Feci

Universo del Corpo (1999)

Feci

Daniela Caporossi
Red.

Le feci (dal latino faex, "feccia") rappresentano il materiale di scarto risultante dai processi di digestione e di assorbimento del nutrimento. Sono costituite per il 75% da acqua, per la parte restante da batteri, sostanze inorganiche, cellule epiteliali di sfaldamento e materiale non digerito.

Fisiologia

di Daniela Caporossi


Le feci, lubrificate dal muco secreto da cellule epiteliali presenti nella parete dell'intestino crasso, si accumulano temporaneamente nell'ampolla rettale in virtù delle contrazioni peristaltiche del colon sigmoide e vengono successivamente eliminate attraverso l'ano. La loro espulsione richiede il rilasciamento dello sfintere anale interno, controllato da recettori di tensione presenti sulla parete rettale, e contemporaneamente anche dello sfintere anale esterno, controllato dall'azione di muscoli volontari. Quando lo sfintere esterno non viene rilasciato, i recettori di tensione sulla parete rettale subiscono un adattamento, con conseguente arresto temporaneo della peristalsi intestinale. La consistenza delle feci, che normalmente hanno colorito brunastro, varia in relazione sia al tipo di alimentazione sia alla velocità di transito attraverso i segmenti intestinali. In presenza di stipsi intestinale, le feci assumono una consistenza più solida a causa del maggiore assorbimento di acqua, mentre in caso di aumentata peristalsi intestinale, transitando più velocemente, mantengono una consistenza liquida. Spesso è proprio il tipo di alimentazione a influenzare la velocità di transito delle feci nell'intestino: nelle popolazioni dei paesi industrializzati, nelle quali la dieta è in genere ricca di grassi animali e di proteine e relativamente povera di carboidrati e di fibre alimentari, le feci prodotte sono più consistenti e quantitativamente più scarse rispetto alle popolazioni dei paesi in via di sviluppo. Come conseguenza, le feci vengono eliminate molto più lentamente, permanendo più a lungo all'interno dell'intestino sotto forma di massa fecale compatta; tale fenomeno è stato spesso messo in relazione con la maggiore incidenza di cancro al colon negli individui che vivono nei paesi industrializzati. Il colore e la consistenza delle feci presentano variazioni, inoltre, anche in relazione all'età degli individui, a cambiamenti nella dieta alimentare, all'attività fisica, che influenza la peristalsi intestinale, e, ovviamente, all'insorgenza di patologie. Per es., in presenza di ittero ostruttivo, le feci sono di colorito chiaro, quasi bianche (feci acoliche), mentre in presenza di emorragia del tratto superiore dell'intestino sono scure, quasi nere (melena).

Filogenesi

Gli animali, essendo organismi eterotrofi, devono assimilare l'energia necessaria per la propria sopravvivenza ingerendo materiale organico strutturato proveniente da altri organismi, siano essi autotrofi, come le piante, oppure eterotrofi. Generalmente, non tutto il materiale ingerito può essere assimilato; i residui, che corrispondono alla parte non digerita degli alimenti, vengono eliminati sotto forma di feci. L'eliminazione specifica delle scorie alimentari è chiaramente individuabile già nei Protisti eterotrofi, organismi monocellulari che spesso si alimentano di batteri o di altri Protisti più piccoli. In questi organismi, nei quali la digestione è necessariamente intracellulare, il vacuolo alimentare che contiene il nutrimento si associa ai lisosomi, i cui enzimi idrolitici scompongono il materiale in molecole semplici e solubili. Successivamente, il materiale utilizzabile viene trasportato verso il citoplasma tramite microvescicole, mentre le sostanze indigeribili, rimaste nel vacuolo alimentare originario, vengono riversate all'esterno in un punto qualsiasi della membrana o in un'area specializzata, denominata citopigio. È del tutto artificioso parlare di produzione fecale fintanto che la digestione del nutrimento rimane intracellulare, come accade nei Poriferi (Spugne) e negli Cnidari (meduse), nei quali i rifiuti alimentari sono prodotti microscopici eliminati dalle singole cellule. La comparsa di feci vere e proprie può ritrovarsi soltanto negli organismi animali che possiedono un sistema digerente suddiviso in regioni, dotato di un sito di ingresso del nutrimento (bocca), di una zona di digestione e assorbimento (stomaco e intestino) e, infine, di un tratto terminale il quale è adibito all'eliminazione delle scorie (ano).

