ROSCITANO, Ezio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 88 (2016)

ROSCITANO, Ezio

Giuseppe Tobia Flora

– Nacque a Reggio Calabria il 30 maggio 1889, quartogenito dopo un fratello e due sorelle, da Giuseppe, ricco proprietario terriero, e da Michelina Mammoliti. Si diplomò alla scuola tecnica comunale pareggiata dopo un corso di tre anni. Durante il disastroso terremoto del 1908 subì una frattura al ginocchio destro per via della quale fu ricoverato per lungo tempo a Roma, assistito dalla sorella Delia, ma ciò non impedì che si formasse un’anchilosi alla gamba che lo rese claudicante a vita. In seguito si stabilì nella capitale, dove studiò modellazione presso lo studio dello scultore Michele La Spina per la preparazione dell’esame di ammissione all’Accademia di belle arti. Nel 1915 fu accettato all’Accademia, dove fu allievo di Ettore Ferrari. Frequentò solo il primo anno e abbandonò gli studi per aprire nel 1916 un atelier in via Margutta 22. Già nel 1917 espose per la sua prima volta alla LXXXVI Esposizione della Società amatori e cultori con la scultura Un amico.

Questa prima fase lavorativa era «dominata dalla tormentosa volontà di ricerca e di espressione che approfondisce il segno, scarnisce la forma, squadra e semplifica i volumi» (Mostra commemorativa, 1945, pp. 7 s.). Fin da subito Roscitano mostrò di essere poliedrico non solo nell’uso di tecniche – dalla pittura alla scultura, dal disegno all’illustrazione – e di materiali – dal legno alla ceramica, dal bronzo al marmo –, ma anche nell’espressione di stili diversi – da un gusto classico di fede naturalista a un modellato levigato e sintetico, fino a un figurativismo impregnato di istanze dell’art déco.

Negli anni in cui risiedette a Roma fu presente a diverse esposizioni della Società amatori e cultori: quella del 1919, in cui presentò le sculture L’altro campoRitratto di Antonio Carbonati (Reggio Calabria, collezione Gulli) e Lucerna (Roma, collezione galleria 1900), una figura egizianeggiante che non è esente dalle linee sinuose e slanciate di nudi come Primavera di Nicola D’Antino, e quella del 1920, dove espose le opere in cera Abbandono e Un povero (Reggio Calabria, collezione privata). Ben integrato nell’ambiente artistico romano, espose in diverse gallerie d’arte private e partecipò nel 1919 alla mostra «Gli animali nell’arte» con uno stelo per lampada da tavola in legno con un galletto stilizzato, e a quella dell’Associazione artistica internazionale con il Ritratto di Franco Spada in marmo, acquistato dal Comune (Roma, Galleria d’Arte Moderna di Roma capitale). Sicuro delle sue capacità, partecipò anche al concorso per il monumento-ossario al fante sul monte S. Michele del Carso nel 1920. Nel 1920 partecipò alla I Mostra calabrese d’arte moderna a Reggio Calabria, dove espose AutoritrattoElevazione in marmo patinato, SorrisoRaccoglimentoEmigranti (o Profughi), nuovamente LucernaCappuccetto rosso in bronzo, una scatola portagioie, sciarpe e cuscini in seta con ricami artistici; e due anni più tardi anche alla II Mostra calabrese con il già citato Ritratto di Antonio CarbonatiMadonnina (già Reggio Calabria, collezione Scordino), Vaso con buoi in bronzo (ubicazione ignota), acquistato dall’amministrazione provinciale di Reggio Calabria, e il Ritratto di Enrico Aeberli. Nel 1921 ebbe la sua consacrazione alla I Biennale romana organizzata dalla rivista Fiamma con l’opera La notte di Ronchi (già Roma, collezione privata), scolpita in onore dell’impresa di Fiume guidata da Gabriele D’Annunzio.

Roscitano trovò un estimatore d’eccezione nel poeta, che scrisse una lettera di lode all’opera, «nervosamente modellata in uno stile che rinnova la più antica tradizione e l’acuisce […] Al giovane incedente il destino appare in aspetto di sogno: e dalla sua ossatura e dalla sua muscolatura rilevate lo spirito traspare come un fuoco indòmito» (Hermanin, 1924; Mostra commemorativa, 1945, p. 7; Gulli et al., 1998, p. 33).

