ESPERANTO

Enciclopedia Italiana (1932)

ESPERANTO

Bruno Migliorini

. Lingua internazionale artificiale, propusta nel 1887 dal medico polacco L. L. Zamenhof (v.). Fra i numerosi progetti di lingue internazionali (v. internazionali, lingue), l'Esperanto è, si può dire, il solo che sia uscito dal campo teorico per entrare in certa misura in quello pratico.

Grammatica. - L'alfabeto è fonetico, in quanto ogni lettera corrisponde a un suono e ogni suono a una lettera: p. es. nella parola giganto le g si pronunziano tutt'e due gutturali, cioè si ha ghiganto; cosi c si pronunzia sempre come z sorda italiana (p. es. in marzo), c??? come c palatale (celeste), ø come g palatale (gelo), h debolmente aspirata, h fortemente aspirata, ç come j francese, s sempre sorda, ï come sc(i) (ascia), z come s sonora (rosa). L'accento cade sempre sulla penultima vocale.

I sostantivi, gli aggettivi, gli avverbî derivati da aggettivi, i verbi sono caratterizzati da desinenze fisse. Cosl tutti i sostantivi senza eccezione terminano in -o (patro "padre", kafo "caffè", skribo "scrittura"; plurale patroj, ecc.), tutti gli aggettivi in -a (verda "verde", skriba "grafico"), i verbi all'infinito in -i, al presente indicativo (per tutte le persone) in -as (labori "lavorare", mi legas "io leggo", ni skribas "noi scriviamo"), ecc. Il passaggio dall'una all'altra categoria si fa permutando le desinenze (skribo, skriba, ni skribas); i prefissi e i suffissi permettono di esprimere altri rapporti (-et- diminutivo: ridi "ridere", rideti "sorridere"). Nelle parole composte il determinante precede il determinato: akvofalo "cascata (d'acqua)". cfr. ted. Wasserfall.

Vocabolario. - Da una parte i modi di formazione delle parole a cui si è accennato, dall'altra l'eliminazione di molte sfumature sinonimiche hanno permesso di ridurre il vocabolario a un numero relativamente ristretto di radici (quelle usate dallo Zamenhof nell'Universala Vortaro, che sono considerate ufficiali, e quelle approvate posteriormente dall'Accademia esperantista sono in tutto 4413). La scelta delle radici è stata fatta tenendo conto della maggiore o minore diffusione dei vocaboli nelle grandi lingue di cultura: parole come atomo, hotelo, teatro, vino, sono comuni, con piccole varianti, a tutte le lingue colte e quindi sono state accolte senz'altro nel lessico; negli altri casi lo Zamenhof si è per lo più attenuto alle forme latine o neolatine (papilio "farfalla", ruøa "rosso"); non mancano però, specialmente nei casi in cui le lingue neolatine discordano, radici germaniche (varma "caldo", ïipo "nave") e qualcuna slava. Ecco un esempio: La komunikado inter la diversajnacioj de la mondo postulas komunan lingvon, facile lerneblan kajønerale uzeblan por la komerco, la turismo, la sciencoj. Inter la multnombraj projektoj de internacia lingvo Esperanto atingis rimarkindan sukceson.

Il primo libro, una grammatica della lingua internazionale per uso dei Russi, fu pubblicato il 26 luglio 1887 dallo Zamenhof sotto lo pseudonimo di Dottor Esperanto (cioè "speranzoso"), e da questo prese nome ben presto la nuova lingua. La propaganda fu nei primi anni molto difficile: il Volapük, che aveva avuto un rapido successo, declinava per la sua intrinseca difficoltà e le discordie dei suoi seguaci, e questo confermava l'incredulità nelle sorti di una lingua artificiale. Limitato dapprima alla Russia, alla Germania, alla Svezia, il movimento crebbe di vastità e d'importanza quando se ne interessarono alcuni autorevoli dotti francesi (Th. Cart, C. Bourlet, H. Poincaré, E. Boirac, gen. H. Sebert, ecc.). E in Francia, a Boulogne-sur-Mer, fu tenuto nel 1905 il primo congresso internazionale, il quale diede la prova che la lingua si poteva usare praticamente. Da allora si è tenuto un congresso ogni anno, fuorché negli anni 1916-20 (2° Ginevra 1906, 3° Cambridge 1907, 4° Dresda 1908, 5° Barcellona 1909, 6° Washington 1910, 7° Anversa 1911, 8° Cracovia 1912, 9° Berna 1913, 10° Parigi 1914, 11° San Francisco 1915, 12° L'Aia 1920, 13° Praga 1921, 14° Helsinki 1922, 15° Norimberga 1923, 16° Vienna 1924, 17° Ginevra 1925, 18° Edimburgo 1926, 19° Danzica 1927, 20° Anversa 1928, 21° Budapest 1929, 22° Oxford 1930, 23° Cracovia 1931, 24° Parigi 1932). Il numero dei partecipanti, che ha in alcuni congressi superato i quattromila, è in generale superiore ai mille.

Statistiche attendibili degli esperaritisti non esistono: non c'è modo di contare tutti quelli che hanno appreso la lingua, e al massimo si possono contare con qualche approssimazione gli adepti propagandisti. Un tentativo di statistica fatto nel 1928 da J. Dietterle, direttore dell'Esperanto-Instituto por la Germana Respubliko, ha dato il numero di 126.508. L'Universala Esperanto-Asocio, che ha per sede Ginevra, raccoglie in un'organizzazione simile a quella del Touring Club Italiano, gli esperantisti che intendono servirsi della lingua per scopi pratici, in prima linea turistici; le associazioni nazionali (in Italia c'è la Federazione Esperantista Italiana) e quelle locali si occupano della propaganda. Un Comitato linguistico (di 100-120 membri) e un'Accademia (di 18 membri) controllano l'evoluzione della lingua.

Il congresso di Boulogne (1905) dichiarò che il movimento esperantista mira unicamente a diffondere l'uso di una lingua ausiliare internazionale; e a questo programma gli organi responsabili e gli esperantisti più autorevoli si sono sempre attenuti, serbando al movimento un carattere internazionale e non internazionalista.

La Conferenza telegrafica internazionale di Parigi (1925) riconobbe l'Esperanto come lingua chiara.

La stampa esperantista contava nel 1931-86 periodici, fra cui un settimanale (Heroldo de Esperanto, Colonia).

Le pubblicazioni in Esperanto o intorno all'Esperanto sono circa 5000: numerose le traduzioni di opere scientifiche e letterarie, in cui sono fedelmente rese le movenze della lingua origin a ri a.

Bibl.: Oltre alla bibliografia citata alla voce internazionali, lingue, v.: A. Zakrzewki, Historio de Esperanto, Varsavia 1913; A. Möbusz, Documentoj de Esperanto, Berlino 1921; E. Privat, Historio de la lingvo Esp., I, 2ª ed., Lipsia 1923, II, Lipsia 1927; E. Drezen, Analiza historio de Esperanto-movado, Lipsia 1931. Le opere in Esperanto e sull'Esperanto fino al 1929 sono elencate da P. E. Stojan, Bibliografio de internacia lingvo, Ginevra 1929.

Per gl'Italiani, grammatriche di A. Stromboli (3ª ed., S. Vito al Tagl. 1925), B. Migliorini (2ª ed., Livorno 1924), A. Tellini (S. Vito al Tagl. 1931), it.-esp. di G. Meazzini (3ª ed., Livorno 1924).

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