ESTREMADURA

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1995)

ESTREMADURA

S. Andrés Ordax

(spagnolo Extremadura; Extrema Durii nei docc. medievali)

Regione storica della parte occidentale della penisola iberica, in epoca romana in gran parte compresa nella Lusitania, oggi regione autonoma della Spagna, suddivisa nelle due province di Cáceres e di Badajoz, a ridosso dell'attuale confine tra Spagna e Portogallo. Un'altra regione omonima si trova in Portogallo.Il nome deriva da Extrematuras, con cui venivano indicate le terre di frontiera dei regni cristiani di Aragona, Castiglia e León, la cui estensione meridionale variava con la progressiva avanzata della Reconquista. Dalla fine del sec. 13° Rodrigo Jiménez de Rada (De rebus Hispaniae) divulgò l'etimo Extrema Dorii, cioè regione a S del fiume Duero, che aveva segnato il primo confine dei territori riconquistati da Alfonso III delle Asturie e di León (866-910).Fino al sec. 5° la regione ebbe la tipica organizzazione della tarda romanità, cui si associò la struttura ecclesiastica paleocristiana, che andò consolidandosi nei secc. 6° e 7° sotto la dominazione visigota, con la sede episcopale posta a Mérida, sebbene già nel corso del sec. 7° si affermasse la supremazia di Toledo, capitale del regno visigoto, in concomitanza con la decadenza della sede metropolitana emeritense.L'occupazione musulmana della penisola iberica nel 711 portò l'E. sotto il controllo del califfato di Córdova, come marca inferiore dell'Andalus, da cui si rese indipendente con la formazione del regno aftaside di Badajoz, negli anni tra il 1022 e il 1095.A partire dalla fine del sec. 11° ebbe inizio la Reconquista cristiana della regione, dapprima nei territori settentrionali (Plasencia venne occupata nel 1189), quindi verso le città principali: Cáceres (1229), Badajoz (1230), Trujillo e Medellín (1232). Le terre dell'E. già con la dominazione cristiana rimasero definitivamente sotto la corona di Castiglia e nel corso del Tardo Medioevo videro l'insediamento di alcuni potenti feudatari come gli Alburquerque; la maggior parte del territorio venne però suddivisa tra possedimenti demaniali e possedimenti degli ordini militari di Alcántara e di Santiago, molto affermati nella regione, a parte alcune roccheforti isolate tenute per breve tempo dai Templari. L'E. non perse comunque mai il carattere di zona di frontiera, prima verso i musulmani, poi verso il Portogallo, come dimostrano le fortezze che costellano il suo territorio.Dal punto di vista dell'amministrazione religiosa il territorio dell'E. era suddiviso in tre diocesi: quelle di Coria e di Plasencia - che estendevano il loro controllo su ampi settori della regione meridionale seguendo in un certo modo una divisione che coincideva rispettivamente con le aree di riconquista di León e di Castiglia - e quella di Badajoz, che comprendeva gran parte della zona meridionale, già confinante con l'Andalusia. Si deve inoltre considerare che la diocesi di Toledo includeva a E una parte dell'E., piccola ma di grande valore spirituale e artistico, intorno al monastero di Guadalupe.La prima tappa nel percorso artistico dell'E. medievale è quella legata all'epoca ispanovisigota, tra la fine del 5° e gli inizi dell'8° secolo. Il centro più vitale alla fine del sec. 6° era Mérida, ma già nel corso del secolo successivo si nota un suo declino come conseguenza dell'affermarsi di Toledo e ciò indusse la gerarchia emeritense a celebrare le proprie passate glorie nelle Vitae sanctorum patrum Emeretensium. Esistono testimonianze letterarie relative alle opere emeritensi di epoca visigota, come gli interventi del re Eurico (466-477) sul ponte, sul palazzo e la fortezza del dux, sulla cattedrale, sullo xenodochio e su altre chiese. Le poche testimonianze del periodo nell'Alcazaba, nelle chiese di Santa Eulalia e di Santa María la Mayor a Mérida, si aggiungono a resti architettonici sparsi per l'E.: a Quintiliana, Ureña, Cauliana, Montánchez, Cáceres, Alcuécar, Medellín, Jerez de los Caballeros, Reina, Brozas, Casas de Millán, Santa Cruz de la Sierra, Usagre. Si tratta di testimonianze archeologiche, resti di elementi scultorei o di particolari ornati con il caratteristico intaglio su due piani (cancelli, parti di altare); altre testimonianze sono costituite da epigrafi e fibule; da ricordare il medaglione d'oro di origine siropalestinese trovato a Turuñuelo (Medellín), oggi a Madrid (Mus. Arqueológico Nac.), che testimonia dei fiorenti commerci con le regioni dell'Oriente mediterraneo.La lunga fase della dominazione islamica, dal sec. 8° al 12°, dal punto di vista artistico si articola in diversi periodi. Al periodo cordovano (cordobés), che si estende fino al sec. 10°, appartengono i resti dell'Alcazaba di Mérida, fortificata nell'835 sotto ῾Abd al-Raḥmān II, riutilizzando