BAMBINI, Eustachio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 5 (1963)

BAMBINI, Eustachio

Raoul Meloncelli

Nacque a Pesaro nel 1697. Fu maestro di cappella prima a Cortona dal 1723 al 1729 poi a Pesaro dal 1728 al 1731. Nel 1745 si trasferì a Milano e divenne impresario del Teatro ducale; godendo di grande stima per la capacità organizzativa e la dignità artistica delle rappresentazioni da lui allestite, si recò dietro invito a Strasburgo, riscuotendo buoni successi di critica per gli spettacoli realizzati con la sua compagnia nel Teatro della città, di cui aveva assunto la gestione. Nel 1750 gli fu offerta la direzione del teatro stesso e nel medesimo tempo idealmente affidato l'incarico di diffondere l'opera buffa italiana in Francia. Il 24 mag. 1752 l'Opéra Italien gli offrì un contratto per un ciclo di rappresentazioni da effettuarsi a Rouen dal 10 nov. 1752 al mercoledì delle Ceneri 1755. Tuttavia, poiché questo accordo fu interpretato come una usurpazione fatta sui privilegi dell'Opéra, il contratto fu annullato e il B. fu chiamato a Parigi. Giunse nella capitale francese nel luglio dei 1752 in occasione della riapertura del Teatro dell'Opéra Comique che era stato soppresso nel 1745. La sua compagnia, di cui faceva parte la cantante Anna Tonelli, famosa per aver ìnterpretato con grande successo le più note opere italiane nei teatri francesi e divenuta poi sua moglíe, esordì il 2 ag. 1752 sulle scene del celebre teatro parigino con La Serva Padrona di G. B. Pergolesi. Il successo dell'opera, di cui erano interpreti la stessa Tonellì e il basso comico Pietro Manelli, fu enorme e di gran lunga superiore a quello della prima esecuzione avvenuta qualche anno avanti, tanto che le repliche dei capolavoro pergolesiano e la rappresentazione di altre opere italiane suscitarono l'entusiasmo del pubblico parigino.

La figura del B. resta legata alla polemica sorta tra i fautori e gli oppositori dell'opera buffa italiana, che si ripresentava a Parigi per la terza volta dopo le prime apparizioni del 1723 e del 1746. La sua compagnia era specializzata nell'interpretazione di intermezzi e opere buffe, tanto che i suoi membri furono detti bouffons, e con il successo de La Serva Padrona inferse un colpo duro all'opera francese rappresentata da J.-Ph. Rameau, compromettendone seriamente l'esistenza. Tutta Parigi si divise in due partiti: l'uno, protetto dal re, che sosteneva i musicisti francesi (e si radunava all'Opéra sotto il palco del re: "coin du roi"), l'altro capeggiato dalla regina che favoriva i buffi italiani ("coin de la reine"). Appartennero al partito del re la Pompadour, Jean-Joseph Mondonville e Elie Fréron; a quello della regina F. M. Grimm, P.-H. d'Holbach e J.-J. Rousseau, il quale si gettò nel vivo della lotta con inattesa violenza, trasformando il carattere mondano della polemica in un contrasto di una certa gravità. Egli nella Lettre d'un Symphoniste de l'Académie royale de Musique à ses Camarades de l'Orchestre (divulgata nel settembre 1753 dapprima manoscritta poi stampata) tracciò un'amara satira dei gusto musicale francese, esprimendosi con giudizi tanto severi da attirarsi l'ostilità di quanti vedevano nei suoi scrittì un'offesa alla dignità del sovrano e propria, e ancora con la Lettre sur la musique française, pubblicata nel novembre delle stesso anno, proclamò l'assoluta superiorità dell'opera italiana, che aveva ne La Serva Padrona il suo modello più perfetto. La lotta tra le due fazioni si susseguì con attacchi e contrattacchi per due anni. Jean Le Rond d'Alembert e Denis Diderot cercarono di trovare una posizione di compromesso e conciliazione, mentre J.-Ph. Rameau si astenne dal partecipare personalmente alla contesa. Alla fine il re, stanco delle polemiche, troncò ogni ulteriore motivo di contrasto cacciando i bouffons italiani da Parigi.

Il B., che aveva iniziato la sua attività parigina nell'agosto del 1752, la concluse così nel marzo del 1754, conquistando in due soli anni il favore del pubblico e la stima della critica francese. In questo periodo della sua attività rese popolari i migliori intermezzi e alcune tra le più note opere buffe della scuola napoletana del Settecento.

Il 22 ag. 1752 la sua compagnia rappresentò Il Gíocatore, ossia Serpilla e Baiocco, pasticcio di G. M. Orlandini, di G. B. Pergolesi, di G. M. Buini e probabilmente di P. Auletta, che con il titolo di Il marito Giocatore e la Moglie bacchettona era stato messo in scena all'Accademia Reale il 7 giugno 1729. Il 19 sett. 1752, sempre sulle scene parigine, riscosse un ottimo successo l'intermezzo Il Maestro di musica (altro celebre pasticcio erroneamente attribuito al Pergolesi), con arie di A. Scarlatti, P. Auletta e di altri compositori e preceduto da un'ouverture di G. B. Sammartini.

