HOFFMANN, Ernst Theodor Amadeus

Enciclopedia Italiana (1933)

HOFFMANN, Ernst Theodor Amadeus

Rodolfo BOTTACCHIARI
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Novelliere, musicista, pittore tedesco, nato a Königsberg il 24 gennaio 1776. Fu per varî anni funzionario statale a Posen (Poznań), Plock e Varsavia; nel 1808 fu nominato direttore d'orchestra presso il nuovo teatro di Bamberga; passò poi con lo stesso incarico a Dresda e a Lipsia, finché, nel 1816, riprese il suo ufficio di consigliere presso il tribunale di Berlino, dove morì il 25 giugno 1822. La sua vita fu delle più stravaganti, irrequiete e tormentate. Poeta fra i più originali e artista versatile e audacissimo, ebbe assai presto una grande popolarità in Germania come compositore e più ancora come novelliere. Negli ultimi anni, già infermo, fu assillato dagli editori che richiedevano sempre nuovi scritti da lui, mentre nessun riposo gli lasciava la folla degli ascoltatori assiepati nelle taverne di Berlino, che l'obbligavano, spesso per molte ore della notte, a improvvisare nuovi racconti.

Come novelliere iniziò la sua attività fecondissima con una raccolta di novelle intitolate: Phantasiestücke in Callots Manier (1814) alla quale presto seguirono gli Elixiere des Teufels (1816), i Nachtstücke (1817), i Seltsame Leiden eines Theaterdirektors (1818), i Serapionsbrüder (1819-21), Kater Murr (1820-22) e altri numerosissimi racconti. La materia dei quali H. trae interamente dalla propria fantasia, in lui potente a tal punto che se talvolta gli accade di dover riassumere avvenimenti già noti, l'immaginazione di nuovo gli s'accende; e allora a essa si abbandona liberamente e crea e descrive sulla vecchia storia una nuova e del tutto diversa. E spesso la fantasia lo porta tanto di là del verosimile che il narratore perde allora ogni controllo su sé medesimo e una ridda d'immagini confuse e slegate fra loro si sfrena; l'artista ne resta come sopraffatto, nell'impossibilità di afferrarle tutte, ordinarle, fissarle. Una specie di delirio lo invade e lo infiamma. Il mondo fantastico, variopinto e canoro, dal quale H. trae le sue visioni vagamente indefinite e perciò innumeri e rapidamente succedentisi le une alle altre, è il mondo del meraviglioso. Questo però non sorge dal nulla; le sue lontane invisibili origini sono pur sempre nella natura, da cui la straordinaria sensibilità del poeta raccoglie le voci innumerevoli, reali o illusorie; singoli suoni tenuissimi e vaste armonie, colori e profumi. Ma il poeta, celandoci la relazione fra le multiformi manifestazioni della natura e il mondo meraviglioso, in questo ci porta immediatamente, e qui è soprattutto il segreto della sua arte e del fascino che ne emana. Noi crediamo veramente di ascoltare le Urmelodien della vita e dell'universo. La distanza fra cose animate e inanimate si attenua fino a scomparire; è l'esteriorizzazione animata d'immagini, di suoni, di colori, di profumi e anche di emozioni frequentissima in alcune delle novelle più delicate: Klein Zaches, Das fremde Kind, Der goldene Topf. E nessuna meraviglia, quando tutta la natura si anima e appare antropomorficamente viva, che anche le figure di meravigliosi dipinti acquistino d'un tratto gesti e parole, fino a raggiungere pienezza di vita e di espressione come in Artushof, Meister Martin, Elixiere des Teufels.

Alla stessa maniera con cui si sforza di svelare il mistero delle cose, H. si mostra scrutatore attento e profondo della nostra vita interiore. Qui il pathos che sfiora appena il Märchen romantico s'accentua: la rêverie cede il posto a contrasti spirituali che preludono al dramma (Die Bergwerke zu Falun). Il mondo fantastico di Hoffmann si approfondisce; egli scruta ora il mistero della vita del subcosciente, dei sogni, dei presentimenti, dell'ipnosi, della telepatia, della pazzia; lo guarda con la fissità del suo sguardo di allucinato e ce lo rappresenta come una realtà ossessionante (Die Abenteuer der Sylvesternacht, Der unheimliche Gast, Ignaz Denner). Non è sempre facile seguire H. in alcune singolari manifestazioni di questa sua penetrazione del misterioso cosi piena d'intuizioni vaghe e di rivelazioni arditissime; ma l'arte dello scrittore è sempre avvincente. Angosciosa diventa la lettura di certi suoi racconti in cui le evocazioni dalle profondità dell'essere assumono aspetti tenebrosi e spettrali (Das Gelübde, Der Vampyr). Più che pure fantasie, queste visioni di H. vogliono essere anche e soprattutto tentativi di rivelazioni di moti misteriosi del nostro spirito, di facoltà sue occulte. Ma è sempre sul principio fondamentale di un'esteriorizzazione animata d'immagini e di emozioni che si svolge la svariata e frammentaria produzione novellistica di Hoffmann. Tale principio è il fondamento stesso della sua unità. E dal puramente fantastico al paurosamente emotivo egli resta pur sempre nel mondo del meraviglioso, il quale, nell'espressione artistica, assume ora forme liriche aeree e quasi evanescenti nel Märchen, ora di grande potenza drammatica (specie nelle Kriminalnovellen), a seconda che l'attività creatrice del poeta si risolve in storie fantasiose dalle chiare luminosità meridiane ovvero in un conflitto di passioni osservate nel loro nascere o in cupi e violenti drammi della vita umana. Tuttavia questo mondo del meraviglioso, evidentemente meno nel Märchen, assai più negli altri racconti, è rappresentato realisticamente, ciò che non poco contribuisce a meglio determinare la potenza artistica del novelliere e a incatenare l'attenzione del lettore. L'ultima produzione di H. risente dell'improvvisazione e scopre quindi inevitabilmente i difetti di organicità e di armonia; senza dubbio H., prima ancora che la malattia inguaribile lo costringesse alla quasi immobilità, aveva già dato all'arte la parte migliore di sé stesso.

