FAYYUM

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

Vedi FAYYUM dell'anno: 1960 - 1994

FAYYŪM (v. vol. Ill, p. 605)

E. Bresciani
K. Parlasca

Una missione archeologica tedesca, diretta da D. Arnold, ha ripreso dal 1977 lo studio e l'esplorazione del tempio di Qaṣr es-Sagha (c.a 8 km a Ν del lago del F.), un edificio costruito con grandi blocchi di pietra ma privo di iscrizioni o di decorazione figurata. Il tempio, consistente in un vestibolo sul quale si aprono sette nicchie, destinate ad accogliere statue di culto, è stato datato per molto tempo dopo la sua scoperta (G. Schweinfurth, 1883) all'Antico Regno, mentre D. Arnold propone ormai il regno di Sesostris III. Ulteriori ricerche condotte da una missione tedesco-polacca hanno rivelato un insediamento neolitico e un centro urbano del Medio Regno cinto di mura con due porte. Uno dei pochi monumenti del Medio Regno rimasti, l'obelisco di el-Abgig, eretto da Sesostris II, è stato ricostituito dai frammenti ed è stato rialzato (1968) all'ingresso di Medlnet el-Fayyūm.

Nel sito archeologico di Medīnet Mādi (il nome egiziano era Gia, quello greco Narmouthis «La città di [Iside] Ermouthis»), gli scavi sono stati ripresi (dopo l'attività di A. Vogliano nel 1935-1939) da una missione congiunta dell'Università Statale di Milano e di quella di Pisa. Nel 1978-79, a c.a 1 km da Medīnet Mādi, è stato indagato un sito archeologico (necropoli ellenistica di Narmouthis?; zona cultuale di Ibion Eikosipentàrouron?) che ha portato alla scoperta di una cappella di culto per Imhotep e di una cappella di culto dinastico celebrativa di Alessandro Magno, con pitture murali di grande interesse (divinizzazione «osiriaca» nelle scene del santuario; «eroizzazione» ellenistica e apoteosi nelle scene della corte, con figura di Alessandro in veste orientale, occhi «estatici» rivolti verso l'alto, viso rasato, diadema) di datazione difficilmente determinabile per mancanza di paralleli, ma probabilmente risalenti al I sec. a.C.

Nel 1981, la missione archeologica dell'Università di Pisa ha esplorato una delle poche necropoli private databili al Medio Regno che siano state localizzate nel F., a Kōm Khelwa; la grande ntomba di un alto funzionario di nome Uagi, interessante per lo schema (corte, sala ipostila ipogea a pilastri con le facce ornate da bassorilievi, cappelle scavate nella montagna), ha restituito una statua acefala del titolare della tomba. La statua, che porta iscrizioni geroglifiche, è, per il trattamento realistico delle masse del corpo, un pezzo notevole di scultura della XII dinastia.

Bibl.: PM, IV, Oxford 1934, pp. 96-104, s.v.; E. Bresciani, Missione di scavo a Medlnet Mādi (Fayum-Egitto). Rapporto preliminare delle campagne di scavo 1966 e 1967, Milano-Varese 1968; ead., Rapporto preliminare delle campagne di scavo 1968 e 1969, in Missione di scavo a Medlnet Mòdi (Fayum-Egitto), Milano 1976, pp. 1-68; D. Foraboschi, Ostraka e papiri greci da Medinet Madi nella campagna 1968 e 1969, ibid., pp. 69-102; E. Bresciani, Kom Madi 1977 e 1978. Le pitture murali del cenotafio di Alessandro Magno (EgVicOr, Suppl. 1), Pisa 1980.

Sul tempio di Qaṣr es-Sagha: D. e D. Arnold, Der Tempel Qasr el-Sagha (AV, 27), Magonza 1979.

(E. Bresciani)

Ritratti di mummie e sudari. - Gli studi effettuati negli ultimi decenni hanno notevolmente ampliato le nostre conoscenze sui ritratti dipinti che venivano collocati sulle mummie al posto del volto. In una monografia del 1966 (Parlasca) è stato affrontato tra l'altro il problema della diffusione geografica di questo tipo di manufatti, di cui sono state considerate tutte le varianti note (sarcofagi, maschere di stucco e di cartone, ecc.), con particolare riferimento ai sudari (v. vol. VII, p. 545, s.v.).

