GIOVANELLI, Federico Maria

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 55 (2001)

GIOVANELLI, Federico Maria (Ferigo)

Michela Dal Borgo

Nacque il 26 dic. 1728 a Venezia, ultimogenito di Giovanni Paolo di Giovanni Andrea e della giovane seconda moglie di questi, Giulia Maria Calbo. Ebbe due fratelli - Giovanni Andrea e il procuratore Giovanni Benedetto - e una sorella, Marianna, figlia della prima moglie di Giovanni Paolo.

La famiglia, proveniente da Gandino, nel Bergamasco, grazie al commercio di tessuti in seta e oro e alla proprietà di miniere di preziosi nell'Europa orientale, aveva acquisito i titoli di nobili del Regno di Ungheria, di magnati del Regno di Ungheria, di conti di Morengo e Carpenedo (1668) e, nel dicembre del 1668, l'ascrizione al patriziato veneto, grazie a una generosa donazione alle casse erariali, per sostenere le ingenti spese della guerra di Morea. Precedentemente i Giovanelli erano stati insigniti del titolo di conti del Sacro Romano Impero e degli Stati ereditari.

Dopo una elementare educazione ricevuta in famiglia da insegnanti privati, fu inviato con i fratelli nell'allora celebre accademia benedettina di Erthel (Baviera); continuò gli studi presso i padri gesuiti nei collegi di Roma e Brescia e infine ottenne, nel 1754, la laurea in utroque iure. Uomo dal carattere schivo, il G. fu sempre maggiormente interessato alla vita di preghiera che alla carriera ecclesiastica; nonostante ciò fu chiamato a Roma, nel 1758, dall'amico veneziano Carlo Rezzonico, appena asceso al soglio pontificio con il nome di Clemente XIII, che lo nominò suo prelato domestico e cameriere segreto. Per proprio volere il G. ritornò a Venezia; nel 1769, dopo la morte di Clemente XIII, fu incaricato di accompagnare il cardinale Antonio Priuli al conclave che elesse, nel maggio 1770, Clemente XIV. Nuovamente a Venezia, sostenuto dalla grande fama popolare della sua pietas - e dalle rilevanti possibilità economiche familiari come dal potere politico dei due fratelli -, il 15 apr. 1773 il Senato veneziano lo preferì come vescovo di Chioggia, ma con lo scarto di un solo voto, a Benedetto Maria Civran. A Roma, il 12 luglio, fu canonicamente istituito e il giorno 18 ricevette la sacra unzione dalle mani del fraterno amico cardinale Carlo Rezzonico, nipote di Clemente XIII.

Tornato a Venezia, il 31 ott. 1773 si insediò nella sua diocesi, ma senza alcun festeggiamento, rifiutando le solenni celebrazioni ormai invalse da tempo: ricevette per la festa di Ognissanti il tributo di 100 ducati d'argento dalla comunità di Chioggia, ma rinunciò a ogni ulteriore contribuzione annuale a lui spettante dalle mense vescovili di Chioggia e Caorle.

Estremamente attiva, operosa e proficua fu la sua attività episcopale, cui contribuì anche la figura dell'amatissima madre che lì lo aveva seguito: il G. destinò le grandi disponibilità finanziarie della famiglia al soccorso dei poveri, al culto dei santi, al miglioramento dei paramenti ecclesiastici, alla formazione culturale degli ecclesiastici di ogni ordine e grado. A tale scopo istituì la nuova cattedra di teologia morale presso il seminario, non sottraendosi mai all'insegnamento personale della dottrina a giovani e poveri "dolcemente attirati eziandio coll'efficace allettamento di copiose limosine" (G. Vianelli, p. 390).

Alla morte del patriarca Giovanni Bragadin (dicembre 1775) il 5 genn. 1776 il Senato elesse il G. patriarca di Venezia con 146 voti a favore e 63 contrari.

Il 30 maggio la sua consacrazione ebbe l'approvazione del papa Pio VI nel concistoro cardinalizio.

