Eron

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Pseudonimo dell’artista italiano Davide Salvadei (n. Rimini 1973). Pioniere del writing in Italia, ha successivamente evoluto il suo linguaggio in senso figurativo, attraverso una ricerca che lo qualifica, oggi, tra i più dotati e virtuosi interpreti della scena dell’arte urbana e della pittura contemporanea, raggiungendo riconoscimenti e consensi internazionali. Nonostante la formazione accademica presso la Scuola d’Arte di Urbino, il primo insegnamento nel campo dell’espressione creativa ed artistica gli viene dalla strada. E. inizia a praticare i graffiti all’età di quindici anni, nel 1988: a quella data uno dei primissimi esponenti sul suolo nazionale, soprattutto considerando una realtà periferica come quella riminese. Dopo parecchi anni di attività illegale e decine di vagoni dipinti con uno stile riconoscibile e di significativa influenza locale e nazionale, E. mette a frutto, mischiandole armonicamente, le sue esperienze di accademia e di strada. Prende vita una pittura fortemente evocativa, che si avvale dell’utilizzo virtuosistico ed iper-sensibile dello spray, di cui sfrutta al massimo la peculiarità di restituire un effetto visivo incorporeo e fumoso, derivante dalla facoltà di controllare la forza e la consistenza del getto. Ne deriva uno sfumato delicatissimo – con un effetto sfocato che può ricordare molto da vicino l’estetica di alcuni dipinti figurativi di G. Richter – , amante delle tonalità sabbiose, che eleva la tecnica dello spray alla pittura convenzionale, confondendone gli esiti ed eguagliandola nella capacità di mimesis del reale, dove in alcuni casi l’inganno ottico è talmente sorprendente da trarre in inganno lo spettatore. Emblematico in tal senso è l’episodio che vede coinvolto nel 2014 un operaio chiamato alla riverniciatura delle pareti del Museo d’Arte di Ravenna, il quale, non accorgendosi della finzione pittorica di un buco che l’artista aveva realizzato sul muro per l’esposizione appena conclusa, lo stucca. Tipico delle sue composizioni è il passaggio sequenziale o l’accostamento tra una traccia abbozzata, spesso nella sembianza di un disegno infantile, e una forma altamente definita in senso realistico. Proprio l’atto del disegno e della scrittura è uno degli aspetti più indagati nella sua poetica d’immagine, quale inesauribile forza di espressione umana. Le sue opere, inoltre, possono includere temi sociali non banali ed offrire allo spettatore un’esperienza che non si arresta al solo godimento visivo, attraversando molteplici livelli sensoriali. L’intervento più noto di E. è il notevole lavoro eseguito per il soffitto della chiesa di San Martino in Riparotta a Rimini, caso quasi unico al mondo di introduzione della tecnica artistica a spray in un contesto sacro. L’opera, intitolata Forever and ever..nei secoli dei secoli (2010) è un grande “affresco” contemporaneo, e come un manifesto stimola, attraverso il lucido talento dell’artista, una piena riflessione sulla considerazione dei graffiti all’interno dell’universo artistico contemporaneo. Un’altra interessante ricerca di E. è la serie di opere che prende spunto dal fenomeno percettivo conosciuto con il nome di pareidolia, una tendenza istintiva che associa immagini dall’apparenza nota a forme disordinate e casuali. A partire da macchie di umidità e muffa di vecchi muri la pittura dell’artista si fonde poeticamente agli evanescenti segni di decadimento naturale della superficie, creando suggestive visioni figurative che improvvisamente appaiono in tutta la loro trasparente imponenza. Le pareti, così, sembrano trasudare frammenti di memoria legata al luogo. Negli anni l’artista di Rimini ha conseguito importanti attestazioni, tra cui l’elezione a miglior street artist italiano da parte di Aelle Magazine, il Premio Arte Mondadori e il Terna Prize al Chelsea Art Museum di New York. In Italia e nel mondo si ricordano le sue partecipazioni a mostre collettive in prestigiosi contesti come quelli del Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, dell’Horizon One Gallery - Museo d’Arte Moderna del Cairo, del Palazzo delle Esposizioni e del Museo d’Arte Contemporanea di Roma, della Biennale di Venezia e dell’Italian Cultural Institute di New York, solo per citarne alcuni.

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