L'analisi degli aspetti storico-religiosi relativi alle tradizioni dell'antico Egitto nell'ambito dell'arte funeraria consente di spiegare l'uso di decorare le mummie con il ritratto del defunto con una credenza, assai antica, secondo cui, dopo la morte, ogni uomo condivide la natura di Osiride. Dunque più che «antropomorfi» sarebbe il caso di definire tale tipo di sarcofagi e di mummie come «osiriformi».

Nuovi suggerimenti, infine, sono stati avanzati per un migliore inquadramento cronologico: infatti i ritratti su mummie che su basi stilistiche possono essere reputati i più antichi sono databili all'epoca di Tiberio, mentre i più recenti risalgono alla fine del IV sec. d.C.

Questo vasto patrimonio pittorico, finora solo parzialmente conosciuto, sarà presto reso noto grazie a un'imponente pubblicazione nell'ambito del Repertorio d'arte dell'Egitto greco-romano, a suo tempo avviato da A. Adriani.

Nuovi reperti hanno ampliato la gamma degli esemplari finora conosciuti e tra essi figurano pitture di notevole interesse, come una raffigurazione di dama d'epoca flavia, attualmente in una collezione privata, a New York. Inoltre, nel J. Paul Getty Museum di Malibu è stata creata una notevole collezione di tali ritratti, ai quali è stato dedicato un catalogo (D. L. Thompson, 1982). Dall'analisi di un gruppo delle tavole di Malibu è emerso che non tutti i ritratti appartenenti alla categoria in questione decoravano mummie. Tre dei pezzi conservati sono evidentemente pertinenti a un piccolo reliquario, del tipo «Klapptafelbild». La tavola recante il ritratto maschile era completata da due ante, sull'esterno delle quali erano dipinti i busti di Serapide e di Iside. Quando l'oggetto era chiuso si vedevano le due divinità, che erano, evidentemente, le protettrici della persona che il ritratto vero e proprio rappresenta. Un ritratto di donna (ritratto di mummia o frammento di sarcofago?), di provenienza ignota e attualmente in possesso del Swarthmore College (Pennsylvania), riporta un altro tipo di raffigurazione finora sconosciuto. Degno di nota è inoltre un singolare ritratto sepolcrale, in buono stato di conservazione, su un sarcofago ligneo, da poco acquisito dal J. Paul Getty Museum. Esso rappresenta un fanciullo disteso su una klìne, assistito da quattro servitori e caratterizzato da una sorta di nimbo quadrato. Diversi indizi suggeriscono la conclusione che questa pittura funeraria, risalente al 400 d.C., decorasse la sepoltura di un giovane cristiano.

Monumenti considerati. - Ritratto femminile d'epoca flavia: inedito. - «Trittico» a Malibu, inv. 74.AP.20-22: K. Parlasca, Ritratti di mummie (Repertorio d'arte dell'Egitto greco-romano, B, II), Roma 1977, passim e p. 69, n. 405, tav. C, 1-3; D. L. Thompson, A Painted Triptych from Roman Egypt, in GettyMusJ, VI-VII, 1978-1979, pp. 185-192; id., Mummy Portraits in the J. Paul Getty Museum, Malibu 1982, p. 46 ss., n. 8, figg. 1-5. - Ritratto del Swarthmore College: D. L. Thompson, A Priestess of Isis at Swarthmore College, in AJA, LXXXV, 1981, pp. 88-92, tav. XVIII, I. - Sarcofago ligneo cristiano, a Malibu: inv. 82.AP.75; Handbook of the Collections-The J. Paul Getty Museum, Malibu 1986, p. 55 (con ill.).

Bibl.: K. Parlasca, Mumienporträts und verwandte Denkmäler, Wiesbaden 1966; J. E. Berger, R. Creux, L'oeil et l'éternité. Portraits romains d'Egypte, Paudex 1977 (ree. Κ. Parlasca in BiOr, XXXVI, 1979, p. 175 s.); D. L. Thompson, Mummy Portraits in the J. Paul Getty Museum, Malibu 1982; Κ. Parlasca, J. E. Berger, R. Pintaudi, el-Fayyum, Milano 1985; Κ. Parlasca, Bemerkungen zum ägyptischen Gräberwesen der griechisch-römischen Zeit, in Ägypten. Dauer und Wandel, Magonza 1985, p. 97 ss.

(K. Parlasca)