L'insediamento del G. avvenne con grande sontuosità: il 5 giugno ricevette l'investitura da Paolo Da Ponte, vescovo di Torcello; il 1° settembre fu poi scortato da uno sfarzoso seguito - di cui fecero parte quasi tutti i patrizi veneziani in toga rossa - lungo tutta la Merceria, sino alla sala del Pien Collegio in palazzo ducale; da lì fu scortato, accompagnato dal doge Alvise Mocenigo, con un corteo d'acqua formato da 72 barche (le "peote", ciascuna in rappresentanza di una delle parrocchie di Venezia) sino a S. Pietro di Castello, la sede patriarcale. Anche a Venezia la sua attività pastorale fu intensa: nel 1779 consacrò la chiesa parrocchiale dei Ss. Ermagora e Fortunato (S. Marcuola), nel 1780 quella di S. Basso, nel 1795 S. Margherita e nel 1796 S. Barnaba. Nel maggio 1782 il G. accolse con grandi onori Pio VI - al quale fu legato da particolare rapporto di stima, rispetto e filiale devozione - che era di ritorno da Vienna.

Sebbene afflitto da una progressiva cecità, il G. fu dignitoso protagonista della caduta della Serenissima nel maggio 1797. Chiamato dal nuovo regime a giurare fedeltà, si presentò alla seconda sessione della Municipalità, accompagnato da canonici, parroci e altri membri del clero. A suo nome il parroco di S. Bartolomeo lesse una dichiarazione rivolta al popolo, invitandolo diplomaticamente a obbedire alle nuove leggi, ma nel rispetto della religione.

Passata Venezia sotto l'Austria con il trattato di Campoformio (17 ott. 1797), il grande carisma del G. fece sì che l'imperatore Francesco II lo designasse, nel gennaio 1798, suo consigliere intimo. Il mese dopo Pio VI, ormai sulla via dell'esilio in Francia, lo nominò delegato apostolico; alla morte del papa, nell'agosto 1799, Venezia fu scelta quale sede del conclave.

Il G. non poté assistere all'elezione del nuovo pontefice, Pio VII, perché morì prima, il 10 genn. 1800, per apoplessia, dopo un'agonia di 46 ore. La notizia fu riferita ai cardinali solo dopo quattro giorni.

Il 19 febbraio solenni esequie furono celebrate a S. Francesco della Vigna dal patriarca di Antiochia A. Despuig e il 13 marzo, a S. Marco, fu celebrato il funerale di Stato. Il corpo del G. fu inumato a S. Pietro di Castello.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, Libri d'oro nascite, reg. 64, XIV, c. 169r; Misc. codd., I, Storia veneta, 20: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de patritii veneti, c. 41; Segretario alle Voci, Elezioni in Pregadi, reg. 25, cc. 170v, 186r; Provveditori e Sopraprovveditori alla Sanità, Necrologi, reg. 987, alla data; L.A. Loschi, Per la solenne inaugurazione di monsignor ill.mo e rev.mo F.M. G.…, Venezia 1776; G. Vianelli, Nuova serie de' vescovi di Malamocco e di Chioggia…, I, Venezia 1790, pp. 385-393; Discorso di monsignor F.M. G., per divina clemenza patriarca di Venezia e primate della Dalmazia, recitato li 25 maggio 1797, in Raccolta di carte pubbliche, istruzioni, legislazioni…, I, Venezia 1797, cc. CLXVIII s.; A.M. Cuccetti, Compendio storico della nascita, vita, gesta e morte di s.e. monsignor F.M. G., patriarca di Venezia, Venezia 1800; A. Orsoni, Cronologia storica dei vescovi e successivi patriarchi di Venezia, III, Venezia 1828, pp. 418-425; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia ed i suoi ultimi cinquant'anni, Venezia 1855, pp. 128-130; S. Romanin, Storia documentata di Venezia, X, Venezia 1861, pp. 211-214; A. Serena, Pio VI e il patriarca G., in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, XCI (1939-40), 2, pp. 299-303; A. Niero, I patriarchi di Venezia, da Lorenzo Giustinian ai giorni nostri, Venezia 1961, pp. 149-153, 254; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia catholica, VI, Patavii 1958, pp. 170, 436.

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