materiali romani e visigoti. A epoca più tarda risale la costruzione della cittadella di Trujillo, destinata a rafforzare il controllo sui territori settentrionali dell'Estremadura. Dei periodi degli Aftasidi di Badajoz (sec. 10°) e degli Almoravidi (sec. 11°) non si conserva alcun monumento - fatta eccezione per la fortezza di Badajoz - anche se la raffinatezza culturale dell'epoca è ben documentata dalle fonti.Il rigore 'nordafricano' dell'epoca almohade si manifesta nel sec. 12° con lo sviluppo di Trujillo, cui si riferiscono al-Idrīsī e al-Ḥimyārī parlando di città popolosa, ricca di mercati e ben fortificata. La pressione cristiana obbligò gli Almohadi a rafforzare il controllo sul territorio con la costruzione di castelli e città fortificate, facendo ricorso all'economica, rapida ed efficace muratura a mattoni crudi, con complessi sistemi difensivi comprendenti porte a gomito, torri esterne raccordate con la cinta da passaggi sotterranei o sopraelevati (albarranas) o incluse in una cinta esterna (corachas). Così avviene a Badajoz, fortificata nel 1169 da Abū Ya῾qūb Yūsuf, ove spicca la torre poligonale di Espantaperros. Anche Cáceres venne fortificata con mura e torri quadrate o ottagonali e rifornita di acqua tramite un'imponente cisterna. Altri resti di epoca musulmana si conservano a Benquerencia de la Serena, Magacela, Alange, Azuaga, Albalat e Hornachos.Dopo la lunga parentesi islamica, nel Tardo Medioevo si intensificò la costruzione di edifici monumentali, come conseguenza della Reconquista e del ripopolamento dell'intero territorio da parte cristiana. Risaltano in particolare alcune tipologie urbanistiche e monumentali.Le città tardomedievali dell'E. si ispirarono a due modelli fondamentali. Il primo fu quello di Mérida, il cui impianto urbano, risalente all'epoca romana e ricco di testimonianze di quella civiltà, a fatica si adattava alle esigenze della vita medievale. Dopo la Reconquista Mérida venne assegnata all'ordine militare di Santiago, alla cui attività vanno ricondotti i restauri del ponte nel 1272 e nel 1480, la ricostruzione delle chiese e la risistemazione dell'Alcazaba. La maggior parte degli insediamenti risponde invece alla tipologia del villaggio 'cristiano', a scala più ridotta, con numerose chiese, piccole piazze e uno spazio libero di maggiori dimensioni che si trasformò in seguito in piazza principale, ove si tenevano il mercato, gli spettacoli, le processioni e le corride. Cinti da mura, i villaggi presentano all'interno una fitta rete di strette strade che separano le abitazioni e che definiscono i quartieri abitati dai diversi ceti sociali o dalle diverse comunità culturali o etniche, come nel caso di arabi ed ebrei. Le famiglie più importanti costruivano le loro residenze dimostrando in maniera tangibile la propria superiorità sociale con torri o case-fortezza. Se ne conservano esempi a Trujillo, Cáceres e Badajoz, senza contare i precedenti romani e soprattutto musulmani. Vi furono inoltre città sorte ex novo in quest'epoca, in risposta a rinnovate esigenze strategiche e di controllo di vaste regioni: ne è un esempio la fortificata Plasencia, fondata nel 1186 dal re Alfonso VIII. In altri casi i villaggi si formarono intorno ai castelli, un fenomeno frequente soprattutto nelle zone meridionali, come testimoniano i casi di Montánchez, Alburquerque, Magacela, Capilla o Feria.Il modello insediativo della regione si completò con la rete dei castelli, la cui disposizione rispondeva di volta in volta alle esigenze particolari della Reconquista, alla condizione di frontiera con il Portogallo, alla ripartizione feudale del territorio tra i nobili e gli ordini militari di Alcántara e Santiago e alla necessità di controllare le strade.L'architettura religiosa riflette in parte l'evoluzione stilistica del Tardo Medioevo, ma occorre ricordare che la Reconquista si realizzò quando in altre regioni già cominciava ad affermarsi il Gotico. Per questo nell'E. si conservano solo pochi monumenti tardoromanici, nelle zone settentrionali della regione, nei quali peraltro già si fondono alcuni elementi protogotici. Si tratta quasi sempre di edifici molto semplici, a una o a tre navate, coperti a tetto con portali ad arco a tutto sesto o talvolta leggermente acuto, decorati con motivi geometrici o vegetali. Ne rimangono esempi a Plasencia (San Pedro, Santiago e San Juan; resti nelle chiese della Magdalena, del Salvador e di San Nicolás), a Hoyos e a Jaraiz de la Vera, e testimonianze ad Alcántara, Cáceres, Trujillo, Mérida e Medellín. In alcuni casi si notano già forme protogotiche, come per es. nella sala capitolare della vecchia cattedrale di Plasencia, dove intervenne il maestro Gil de Cuéllar.Nell'arte cristiana del Tardo Medioevo prevalgono le chiese gotiche, cui vanno aggiunte quelle di stile mudéjar cronologicamente