Bertinòtti, Fausto

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Uomo politico e sindacalista italiano (n. Milano 1940). A lungo dirigente della CGIL, iscritto prima al PSIUP e poi al PCI, nel 1991 aderì al PDS, da cui uscì due anni dopo per aderire al PRC, di cui è stato segretario dal 1994 al 2006, anno in cui è stato eletto presidente della Camera. Alle elezioni politiche dell'apr. 2008, non essendo riuscito con lo schieramento del quale era leader, la Sinistra Arcobaleno, a superare lo sbarramento elettorale del 4%, non è stato rieletto in Parlamento; nella stessa occasione ha confermato la propria decisione di ritirarsi da ogni incarico di direzione politica.

Vita

Impegnatosi fin da giovane nell'attività sindacale, dal 1975 fu segretario regionale della CGIL Piemonte e nel 1985 entrò nella segreteria nazionale della Confederazione. Dal 1991 fu uno dei principali esponenti della corrente di sinistra della CGIL, denominata Essere Sindacato. Iscritto al PSIUP (Partito socialista di unità proletaria) dal 1966 e al PCI dal 1971, nel 1991 aderì al PDS.  In contrasto con la linea riformista del PDS e sostenitore della necessità di mantenere viva una prospettiva "anticapitalista", nel 1993 lasciò il partito e aderì al Partito della rifondazione comunista (PRC). Nominato segretario del PRC nel gennaio 1994, nel marzo dello stesso anno venne eletto deputato e deputato europeo dal giugno successivo. Nonostante l'abbandono dell'incarico ricoperto nella CGIL B. incentrò la politica del suo partito sul piano sociale e sui temi dell'occupazione, riuscendo in tal modo a conquistare parte dell'elettorato di sinistra (il PRC passò dal 5,6% dei voti, ottenuto nelle elezioni politiche del 1992, all'8,6%, quota proporzionale alla Camera, nel 1996). Nel 1996, dopo la vittoria del centrosinistra, decise di appoggiare dall'esterno il governo Prodi, condizionando però il sostegno di Rifondazione comunista a una rigida difesa dello Stato sociale e dei ceti operai. Ritenuti disattesi dal governo tali presupposti, nell'ott. 1998 avanzò la proposta, approvata a stretta maggioranza dal Comitato politico nazionale, di bocciare la manovra finanziaria e ritirare la fiducia all'esecutivo. Tale decisione aprì nel partito un acceso dibattito: l'ala favorevole al dialogo con le forze di governo uscì dal PRC e diede vita al Partito dei comunisti italiani. Nonostante la scissione, B. continuò a sostenere una linea intransigente, schierando il partito all'opposizione sia del governo D'Alema (ott. 1998 - apr. 2000), sia del successivo governo Amato (apr. 2000 - giugno 2001). I congressi del 1996, 1999, 2002 e 2005  riconfermarono B. alla segreteria del partito. Nel giugno del 1999 e del 2004 venne rieletto al Parlamento europeo. Nell'aprile 2006, a seguito della vittoria del centrosinistra nelle elezioni politiche, venne eletto presidente della Camera dei Deputati. Alle elezioni politiche dell'apr. 2008, non essendo riuscito con lo schieramento del quale era leader, la Sinistra Arcobaleno, a superare lo sbarramento elettorale del 4%, non è stato rieletto in Parlamento; nella stessa occasione ha confermato la propria decisione di ritirarsi da ogni incarico di direzione politica.

Opere

Tra gli scritti: Tutti i colori del rosso (in collab. con L. Scheggi Merlini, 1995); Il nostro nuovo comunismo. Ripartendo da Marx (in collab. con N. Valentini e C. Valentini, 1996); Pensare il '68 (in collab. con A. Gianni, 1998); Le idee che non muoiono (in collab. con A. Gianni, 2000); Per una pace infinita (in collab. con A. Gianni, 2002); Nonviolenza. Le ragioni del pacifismo (in collab. con L. Menapace e M. Revelli, 2004); L'Europa delle passioni forti (in collab. con A. Gianni, 2005); Io ci provo (in collab. con C. Rossi, 2005); La città degli uomini: cinque riflessioni in un mondo che cambia (2007); Devi augurarti che la strada sia lunga (in collab. con R. Armeni e R. Gagliardi, 2009); Chi comanda qui? Perché si è smarrito il ruolo della Costituzione (2010); Colpita al cuore. Perché l'Italia non è una repubblica fondata sul lavoro (2015); La dissoluzione della democrazia. Scritti 2007-2022 (2023).

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