EVAGRIO Pontico

Enciclopedia Italiana (1932)

EVAGRIO Pontico

Alberto Pincherle

Scrittore e asceta cristiano, ordinato lettore da Basilio di Cesarea, diacono da Gregorio di Nazianzo (non il Nisseno) col quale era venuto a Costantinopoli, dove rimase presso Nettario. Un amore illegittimo generò presto il rimorso e la conversione, che condusse E., dopo un breve soggiorno a Gerusalemme presso Melania e Rufino, al deserto egiziano di Nitria. Qui diede prova di severissimo ascetismo e si guadagnò la vita trascrivendo codici per 11 anni, finché morì, a 54 anni, nel 399.

Abbastanza copiosa la sua attività letteraria. Dalle notizie di Palladio (Hist. laus., 38, ed. Butler, II, Cambridge 1904, p. 116 segg.), Socrate (Hist. eccl., IV, 23) e Gennadio (De vir. ill., 11) si ricava l'elenco seguente: 'Αντιρρητικός cioè una raccolta di passi biblici contro gli otto vizî principali (gola, lussuria, avarizia, tristezza [λύπη], ira, accidia, vanagloria, alterigia; la dottrina degli otto vizî, che precedette quella dei sette peccati capitali, era forse già tradizionale al tempo di E.); Μοναχός e Γνωστικός, due raccolte di sentenze, rispettivamente 100 e 50, per i semplici monaci e per quelli elevatisi a una "conoscenza" superiore; quindi altre 600 Questioni gnostiche (γνωστικὰ - non προγνωστικὰ - προβλήματα); due brevi scritti, per i monaci cenobiti e per le vergini consacrate a Dio; infine un'altra raccolta di sentenze. Tutte queste opere ci sono pervenute in maniera molto frammentaria, parte nell'originale, parte in versioni, latine, siriache e armene. E. Buonaiuti attribuisce a E. anche il trattato pseudo-atanasiano De Virginitate (Λόγος σωτηρίας πρὸς τὴν παρϑένον), in cui si trovano menzionate pratiche condannate dal concilio di Gangra come proprie dei seguaci di Eustazio di Sebaste (v.); onde si congettura che E. accettasse tale condanna e solo più tardi passasse all'origenismo, rimproveratogli da S. Girolamo (Ep. CXXXIII, 3; Dial. adv. pelag., prol.), che tuttavia mirava soprattutto a colpire, attraverso E., Rufino (cfr. Histor. monach., 22, 28): condanna però ribadita nel V, VI e VII concilio ecumenico. Comunque, la reale posizione di E. nello svolgimento delle dottrine ascetiche cristiane meriterebbe un esame approfondito.

Bibl.: Testi in A. Gallandi, Bibl. vet. Patrum, VII, Veneia 1770, ristampa in Patrol. graeca, XL, Parigi 1863; per altri e per le versioni, v.: A. Elter, Gnomica, I, Lipsia 1892; O. Zöckler, E. P., Monaco 1893 (cfr. E. Preuschen, in Theol. Literaturzeit., 1894, col. 485; J. Dräseke, in Zeitschr. f. wiss. Theol., 1894, p. 125); B. Sarghisean, Vita e opere del S. P. E. P., in trad. armena (in armeno), Venezia 1905 (cfr. S. Weber, in Lit. Rundschau, 1910, p. 86 seg.; H. D. Sahaghian, in Byzant. Zeitschr., 1911, p. 309); W. Frankenberg, E. P., in Abhandl. Götting. Akad., Phil.-Hist. Kl., n. s., XII, ii, Berlino 1912; A. Wilmart, in Rev. bénéd., XXVIII (1911), p. 143; H. Gressmann, Nonnenspiegel und Mönchsspiegel des E. P., Lipsia 1913 (in Texte und Untersuchungen, ecc., XXXIX, iv), pp. 143-165; W. Lüdtke, in Theol. Literaturzeit., 1913, col. 348; G. Mercati, in Rev. bibl., 1914, p. 534; Gressmann-Lüdtke, in Zeitschr. f. Kirchengesch., XXXV (1914), p. 87; E. Preuschen, in Theol. Literaturzeit., 1915, col. 401; W. Bousset, Apophthegmata, Tubinga 1923, p. 281; R. Melcher, Der achte Brief des Basilius ein Werk des E., Münster 1923 (Münster. Beitr. z. Theol., I); O. Bardenhewer, Gesch. d. altkirchl. Liter., III, 2ª ed., Friburgo in B. 1923, p. 93; O. Stählin, in W. v. Christ-W. Schmid, Gesch. d. griech. Liter., II, ii, 6ª ed., Monaco 1924, p. 1388; E. Buonaiuti, Saggi sul cristianesimo primitivo, Città di Castello 1923, p. 242; id., Le origini dell'ascetismo cristiano, Pinerolo 1928, p. 196.

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