Il 30 novembre fu la volta della Finta Cameriera di Gaetano Latilla, che si rivelò un insuccesso forse a causa del recitativo piuttosto monotono e noioso. Tuttavia questa prima sconfitta fu subito dimenticata con il successo riportato il 29 dic. 1752 da La donna superba di Rinaldo da Capua. Seguirono poi La Scaltra governatrice di Gioacchino Cocchi il 23 marzo 1753, Tracollo, medico ignorante di G. B. Pergolesi il 10 maggio 1753, Il Cinese rimpatriato di Giuseppe Selletti e La Zingara o La Bohémienne di Rinaldo da Capua il 19 giugno dello stesso anno. Il 23 sett. 1753 furono rappresentate Les Artisans de qualité (Gli Artigiani arricchiti) di Gaetano Latilla e Il Paratajo ossia il Cacciator deluso (La Pipée) di Nicolò Jommelli, un intermezzo in due atti conosciuto anche con il titolo originario di Oiseleuse anglaise,che in realtà era il rifacimento di un intermezzo a due voci intitolato L'Uccellatrice, apparso negli "entr'actes" dell'Imeneo in Atene al Teatro S. Samuele di Venezia nel 1750. Seguì poi Bertoldo in Corte, un'opera in due atti su testo di Carlo Goldoni, con musica di F. Ciampi e Leonardo Leo, messa in scena il 9 nov. 1753. Il successo di quest'opera fu entusiastico e presto si diffuse anche nella provincia richiamando numerosissimo pubblico. Sappiamo da J.-J. Rousseau che anche dopo 25 repliche godeva dello stesso favore da parte degli spettatori che vi assistevano più volte di seguito con grande diletto e rinnovato interesse. L'ultima rappresentazione della compagnia del B. ebbe luogo il 12 febbr. 1754 con IViaggiatori di Leonardo Leo, un intermezzo che dovette cedere il posto a una ripresa del Platé di Rameau, con cui veniva interrotta forzatamente l'attività dei Buffi italiani per l'affermazione del partito contrario. Durante la sua permanenza a Parigi, oltre ad aver conquistato il mondo artistico francese, il B. si vide riconosciuto il merito di aver rivelato l'opera buffa italiana che, nonostante le difficoltà e le opposizioni, finì per segnare una svolta decisiva nella storia del gusto musicale francese. L'influsso esercitato fu tale che tutte le opere rappresentate dal B. e altre giunte dall'Italia furono tradotte in francese ed eseguite con immenso successo in tutti i più importanti teatri di Francia. La Serva Padrona, tradotta da P. Baurans con il titolo La Servante Maitresse, fu rappresentata all'Opéra Comique il 14 ag. 1754 con un'accoglienza entusiastica che si rinnovò durante le 190 repliche consecutive.

Assai scarse le notizie circa l'ultimo periodo dell'attività musicale del B. che, dopo aver trascorso gran parte della sua vita in Francia, tornò in Italia morendo a Pesaro nel 1770.

Il figlio Felice, nato a Bologna verso il 1742,condotto giovanissimo a Parigi dal padre, fece parte della sua compagnia d'opera italiana in qualità di maestro al cembalo. Si distinse poi come clavicembalista, insegnante di pianoforte (1762) e operista.

Fra le sue opere si ricordano Les Amants de Village, di F. Riccoboni (Opéra Comique, 26 luglio 1764), Nicaise, di Vadé (ivi, 15 luglio 1767, stampata nel 1756), Les Fourberies de Mathurin (Davesne, Théâtre des Beaujolais, 5 ag. 1786) e l'Amour l'emporte (1787). Un oratorio, Suzanne,ebbe successo al "Concert Spirituel". Diverse sue composizioni per cembalo, per pianoforte e per archi furono pubblicate a Parigi, come numerose sue trascrizioni per pianoforte di opere di P. Anfossi, G. Paisiello, W. A. Mozart e F. J. Haydn. Ammirato e incoraggiato in giovane età dai musicisti francesi e da J.-J. Rousseau, tuttavia egli non corrispose pienamente alle aspettative. Morì a Parigi dopo il 1810.

Bibl.: P. Lichtenthal, Scrittipro e contra i Buffi italiani a Parigi,in Diz. e Bibliografia della Musica,III,Milano 1826, pp. 242-244; F. H. Castil Blaze, Théâtres Lyriques de Paris. L'Opéra Italien de 1548 à 1856, Paris 1856, pp. 144 ss.; L. de La Laurencie, Les Bouffons, in La Revue musicale mensuelle S. L M., n. 6 (15 giugno 1912), pp. 3 ss., n. 7 (luglio 1912), p. 13; G. Cucuel, Les créateurs de l'opéra comique francais. L'opéra italien et son influence,Paris 1914, pp. 61 ss.; G. Radiciotti, Aggiunte e correzioni ai diz. biografici dei musicisti, in La critica musicale,I(1918),fase. 7, p. 147; A. Della Corte, L'Opera comica italiana del '700. Studi ed appunti, I, Bari 1923, pp. 239 s.; A. Della Corte-G. Pannain, Storia della musica,II, Torino 1952, p. 961; A. Loewenberg, Annals of Opera,1597-1940, I, Genève 1955, passim; C. Schmidl, Diz. universale dei musicisti, Supplemento, p. 57; Encicl. d. Spettacolo,II,col. 1415; Diz. Ricordi della Musica e dei Musicisti, Milano 1959, p. 97.

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