FERRERO DELLA MARMORA, Carlo Vittorio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 47 (1997)

FERRERO DELLA MARMORA, Carlo Vittorio

Guido Fagioli Vercellone

Nacque a Torino il 15 ott. 1757 dal marchese Ignazio, luogotenente generale nell'esercito di Carlo Emanuele III, e da Cristina San Martino d'Agliè dei marchesi di San Germano, dama d'onore della principessa di Piemonte Clotilde di Francia, la futura venerabile. Diede presto prova di una buona disposizione agli studi: fi 28 apr. 1779 conseguì la laurea in utroque iure nell'università di Torino e fu ordinato sacerdote il 9 giugno 1781. Nel 1786 fu associato per la sua erudizione al Collegio di belle lettere e filosofia; Vittorio Amedeo III lo ammise fra i regi elemosinieri. Per qualche anno il F. si dedicò a studi letterari, filosofici, araldici e di numismatica, particolarmente a quelli concernenti la sua famiglia e le monete di Masserano e Crevalcore, collaborando anche, con ricerche d'archivio, alla Biografia piemontese di C. Tenivelli. Infatti il 6 luglio 1783 era stato ammesso fra i soci della Patria Società letteraria, presentando un Saggio di memorie istoriche sopra la vita del cardinale Allemandi,e fino al 1785 fu attivissimo filopatride, divenendo "socio revisore" della Biblioteca patria e facente funzione di segretario del sodalizio.

Il 6 apr. 1796 Vittorio Amedeo III lo propose per la sede vescovile di Casale Monferrato e il 27 giugno dello stesso anno Pio VI lo preconizzò vescovo di quella diocesi, con facoltà di amministrarla anche prima di averne ottenuto le bolle di collazione, per cui nelle prime pastorali egli assunse la denominazione di "vescovo amministratore". Recatosi a Roma, il F. vi venne consacrato il 3 luglio 1796 nella chiesa di S. Carlo ai Catinari, dal cardinale barnabita G. S. Gerdil. Fece il suo solenne ingresso a Casale il 1ºsett. 1796.

L'esperienza del F. come vescovo di Casale si svolse in un periodo fra i più difficili della storia della Chiesa: quando, nel 1798, le truppe francesi invasero il Piemonte, egli si adattò alla situazione cercando di evitare tensioni; tuttavia, quando Pio VI avviato all'esilio francese si trovò a passare per Casale, il F. manifestò in ogni modo la sua devozione andandogli incontro fino a San Germano, accogliendolo all'episcopio ed accompagnandolo poi fino a Torino. Fu forse questa la causa per la quale, essendosi verificati a Casale tumulti antifrancesi, che egli tuttavia fece di tutto per sedare, venne arrestato, e "con indegni modi condotto a piedi nella cittadella di Alessandria", dove fu imprigionato per qualche tempo. Nel 1800, dopo la battaglia di Marengo, fu più volte convocato a Torino per rispondere al ministro di Polizia di svariate gravi accuse, che tuttavia caddero nel nulla, anche se la sua salute ne soffrì.

Cambiata la situazione politica, quando egli si apprestava a riorganizzare la diocesi., Pio VII, nel concistoro tenuto a Parigi il 1ºfebbr. 1805 per la nuova suddivisione delle diocesi dell'Italia settentrionale (già peraltro stabilita con bolla del 1ºgiugno 1803 e definita dal decreto 23 febbr. 1805 del cardinal legato G. B. Caprara Montecuccoli), lo traslò alla diocesi di Saluzzo, cui veniva però unita la soppressa diocesi di Pinerolo, con l'aggiunta di numerose altre parrocchie. Formalmente il F. si era già dimesso dalla sede di Casale il 18 maggio 1803 e fu nominato a Saluzzo "ab imperatore Gallorum" lo stesso 1ºfebbr. 1805.

I cospicui beni della mensa della soppressa diocesi di Pinerolo fornirono al F. larghi mezzi, che gli permisero di far restaurare le chiese danneggiate, di soccorrere gli indigenti, di provvedere ai bisogni dei molti religiosi malati o decrepiti privi di sostentamento, secondo la sua indole caritatevole. Tra l'altro, essendo non lontano da Pinerolo il forte di S. Carlo di Fenestrelle, dove fu imprigionato insieme con altri prelati il card. B. Pacca, il F. fece quanto poté per essere loro di sollievo, anche se gli fu impedito di incontrarsi col cardinale, come questi ricorda nelle sue memorie.

Per tutto il periodo napoleonico il F. si uniformò alle direttive del governo, come la maggior parte dei vescovi dell'Italia settentrionale; in materia di fede applicò il catechismo stabilito dal decr. imp. 7 marzo 1806, che si rifaceva a quello di J.-B. Bossuet. Tuttavia il suo comportamento dovette sembrare corretto al vecchio governo restaurato, se Vittorio Emanuele I appena rientrato nei suoi Stati di terraferma, nel 1814 10 creò gran croce dei Ss. Maurizio e Lazzaro e grande elemosiniere.

Nel 1817, quando la bolla Beati Petri revocò le circoscrizioni delle diocesi subalpine stabilite nel 1803, il F. rinunciò spontaneamente a quella di Pinerolo. Nel 1823 venne nominato cancelliere del Supremo Ordine della Ss. Annunziata. In seguito, oppresso da continue infermità, ottenne da Leone XII di venire dispensato dal ministero pastorale; il 9 apr. 1824 rinunziò anche alla diocesi di Saluzzo, ricevendo in compenso, come commendatario, l'antica e pingue abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, già goduta nei secoli precedenti da diversi prelati della sua famiglia. Leone XII nel concistoro segreto tenuto in Vaticano il 27 sett. 1824 lo creò cardinale dell'Ordine dei preti, rimandando il conferimento del titolo a quando egli si sarebbe recato a Roma per ricevervi il galero (il che non avvenne mai, neppure in occasione dei conclavi del 1829 e del 1830-31, cui non partecipò). Il 15 febbr. 1825 Carlo Felice gli conferì l'Ordine supremo della Ss. Annunziata.

