FIBRE TESSILI

Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)

FIBRE TESSILI (XV, 209)

Emilio Debenedetti

TESSILI La situazione politica ed economica mondiale, che ha determinato in molti paesi un accentuato movimento per l'autarchia economica, ha avuto particolari ripercussioni, negli ultimi anni, nel campo delle fibre tessili. Infatti le nazioni dotate di sviluppata industria manufatturiera ma povere di materie prime, quali l'Italia, la Germania e il Giappone, vanno svolgendo un programma di sostituzione delle materie prime fibrose importate con altre di produzione nazionale. Il movimento va assumendo proporzioni grandiose e tende a propagarsi anche nei paesi produttori delle fibre tradizionali. È però opportuno rilevare che alcune delle "nuove fibre" non devono considerarsi esclusivamente alla stregua di surrogati di quelle tradizionali, ma come fibre che, per le loro caratteristiche, sono adatte a soddisfare particolari esigenze del consumo.

Classificazione. - Al novero delle fibre tessili minerali si deve ascrivere anche la fibra di vetro, la cui produzione è stata di recente realizzata industrialmente.

Le fibre artificiali, che fino a pochi anni addietro potevano considerarsi esclusivamente provenienti dal regno vegetale, comprendono ora anche fibre di origine animale e fibre d'origine mista, vegetale e animale.

Fibre tessili vegetali. - Notevoli sono gli studî e le iniziative realizzati ultimamente nel campo delle fibre propriamente dette, sia per l'impiego di nuove piante fibrose, sia per la diversa utilizzazione di quelle già note.

Particolare menzione merita il processo della disintegrazione (chiamata anche, impropriamente, coi termini cotonizzazione o elementarizzazione) delle fibre liberiane che, preconizzato sin dal sec. XVIII, ha trovato realizzazione pratica negli ultimi anni. Il processo ha lo scopo di trasformare la filaccia a lungo tiglio di alcuni materiali fibrosi (canapa, lino, ecc.) in un materiale in fiocco, passibile di essere filato e tessuto sul comune macchinario per cotone o per lana. Detta trasformazione consiste nella scissione dei fasci fibrosi, costituenti la filaccia nelle nbrille di cui sono formati o in fasci fibrosi meno complessi, e viene attuata mediante opportuni trattamenti chimici (si sono esperimentati anche quelli biologici), capaci di sciogliere le sostanze cementanti di carattere pectico che tengono aderenti le fibrille nei fasci stessi.

La disintegrazione dei fasci fibrosi viene spinta più o meno a seconda delle applicazioni cui il fiocco è destinato, poiché si cerca di ottenere una fibra di cui lunghezza e finezza medie si avvicinino il più possibile a quelle della fibra che si vuol sostituire.

La materia prima di partenza è rappresentata generalmente dalla fibra macerata; si dà la preferenza alle qualità meno pregiate e alle stoppe che non trovano altra più proficua utilizzazione. È stata esperimentata anche la disintegrazione della fibra stigliata in verde, cioè senza macerazione, ma i risultati non sono stati sinora tali da consigliarne la pratica applicazione.

In Italia la materia prima più importante per la disintegrazione è costituita dalla canapa.

Contenendo la disintegrazione in uno stadio iniziale si consegue un affinamento del tiglio di canapa, per la filatura di titoli fini (40) in sostituzione del lino. Analoghi processi sono stati proposti per il trattamento di fibre dure (tipo agave), allo scopo di ottenerne una filaccia più fine, capace di sostituire la iuta.

Alcune fibre liberiane, e in particolare la iuta, vengono anche sottoposte a speciali trattamenti chimici, con i quali, insieme con una parziale disintegrazione dei fasci, si consegue un increspamento della fibra, che acquista mano lanosa e può essere impiegata in sostituzione parziale della lana (indulana, lanatin, ecc.).

Fibre tessili animali. - Nella classe dei peli si è estesa l'applicazione al campo tessile del pelo di coniglio e in particolare di quello Angora, da solo o misto con fibre artificiali.

Uno speciale processo chimico è stato ideato per rendere feltrabili i cascami di seta e impiegarli, in miscela col pelo o con la lana, per la produzione di feltri per cappelli, maglie e tessuti feltrati, ecc.

Mediante semplici processi di purificazione e disintegrazione si è infine riusciti in Germania ad estrarre gli elementi fibrosi esistenti in alcuni tessuti animali, come muscoli, tendini e pelle (residui), e ad impiegarli, oltre che per scopi chirurgici, in miscela con la lana (carnofil, marena).

