EUROPIO

Enciclopedia Italiana (1932)

EUROPIO

Guido Carobbi

Insieme col gadolinio e il terbio forma un gruppo di elementi delle terre rare che prende il nome dall'ultimo dei tre. Ha peso atomico 152.0; numero atomico 63; simbolo Eu.

È stato scoperto durante lo studio della complessità del samario. E.A. Demarcay, nel 1886, separò dal samario un elemento che chiamò S1. Poi, P. E. Lecoq de Boisbaudran credette di avere scisso questo elemento in tre nuove terre, il samario e altri due nuovi elementi Ζε Ζξ. Spetta però al Demarcay il merito di aver isolato nel 1901, frazionando i nitrati doppî col magnesio, il nuovo elemento ch'egli chiamò europio e che dimostrò essere identico agli elementi separati da Lecoq de Boisbaudran dal S1. Preparati di europio a un notevole stato di purezza furono poi ottenuti da G. Urbain e H. Lacombe, da L. Auer von Welsbach, da Eder e da W. Prandtl.

L'ossido Eu2O3 è colorato in rosa pallido, come i sali; si ottiene per calcinazione del carbonato, del nitrato o dell'ossalato. Il solfato Eu2 (SO4)38H2O, monoclino, è isomorfo con i corrispondenti solfati degli altri elementi delle terre; scaldato si trasforma nel sale anidro a 375°, si decompone completamente a 1600°. Il cloruro EuCl3, giallo, è solubilissimo in acqua; scaldato a 500° in aria secca si trasforma in ossicloruro EuOCl. Notevole proprietà chimica dell'europio (non posseduta dalla grande maggioranza degli altri elementi delle terre rare) è quella di dare sali nei quali funziona da bivalente: tale è il cloruro europeoso EuCl2, preparato riducendo con idrogeno a 400-500° il cloruro europico EuCl3, incoloro e solubile in acqua e la cui soluzione acquosa si ossida solo all'ebollizione con formazione di tricloruro e separazione di ossido. L'ossalato di europio è insolubile e viene usato per il dosaggio dell'elemento; calcinato dà l'ossido. Aggiungendo del carbonato di sodio alla soluzione di un sale di europio precipita il carbonato microcristallino.

Lo spettro di assorbimento dei sali di europio non è così intenso e caratteristico da permettere l'identificazione dell'elemento. A questo scopo, invece, può essere utilizzato lo spettro d'arco.

Bibl.: S. I. Levy, The rare earths, Londra 1924; J. W. Mellor, A comprehensive treatise on inorganic and theoretical chemistry, V, Londra 1924; L. Rolla, Le terre rare, Bologna 1929; L. Gmelin e K. Kraut's, Handbuch der anorganischen Chemie, 7ª ed., VI, Heidelberg 1930.

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