BERTONI, Ferdinando Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 9 (1967)

BERTONI, Ferdinando Giuseppe

Fabio Fano

Nacque a Salò (Brescia) il 51 ag. 1725 da Antonio, detto Dreso, e da Domenica Marchioni. Pare abbia avuto nel suo paese una discreta istruzione, e certo vi iniziò lo studio della musica, che continuò più sistematicamente a Brescia; di là venne inviato a Bologna alla scuola di padre G. B. Martini e in quella città si distinse talmente da poter essere aggregato all'Accademia Filarmonica. All'età di vent'anni lo si trova a Venezia, dove acquistò la stima di musicisti autorevoli, come G. G. Saratelli e B. Galuppi, e cominciò a insegnare clavicembalo e canto presso famiglie dell'aristocrazia. Ben presto si distinse anche nella composizione, specialmente nel genere teatrale: ne diede i primi saggi, a quanto sembra, nel 1745 in Firenze, scrivendo le arie principali per l'opera giocosa La vedova accorta (libretto di A. Borghesi), in Venezia l'anno dopocon l'opera Orazio Curiazio (rappresentata al Teatro S. Samuele per la fiera dell'Ascensione) e nel carnevale 1747 con un'opera scritta per un'associazione di fanciulli, Il Cajetto, eseguita nel teatrino privato di S. Gerolamo. Ancora nel 1747 si ha notizia di una sua opera Armida al Teatro S. Angelo, la quale potrebbe essere il primo nucleo dell'Armida abbandonata (apparsa poi nella stagione 1780-81 al Teatro S. Benedetto) e nel 1748 di una Ipermestra, rappresentata al Teatro S. Samuele per la fiera dell'Ascensione.

La fama acquistata in Venezia come insegnante e come compositore valse al B. la nomina, il 17 agosto dei 1752, di primo organista in S. Marco, posto ottenuto per concorso, prevalendo sugli altri due candidati. che erano G. B. Pescetti e G. Pietrodusio. In questa nuova funzione egli ebbe subito a produrre composizioni di genere sacro in cui del resto s'era già provato con gli oratori Ortus inpraedio Gethsemani (1746) e Il figliuol prodigo, composto nel 1747 per l'oratorio dei filippini di S. Maria della Fava, proseguendo, tuttavia, nelle sue attività di compositore teatrale con nuove opere per Venezia, di soggetto goldoniano (come Le pescatrici, Teatro S. Samuele, carnevale 1752, e I bagni d'Abano,ivi,carnevale 1753, in collaborazione con Galuppi), e d'insegnante, alla quale attività sembra doversi rapportare la sua produzione strumentale di notevole valore. Nel 1757 alla carica in S. Marco s'aggiunse quella di maestro di coro all'ospedale di S. Lazzaro detto dei Mendicanti, uno dei quattro collegi femminili veneziani, dove il B. rimase sino al suo scioglimento; per esso compose numerosi oratori e una continuata serie di musica sacra, di schietto gusto veneziano, tra cui ebbe particolare diffusione e consenso il Miserere concertato a quattro voci (Venezia per i tipi di S. Valle, 1802). Con questa composizione il B. sembra abbia voluto in certo modo rivaleggiare con il Miserere composto da J. A. Hasse nel 1728 per l'ospedale degli Incurabili.

Nel 1778, dopo aver avuto da tempo dai procuratori di S. Marco un considerevole aumento di stipendio, il B. ottenne una licenza di due anni per potersi recare a Londra, invitato per dare opere al Kings Theatre al Haymarket insieme con il sopranista G. Pacchierotti, suo allievo, che aveva avuto una parte notevole nel successo dell'opera del B. Quinto Fabio, rappresentata al Teatro Ducale di Milano nel carnevale dello stesso anno. Il soggiorno londinese fu dedicato alla composizione di un paio di opere nuove (La governante,15 maggio 1779, e Il Duca d'Atene, 9 maggio 1780) e alla ripresa di numerose altre,già date altrove, o di "pasticci": tutte ebbero gran successo e di molte furono stampati The favourite songs… presso vari editori inglesi. Tornato a Venezia nel marzo 1781, al B. fu concessa, dai procuratori di S. Marco una nuova licenza per altri due anni. durante i quali, scritturato di nuovo a Londra come operista al Haymarket (e forse di passaggio si fermò anche in Francia), fece rappresentare altre opere, ma con minor successo.