Fibre tessili artificiali. - Sino a qualche anno addietro l'industria dei tessili artificiali produceva esclusivamente filati di raion a bava continua. Solo in Germania, durante la guerra mondiale, si era pensato di tagliare i filamenti artificiali continui in tratti di pochi centimetri per ottenerne un materiale in fiocco da sottoporsi poi alla filatura meccanica sul macchinario comunemente impiegato per il cotone o per la lana. Ma la Stapelfaser allora ottenuta presentava caratteristiche deficienti e la sua produzione venne interrotta poco dopo la fine delle ostilità. Il problema venne ripreso parecchi anni più tardi e i miglioramenti apportati al prodotto furono tali che la produzione del fiocco raion (fr. schappe de rayonne, schappe artificielle, rayonne courte; ted. Zellwolle, Kunstspinnfaser; ingl. staple fibre) subì negli ultimi anni un incremento così rapido da superare in qualche paese, per es. in Italia, la produzione stessa del raion a bava continua.

La maggior parte del fiocco raion viene prodotta col processo alla viscosa; si produce però fiocco anche col processo cuproammoniacale e con quello all'acetato. Come per il raion a bava continua, ciascun tipo di fiocco viene generalmente messo sul mercato nella qualità lucida e nella corrispondente opaca.

Anche il laminato trasparente di viscosa (cellofane), tagliato in minutissime striscioline, ha trovato applicazione tessile come materiale d'effetto e nell'industria dei cappelli.

Alle fibre artificiali ottenute partendo dalla cellulosa e quindi aventi composizione simile a quella delle fibre vegetali si sono recentemente aggiunte le fibre artificiali costituite per la quasi totalità di sostanze proteiche e quindi con composizione analoga alle fibre animali e in particolare alla lana. Studî e tentativi in proposito erano già stati effettuati per il passato, ma senza risultati pratici; la soluzione soddisfacente del problema si ebbe nel 1935 in Italia con la creazione del lanital (inventore Antonio Ferretti), fibra artificiale in fiocco che viene ottenuta partendo dalla caseina del latte.

In alcuni paesi esteri è allo studio la produzione di una fibra analoga partendo da caseina d'origine vegetale (soia, ecc.).

Vengono prodotte anche fibre artificiali di composizione mista, cellulosico-proteica, ottenute mescolando opportunamente la viscosa e la caseina, con eventuale aggiunta di piccole quantità di altre sostanze.

Rientra nel novero delle fibre artificiali anche il filo rotondo di caucciù, ottenuto per trafilatura diretta di soluzioni a base di lattice in un bagno di coagulazione.

Analisi delle fibre tessili e dei loro manufatti. - I relativi metodi formano oggetto di studio in Italia da parte dell'UNI (Ente Nazionale per l'Unificazione nell'Industria), al fine di giungere alla loro unificazione. Analoghe iniziative sono in corso negli altri principali paesi industriali. In sede internazionale l'ISA (Federazione Internazionale di Unificazione) coordina i lavori compiuti nei singoli stati.

Analisi chimica. - Il lanital presenta in generale le reazioni delle fibre animali. La sua solubilità in alcali è però inferiore a quella della lana; superiore è invece la sua affinità per molte sostanze coloranti.

Le fibre artificiali miste hanno un comportamento intermedio fra quello delle fibre vegetali e quello delle fibre animali e che si avvicina più all'uno o all'altro a seconda delle proporzioni relative di cellulosa e di sostanze proteiche che esse contengono.

Particolare menzione meritano i procedimenti per la determinazione quantitativa del fiocco raion o del raion (escluso l'acetato) in miscela col cotone o con altre fibre vegetali non lignificate, e quelli per la determinazione quantitativa del lanital in miscela con la lana. Per la prima si utilizza la solubilità, in opportune condizioni, del raion in soluzioni acide di solfocianuro (rodanato) di calcio o in soluzioni di cloruro di zinco; per la seconda la maggior solubilità della lana rispetto al lanital in adatte soluzioni di idrato sodico.

Il comportamento delle fibre artificiali, e in particolare di quelle di più recente creazione, dev'essere ricontrollato di tanto in tanto, potendo esso subire modificazioni in conseguenza di perfezionamenti apportati dalle ditte produttrici.

Proprietà fisico-meccaniche e loro determinazione. - Umidità. - Sono stati fissati in Italia i seguenti tassi di ripresa per le fibre artificiali in fiocco: fiocco raion viscosa, 14%; fiocco raion all'acetato, 9%. Per il lanital, la cui ripresa naturale in ambiente normale si aggira intorno al 15-16%, non è ancora stato fissato il tasso ufficiale. Per il canapafiocco è stato stabilito il tasso del 12%.