Prese parte anche alla I Biennale napoletana organizzata sempre nel 1921 dalla stessa rivista, dove espose il marmo Lucerna e il bronzo Sonno, e alla II Biennale con Ritratto.

Dai primi anni Venti «l’arte del Roscitano, nei suoi aspetti formali, come anche nel suo contenuto spirituale, diventa più serena, più composta» (Mostra commemorativa, 1945, p. 8). L’artista continuava a manifestare i tratti della scuola ottocentesca con un modellato dai volumi ben definiti e compatti, come nel gesso Il vecchio orante del 1924, di immediatezza espressiva. Sporadicamente mostrava anche un riferimento all’arte francese, «come risulta sia dalle volumetrie alla Malloil di Offerta [del 1927] che dalle sinuosità allungate della Piccola Eva [del 1924] debitrici degli stilemi di Joseph Bernard» (Giorio, 2010-2011, p. 228).

Seguì una carriera in ascesa per Roscitano, che espose alla mostra della Società amatori e cultori del 1922, con Danzatrice, e nello stesso anno alla Fiorentina primaverile, con i bronzi Testa di vecchio e Madonnina. Tra il 1920 e 1922 realizzò le Allegorie delle muse, in gesso, all’interno del teatro Politeama Siracusa e la targa commemorativa degli studenti caduti per liceo Tommaso Campanella nella sua città natale. Nel 1927 realizzò il Monumento a Carlo Turano a Crotone e nel 1929 il Comune di Amendolara lo incaricò del Monumento ai caduti. Partecipò al concorso per il Monumento ai caduti di Gerace Marina (odierna Locri) e al primo concorso, poi sospeso, per il Monumento a Giuseppe de Nava a Reggio Calabria nel 1924. Assieme ad architetti, artisti e artigiani originari della regione fondò il Gruppo artistico calabrese, attivo tra il 1922 e il 1927, che manifestava un’arte depurata dagli aspetti folcloristici di moda all’epoca, ma che richiamava i valori spirituali della Calabria.

In questo periodo iniziò a dipingere su vasi, piatti, coppe in ceramica a craquelé scene di contadine, danzatrici in abiti tradizionali e zampognari, e disegnava figure in stile art déco per cuscini e sciarpe.

Con il Gruppo artistico calabrese partecipò a diverse rassegne nazionali e internazionali. A Roma il Gruppo prese parte all’Esposizione della Società amatori e cultori del 1923, dove Roscitano curò le tre ‘sale calabresi’ assieme a Enrico Aeberli, Umberto Diano e Ugo Ortona, e fu responsabile dei disegni per i mobili su elementi di arte popolare, mentre nell’VIII ‘sala internazionale’ espose una Maschera e nella ‘sala notturni’ la Madonnina già presentata alla Fiorentina primaverile. All’Esposizione del 1926 il Gruppo ebbe una sezione in cui uno ‘Studio’, allestito in una delle sale, era decorato con un Caminetto, in pietra serena e travertino, con due figure oranti in bassorilievo, scolpito da Roscitano.

Vi erano anche mobili della Cooperativa intagliatori ed ebanisti di Roma e ferri battuti di Dante Bechi, su disegni di Roscitano. Erano esposte anche altre sue opere: un grande piatto, il Galletto e un ritratto in marmo.

Il Gruppo partecipò anche alle Mostre internazionali di arti decorative di Monza. Roscitano si unì alla seconda edizione del 1925, dove nella ‘sala degli artisti calabresi residenti in Roma’ espose il Caminetto, due piatti eseguiti dal ceramista Oreste Borzelli e una cassapanca in noce, realizzati su suoi disegni. Infine, fu presente alla III Biennale del 1927, dove un suo Vaso con spighe era parte della decorazione del salottino di una fabbrica di profumi.

Negli anni a Roma rafforzò sempre più la sua posizione nell’ambiente artistico, al punto da ricevere commissioni dall’estero come il Busto di Adina Olmazu, nel 1926, per il mausoleo di Take Ionescu nel monastero di Sinaia in Romania.

Nel 1924 la rivista Fiamma organizzò una sua personale e insieme mostra postuma di Federico Nerly in cui furono esposte venti opere scultoree, tra cui la già citata Elevazione, Fanciulla con disco (Reggio Calabria, collezione Gulli), che richiama nell’organizzazione formale certi nudi intrisi di suggestioni simboliche come Enigma di Attilio Selva, e una Testa di sardo (Reggio Calabria, collezione privata), dalle forti caratterizzazioni veriste. Il credito guadagnato nell’ambiente romano contribuì al suo ingresso nel consiglio direttivo delle esposizioni organizzate dalla Società amatori e cultori.

