GARLANDA, Federico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 52 (1999)

GARLANDA, Federico

Guido Gregorio Fagioli Vercellone

Nacque a Mezzana Mortigliengo, presso Biella, il 17 apr. 1857 da Pietro, geometra, e da Teresa Castelli, in una famiglia della vicinissima Strona non ricca, ma distinta e rispettata.

Perduta la madre da bambino, si legò più strettamente al padre e ai fratelli: Eligio, poi avvocato e amministratore delle sue imprese editoriali, ed Ernesto.

Il G. seguì i corsi elementari nel suo paese, passando poi al ginnasio di Biella; a sedici anni vinse una borsa di studio per l'Università di Torino, iscrivendosi alla facoltà di medicina. Dal novembre 1878 al novembre 1879 prestò un anno di volontariato militare e, in quella primavera, fu duramente colpito dalla morte del fratello minore, evento che probabilmente contribuì a fargli rivedere le sue scelte di vita: abbandonò, infatti, la facoltà di medicina, passando a quella di lettere e filosofia con indirizzo filologico: seguì, in particolare, gli insegnamenti del glottologo G. Flechia e di D. Pezzi, professore di storia delle lingue classiche e neolatine.

In tale nuovo ambito il G. pubblicò, ancora studente, alcune operette di qualche pregio: Batracomiomachia, studio e revisione metrica (Torino 1881), Brevi nozioni di metrica italiana (ibid. 1882) e Della lunghezza di posizione nel latino e greco, e nel sanscrito (ibid. 1882); negli anni 1882-83 diresse anche, con C. Bernardi e M. Lessona, la rivista Serate torinesi.

Conseguita la laurea viaggiò in Francia, Belgio, Germania, Ungheria, Svizzera, Olanda, e, più a lungo, in Inghilterra e negli Stati Uniti, dove apprese perfettamente l'inglese e coltivò un crescente interesse per l'economia politica e la sociologia. Il G. si stabilì a New York per diversi anni, mantenendosi grazie a saltuarie corrispondenze per giornali italiani e ai proventi delle sue prime opere di successo, in italiano e in inglese, quasi tutte volte ad approfondire l'analisi della costituzione, della società e dell'economia statunitensi.

Dopo Eletto ed elettori negli Stati Uniti d'America: note storiche (Torino 1885) diede alle stampe The philosophy of words. A popular introduction to the science of language (New York 1886 e London 1888, tradotto in italiano La filosofia delle parole, Roma 1890, 2ª ed. ibid. 1900, largamente rimaneggiata e dotata di un indice analitico), The fortunes of words. Letters to a lady… (New York 1887), Greater America: hits and hints by a foreign resident (ibid. 1887, anonimo), poi pubblicato in Italia, con modifiche e aggiunte, con il titolo La nuova democrazia americana: studi e applicazioni (Roma 1891).

Rientrato definitivamente in Italia sul finire degli anni Ottanta, ottenne subito l'incarico di un corso di filologia inglese, quindi, per concorso, la cattedra di tale disciplina presso l'Università di Roma, città in cui si stabilì. Fu un professore alacre e appassionato, suscitatore di grandi entusiasmi fra i discepoli mentre, contemporaneamente, dava inizio alla sua attività editoriale.

Dal gennaio al novembre 1888 fece un interessante esperimento, pubblicando da solo Italia, a monthly magazine, un mensile in lingua inglese destinato ai turisti anglofoni che forniva, oltre a utili informazioni di viaggio, anche orientamenti culturali, con racconti e articoli di storia, archeologia e musica. Nel 1891 fondò a Roma Minerva (fino al 1896 con il sottotitolo Rassegna internazionale, poi con quello di Rivista delle riviste, e in seguito, dal dicembre 1898, Rivista delle riviste, rassegna settimanale), di cui fu direttore nonché il più attivo collaboratore; si trattava di una pubblicazione di grande originalità per i tempi, attraverso la quale il G. si prefiggeva di far pervenire a un vasto pubblico italiano tutto il meglio pubblicato settimanalmente nel mondo, traducendo e semplificando testi delle più rinomate riviste e di circa 50 quotidiani su temi della più svariata natura: sociali, politici, scientifici, letterari, filosofici. La rivista ebbe un notevolissimo successo, e in essa confluì, accentuandone le caratteristiche, la Rassegna settimanale universale, edita dal G. fra il gennaio 1896 e il dicembre 1898. Fu editore di altri due minori periodici: dal gennaio 1894 al dicembre 1898 il settimanale Giornale dei consiglieri municipali e sindaci (dal 1895 Giornale dei Consigli comunali e provinciali, e delle Opere pie); e dal gennaio 1894 alla morte Il Giudice conciliatore, settimanale. Fu anche proprietario della rivista La Legge.

