FANGHI TERMALI

Enciclopedia Italiana (1932)

FANGHI TERMALI

Cesare Patrizi

. Masse melmose costituite da terra stemperata in acque termali. Il loro uso terapeutico risale ad antichissimi tempi, come ne fanno fede le notizie storiche di rinomate stazioni termali quali per es.: quelle di Casamicciola, di Acqui, di Abano, di Salsomaggiore. I fanghi vengono distinti in naturali e artificiali. I primi, molto più efficaci dei secondi, sono costituiti da una massa melmosa, pastosa e untuosa, di colore bruno, scuro, di reazione alcalina, d'odore spesso sulfureo, di termalità elevata, formata da minutissime particelle minerali e vegetali naturalmente associate a un'acqua minerale e si ricavano direttamente dai serbatoi delle acque termali o dal terreno immediatamente circostante al punto d'emergenza delle sorgenti stesse. Secondo i caratteri geologici del terreno, in qualche caso prevale l'argilla, in tal altro l'humus; fra i sali più spesso quelli di calcio, di magnesio, di sodio, di ferro, di iodio; in qualche fango sono dimostrabili emanazioni radioattive. I fanghi artificiali s'allestiscono facendo macerare l'humus proveniente da rinomate stazioni termali con acqua minerale naturalmente calda o artificialmente riscaldata. Analoghe ai fanghi, per quanto concerne il modo d'applicazione e la efficacia terapeutica, sono le cosiddette muffe costituite da alghe e da altre vegetazioni termali che pullulano in corrispondenza delle sorgenti e sulle gradinate su cui scorrono le acque minerali.

In Italia esistono numerose stazioni termali rinomate: le principali oltre a quelle sopra nominate sono: Valdieri, Bormio, Salice, Battaglia, Monte Grotto, Monfalcone, Sirmione, Lucca, Castrocaro, S. Casciano, S. Giuliano, Castel S. Pietro, Riolo, Civitavecchia, Porto d'Ischia, Pozzuoli, Acireale, Sciacca, Termini Imerese, Sardara.

Un tempo si riteneva che il fango agisse esclusivamente per la sua alta temperatura, oggi tutti sono concordi nell'affermare che intervengano molti altri fattori rappresentati dalla mineralizzazione, dalla densità, dalla presenza di diatomee unicellulari, di gas, d'emanazioni radioattive. L'applicazione del fango determina iperemia della parte, profusa sudorazione, provoca un massaggio automatico dei tessuti, eleva mediocremente la temperatura corporea, diminuisce la pressione sanguigna, attiva il ricambio organico, stimola e migliora la nutrizione cellulare. Tutti questi effetti spiegano la molteplicità delle indicazioni terapeutiche.

L'applicazione del fango può essere generale o parziale; la prima viene raramente usata per la sua azione fortemente debilitante. Nella fangoterapia parziale viene ricoperta la parte malata, con uno strato di fango dello spessore di 10-12 cm. a temperatura di 40-45°; per evitarne il rapido essiccamento e raffreddamento e per farlo meglio aderire, lo si avvolge con una pezza di tela e quindi con un panno di lana Se si ricoprono superficie estese, p. es. ambo gli arti inferiori, per evitare gli effetti dell'ipertermia, s'applicano sul capo del malato compresse fredde, o meglio la vescica di ghiaccio. Il paziente avverte subito una viva sensazione di calore locale cui segue un senso di calore diffuso per tutto il corpo, un acceleramento degli atti respiratorî e una sudorazione prima modica e quindi abbondantissima che s'accompagna a un vivo benessere subiettivo. Ogni fangatura viene protratta per la durata media di 20-30° dopo i quali il malato, liberato dalla massa melmosa, viene immerso in un bagno generale d'acqua semplice o d'acqua minerale a 36°-38° e quindi energicamente frizionato con un lenzuolo ruvido; dopo riposa in letto per circa un'ora, avvolto in coperte di lana, e così prosegue la sudorazione. Le fangature vengono comunemente ripetute ogni giorno o, se il malato è molto sensibile, a giorni alterni per un numero di volte variabile che comunemente oscilla fra le 15 e le 20. La stagione più propizia per la cura è quella estiva, ma non è esclusa anche quella autunnale avanzata o invernale. Similmente a quanto avviene nella balneoterapia termale, in molti casi l'influenza benefica della cura si constata fino dalle prime applicazioni e si accentua poi in quelle successive, mentre in parecchi altri si nota in un primo tempo una riacutizzazione dei sintomi morbosi (specie dei dolori) e qualche volta anche un rialzo termico (febbre termale); un tale fatto consiglia di procedere nella cura con prudenza.

Le indicazioni terapeutiche dei fanghi sono numerosissime. In prima linea stanno le affezioni croniche reumatiche delle articolazioni: A. Bacci illustrando l'azione salutare delle acque e dei fanghi di Salsomaggiore nel suo grande trattato De thermis, lacubus, fluminibus, balneis totius orbis (Venezia 1571) dice: "Utuntur hoc limo medici ad inveterates iuncturarum duritias emolliendas"; buoni effetti s'ottengono ugualmente nei postumi d'artrite reumatica acuta; pochi benefici s'hanno nell'artrite deformante e nelle manifestazioni articolari di tipo gottoso. Altro vasto campo d'applicazione della fangoterapia è rappresentato dai postumi di fratture (calli ossei esuberanti) e di distorsioni (ispessimenti capsulari, infiltrati peri- e paraarticolari, pseudoanchilosi, ecc.). Fra le malattie del sistema nervoso meritano d'essere ricordate soprattutto quelle dei nervi periferici (neuriti, neuralgie); in tali casi il trattamento termoterapico in parola non dovrà mai essere iniziato in piena acuzie della malattia, ma solo quando questa dimostri una relativa remissione dei sintomi. La fangoterapia è un buon mezzo coadiuvante la guarigione nelle miositi, nelle mialgie, in molte affezioni del simpatico (acrocianosi, morbo di Dupuytren), in alcune forme gastroenteriche e in molte affezioni ginecologiche di natura non tubercolare (pelviperitoniti croniche, metriti parenchimatose, postumi di salpingiti gonococciche, ecc.). Sicure controindicazioni alla fangoterapia sono le gravi manifestazioni dell'arteriosclerosi (aneurismi, coronariti, postumi d'apoplessia, ipertensione arteriosa), le estese ectasie venose, le sindromi emofiliache, l'enfisema polmonare, la tubercolosi in genere, le miocarditi, le nefropatie, il periodo mestruale e la gravidanza. La presenza d'un vizio valvolare di cuore, purché non vi siano segni di scompenso, non rappresenta controindicazione assoluta, ma un elemento importante per stabilire la dose del trattamento che sarà interrotto al minimo accenno d'insufficienza funzionale del cuore.

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