MOLNÁR, Ferenc

Enciclopedia Italiana (1934)

MOLNÁR, Ferenc (Francesco)

Giulio de Miskolczy

Romanziere e drammaturgo, nato a Budapest il 12 gennaio 1878. Frequentò l'università di Ginevra, poi, tornato a Budapest, divenne giornalista. Durante la guerra mondiale fu corrispondente di guerra. È socio della Società Petőfi.

Una delle migliori opere di M. è A Pál-utcai fiúk (I ragazzi della via Pal, 1907), un romanzo in cui raffigura con acutezza e semplicità poetica il romanticismo della vita dei ragazzi di scuola. Pervaso di profonda umanità e ricco di rari pregi artistici, questo romanzo, in apparenza modesto, raggiunge altezze epiche. Pregevoli sono anche le novelle raccolte nel volume Muzsika (Musica, 1908). A questi due volumi non possono essere paragonati gli altri volumi di prosa di M. Az éhes város (La città affamata), Eva, Andor (Andrea), A gözoszlop (La colonna di vapore, 1926). Il più riuscito e più profondo dramma di M. è Liliom (1909), grandioso e ardito esperimento, imitato, ma non uguagliato, di spezzare lo scenario e di allargare l'azione. Ispirandosi al sentimentalismo delle grandi città, e sinceramente commosso, il poeta vi ritrova l'ingenuità necessaria alla creazione artistica e con un'invenzione fresca che ricorda la grazia delle leggende medievali, riesce ad abbellire il realismo brutale del mondo basso della capitale. Una commedia di alto valore rimane anche A farkas (Il lupo, 1912).

Sempre abile nella composizione e nella messa in scena, M. mira troppo spesso al successo momentaneo e più d'una volta subordina l'elemento poetico alla tecnica ben calcolata. Il suo talento innovatore lo conduce talvolta a un misticismo mondano, poco sentito, come in A fehér felhő (La nuvola bianca) e in A vörös malom (Il mulino rosso, 1925). M. osserva pure con molta attenzione il gusto del pubblico e cerca di accontentarlo: così in Az ördög (Il diavolo, 1907), A hattyú (Il cigno, 1925), Az üvegcipö (La pianella di vetro), Olympia, A jó tündér (La buona fata, 1930).

Con l'abilità del drammaturgo di razza egli sa portare anche sulle scene il mondo del teatro, come in A testőr (La guardia, 1910), Játék a kastélyban (Giuoco nel castello, 1927). I suoi Egy haditudósitó emlekei (I ricordi di un corrispondente di guerra) sono pieni di squarci poetici, sinceri e umani.

Bibl.: A. Schöpflin, Magyar irók ("Scrittori ungheresi"), Budapest 1917; St. Lendvai, A harmadik Magyarország ("La terza Ungheria"), Budapest 1921; N. Várkonyi, A modern magyar irodalom ("La letteratura moderna ungherese"), Pécs s. d.

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