Morì a Torino, nel palazzo abbaziale di S. Benigno, la notte fra il 30 e il 31 dic. 1831 e fu tumulato nella chiesa metropolitana.

Per tutta la vita aveva continuato i suoi studi di storia, di araldica e di numismatica e li intensificò nel periodo di ritiro, approfondendo quello delle monete emesse nel Medioevo dalle zecche di molti feudi piemontesi. Raccolse ed ordinò tutte le monete coniate dai marchesi poi principi di Masserano e Crevalcore, che andarono ad arricchire l'importante collezione della famiglia, e raccolse materiali per una storia di Desana, ma non pubblicò mai nulla. Di lui restano a stampa solo omelie e pastorali, fra le quali si ricordano quella data da Roma il 3 luglio 1796, che annuncia la sua consacrazione, e quella del 3 marzo 1799, con la quale il F. rammenta i doveri dei cristiani verso il governo. Fu in rapporti di studio e d'amicizia con alcuni eruditi, come il cav. C. Damiano di Priocca, il numismatico conte G. Viani ed il letterato S. Ciampi. Alla sua morte risultò che la sua caritatevole prodigalità aveva reso largamente passiva la sua successione: i nipoti Alfonso e Alessandro l'accettarono ugualmente per onorare la sua persona, di cui veneravano la memoria.

Fonti e Bibl.: Arch. Segr. Vaticano, Fondo concistoriale, Acta Camer. 41, f. 352 (vescovato di Casale); ibid. 55, f. 638 (morte del F.); Ibid., Proc. Datariae 169, ff. 84 ss. (regio elemosiniere); Ibid., Epistulae ad principes 211, p. 59 (dimissioni da Saluzzo). Bibl. ap. Vaticana, Vat. lat. 13136 (minuta autografa della lettera aperta dell'ab. C. Pagani contro il F.); Arch. di Stato di Torino, Lettere vescovi, Casale (lettera del F. alla segreteria degli Affari Interni, Casale 24 apr. 1798, sull'affare Bergancini); Ibid., Carte epoca franc., I,mazzo 49, fasc. 6 (commiss. eccles., 25 fruttidoro anno VIII [14 sett. 1800]); Casale, Arch. di Curia, mazzo Morano (lettera di G. Martinotti a mons. F., 2 luglio 1802); Ibid., Pastorali ed Omelie del F. Moncalvo, Arch. parrocchiale, Mazzo corrispondenza (lettere del F. a G. B. Martinengo prevosto di Moncalvo, Casale, 29 apr. 1800 e 4 ag. 1801); Biella, presso gli eredi di P. Torrione-G. Avogadro. Biografia del cardinale T. M. C. V. F., Diario ordinario (Cracas) 9 luglio 1796, pp. 8 s. (consacrazione a vescovo); 3 genn. 1832, pp. 38 s. (morte del F.); D. Saluzzo di Monesiglio, Al vescovo eletto di Casale mons. C. F., versi sciolti, Torino 1796; G. de Gregory, Istoria della vercellese letter. ed arti, IV,Torino 1824, p. 180; B. Pacca, Mem. stor. del ministero di due viaggiin Francia e della prigionia nel forte di S. Carlo di Fenestrelle,Roma 1830, II, pp.168 s.; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, XIV,Venezia 1858, pp. 279, 589; T. Chiuso, La Chiesa in Piemonte..., II,Torino 1887, pp. 101 ss.; III, ibid. 1889, pp. 45 s., 94; A. Manno, Bibliografia stor. degli Stati della monarchia di Savoia, IV, Torino 1892, pp. 89, 91; G. De Conti, Giornale stor. di Casale dall'anno 1785 al 1810...,a cura di G. Giorcelli, Alessandria 1900, p. 212 e passim (estratto da Rivista di storia, arte e archeologia della prov. di Alessandria, IX, gennaio-marzo 1900); C. F. Savio, La vita saluzzese dal 1792 al 1804 nel diario di Giuseppe Poetti, Saluzzo 1921,pp. 179, 209 ss., 213; P.Torrione, L'ultimo cardinale biellese, C. V. F., Biella 1942;C.Calcaterra, Il nostro imminente Risorgimento, III, Le adunanze della Patria Società letteraria, Torino 1943, pp. 19-68 passim,178; P. Stella, Crisi religiose nel primo Ottocento piemontese,Torino 1959, p. 67;Id., Giansenisti piemontesi dell'Ottocento...,Torino 1964,pp. 31 n., 35 s., 40 s., 43, 45, 49 ss., 54-57, 63, 74,83 n., 88 s., 93, 96; G.Moroni, Diz. di erudizione storico-eccles.,XXIV,pp. 194-96e ad Indicem; Diz. del Risorg. naz., III,p. 79; Enc. cattolica, V,coll. 1200 s.; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, VI,Patavii 1958, p. 131;VII, ibid. 1968, pp. 19 (anche nota 15), 331; P. Litta, Le famiglie celebri ital., s.v. Ferrero di Biella, tav. III; Dict. d'hist. et de geogr. ecclés., XVI,coll. 1270 s.

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