Figurava tra i consiglieri cultori della Società all’Esposizione del 1927 e tra i soci cultori a quella del 1928, in cui fece anche parte della giuria di ammissione ed espose la Testa di sardo, Offerta e un Ritratto in pietra serena.

Nel 1928 si trasferì a Parigi, dove stabilì dapprima uno studio in rue Bellier Dedouvre 11 e poi, dal 1932, in rue Bobillot 48. Partecipò a diversi Salons des artistes français e Salons des artistes indépendants ed espose più volte in gallerie private. Nel 1929 si fece conoscere al grande pubblico parigino con Il campione (ubicazione ignota), presentato al Salon du printemps e poi riesposto lo stesso anno al Salon des sports.

L’opera raffigurava il ciclista Peter Moeskops nel momento di massimo sforzo e concentrazione durante la gara ed era caratterizzata da un’accentuata plasticità delle masse muscolari e dall’espressione di determinazione nel volto.

Nel 1932 presentò al Salon des artistes français il Busto di Josephine Baker in marmo di Carrara (Lussemburgo, collezione Kenzi), che colpì la critica per la purezza della composizione «su un marmo latteo senza venatura» e così rassomigliante «che, pur di tra i globi oculari senza pupille, s’indovina il leggendario sorriso della fanciulla negra trasognata» (Le esposizioni, 1932, p. 3). Negli anni seguenti rinunciò sempre più alle sperimentazioni degli anni giovanili e si adattò ai gusti classici della borghesia, per la quale eseguì numerosi ritratti in bronzo, gesso, marmo o terracotta: Lionello Fiumi (Reggio Calabria, collezione privata), Anna Brun, Madeleine Coupigny (Reggio Calabria, collezione Gulli), Fulvia, Suzanne Capiello, Baronessa Aloisio (riapparso nel 2008 in un’asta della Aeko a Hasselt con il titolo Contessa Ilonka Carlo Aurillma Vianelli), Sebastian Rota, Robert Rota (riemerso nel 2015 in un’asta della Babuino a Roma come Testa di fanciullo) e tanti altri, che mostrano un elegante modellato levigato e denotano un’introspezione psicologica dei personaggi.

Sono di questo periodo il Fanciullo con anfora in bronzo (Reggio Calabria, collezione Gulli), la Contadina calabrese in bronzo (Reggio Calabria, collezione privata), la Contadina calabrese in costume in legno e avorio, e un Busto di paesano calabrese in cui riaffiorava l’interesse di Roscitano per la terra natia e in cui l’arte locale era rivisitata con reinvenzioni moderne.

Sin dai primi anni a Parigi si dedicò anche alla decorazione delle ceramiche che presentò nel 1932 in una personale nelle sale della galerie du Journal e nel 1934 a un’esposizione della Société des artistes des gobelins al municipio. Nel 1931 partecipò a una collettiva tenuta alla galleria Pesaro di Milano con Domenico Colao, Ortona e Alessandro Monteleone. Collaborò con Maria Monaci, per la quale disegnò la Madonna in cristallo di Baccarat esposta alla Biennale di Venezia del 1932 ed edita in esclusiva per l’Italia da La Boutique italienne, da lei fondata assieme a Bice Tittoni e Carla Visconti di Modrone. Nel 1933 fu presente all’esposizione «Italiens de Paris», tenuta alla galleria Charpentier e patrocinata dal giornale La Nuova Italia. Giunto ormai al culmine della carriera, vi propose Offerta, Vecchio e Testa di giovane ragazza.

Lavorò anche come illustratore. Sue sono una litografia a colori sulla copertina della raccolta di poesie Lo specchio di Hrand Nazariantz, stampata nel 1920, e una xilografia in bianco e nero sul frontespizio del libro di Regina Pesce La musica armena, edito nel 1935.

Incoraggiato da Colao, si interessò anche alla pittura. Eseguì vari autoritratti, sia a olio sia a pastello, e paesaggi a tempera su tela, dipinti con colori caldi, stesi con pennellate dai tratti forti e decisi. Nell’inverno 1939-40 si ammalò e, incoraggiato dai familiari e dagli amici, si diresse a Reggio Calabria per curarsi.

