DENALIO, Febo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 38 (1990)

DENALIO (Denaglio, Denaglia), Febo

Martino Capucci

Nacque a Correggio (prov. di Reggio nell'Emilia) il 19 maggio 1561, secondogenito di Francesco e di Laura Rubini.

Compiuti gli studi di legge, il 20 apr. 1581 si laureò a Bologna in utroque e fu subito accolto nel Collegio dei giurisperiti di Reggio Emilia. In quegli anni sposò Narcisa Viani, avendone una sola figlia, Ersilia, sposa nel 1606 a Ercole Torricelli. Dei figli di Francesco fu quello che seguì più da vicino le orine del padre, unendo all'attività di giurista l'esercizio di numerosi e anche rilevanti incarichi di governo. Un nutrito fascicolo ms. che si conserva nella Bibl. Estense di Modena, segn. α.Q.6.1. (It. 1017), dà conto generalmente accurato degli uffici ricoperti dal D. e allega anche attestati della lealtà, prudenza e dottrina da lui mostrate nei suoi governi. Nel giugno 1581, subito dopo la laurea, fu chiamato da Giulio Cesare Gonzaga come podestà di Pomponesco e vi restò sino al giugno 1583. Nell'agosto di quell'anno Guglielmo Gonzaga, duca di Mantova e del MonferratoY lo inviò a Casale Monferrato come vicario del padre Francesco, capitano di giustizia, e qui restò fino al settembre 1585. Successivamente tornò a Reggio e dal giugno al dicembre 1586 ebbe l'incarico di giudice dei minori. Alla fine del 1586 venne chiamato a Genova come avvocato fiscale della Repubblica e, dall'anno seguente, anche assistente alla ruota criminale, cariche tenute sino al 10 marzo 1590.

In seguito - tra il 1590 e il 1593 - fu in Romagna con diversi incarichi di governo, alcuni tenuti contemporaneamente: governatore di Sant'Arcangelo (un attestato degli Anziani della terra di Sant'Arcangelo, ms. cit., c. 14, in data 16 sett. 1591, dichiara la "molta amaritudine della sua partita"), commissario di Montefiore, podestà di Cervia, governatore di Ravenna, commissario dell'Abbondanza a Rimini. Il 30 maggio 1593 il card. Francesco Sforza, legato pontificio in Romagna, lo nominò auditore generale delle terre possedute dalla famiglia Sforza nel Milanese, nel Piacentino e nel Parmense; funzioni tenute fino al settembre 1599, quando fu chiamato a Bologna per cinque anni come auditore di rota. Successivamente fu ancora in altri luoghi; forse ad Urbino, certamente a Modena, chiamatovi dal duca Cesare nel gennaio 1609 come consigliere di segnatura e inviato quell'anno stesso e sino al novembre 1612 come residente estense in Roma. Rientrato a Modena, vi ottenne la cittadinanza e servì il duca come consigliere e segretario, incaricato di varie ambascerie a Ferrara (1614, 1616).

Il D. morì a Modena il 1º ag. 1624.

Non sono testimoniati interessi intellettuali del D. che non fossero giuridici: sei sue sentenze, datate tra il 1599 e il 1604, sono raccolte e commentate ora da uno ora dall'altro editore in A. Fondazza-C. Gessi, Decisionum selectarum Almae Rotae Bononiensis ad interpretationem statutorum..., Bononiae 1616, pp. 359-63, 426-32, 583-86, 588-92, 620-28 s. Cinque mss. appartenuti a Ferdinando Ceppelli (1735-1787), che non risultano ora conservati in istituti pubblici, sono citati dal Tiraboschi (p. 210): Brevissima praxis pro structione et expeditione processuum criminalium; Homicidium rixosum quando puniendum; Annotationes criminales; Pro ser.ma Republica Genuensi cum ser.mo duce Sabaudiae in causa Pornasii responsum; Appellatio ad Caesarem in causa contra Ducem Mantuae.

Fonti e Bibl.: A. Squadroni, Fasciculus laudum Regii Lepidi, Regii 1619, p. 33 (con varie aggiunte nell'ed. 1620, pp. 43 s.); G. Titaboschi, Biblioteca modenese, II, Modena 1782, pp. 206-10.

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