ESOFAGITE

Enciclopedia Italiana (1932)

ESOFAGITE

Leonardo ALESTRA

. Infiammazione della mucosa esofagea, generalmente prodotta da deglutizione di sostanze irritanti o di corpi pungenti (frammenti d'ossa, spine di pesce, spilli). Se si sono deglutite sostanze molto caustiche (alcali, acidi), si producono ulcerazioni in tutta la mucosa, ma prevalentemente in vicinanza del cardias. I sintomi nelle infiammazioni superficiali sono scarsi: talvolta si hanno dolori retrosternali nella deglutizione, la sensazione come se il bolo s'arrestasse, sensazione di stenosi da spasmo muscolare riflesso. Se si sono prodotte ulcerazioni, i dolori sono più intensi, e così i disturbi della deglutizione, che può diventare impossibile. Se le lesioni sono profonde, si può avere la rottura dell'esofago con infiammazione secondaria del mediastino. Una forma grave di esofagite è quella purulenta dovuta a flogosi suppurativa della sottomucosa che può essere circoscritta (ascesso) o diffusa (flemmone). Il pus finisce col vuotarsi nel lume esofageo. Cause: corpi estranei rimasti infitti nell'esofago o focolai purulenti periesofagei. La terapia consiste, secondo la gravità della lesione, nel somministrare vivande liquide, poco condite, o nel sospendere addirittura ogni nutrimento per bocca alimentando gl'infermi per via rettale; nel dare pezzettini di ghiaccio, nell'uso di anestetici (codeina, cocaina, morfina). Se si sono prodotte ulcerazioni bisogna prevenire il raggrinzimento cicatriziale facendo (dopo una quindicina di giorni) ripetuti sondaggi dell'esofago o lasciando la sonda in permanenza per qualche tempo (vedi esofago).

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