napoletana e i suoi rapporti col canto popolare, ibid. 1939, pp. 166 s.; M. Vajro, La canzone napoletana dalle origini al Di Giacomo, ibid. 1957, ad Indicem; B. Gigli, Memorie, Milano 1957, pp. 199 s., 207 s., 292; M. Vajro, Fascino delle canzoni napoletane, Napoli 1962, pp. 24 s., 198 s., 226; F. Petriccione, Piccola storia della canzone, Milano 1959, pp. 44, 62, 75, 80, 82, 86, 97, 105, 108 s., 150; V. Paliotti, Storia della canzone napoletana, ibid. 1958, pp. 54, 74, 79, 105, 110, 118 ss., 121, 137, 152; Id., La canzone napoletana ieri e oggi, Milano 1962, pp. 47, 73 s., 76 ss., 101, 105, 111 ss., 114, 126, 142; E. De Mura, Enciclopedia della canzone napoletana, Napoli 1969, I, pp. 245 s.; G. Borgna, Storia della canzone ital., Bari 1985, capp. I e II passim e p.15; C. Schmidl, Diz. univ. dei music., I, pp. 419 s.; Encicl. della musica Ricordi, II,p. 26; Enc. delk musica Rizzoli-Ricordi, II,p. 259; Almanacco italiano 1939, p. 613; Piccola enciclopedia Mondadori, I, p. 497; Il mondo della musica. Enciclopedia alfabetica Garzanti, Milano 1961, I, p. 1699; Encicl. d. Spett., sub voce Gigli Beniamino, V, coll. 1278-92.

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