coeve.Della cattedrale gotica di Coria poche sono le parti superstiti dopo la ricostruzione del sec. 16°; dell'edificio originario, che presentava probabilmente tre navate e capocroce con deambulatorio, rimangono soltanto il chiostro e alcune sculture. La stessa situazione si verifica nella vecchia cattedrale di Plasencia, di cui fu eliminato però soltanto il capocroce, poiché il progetto di ricostruzione integrale (sec. 16°) non venne realizzato del tutto e si conservano parte del corpo longitudinale e il chiostro di pianta irregolare. La cattedrale di San Juan a Badajoz fu costruita a metà del sec. 13° secondo il modello classico francese con tre navate, transetto e chiostro laterale.Le chiese gotiche dell'E. in qualche caso si riallacciano ai modelli delle cattedrali, per es. Santa María la Mayor a Trujillo, Santa María a Cáceres, San Pedro e Santa María a Garrovillas, Santa María la Mayor e Santa Eulalia a Mérida. L'attenzione alla qualificazione delle facciate si evidenzia nei portali di Nuestra Señora de la Consolación ad Azuaga e di Santa María del Valle a Villafranca de los Barros.Caratteri gotici presentano anche numerosi conventi urbani, soprattutto domenicani e francescani, che in alcuni casi sono sopravvissuti al processo di alienazione dei beni, come il convento di San Francisco di Cáceres, con due chiostri e chiesa a tre navate, che mostra lo stemma dei Re Cattolici e del cardinal Mendoza, o il convento domenicano di San Vicente Ferrer a Plasencia, la cui chiesa è a una navata con transetto e cappelle laterali. Sono inoltre da ricordare alcuni monasteri femminili e santuari rurali che dall'originaria modesta cappella si svilupparono in conventi di una certa importanza; è il caso di quelli di Yuste e di Guadalupe, ambedue di fondazione regia sotto l'Ordine dei Gerolamini.Contemporaneamente all'affermarsi del Gotico ebbe un grande sviluppo lo stile mudéjar; benché legato alle espressioni del mudéjar dell'area castigliano-leonese, toledana e sivigliana, nell'E. esso andò incontro a un singolare fenomeno di sincretismo e si associò a caratteristiche regionali ereditate dall'arte almohade. Esempi di mudéjar sono costituiti da edifici civili (case a Cáceres, Badajoz, Llerena, Zafra); più numerosi sono quelli religiosi, come le chiese con absidi vivacizzate all'esterno da archi ciechi sovrapposti in mattoni e con interno a una o tre navate coperte da un tetto di legno sostenuto da archi traversi in muratura: per es. la chiesa dell'Asunción a Galisteo, l'eremitaggio dell'Espíritu Santo a Cáceres, la cappella del Salor e le chiese di Valdecaballeros, Almendral, Capilla, Siruela, Hornachos, Puebla de Alcocer, Fregenal de la Sierra. Il mudéjar fu utilizzato anche nei complessi conventuali, come ad Abadía, Segura de León, Fuente del Maestre, Puebla de Alcocer, Santa Clara di Zafra, nel palazzo vescovile di Llerena e in quello dei duchi della Roca a Badajoz.Il panorama della scultura medievale della regione è nel complesso limitato essenzialmente all'epoca gotica, anche se non mancano esempi di scultura sacra protogotica, come la Vergine di Guadalupe o quella di Nuestra Señora della Coronada di Trujillo. Già gotiche, e inseribili in una prima ampia fascia che si colloca tra il tardo sec. 13° e il 14°, sono la Vergine del Tabernacolo della cattedrale di Plasencia, Santa María la Blanca e la Vergine del Perdono, probabilmente provenienti da portali della stessa chiesa plasentina, e altri esempi mariani; a questa epoca appartengono anche alcuni crocifissi, come quello della parrocchiale di Alburquerque, il Cristo de las Aguas di Trujillo, che è del tipo doloroso del sec. 14°, e il c.d. Cristo negro della concattedrale di Cáceres. Tra i primi esempi di oreficeria va ricordato il c.d. pastorale dell'Annunciazione della cattedrale di Plasencia.Nel panorama artistico medievale dell'E. la pittura ebbe un ruolo secondario e solo alla fine del periodo emergono il pittore ispano-fiammingo Fernando Gallego (attivo tra il 1466 e il 1506) - autore dei retabli, ancora non identificati, commissionatigli per Coria e di quello della chiesa di Santa María la Mayor a Trujillo - e Juan de Flandes (documentato tra il 1496 e il 1519), attivo a Guadalupe, dove resta qualche sua opera, in particolare i dipinti della volta del coro.Per quanto riguarda i musei dell'E., conservano collezioni di interesse medievale il Mus. Arqueológico di Mérida, con materiali, soprattutto frammenti architettonici, di età paleocristiana e visigota, i musei provinciali di Cáceres e Badajoz, con opere d'arte di epoca tardomedievale; opere ed arredi di età gotica sono presenti anche nelle cattedrali di Coria, Plasencia, Cáceres e Badajoz; di particolare risalto sono le opere del monastero di Guadalupe, dove si conservano sculture, pitture, oreficerie, smalti, ricami e miniature.

