BLANGINI, Felice

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 10 (1968)

BLANGINI, Felice (Giuseppe Marco Maria Felice)

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Nacque a Torino il 18 nov. 1781. Entrò fanciullo nel coro della cappella del duomo torinese e vi seguì i primi studi musicali (canto, pianoforte, violoncello e composizione) sotto la guida dell'abate B. Ottani. I progressi furono rapidi: a dodici anni scrisse un Mottetto e un Kyrie, eseguiti nella chiesa della Trinità di Torino.

Nel 1797 il B. decise di recarsi a Parigi insieme con sua madre e due sorelle. Percorsa la Francia meridionale, esibendosi in concerti a Marsiglia, a Montpellier, a Lione, spingendosi poi fino in Svizzera, giunse nel 1799 a Parigi, dove sperò invano di essere ammesso come professore di pianoforte al conservatorio. Diede allora concerti come tenore e nel 1800 cominciò a far pubblicare composizioni per canto e pianoforte, di aggraziata e facile melodia, che ebbero molto successo e larga diffusione. Chiamò le sue composizioni a due voci - generalmente per tenore e mezzo-soprano o soprano - Notturni, e ne rivendicò il nome e il genere.

In realtà, il nome gli fu forse suggerito - scrive il Paoli - "da quelle voci "notturne" che stavano prendendo concretezza poetica in Germania, ma che avevano qualche esempio, anche se esteticamente di livello inferiore, in Inghilterra". Quanto al genere, già nel sec. XVIII con la denominazione di "notturno" si designava una forma di composizione per piccola orchestra, quasi sempre di strumenti a fiato, da eseguirsi di notte all'aria aperta (o in una sala) in occasione di varie festività, per cui si richiedevano brevi musiche di facile, gradevole melodia e di carattere "mondano". Il B., dunque, non fece che applicare ai suoi duetti vocali, così simili ai "notturni" strumentali, lo stesso termine che W. A. Mozart aveva usato prima di lui per certi suoi Divertimenti orchestrali.

Il successo ottenuto con i suoi concerti e con le sue musiche aprì al B. il mondo aristocratico, di cui presto divenne maestro di canto "alla moda". Nel 1802 fu incaricato di terminare l'opera La fausse duègne del defunto autore P. A. D. Della Maria: eseguita all'Opéra-Comique il 24 giugno 1802, ebbe esito mediocre, ma il B. continuò a comporre, e il 7 genn. 1803 fece rappresentare al Teatro Feydeau l'opera Zélie et Térville ou Chimère et réalité, che riscosse un notevole successo. Nel 1805 si recò a Monaco di Baviera, dove fece eseguire, nell'estate, l'opera Encore un tour de Calife, in qualità di maestro di cappella della corte bavarese (non è possibile, però, documentare per quell'anno la nomina a tale carica). Ritornato a Parigi nel 1806, diede all'Opéra il 6 aprile Nephtali ou Les Ammonites, che, per ordine di Napoleone, precedette la rappresentazione della Vestale di G. Spontini ed ebbe numerose repliche. Musicista favorito alla corte parigina, fu amato dalla sorella di Napoleone, Paolina Borghese, che lo nominò direttore della sua musica particolare e nel 1808 soggiornò a lungo con lui a Nizza; la relazione fu poi troncata da Napoleone stesso, che richiamò il B. a Parigi. Nel 1809, dopo che Napoleone aveva creato il regno di Vestfalia per il fratello Gerolamo, il B. fu invitato come maestro di cappella alla corte del nuovo sovrano a Cassel. Qui si trattenne fino al 1814 (tranne un breve viaggio a Parigi e a Torino nel 1812 per ricostituire la cappella reale con nuovi e più idonei elementi) e vi fece eseguire diverse opere teatrali, fra le quali ebbero speciale consenso La fée Urgèle (1812) e La princesse de Cashemire (1812). Dopo l'entrata delle truppe russe a Cassel (1813) si recò per qualche tempo a Monaco, dove era ancora considerato maestro di cappella (ma s'ignora se prendesse uno stipendio come tale o godesse soltanto del titolo) e dove, il 14 luglio 1814, si rappresentò la sua opera Traiano in Dacia. Ritornato a Parigi durante i Cento giorni, dovette poi alla sua amicizia con il Talleyrand e con la duchessa di Berry di poter rimanere sotto la Restaurazione e di poter beneficiare del favore di Luigi XVIII. Nel 1816, infatti, fu nominato sovrintendente della cappella reale, compositore di corte e maestro di canto al conservatorio; nel maggio 1821 ricevette la Legion d'Onore e il 14 nov. 1822 un titolo nobiliare, mentre nel 1823 fu chiamato a formare un corpo di musica unito allo Stato Maggiore della guardia nazionale. Ormai naturalizzato francese e sposato con la figlia di un finanziere, continuò a godere di una notevole fortuna, che gli permise di dedicarsi ancora al teatro e di far rappresentare molte opere nei teatri Feydeau, des Nouveautés e des Variétés. Nel 1828 si recò a Torino, dove l'Accademia Filarmonica offrì in suo onore un concerto di musiche tutte sue. Rientrato a Parigi, al sopraggiungere della rivoluzione del 1830 egli vide declinare il suo successo: con il nuovo regime (perduti i suoi incarichi a corte e coinvolto in alcuni fallimenti commerciali), la sua ultima produzione teatrale e le sue romanze non incontrarono più il mutato gusto del pubblico. Nel 1834 l'amico M. Maxime de Villemarest tentò di risvegliare l'interesse per il B. pubblicandone a Parigi i Souvenirs. Dimenticato ormai del tutto ancor prima della sua morte, il B. si spense a Parigi il 18 dic. 1841.

