ARAGONA, Federico d'

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 3 (1961)

ARAGONA, Federico d'

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Figlio naturale di Martino il Giovane re di Sicilia e della dama siciliana Tarsia Rizzari, nacque, come sembra, in Sicilia verso il 1403.

Carissimo al padre, anche perché rimasto unico figlio maschio, venne, ancor fanciullo, promesso sposo a Violante di Prades nel 1409. Legittimato in questo anno dal nonno Martino il Vecchio, re d'Aragona, perché potesse succedere al padre nei beni personali che gli venivano dalla madre dello stesso Martino il Vecchio, Maria di Luna (cfr. R. Starabba, Testamento di Martino re di Sicilia, in Arch. stor. sicil., III[1875], p. 424), alla morte di Martino il Giovane, cui era succeduto come re di Sicilia il padre Martino il Vecchio, fu designato quale possibile successore del trono di Sicilia al papa Benedetto XIII, che venne perciò richiesto di legittimare il giovane principe, nella sua qualità di alto sovrano feudale del Regno.

Le esitazioni del papa, prima, e la morte di Martino il Vecchio, poi, nel 1410, tolsero ogni valore alle richieste dell'A., che, inutilmente e troppo tardi, il 20 ag. 1410 venne dal papa dichiarato giuridicamente capace di assumere la corona siciliana.

In realtà, l'A., malgrado l'appoggio della vicaria del Regno, la regina Bianca, non aveva validi sostenitori, come si vide al famoso convegno di Caspe, ove, proposto come candidato dei Siciliani al trono d'Aragona e di Sicilia, si vide preferito Ferdinando de Antequera.

Nel 1423 fu nominato grande ammiraglio e partecipò alla spedizione dell'infante Pietro alle isole Gerba e Kerkena; ma, per timore dell'ambizione sua mai sopita di avere la corona siciliana, e del partito isolano che lo sosteneva, fu richiamato in Aragona, insieme all'infante, colmsito di beni e di onori, ma, per impedirgli il ritomo in Sicilia, privato della carica di ammiraglio. L'A., irritato allora contro Alfonso, cercò la protezione, per i suoi disegni politici, di Giovanni II di Castiglia, allora in guerra col Magnanimo. Egli fortificò i suoi castelli posti al confine di quel Regno e continuò a tener vivi i suoi contatti con la Sicilia. Re Alfonso perciò colse l'occasione per accusarlo di tradimento, spogliarlo di tutti i beni e farlo imprigionare. E appunto in carcere il conte di Luna finì i suoi giomi, con fondato sospetto di veleno nel 1438.

Fonti e Bibl.: G. Zurita, Anales de la Corona de Aragón, Zaragoza 1610, XIII, capp. 57-58, 60; III, pp. 190-193, 194; Fragmenta historiae siculae, in L. A. Muratori, Rer. Italic. Script., XXIV, Mediolani 1738, coll.1095 s.; G. E. Di Blasi, Storia del regno di Sicilia, II, Palermo 1863, pp.627-629; E. Bagué, Des documents sobre l'infant Frederic fill de Martt de Sicilia i l'affer de la successiò, in Analecta Sacra Tarraconensia, XI(1935), pp. 323 s.; F. Giunta, Aragonesi e Catalani nel Mediterraneo, I, Palermo 1953, pp. 236-238, 275, 281 s., 287-292, 311; G. Fasoli, L'unione della Sicilia all'Aragona. in Riv. stor. ital., LXV (1953), pp. 13 ss.; A. Boscolo, La Politica italiana di Ferdinando I d'Aragona, Cagliari 1954, pp. 8. 20, 41, 111; A.Caldarella, L'impresa di Martino I in Sardegna, Palermo 1954, pp. 84 s.

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