A sostegno di tutte queste iniziative nel 1891 aveva dato vita alla Società editrice laziale, che curava tutte le sue pubblicazioni e si rivelò un efficace strumento di lavoro nonché un successo commerciale, consolidando notevolmente le condizioni finanziarie del Garlanda. Nel 1895 si candidò al Parlamento nel collegio di Cossato e fu eletto deputato per la XIX legislatura: fu fedele seguace di F. Crispi, cui rimase vicino anche nell'avversa fortuna.

Come parlamentare non fu particolarmente attivo, ma si distinse per lo straordinario senso pratico, la chiarezza e l'aderenza alla realtà che ne caratterizzarono tutta la sua vita. Il suo nome è rimasto legato a un importante disegno di legge che egli, di sua iniziativa, ideò, strutturò e presentò nella seduta del 4 luglio 1895, con l'intenzione di venire in aiuto alle popolazioni delle zone colpite dalla malaria. Fu la "legge sul chinino di Stato" che, se pervenne alla promulgazione solo diversi anni dopo, restò, comunque, ascritta a suo merito.

Frutto di questa esperienza di politica attiva fu, oltre all'opuscolo Del socialismo (Roma 1907), la sua principale e fortunata opera socio-economica, La terza Italia. Lettere di uno yankee tradotte ed annotate (ibid. 1903) poi pubblicato anche in inglese (The new Italy, New York-London 1910).

Si tratta di una severa analisi critica della struttura sociale, della situazione politica e delle condizioni economiche del Regno d'Italia, svolta con lucidità e approfondita conoscenza dei problemi, ed esposta con una chiarezza e una semplicità rare all'epoca.

Nel frattempo il G. non aveva trascurato il versante delle ricerche specialistiche di letteratura e di storia e, dopo anni di elaborazione, aveva pubblicato la biografia Guglielmo Shakespeare, il poeta e l'uomo (Roma 1900; 2ª ed. ampliata, ibid. 1910).

L'opera, positivamente accolta anche dalla critica anglosassone, fu definita da G. Carducci "rapido, comprensivo e pervadente studio" (Ormezzano, p. CLI); e il G., fra il 1904 e il 1906, continuò su questo stesso argomento con la serie degli studi shakespeariani (Sulla origine del cognome Shakespeare. Postilla etimologica, Roma 1904; Romeo and Juliet, ibid. 1904; Othello, ibid. 1905; Hamlet: una indagine sul carattere del protagonista e Ur-Hamlet nello Hamlet shakespeariano e nella poesia italiana, entrambi ibid. 1906). Sempre su temi relativi alla lingua e alla letteratura inglesi seguirono: Beowulf: studio (ibid. 1906); L'allitterazione nel dramma shakespeariano e nella poesia italiana, "Henry V", e A few remarks on the interpretation of an anonymous M.E. ballad (entrambi ibid. 1909).

Fin dall'adolescenza il G. aveva coltivato anche la narrativa e la poesia: frutto di tali interessi rimangono Visetchen, novelle (Roma s.d., con lo pseudonimo di F.E. D'Algrana), e Versi di F. Garlanda, pubblicato postumo dagli amici (Torino 1915). I giovanili studi di linguistica furono, infine, alla base di Sul dialetto biellese della valle di Strona, note glottologiche (ibid. 1901), mentre legati alla sua attività didattica sono: Di una grave lacuna nel nostro insegnamento superiore, appunti (Roma 1894) e Le lingue e le letterature moderne nel nostro insegnamento superiore, discorso per l'inaugurazione dell'anno accademico 1908-09 (ibid. 1909). Il saggio Il verso di Dante (ibid. 1907) fu, invece, occasione di una vivace querelle con L. Pirandello.