Compositore assai fecondo, scrisse una trentina di opere teatrali, quasi tutte rappresentate, 4 messe con orchestra, 174 romanze a una voce, 170 notturni a due voci e numerose canzonette a una o più voci su testo italiano e francese; di queste composizioni vocali, una gran parte fu pubblicata nel giornale musicale fondato dal B. stesso, La lyre des dames, ou choix de musique nouvelle pour le chant... avec accompagnement de pianoforte ou harpe (al quale erano abbonati diversi sovrani e la nobiltà europea) e il rimanente dai principali editori musicali a Parigi, Londra, Vienna, Bonn e Milano. Dalla sua attività teatrale il B. trasse, negli anni migliori, un successo superiore ai suoi meriti, mentre si distinse nella musica vocale da camera.

Tipico esponente di una società aristocratica e del gusto che le fu proprio, egli rivela il suo valore autentico "nella grazia spontanea del canto e nel carattere esclusivamente lirico dell'invenzione" (Parisotti). Di queste sue composizioni vocali, eleganti nell'armonizzazione e facili nella melodia, alcune - le più giovanili - fanno ricordare il suo studio e la sua predilezione per Cimarosa, per Paisiello e per Mozart. In seguito, le musiche del B. acquistarono una semplicità e una vocalità tali da giustificarne e la popolarità conseguita - specialmente in Inghilterra e in Francia, dove i suoi Notturni furono spesso cantati da Rossini e da sua moglie I. Colbran - e l'effimera vita, legata allo stile, alla moda di una epoca. Secondo il Paoli, una certa affinità, pur con i dovuti limiti, si può riscontrare fra le migliori ariette, alcuni "notturni" del B. e le liriche di V. Bellini e il Lied tedesco. Inserite nella raccolta di Arie antiche di A. Parisotti (III, Milano 1900, pp. 224-236), figurano una romanza, L'abandon (Il est parti! Mon âme se déchire) e un'arietta, La vieille (C'est une misère,que nos jeunes gens!), assai significative dell'arte del Blangini.

Bibl.: (F.H.J.) Castil-Blaze, L'Académie impériale de musique de 1645 à 1855, II, Paris 1855, p. 103; M. Zenger, Geschichte der Münchener Oper, München 1923, pp. 85 s., 133, 135; L. Cocchi, Un musicista torinese alla corte di re e di principi: F. B., in Torino. Rass. mens. della città, XV (1935), n. 7. pp. 21-25; D. Zanetti, Il romanzo di F., in La Scala. Rivista dell'Opera, 1956, n. 85, pp. 72 s.; R. Paoli, La lirica da camera di B., in Acc. Music. Chigiana, XVII, Musicisti Piemontesi e Liguri, a cura di A. Damerini e G. Roncaglia, Siena 1959, pp. 35-40; R. Berthelot, La vie romanesque du chevalier B., in Musica, Paris 1962; Enciclopedia dello Spettacolo, II, coll. 698 s. (con bibl. franc.).

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