Nel 1783 il B. riprese le sue funzioni a Venezia, ove il 31 genn. 1785 otteneva il posto di maestro di cappella in S. Marco, rimasto vacante per la morte di Galuppi. In tale carica (la più alta raggiungibile a Venezia da un musicista) rimase fino al 1810. La sua intensa attività veneziana declinò all'inizio del nuovo secolo per il peso dell'età e il dispiacere causatogli dalla fine della Repubblica. Nel 1810 accettò l'offerta di un nipote, G. Anelli, di trasferirsi a Desenzano sul Garda, dove morì il 1°dic. 1813, lasciando erede il nipote (non aveva avuto figli dal matrimonio con Teresa Plateo, morta nel 1795).

Considerevole fu anche la sua opera d'insegnante: ebbe come allievi, oltre al Pacchierotti, G. Viganoni, F. Turrini (un altro nipote), A. Calegari, G. Grazioli e S. Mayr. Come compositore, il B. appartiene alla categoria di quelli che, pur non avendo grande genialità, lasciano tuttavia un esempio apprezzabile per ampiezza di attività, sapienza stilistica, anche scorrevolezza di vena musicale nei vari generi trattati; in particolare si può dire che la sua opera è documento interessante di quella multiforme vita musicale che ancora durava a Venezia, fervida se pur non più profondamente creativa, alla fine d'uno svolgimento secolare, cioè nel periodo di tramonto della Repubblica. Della sua vasta produzione teatrale (circa una sessantina di opere, fra serie e comiche, originali o in collaborazione con altri), si ricordano qui quelle più significative per il loro valore complessivo o per particolarità varie, come il Tancredi,rappresentata al Teatro Regio di Torino nel carnevale 1766-67,contenente l'aria So che dal ciel discende, che si disse poi plagiata da Gluck nella versione francese dell'Orfeo (l'insinuazione è però risultata senza fondamento), e Orfeo ed Euridice (Venezia, Teatro S. Benedetto, 3 giugno 1776), opera che il B. stesso ammise candidamente d'aver ricalcato sul capolavoro gluckiano: essa è condotta sullo stesso testo di R. de' Calzabigi e il suo successo fu straordìnario (se ne stampò a Venezia la partitura nello stesso anno 1776 e ancora nel 1783); vi contribuì anche l'interpretazione del sopranista G. Guadagni.

Più originale è sembrata l'Armida abbandonata, che, rappresentata nel 1781 con i cantanti G. Pacchierotti e Anna Pozzo, ebbe a sostenere un difficile confronto con il Giulio Sabino di G. Sarti. Altre opere pregiate furono Narbale (Venezia, Teatro S. Moisè, fiera dell'Ascensione 1774), Artaserse (Forlì, Teatro Nuovo, primavera 1776), il citato Quinto Fabio e Cajo Mario (Venezia, Teatro S. Benedetto, fiera dell'Ascensione 1781).Il Vologeso (con interpolazione di musiche di P. C. Guglielmi), rappresentata a Roma al Teatro Argentina nel febbraio 1764,suscitò una serie di vivaci "pasquinate" che non impedirono, però, le numerose repliche. Delle sue composizioni strumentali a stampa sono da ricordare Six sonates for the harpsichord or pianoforte with an accompaniment for violin. Opera I, London [circa 1779],Longman & Broderip; Sei sonate per cembalo o piano forte con accompagnamento di violino a piacere Opera XI, Venezia [circa 1790],A. Zatta e figli; Six Quartettos for 2 Violins, Tenor et V[ioloncel]lo, Opera II printed for the Author, London [s.d.], B. Wagener, dei quali il N. 1 e il N. 5 sono stati stampati in edizione moderna a cura di A. Toni (Milano 1922 e 1927) e il N. 3 ridotto per pianoforte a quattro mani dal Toni (Milano 1920). Una Sinfonia in do per archi, oboi e trombe è stata edita a cura di E. Bonelli (Padova 1956).

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