LESSEPS, Ferdinand-Marie visconte de

Enciclopedia Italiana (1933)

LESSEPS, Ferdinand-Marie visconte de

Giuseppe ALBENGA
Mario MENGHINI

Diplomatico francese, nato a Versailles il 19 novembre 1805, morto a La Chenaie (presso Guilli; Indre) il 7 dicembre 1894. Passò alcuni anni a Pisa, poi studiò a Parigi al collegio Henry IV e seguì i corsi di giurisprudenza. Entrato a vent'anni nella diplomazia, fu addetto a Lisbona, poi viceconsole a Tunisi (1828), e dopo una missione in Algeria durante l'occupazione francese (1830), fu console al Cairo, ad Alessandria (1834), a Malaga (1839), infine a Barcellona (1842). In quest' ultima residenza prestò utili servigi quando la città, insorta contro il governo dell'Espartero, fu bombardata. Promosso console generale il 26 gennaio 1847, il L. fu richiamato a Parigi dopo la rivoluzione del febbraio successivo, e mandato ministro a Madrid, dove rimase appena un anno, poiché all'avvento del principe Napoleone (10 febbraio 1849), fu trasferito a Berna; non fece però a tempo a raggiungere la nuova sede, poiché su di lui furon posti gli occhi per una missione assai importante, quella cioè di recarsi a Roma, dove il 30 aprile 1849 il corpo di spedizione francese, inviato contro il governo della Repubblica, era stato sconfitto. Il L. aveva l'incarico ufficiale di aprire trattative con l'Assemblea costituente romana per una qualunque intesa; ma era evidente che il governo francese mirava a guadagnar tempo, per aver modo d'inviare i rinforzi necessarî all'occupazione della città che il generale Oudinot, comandante la spedizione, aveva richiesti. Il L. non comprese le difficoltà della missione affidatagli, ed entrato in Roma, aprì trattative leali con i membri dell'Assemblea costituente e col Triumvirato, in contraddizione con le istruzioni che da Parigi giungevano al generale Oudinot. Richiamato in Francia, mentre si ordinava all'Oudinot di riprendere le ostilità, fu oggetto di aspre critiche all'Assemblea legislativa e il suo operato in Roma fu deferito al Consiglio di stato (9 giugno 1849). Il L. pubblicò allora una documentata memoria intitolata: Ma mission à Rome, mai 1849 (Parigi 1849) e poco dopo una Réponse au Ministère et au Conseil d'Ètai (Parigi 1849).

Uscito dalla carriera diplomatica, nel 1854 andò in Egitto, bene accolto da Mohammed Said e colà concepì l'audace disegno del taglio dell'istmo di Suez (v. il suo volume Percement de l'Isthme de Suez, Parigi 1856). Il progetto di canale da lui sostenuto era in sostanza quello già studiato dall'italiano Luigi Negrelli (a cui la morte prematura impedì di portar l'opera a compimento), con qualche modifica tratta dai progetti degl'ingegneri Linant de Bellefonds e Mongel. Un firmano del 30 novembre 1854 autorizzava il L. a fondare una società per il taglio dell'istmo. Le prime trattative si scontrarono contro l'ostilità degl'Inglesi, e in particolare di lord Palmerston e di Stephenson, i quali combatterono tanto il progetto quanto la persona del L.; tuttavia questi riuscì a fondare una società col capitale di 200 milioni (dicembre 1858), che una perizia sommaria aveva indicato come sufficienti a compiere l'opera. Il 25 aprile 1859 s'iniziarono i lavori, che procedettero dapprima con estrema lentezza: più tardi ripresero con energia, ma solo nel 1866 la Sublime Porta concesse, sotto la pressione di Napoleone III, la necessaria autorizzazione allo scavo del canale. Ai lavori partecipava anche l'ingegnere italiano Gioia. Nel 1862 le acque del Mediterraneo giunsero al lago Timsah; il 20 novembre 1869 il canale, non ancora terminato del tutto, fu solennemente inaugurato con l'intervento di parecchi sovrani, di rappresentanti diplomatici, di giornalisti e di scienziati di tutto il mondo. Tornato in Francia, il L. continuò a occuparsi di grandi progetti quali: una ferrovia da Mosca a Bombay e da Bombay a Pechino (1873), un canale dall'Atlantico per sommergere il deserto del Sahara (1877). Il L. tentò anche di attuare un altro grande disegno, cioè di tagliare l'istmo che divideva i due oceani Atlantico e Pacifico, presso Panama. Era stata creata un'apposita compagnia detta del Canale (3 marzo 1881), che avrebbe dovuto inaugurare quest'altra opera gigantesca il 1° ottobre 1887. Sennonché, durante i lavori la compagnia, della quale uno dei massimi esponenti era il figlio del L., Carlo, fallì clamorosamente (4 febbraio 1889), dando origine a uno scandalo, nel quale dovette intervenire l'autorità giudiziaria. La corte di Parigi condannò i due L. a cinque anni di carcere e a 3000 lire d'ammenda, ma quella rovina morale fu tenuta nascosta dai familiari al vegliardo.

Bibl.: Per la missione del L. a Roma, v. É. Bourgeois e E. Clermont, Rome et Napoléon III, Parigi 1907; A. Leby, Louis Napoléon Bonaparte et le ministère Odilon-Barrot, ivi 1912; per la biogr.: S. Berseant, F. de L. et son œuvre, Marsiglia 1875; A. Pinard, F. de L., ivi 1883. Da consultare i Souvenirs de quarante ans, che il L. pubblicò a Parigi nel 1887 in 2 voll.