Morì nel giugno del 1940 nella casa di famiglia.

Fonti e Bibl.: A. Lancellotti, La 88ª Esposizione degli Amatori e Cultori, in Emporium, 1919, vol. 50, n. 295, pp. 45-49; S. Pesaro, Mostra Regionale Calabrese a Reggio, in Rassegna d’arte antica e moderna, VII (1920), 11-12, pp. VIII s.; E. Tea, La Mostra degli Amatori e Cultori, ibid., 4, pp. 113-116; F. Sapori, La prima Mostra d’arte Biennale in Roma, in Emporium, 1921, vol. 53, n. 318, pp. 303-319; U. Ortona, La seconda Mostra calabrese d’arte moderna, in Emporium, 1922, vol. 56, n. 333, pp. 188-190; Per la II Mostra Calabrese d’Arte Moderna. La partecipazione degli artisti, in Brutium, II (1923), 1-2; F. Hermanin, Federico Nerly. E. R., Roma, 1924; L’arte meridionale all’Esposizione di Monza, in Brutium, VI (1927), 7; M. Lachin, Parmi les artistes. E. R., in Paris Presse, II (1930), 496, pp. 1, 3; A.L.V., Pittori calabresi espositori a Milano: Colao, Ortona, Monteleone, R., Cannata, in Brutium, X (1931), 5, p. II; C. Morro, Expositions diverses. E. R., in La Revue moderne des Arts et de la Vie, XXXI (1931), 21, pp. 14 s.; Mostra dei pittori Colao ed Ortona e degli scultori Monteleone e R. (catal., Milano, galleria Pesaro), Milano-Roma 1931; Le esposizioni degli artisti italiani. La mostra R., in La Nuova Italia, VIII (1932), 431, p. 3; L’Esposizione degli Artisti Italiani di Parigi patrocinata da «La Nuova Italia» ha ottenuto un grandioso successo, in La Nuova Italia, IX (1933), 514, p. 3; Mostra commemorativa dello scultore reggino E. R. (catal.), a cura di E. Aeberli, Reggio Calabria 1945; U. Ortona, Ricordo di E. R., in Brutium, XXIV (1945), 7-8, p. 2; A.M. Bessone Aurelj, Dizionario degli scultori ed architetti italiani, Genova-Roma-Napoli-Città di Castello, 1947, p. 433; E. Aeberli, Le arti figurative nella Calabria attuale, in Il Ponte, VI (1950), 9-10, pp. 1121-1135; M. Cuzzocrea Liberale, Alla riscoperta ed alla rivalutazione dello scultore reggino E. R., in Brutium, L (1971), 1-2, pp. 5-8; F. Arillotta, E. R., in Calabria sconosciuta, V (1982), 18-19, pp. 59-62; G. Di Genova, Storia dell’arte italiana del ’900 per generazioni. Generazione maestri storici, I, 2, Bologna 1994, p. 723, n. 17; Al museo degli antiquari: un segno della nostra professione (catal., Siena), a cura di A. Cocchi, Milano 1997, pp. 254 s.; G. Gulli et al., La scultura di E. R. nel Novecento, Roma 1998; E. Le Pera, Arte di Calabria tra Otto e Novecento. Dizionario degli artisti calabresi nati nell’Ottocento, Soveria Mannelli (Catanzaro) 2001, pp. 161-164; M. Cagliosto, E. R., in La Divina Bellezza. La Calabria artistica e il Novecento italiano (catal.), a cura di A. Masi - T. Sicoli, Catanzaro 2002, pp. 186 s.; A. Panzetta, Nuovo dizionario degli scultori italiani dell’Ottocento e del primo Novecento: da Antonio Canova ad Arturo Martini, Torino 2003, p. 785; U. Campisani, Artisti Calabresi. Otto-Novecento. Pittori - scultori - storia - opere, Cosenza 2005, pp. 311-318; M.B. Giorio, Gli scultori italiani e la Francia. Influenze e modelli francesi, tesi di dottorato, Università degli Studi di Trieste - Université Paris X Nanterre, a.a. 2010-2011 (relatori professori Massimo Degrassi - Thierry Dufrêne - Matej Klemencic), pp. 208-210, 227-231; A. Potenza, E. R. 1889-1940. Un artista poliedrico, tesi di laurea, Università della Calabria, a.a. 2012-2013 (relatore professor Leonardo Passarelli).

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