FAYYŪM

Enciclopedia Italiana (1932)

FAYYŪM (propriamente el-Fayyūm; A. T., 115)

Giuseppe STEFANINI
Giulio FARINA

Ampia depressione di forma irregolare, grossolanamente ovale, aperta nel tavolato libico e posta a SO. del Cairo, una ventina di chilometri a ponente del Nilo, alla latitudine di el-Wasṭa, tra 29° e 29°35′ lat. N. e tra 30°20′ e 31° longit. E., a quote che da 20 m. s. m. discendono a oltre 40 m. sotto il livello marino, mentre gli altipiani circostanti si trovano a circa 130 m. s. m. Altri bacini più o meno ampiamente comunicanti con questo sono quelli di Sharog e del Wādī Rayyān. Il Fayyūm si può considerare come la più settentrionale delle oasi libiche, ove si prescinda dal Wādī enNaṭrūn, ma forse più propriamente lo si connette con la valle del Nilo, dal quale ha ricevuto le alluvioni fertilissime che ne costituiscono il suolo e con il quale è collegato idrograficamente per un tronco di esso, il Bahr Yūsuf, che si distacca dal Nilo presso Deirut a N. di Asyūt, e dopo un corso di 334 km., attraversata una stretta gola della scarpata libica, penetra nel bacino e lo irriga, determinandone la meravigliosa feracità. Nella depressione le acque discendono verso ponente, raccogliendosi nel lago salmastro detto Birket Qārūn, che, con il suo specchio lungo 40 km. e largo 10, posto a una quota di − 44 m., occupa il lembo NO. di quella e protegge le coltivazioni del Fayyūm dall'invasione delle sabbie del deserto. La Birket Qārūn si considera come l'ultimo residuo di un più ampio e profondo lago.

Fino dal 1713, in seguito ai viaggi di P. Lucas, fu dibattuta già da J.-B. D'Anville la questione, ripresa in esame in seguito da E.-F. Jomard, da M.-A. Linant de Bellefonds e da altri, se la Birket Qārūn corrisponda o no al lago Moeris (dall'egiziano m-wêr "grande lago") che secondo Eridoto sarebbe stato creato artificialmente per regolare le piene del Nilo, e che per le sue dimensioni avrebbe dovuto essere molto più ampio e più profondo del lago attuale, comprendendo forse, come suppose l'americano Cope Wilehouse, anche i minori bacini meridionali di Sharog e Wādī Rayyān. Secondo gli autori più recenti, il lago, di formazione naturale, occupava in tempi remotissimi quasi l'intero fondo della depressione, ma già al principio dei tempi storici doveva essersi ridotto a un perimetro di 220 km., con un'area di 2000 kmq. e il pelo dell'acqua 66 m. più alto dell'attuale. L'azione dell'uomo si sarebbe limitata ad arginare le acque con dighe potenti, di cui restano gli avanzi, e a regolare l'afflusso e il deflusso, così da ampliare la stretta striscia meridionale emersa, su cui sorgeva Crocodilopolis, a spese del lago e degli stagni residuali di questo e a vantaggio dell'agricoltura.

Nell'antichità la contrada, che i Copti chiamarono P-jŏm "il lago", portò il nome šêje "lago", più tardi Ti-šêje "paese del lago", in greco Αίμνη. I faraoni della XII dinastia amarono molto risiedere in questi luoghi ridenti e ubertosi; e Zenwóśre II si fece seppellire a el-Lāhūn, Amenemhê'e III a Ḥawwārah. Apparteneva al XXI nomo dell'alto Egitto. La capitale, risalente alla preistoria, era Šêṭje, nei pressi dell'odierna Medīnet el-Fayyūm, dove si adorava il dio-coccodrillo Sóbek, dal quale nei tempi greci prese il nome di Crocodilopolis. Poi Tolomeo II Filadelfo consacrò la regione alla regina Arsinoe, formandone il "nomo arsinoitico". Anche la città talvolta è detta Arsinoe. Nel periodo greco-romano il lago era ridotto nei suoi limiti attuali e il paese era fiorente di campi e frequente di villaggi e città. Nei primi secoli del cristianesimo il Fayyūm si dice contasse 300 chiese, che sarebbero state distrutte dai musulmani. Anche gli scrittori arabi, come al-Maqrīzī e altri, parlano dell'irrigazione del paese e della sua agricoltura nel Medioevo. Il viaggiatore italiano G. B. Belzoni visitò il Fayyūm nel 1819 e ne lasciò una minuta descrizione, di là spingendosi a el-Baḥriyyah.

Il clima del Fayyūm è eccellente, la fecondità del suolo mirabile, la selvaggina e il pesce abbondantissimi. La popolazione è costituita da fellāḥ dediti all'agricoltura, da beduini pastori di pecore e capre, e da alcuni gruppi di pescatori sul lago. Le colture principali sono quelle della palma, della canna da zucchero, che alimenta alcuni zuccherifici, del cotone, dei cereali, del riso, delle fave: si coltivano altresì con successo olivi, agrumi, viti, fichi, fichi d'India. Le rose alimentano una delle principali industrie: quella dei profumi. Si fabbricano inoltre tessuti di lana e di cotone, e reti, corde, canestre con fibre e foglie di palma. I prodotti dell'agricoltura (specialmente datteri), della pastorizia e della pesca si esportano assai largamente: s'importano cereali e farina. I centri abitati sono numerosi, e taluni di essi, come Senūres (l'antica Psenouris) e Abu Ksah, collegati per mezzo di tronchi ferroviarî al capoluogo della provincia, Medīnet el-Fayyūm o el-Medīneh. Medīnet el-Fayyūm è una cittadina con parecchi Greci e Italiani: le acque del Baḥr Yūsuf che l'attraversano, le dànno un aspetto assai ridente; mentre non mancano edifici di qualche interesse, come, tra le moschee, quella monumentale di Qāit Bey, con il suo vetusto portale scolpito, e la grande chiesa copta. A N. della città si estende il vastissimo campo di rovine di Šêṭje (Crocodilopolis). Dalle rovine sono stati estratti preziosi papiri con frammenti di testi letterarî e di scritture private egizie, copte, arabe, che si conservano oggi a Berlino e a Vienna. Dalla necropoli proviene la ricca e interessante serie di ritratti dipinti su tavolette di legno o su lino, che erano messi nelle mummie al posto del volto: essi si distribuiscono cronologicamente tra il I e il IV sec. d. C. e rappresentano una tra le più importanti manifestazioni della ritrattistica romana. A SE. di el-Medīneh sono la piramide di Hawwārah e il famoso labirinto descritto da Strabone. Sulle sponde settentrionali della Birket Qārūn rimangono le rovine di Dīmē, città posta sull'antica carovaniera di Sīwah, con un tempio dedicato a Soknapaios e a Iside; a SO. Del lago, a 4 km. dalla sponda attuale di quello, sono poi le rovine di Qaṣr Qārūn con gli avanzi di un tempio di Ammone e le rovine di Dionisia, donde partiva la carovaniera per el-Baḥriyyah. Molte altre rovine sono disseminate da ogni parte, ma generalmente in mediocre stato di conservazione.

Il Fayyūm è interessante per i suoi strati oligocenici, che hanno fornito in copia ossa di antichissimi animali e tra essi i progenitori degli attuali pachidermi (Moeritherium, Palaeomastodon).

Bibl.: H. J. L. Beadnell, The topography and geol. of the Fayoum Province of Egypt., Cairo 1905; G. B. Belzoni, Viaggi in Egitto e in Nubia, Livorno 1827; F. Amici Bey, L'Égypte anc. et mod., Alessandria 1884.

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