Pallavicino, Ferrante

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Libellista (Piacenza 1615 - Avignone 1644). Entrò a 16 anni tra i canonici lateranensi della Casa della Passione di Milano. Abbandonata ben presto la vita monastica, visse poi prevalentemente a Venezia (a parte un soggiorno in Germania nel 1640), dove fu vicino all'Accademia degli Incogniti, e si dedicò a una disordinata attività letteraria che va dai libri di edificazione ai libelli satirici ai romanzi licenziosi di soggetto biblico (La Susanna, 1636; ecc.), mitologico ed eroico-cavalleresco (La Taliclea, 1636; ecc.). Fu un epigono dell'Aretino ed è considerato tra i rappresentanti più significativi del "libertinismo" italiano. Abbracciò parecchie idee dei calvinisti. Un libello contro la Chiesa e i gesuiti, Il corriero svaligiato (pubbl. nel 1641 sotto lo pseudonimo di Ginifacio Speroncini), gli procurò il carcere a Venezia; un altro contro Urbano VIII, La baccinata, ovvero Battarella per le Api Barberini (1642), l'arresto e la decapitazione. Gli si attribuisce anche un violento scritto contro la Chiesa di Roma, Il divorzio celeste (1643), che ebbe fortuna nei paesi protestanti.

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