Bibl.:

Fonti. - Al-Idrīsī, Kitab nuzhat al-mushtāq fī' khtiraq al-āfāq, Amsterdam 1969; al-Ḥimyārī, Kitab al-rawḍ al-Mi'tār, Valencia 1963, pp. 133-134.

Letteratura critica. - J. Alvarez Villar, Arte, in Extremadura (Tierras de España), Madrid 1979; S. Andrés Ordax, Arte hispanovisigodo en Extremadura, Cáceres 1982; Testimonios artísticos de Medellín (Extremadura), a cura di S. Andrés Ordax, Salamanca 1985; G. Martinez Díaz, Origen del nombre de Extremadura, Badajoz 1985; Monumentos artísticos de Extremadura, a cura di S. Andrés Ordax, Salamanca 1986; S. Andrés Ordax, Cáceres, patrimonio de la Humanidad, Barcelona 1987; P. Mogollón Cano-Cortés, El mudéjar en Extremadura, Salamanca 1987; A. Navareño Mateos, Arquitectura militar de la Orden de Alcántara en Extremadura, Salamanca 1987; El patrimonio artístico de Trujillo, a cura di S. Andrés Ordax, Salamanca 1987; M. Garrido Santiago, Arquitectura militar de la Orden de Santiago en Extremadura, Mérida 1989; S. Andrés Ordax, El patrimonio monumental de Extremadura, in Extremadura y América, Madrid 1990, pp. 45-76; C. González Tojeiro, Guadalupe, monasterio regio, Salamanca 1990; Patrimonio histórico de Extremadura: Edad Media y Renacimiento, Madrid 1990; M.P. de la Peña Gómez, Arquitectura y urbanismo en Llerena, Salamanca 1991; P. Mogollón Cano-Cortés, Castillos de Cáceres, León 1992; id., Por tierras de Cáceres, León 1992; F.J. Pizaro Gómez, Por tierras de Badajoz, León 1992; M.T. Terrón Reynolds, Castilllos de Badajoz, León 1992.S. Andrés Ordax

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