In esso il G. sosteneva tesi alquanto azzardate riguardo alla metrica dantesca e all'allitterazione in Dante, tesi che il Pirandello, ferratissimo in materia, rintuzzò, prima garbatamente (Per uno studio sul verso di Dante, in Nuova Antologia, 1º nov. 1907, pp. 79 ss., rist. in Id., Arte e scienza, Roma 1908, pp. 108-110 e Poscritta, pp. 136-138) e poi, dopo la replica del G. (in Minerva, XVII [1908], 50), in modo duro e sarcastico, chiamandolo "dantista americano" e "orecchiante di metrica" (in La Vita letteraria, IV [1908], 42).

Il G. fu vice presidente dell'Associazione della stampa italiana, membro del comitato romano della Società Dante Alighieri, socio della Malone Society di Londra, cavaliere dell'Ordine dei ss. Maurizio e Lazzaro e commendatore della Corona d'Italia.

Morì a Roma il 13 marzo 1913.

Aveva legato la sua importante raccolta di libri inglesi alla facoltà di lettere dell'Università di Roma. Il 12 sett. 1915 fu scoperto sulla piazza di Vallemosso (Biella) un monumento a lui dedicato, opera dello scultore G. Torrini.

Fonti e Bibl.: Mezzana Mortigliengo, parrocchia di S. Bartolomeo, registro battesimale alla data 17 apr. 1857; Minerva, XXIII (1913), 33 (numero speciale dedicato al G., in partic. vedi necr. alle pp. 290-293); altri necrologi e commemorazioni: Corriere della sera, 24 marzo 1913 e 13 sett. 1915; Il Messaggero, 24 marzo 1913, 24 agosto e 13 sett. 1915; Il Mattino, 25 marzo 1913 e 13 sett. 1915; La Stampa, 25 e 27 marzo 1913 e 27 agosto e 12 sett. 1915; Il Biellese, 25 e 28 marzo 1913 e 10, 14 e 21 sett. 1915; La Gazzetta di Biella, 26-27, 28 (numero speciale) e 29-30 marzo, 2-3, 22-23, e 26-27 aprile, 17-18 maggio 1913, 28-29 genn. 1914, 24 agosto, 4-5, 15, 18 e 22 settembre, 9 ott. 1915; Nuova Antologia, 16 sett. 1915; L'Illustrazione italiana, 19 sett. 1915; La Rassegna nazionale, 1° ott. 1915; Università degli studi di Roma, Annuario dell'anno scolastico 1913-14, pp. 239-242; Il Marzocco, 30 marzo 1913, p. 6. Vedi anche V. Ormezzano, Onorevole professor F. G., in Il Biellese ed il suo sviluppo industriale, Varallo Sesia 1927, pp. 117-154, in cui sono raccolti anche: O. Oliva, Commemorazione di F. G., pp. 118-120; E. Sella, Ai Mani di F. G., pp. 120-125; C. Bertacchi, La giovinezza di F. G., pp. 126-137; E. Villa, F. G. e la legge sul chinino di Stato, pp. 138 s.; alle pp. 150 s., un'incompleta bibliografia delle opere del Garlanda. Cfr. inoltre: G. Mazzoni, L'Ottocento, Milano 1949, pp. 1156, 1364, 1421; T. Rovito, Letterati e giornalisti italiani contemporanei, Napoli 1922, pp. 185 s.; L. Pallestrini, I nostri deputati: XIX legislatura, Palermo 1896, s.v.; A. De Gubernatis, Dict. intern. des écrivains du monde latin, Rome 1905, p. 668; U.E. Imperatori, Diz. degli Italiani all'estero…, Genova 1956, s.v.; O. Majolo Molinari, La stampa periodica romana dell'Ottocento, Roma 1963, ad ind.; Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", A. Malatesta, Ministri, deputati e senatori dal 1848 al 1922, II, p. 16; Enc. Italiana, XVI, p. 399; Enc. dantesca, IV, p. 529 (s.v.Pirandello, Luigi).

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