EUDOCIA Macrembolitissa, imperatrice di Bisanzio

Enciclopedia Italiana (1932)

EUDOCIA Macrembolitissa (Εὐδοκία ἡ Μακρεμβολίτισσα), imperatrice di Bisanzio

Guido Martellotti

Nipote del patriarca Michele Cerulario, figlia di Giovanni Macrembolites, nacque nel 1021, morì nel 1096. Fu la seconda moglie dell'imperatore Costantino X Duca e da lui ebbe due figli, Michele e Costantino. Il marito, morendo (1067), le fece promettere di non passare a seconde nozze. Per qualche mese E., tutrice di Michele, resse da sola il governo, mostrando ossequio all'istitutore di lui, Psello. Ma la situazione dell'impero era grave; i progressi dei Turchi Selgiuchidi si facevano ogni giorno più minacciosi. Forse per fronteggiare la situazione, E., all'insaputa del figlio e di Psello, sposò il patrizio e gran cubiculario Romano Diogene, capitano valente, che aveva complottato contro di lei. Facendogli grazia e associandolo al regno, ella sperava probabilmente di conservare intatta la sua autorità; ma Romano si sottrasse ben presto a ogni tutela. Il matrimonio di E. dispiacque al partito di corte e specialmente a Psello, il quale vedeva diminuita la sua influenza. Quando, in seguito alla sconfitta di Malincerta (1071), Romano cadde prigioniero dei Turchi, s'improvvisò a Bisanzio una specie di governo di famiglia. Ma l'autorità di E. era ormai scossa: alla notizia della liberazione di Romano, una congiura di palazzo, a cui parteciparono il cesare Giovanni Duca, fratello di Costantino X, e Psello, diede a Michele VII i pieni poteri. E. fu costretta ad abdicare e a ritirarsi in un convento da lei fondato nella Propontide. Nel 1078 poté ritornare a Costantinopoli. Per qualche tempo E. fu ritenuta autrice di un Violarium ('Ιωνιά), raccolta di excerpta storico-mitologici (ed. H. Flach, Lipsia 1880), probabile falsificazione dell'umanista cretese Costantino Paleocappa (sec. XVI).

Bibl.: La fonte principale, la Cronografia di Psello (v. l'ed. di E. Renauld, Parigi 1926, e le opere ivi citate), va corretta e completata con altre, specie con Zonara. Per il Violarium: P. Pulch, in Hermes, XVII (1882), p. 177 segg.; K. Krumbacher, Gesch. d. byz. Litt., Monaco 1897, p. 578 seg.; Cohn, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VI, col. 912 seg.

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