Ferrara

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Comune dell’Emilia-Romagna (405,16 km2 con 132.899 ab. nel 2020) e capoluogo di provincia. È situata a circa 4 km a S del Po (lungo il quale è ubicato il centro satellite di Pontelagoscuro).

Il nucleo originario dovette sorgere, in epoca bizantina, sulla sponda sinistra del Po di Volano, che, regolarizzato dal Canale di Burana (darsena), lambisce tuttora il lato meridionale della città murata, e si sviluppò, come porto fluviale, con strutture topografiche lineari e parallele alla via d’acqua. Durante il periodo comunale, per la forte immigrazione dalle campagne, F. si estese soprattutto verso N, all’incirca fino all’attuale direttrice via Cavour-corso della Giovecca; ma la crescita decisiva dell’area urbana si ebbe durante il periodo estense, quando la cosiddetta ‘addizione erculea’ (da Ercole I d’Este) disegnò la figura trapezoidale della città, con oltre 4200 m di nuovi bastioni, ancora sul lato settentrionale. Nel 20° sec., a parte la progressiva decadenza del settore primario, si è venuta a creare (dal 1936) un’area industriale, al margine nord-occidentale dell’agglomerato urbano in direzione di Pontelagoscuro, che ha nettamente differenziato le funzioni della città. Accanto ai tradizionali rami (in particolare lo zuccherificio) legati alla trasformazione dei prodotti agricoli, si sono sviluppate le industrie chimiche (materie plastiche, fertilizzanti), metalmeccaniche ed impiantistiche, con una progressiva crescita anche delle strutture commerciali.

Le prime notizie su F. risalgono alla seconda metà dell’8° sec. come sede di un ducato longobardo. Nel 774 passò ai papi che la concessero in feudo (988) ai marchesi di Canossa. Contesa tra guelfi (Adelardi) e ghibellini (Salinguerra), con i primi entrò nella lega lombarda. Quando fu incorporata nei domini degli Estensi, che ne ottennero l’investitura dalla S. Sede (1332), iniziò per F. un’epoca di grande splendore: Alberto V ottenne la bolla di fondazione dell’università (1391) e nel 15° sec. la città divenne centro di risonanza europea della cultura rinascimentale. Durante il governo di Ercole II (1543-59), per opera della moglie Renata di Francia, si diffuse a F. il calvinismo. La devoluzione del ducato alla Chiesa (1598), con il trasferimento a Modena della corte estense, segnarono la decadenza economica e intellettuale. Occupata dai Francesi (1796), F. fece parte della Repubblica Cispadana e di quella Cisalpina (1797-99); fu in potere degli Austriaci (1799-1801) e poi capoluogo del dipartimento del Basso Po nel Regno d’Italia (fino al 1814). Restituita alla Chiesa (1815), partecipò ai moti del 1831. L’Austria la occupò militarmente (1847-59); con il plebiscito del 1860 fu riunita al Regno d’Italia.

La città è cinta da mura bastionate volute dagli Estensi. L’addizione erculea fu eseguita per ordine di Ercole I da B. Rossetti. Il duomo, consacrato nel 1135, ha facciata romanica in basso e gotica in alto, ove si aprono tre portali con sculture di Nicolò (12° sec.). All’interno, rifatto nel 1718, è da ricordare l’altare del Crocifisso (15° sec.). Il Castello, quadrato, con massicce torri angolari, fu cominciato da Bartolino da Novara (1385) e compiuto nel 1570 (vi lavorarono Girolamo da Carpi e A. Schiatti). Tra i palazzi, quello comunale fu eretto nel 1234 e poi modificato; quello di Schifanoia, iniziato nel 1391 e compiuto da P. Benvenuti e da Rossetti nel 1471, conserva la Sala dei Mesi, affrescata da F. Del Cossa e dalla sua scuola; Palazzo dei Diamanti, iniziato nel 1493 da B. Rossetti, fu compiuto nel 1555; Casa Romei, tipica costruzione del Quattrocento, ha sale con decorazione originaria. F. ebbe una scuola pittorica che dalla fine del 14° sino al 16° sec. ne tenne alta la fama: Bono da Ferrara, Cosmè Tura, Del Cossa, Ercole de’ Roberti, L. Costa, G.B. Benvenuti (l’Ortolano), Dosso, L. Mazzolino, G.B. Tisi (il Garofalo), I. Scarsellino ecc. La Pinacoteca Nazionale possiede una ricca collezione di dipinti. Il Museo archeologico raccoglie soprattutto ritrovamenti della necropoli etrusca di Spina. La Biblioteca Comunale, costituitasi nel Settecento, conserva un codice autografo dell’Ariosto e una collezione di incunaboli.

La manifattura di arazzi cominciò a prosperare con Leonello e Borso, a opera dei maestri Pietro d’Andrea, R. Boteram, Livino di Giglio; decadde alla fine del 15° sec.; fu riportata a prosperità dal fiammingo G. Carcher, capo di un laboratorio che produsse fra il 1550 e il 1560 una trentina di pezzi su cartoni di G. Romano, Dosso, Pordenone ecc., per decadere verso il 1580.

Nella zecca di F. del 13° sec., il ferrarino era il denaro equivalente a 1 bagattino e un terzo.

Provincia di F. (2635 km2 con 344.510 ab. nel 2020). Si estende in pianura fra il Po a N, il Reno a S, l’Adriatico a E e comprendendo 21 Comuni. Una parte del territorio è occupata dai bacini di acque basse noti come Valli di Comacchio; il resto è stato riguadagnato integralmente alle colture con grandiose opere di bonifica, iniziate dagli Estensi e portate avanti con particolare vigore nel 20° secolo. Colture principali sono, oltre i cereali (frumento, riso), gli alberi da frutta e la barbabietola da zucchero, che alimentano industrie di trasformazione (zuccherifici, conservifici). Intenso l’allevamento bovino; tradizionale la pesca delle anguille nelle Valli di Comacchio. Il settore industriale si è largamente differenziato e comprende i rami chimico (F., Portomaggiore), meccanico (F., Copparo, Argenta, Cento), calzaturiero, tessile e dell’abbigliamento. Il comparto più promettente è quello chimico, che trova applicazioni nell’industria edilizia, automobilistica e di articoli tecnici, consentendo alle aziende locali l’accesso a remunerative aree di mercato. Sebbene il settore secondario si sia andato largamente differenziando, tuttavia, il ferrarese rimane una delle aree meno industrializzate dell’Emilia-Romagna. In aumento i flussi turistici estivi verso le attrezzate località balneari dei Lidi Ferraresi.

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