Nei Molluschi, il cui tubo digerente comprende regioni specializzate, le cellule del rivestimento interno dello stomaco e dell'intestino anteriore assorbono il nutrimento, mentre le sostanze non digerite sono compresse in grumi fecali solidi rivestiti di muco; poiché l'ano si apre nella cavità del mantello in cui scorre l'acqua ossigenata, questo stratagemma rende possibile l'eliminazione dei rifiuti organici, senza però inquinare l'acqua che passa sopra le branchie. Nella maggior parte dei Vertebrati, i residui alimentari non assorbiti vengono avviati dall'intestino terminale all'ano o alla cloaca. Una ricca flora batterica determina la putrefazione dei residui alimentari e, in alcuni casi, la digestione della cellulosa presente negli alimenti vegetali, mentre una notevole quantità di acqua viene riassorbita nell'intestino posteriore, insieme con una certa quantità di residui alimentari che vengono prodotti sia dalla digestione sia dalla putrefazione. Nella quasi totalità dei Mammiferi e in alcune specie di Pesci (Teleostei), le feci vengono eliminate direttamente dall'intestino all'esterno tramite l'apertura anale. In altri animali invece, come i Selacei (pesci cartilaginei), Anfibi, Rettili e Uccelli, le feci sono immesse in una cloaca, dove il tratto terminale dell'apparato digerente sbocca unitamente agli orifizi dell'apparato urogenitale. Negli Uccelli, nei quali il colon non è nettamente separato dalla cloaca e non è presente la vescica urinaria, l'urina e le feci si mescolano per essere eliminati insieme.

3. Patologia (Red.)

Numerose patologie inducono alterazioni a carico delle feci per quanto riguarda sia il colore sia la composizione e la consistenza. I due quadri clinici più frequenti sono la diarrea e la stipsi.

Per diarrea si intende l'emissione di feci liquide o semiliquide che ha luogo o in un'unica evacuazione o, più spesso, in più scariche giornaliere. È il risultato di un'esagerata peristalsi intestinale, cui conseguono un insufficiente riassorbimento dei liquidi e, frequentemente, un aumento della secrezione enterica. Questo disturbo può essere legato a numerose cause: errori dietetici, abnormi putrefazioni o fermentazioni, enteriti, coliti e altre malattie intestinali, intossicazioni, stati nevrotici o emozionali (diarrea nervosa) ecc. Le feci diarroiche possono avere caratteri organolettici diversi a seconda della causa determinante; sono spesso commiste a muco e, in caso di processi ulcerativi intestinali, a sangue. La terapia della diarrea è, laddove possibile, causale: spesso si ricorre solo a misure dietetiche, se necessario a farmaci antimicrobici. Negli uremici, la diarrea ha significato di compenso o di difesa e pertanto non va ostacolata. Soprattutto nei lattanti e nei bambini è fondamentale mantenere un adeguato stato di idratazione. La stipsi, comunemente detta stitichezza, è un disturbo caratterizzato da un ridotto numero di evacuazioni. È dovuta a due meccanismi principali, che possono anche essere associati fra loro: rallentato avanzamento del contenuto intestinale nel colon e difetto nell'espulsione delle feci dal retto. Le cause principali sono alterazioni del viscere per processi flogistici o neoplastici (sia intrinseci, sia estrinseci), alterazioni delle feci dovute a errori alimentari (dieta povera di fibre) o a modificazioni della flora batterica intestinale; alterata peristalsi causata da fattori di vario genere, anche di tipo emozionale, o legati all'attività fisica; alterazioni dei meccanismi di evacuazione (ridotta pressione addominale, patologia dell'ano-retto ecc.).

La stipsi deve essere distinta in abituale (colite spastica, megacolon) o recente (legata a processi patologici a carico dell'intestino o a patologie extraintestinali: malattie epatiche, scompenso cardiaco, farmaci, lesioni midollari, impiego di morfina, nicotina ecc.). La terapia mira, da un lato, al miglioramento delle abitudini igienico-alimentari e, dall'altro, alla cura di eventuali patologie organiche. La somministrazione di lassativi dovrebbe essere limitata a pazienti con stispi occasionale o per brevi periodi di tempo, considerati i danni connessi a un impiego cronico.

Bibliografia

E. Giavini, Embriologia comparata dei Vertebrati, Napoli, SES, 1989.

Gray's anatomy, ed. P.L. Williams et al., Edinburgh, Churchill Livingstone, 198937 (trad. it. Bologna, Zanichelli, 19933).

A.S. Romer, T.S. Parson, The vertebrate body, Philadelphia, Saunders, 19866 (trad. it. Anatomia comparata dei Vertebrati, Napoli, SES, 19872).

Zoologia. Trattato italiano, 1° vol., a cura di B. Baccetti et al., Bologna, Zanichelli, 1995.

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