FERDINANDO II de' Medici, granduca di Toscana

Enciclopedia Italiana (1932)

FERDINANDO II de' Medici, granduca di Toscana

Antonio Panella

Primogenito di Cosimo II e di Maria Maddalena d'Austria, nacque il 14 luglio 1610. Quando morì il padre, non aveva che undici anni e il governo dello stato fu affidato alla nonna Maria Cristina e alla madre, coadiuvate da un consiglio di reggenza. Così, fino alla maggiore eta di lui, la Toscana sentì gli effetti dell'inesperienza e della debolezza di due donne, le quali commisero l'errore di allontanare proprio coloro che avrebbero potuto rendere utili servigi. A diciotto anni F. veniva investito del potere, ma per molto tempo ancora continuò a sussistere il consiglio di reggenza, per quanto F. avvertisse il danno di quella troppo lunga tutela, che, tra l'altro, aveva compromesso gl'interessi della casa, acconsentendo alla devoluzione del ducato di Urbino agli stati della Chiesa a danno di Vittoria della Rovere, sua promessa sposa e poi moglie (1634).

Assumeva in pieno il potere in circostanze difficili. In mezzo alle turbolenze che funestavano l'Europa per la guerra dei Trenta anni, egli tentò, senza raggiungere lo scopo, una lega degli stati italiani per il mantenimento della neutralità. Si trovò invece cacciato, nolente, nei conflitti più inaspettati: così per la guerra mossa da Urbano VIII a Odoardo Farnese per il possesso di Castro, nella quale F., collegato col duca di Modena e con Venezia a scopo difensivo, fu costretto invece a combattere. Dare senza ricevere era il risultato della sua politica di assoluta neutralità contrappesata tra Francia e Spagna, politica a cui lo costringevano le stesse condizioni del paese; ma ciò non evitava poi che la Toscana pagasse più onerosamente il prezzo della pace, come nell'ultimo periodo della guerra dei Trent'anni. Il territorio del granducato ebbe un piccolo accrescimento: la contea di Santa Fiora acquistata dagli Sforza e la città di Pontremoli dalla Spagna.

Un mutamento importante portò F. al sistema di governo, riducendo l'autorità dei ministri e sostituendovi quella dei fratelli, che partecipavano ai consigli. Ai continui e stringenti bisogni dell'erario F. dovette provvedere con pressioni fiscali, le quali contribuirono a inaridire le industrie. Ed anche l'agricoltura cominciò a declinare per mancanza di braccia, poiché la peste e la carestia avevano prodotto lo spopolamento di territorî agricoli, come quello senese, dove le già avviate opere di bonifica furono continuate in modo da non compensare le spese sostenute. Maggior fortuna ebbero le cure di F. per dar vigore al commercio, sia favorendo lo sviluppo del porto di Livorno, sia con trattati di commercio che permisero ai mercanti toscani di trafficare con i paesi d'Oriente.

Fu special merito di F. l'aver incoraggiato gli studî sperimentali, ai quali impulso grandissimo diede il fratello cardinale Leopoldo. E se commise la debolezza di consegnare Galileo al tribunale del S. Uffizio, ebbe peraltro il merito di sostenerlo e difenderlo durante e dopo il processo. Morì il 24 maggio 1670.

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