Non adeguatamente apprezzato e per lungo tempo anche misconosciuto in Germania, H. esercitò un influsso notevolissimo sulle letterature straniere, soprattutto francese e russa.

Come musicista, H. esplicò un'attività intensa e varia, ora dirigendo, come si è detto, orchestre teatrali, ora occupandosi di critica, ora componendo musica. La figura di H. critico musicale, quale si delinea negli articoli pubblicati, con lo pseudonimo Johann Kreisler, sulla Allgemeine musikalische Zeitung, esercitò una notevole influenza sui romantici, sia che essi componessero musica (si ricordi la Kreisleriana, opera 16, di R. Schumann), sia che alla lor volta scrivessero critiche; ciò si dica specialmente di R. Schumann e di R. Wagner.

Le composizioni di H. (Singspiele, opere, pagine corali, strumentali, non interamente conosciute) sono stese in uno stile assai meno audace di quello che si potrebbe pensare: C. M. v. Weber è già molto più avanzato di H. nel cammino della musica romantica, per quanto nei lavori più maturi (le opere teatrali Aurora, 1811-12, e Undine, 1813-14) romantici toni e coloriti appaiano anche nella scrittura hoffmanniana.

Ediz.: Una raccolta di Ausgewählte Schriften apparve nel 1827-28 in 10 voll.; ediz. critiche di E. Griesebach: Sämmtliche Werke, voll. 15, Lipsia 1900; di C. G. v. Maassen, Monaco 1909; di G. Ellinger, voll. 15, Berlino 1912; di W. Harich, voll. 15, Weimar 1925. Musikalische Schriften, ed. da E. Istel, 1907; id., ed. da G. Becking, 1923; Handzeichnungen, raccolte da L. Hirschberg, 1921; idem, da W. Steffen e H. v. Müller, Berlino 1925. La maggior parte dei racconti di H. sono stati tradotti in italiano da R. Pisaneschi; cinque da R. Bottacchiari.

Bibl.: J. E. Hitzig, E. T. A. H. Aus dessem Leben und Nachlass, voll. 2, Berlino 1823; Loeve-Veimars, Les dernièrs années et la mort d'H., in Revue de Paris, 1829; O. Klinke, E. T. A. H. Leben u. Werke. Vom Standpunkt eines Irrenarztes, Brunswick-Lipsia 1903; M. Plüddemann, E. T. A. H., als Musiker und Schriftsteller über Musiks, in Bayreutscher Blätter, II, (1879); C. Schaeffer, Die Bedeutung des Musikalischen und Akustischen in E. T. A. H.s literarischen Schaffen, Marburgo 1909; H. v. Wolzogen, E. T. A. H. und R. Wagner, Harmonien und Parallelen, Berlino 1906; E. Börschel, Deutsche Dichter als Maler und Zeichner, in Westermanns Monatshefte, LIII (1908); G. Ellinger, Zur Charakteristik E. T. A. H.s, Dresda 1890; id., E. T. A. H. Sein Leben und seine Werke, Amburgo-Lipsia 1894; A. Sakheim, E. T. A. H. Studien zu seiner Persönlichkeit u. seinen Werken, Lipsia 1908; R. Schaukal, E. T. A. H., Berlino e Lipsia 1904; P. Suchier, Les sources du merveilleux chez E. T. A. H., Parigi 1912; H. Todsen, Über die Entwickelung des romantischen Kunstmärchens, Monaco 1906; S. Guggenheim, H. e l'Italia, Milano 1915; A. Spaini, H. tradotto, in Rivista d'Italia, 15 novembre 1921, p. 283 segg.; R. Bottacchiari, E. T. A. H. novelliere, Venezia 1922; E. Kroll, E. T. H., Lipsia 1923; G. Salomon, E. T. A. H. Bibliographie, Weimar 1924; H. Hellbron, E. T. A. H. Der Künstler und die Kunst, Berlino 1926.