Erzurum

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Città della Turchia orientale (338.073 ab. nel 2007), situata a 1950 m s.l.m. È capoluogo della provincia omonima (25.066 km2 con 784.941 ab. nel 2007). Mercato agricolo e sede di industrie alimentari, conciarie e del cemento, è il centro economico e culturale dell’Anatolia orientale. Località di transito con l’Iran e con le Repubbliche asiatiche del Caucaso, scalo aereo.

Città antichissima, fu prima denominata dagli Armeni Karin e, dopo la conquista bizantina, nel 5° sec., Theodosiopolis; nel 646 gli Arabi le diedero il nome attuale, cioè «terra dei Rūm (i Romani)». Nel 1201 passò dai Saltuqidi ai Selgiuchidi; se ne impadronirono successivamente i Mongoli, i Turcomanni persiani e nel 1517, definitivamente, gli Ottomani, che la munirono di moderne difese. I Russi l’occuparono nel 1848, 1877 e nel 1916.

Tra i principali monumenti del periodo degli emiri saltuqidi restano la Grande moschea (1178), la piccola Kale Mescidi (12° sec.) e il complesso sepolcrale Üç Kümbet. Al periodo dei Selgiuchidi d’Anatolia risale il più celebre monumento di E., la Çifte Minareli Medrese (1250), scuola teologica che prende nome dai due minareti gemelli in cotto e ceramica invetriata che ne inquadrano il portale a stalattiti. Tra le architetture del periodo degli Ilkhanidi, la Karanlik Kümbet (1307-08), la Yakutiye Medresesi (1310-11) e la piccola Ahmediye Medresesi (1322). Del periodo dei Kara-Koyunlu si conservano due mausolei a cupola e cuspide conica (Cimcime Sultan Kümbeti, Ahi Baba Kümbeti).

Trattati di E. Stipulati nel 1823 e nel 1847 fra la Persia e l’Impero ottomano per delimitare i rispettivi confini, in particolare nella regione dello Shaṭṭ al-‘Arab lungamente contesa fra i due imperi, non posero comunque termine alle controversie territoriali.

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