PALASCIANO, Ferdinando

Enciclopedia Italiana (1935)

PALASCIANO, Ferdinando

Cesare Baduel

Chirurgo, precursore della Croce Rossa, nato a Capua il 13 giugno 1815, morto a Napoli il 28 novembre 1891, nel 1864 professore ordinario di clinica chirurgica nell'università di Napoli, si dimise nel 1866 non volendo sottostare all'ordine di trasferimento della clinica nell'ospedale di Gesù e Maria. Fu senatore del regno. Chirurgo militare dell'esercito borbonico, sostenne la necessità di una più efficace assistenza sanitaria ai feriti in guerra e del considerarli neutrali, a qualunque degli eserciti belligeranti appartenessero. Quando nel 1848 il generale Filangieri, assediando Messina insorta, ordinò di non risparmiare i feriti, il P. disobbedì, onde ebbe un anno di prigione. I dieci anni di persecuzione che seguirono non fiaccarono la tenacia dell'uomo che sulle deficienze rilevate nella guerra di Crimea e più tardi nella campagna d'Italia del 1859 ribadiva la nobile idea. In memorabili sedute dell'Accademia Pontaniana di Napoli, il 28 gennaio e il 28 aprile 1861, sostenne la necessità di migliorare l'assistenza ai feriti in guerra e di stabilire, con una convenzione internazionale, il reciproco riconoscimento fra i belligeranti della neutralità dei combattenti feriti o gravemente malati. Quando, in seguito alla pubblicazione del ginevrino Henri Dunant, Un souvenir de Solferino, si giunse alla Conferenza di Ginevra (22 agosto 1864) per la creazione di società permanenti di soccorso per i feriti in guerra, il P. fu ignorato: nessuno accennò alla priorità dell'idea italiana. Il P. lottò in seno all'Accademia Pontaniana per rivendicarla, ma nel tempo stesso lodò e fecondò l'iniziativa da cui era stato escluso, anzi chiese che la convenzione fosse perfezionata e propose d'includervi la protezione e l'assistenza ai feriti delle guerre navali. Il 5 ottobre 1868, a Ginevra 14 potenze si riunirono per la revisione della convenzione del 1864: il P. fu ancora dimenticato, assente; si accettarono però le innovazioni da lui proposte. Il resto della sua vita fu dedicato alla difesa e alla propaganda del suo principio.

La rivendicazione della priorità dell'idea del P. fu difesa dal chirurgo romano Gaetano Mazzoni nel 1883, e dalla vedova del P., Olga Wavilow, che riunì e pubblicò gli scritti del marito. La regina Margherita interessò il ministro della Guerra gen. Mocenni perché fosse rivendicata all'Italia e alla memoria del P. tale priorità. La Croce rossa italiana ne ebbe l'incarico; essa pubblicò memorie e commemorò il precursore in congressi e assemblee. Il P. fondò e diresse l'Archivio di chirurgia pratica, conosciuto col titolo di Archivio del Palasciano. Il suo nome è legato a numerose importanti memorie e osservazioni di chirurgia, quali quelle sui restringimenti e la cancrena dell'intestino ernioso (1858), sulla diagnosi e sulla cura delle emorragie uterine (1858), sull'apparecchio amovo-inamovibile nella cura delle fratture (1875), sulla uretrotomia (1875), sull'anchilosi (1864), sul cranio bifido (1856), sulla spina bifida, ecc. Notissima è la sua polemica per difendere la necessità dell'estrazione del proiettile dalla ferita di Garibaldi.

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