Lunghezza di tiglio. - Per questa determinazione sul cotone, oltre al metodo manuale empirico adottato dagli esperti, ne è stato proposto uno geometrico partendo dal diagramma fibroso.

Titolo. - Si determina anche sulle fibre come indice della loro finezza e si esprime in questo caso come titolo metrico. Solo per le bave di seta e di fibre artificiali si suole indicare il titolo in denari. Per la lana si procede alla misurazione diretta dei diametri per via microscopica su un'immagine proiettata a circa 500 ingrandimenti.

Torsione dei filati. - Un'unificazione internazionale è stata raggiunta per indicare il senso di torsione dei filati, in sostituzione delle precedenti designazioni di torsione destra e sinistra, che davano facilmente luogo ad equivoci. Secondo la convenzione i due sensi di torsione si distinguono con le lettere Z ed S. Un filo ha torsione Z quando, tenuto in posizione verticale dinnanzi all'occhio dell'osservatore, presenta spire con andamento simile a quello della parte centrale della lettera Z; analogamente per la torsione S (fig. 1).

Resistenza alla trazione di filati e tessuti. - Oltre alle comuni prove su materiale condizionato a 65% di umidità relativa e 20° di temperatura, si eseguiscono anche, specie per i tessuti di lana, prove su materiale previamente mantenuto per un'ora in stufa a 50° e lasciato raffreddare in recipiente a chiusura ermetica, e prove ad umido, cioè su materiale preventivamente immerso in acqua distillata per un tempo stabilito. La prova di trazione per i tessuti di lana si compie generalmente su strisce lunghe 36 cm. e larghe 10 cm. (per i tessuti di altre fibre le dimensioni sono: 36 × 5 cm.).

Per il grado di disuniformità della resistenza d'un filato si è ritenuto opportuno tener conto anche del rapporto fra il numero delle prove con risultati inferiori alla media (n) ed il numero totale delle prove (z). A questo scopo la vecchia espressione (XV, p. 213) viene moltiplicata per il fattore 2 n/z.

Resistenza dei tessuti all'usura. - Un apparecchio più razionale dei precedenti per questa prova è l'apparecchio italiano Cesconi (fig. 2), col quale il campione di tessuto viene sottoposto a uno sfregamento in tutte le possibili direzioni.

Resistenza dei tessuti alla perforazione. - Si determina, specie per i tessuti a maglia, con l'apparecchio Persoz a sferetta metallica, applicato a un comune dinamometro a leva.

Analisi microscopica. - Nuovi reattivi cromatici sono stati proposti per l'analisi microscopica tessile (neocarmina, cianina, ecc.). Per ricerche speciali si sta introducendo l'analisi microscopica per fluorescenza, cioè ai raggi ultravioletti previo trattamento della fibra con speciali reattivi. Nella fig. 3 sono date alcune microfotografie di fibre tessili autarchiche.

Canapafiocco. - Nei tipi comuni la fibra elementare presenta le stesse caratteristiche morfologiche della canapa a lungo tiglio. La proporzione relativa di fibrille e di fasci fibrosi, come pure la complessità di questi, variano col grado di disintegrazione del materiale.

Fiocco di lino. - Valgono considerazioni analoghe a quelle accennate per il canapafiocco.

Ginestra. - Fasci fibrosi; le fibrille ricordano quelle di canapa, con striature irregolari e meno marcate, canale invisibile o lineare, estremità a punta arrotondata. Qualche fibra nastriforme. Con cloroioduro di zinco: colore rosso vino; residui incrostanti e pellicolari: giallognolo. Lunghezza: 5-20 mm. Diametro medio: 12-18 μ.

Gelso (fiocco). - Fibre cilindriche più o meno appiattite, con striature trasversali poco accentuate, canale invisibile o lineare, estremità per lo più arrotondate. Con cloroioduro di zinco: rosso vino. Lunghezza: 10-50 mm. Diametro medio: 16-22 μ.

Tifa (lignificata). - Fasci di fibre aghiformi, senza striature; lume per lo più lineare. Talora residui di tessuto reticolare. Con cloroioduro di zinco: giallo. Lunghezza: 0,5-2 mm. Diametro medio: 6-8 μ.

Raion. - I tipi opachi attualmente in commercio presentano generalmente una fine punteggiatura data dalle minutissime particelle di pigmento (per lo più biossido di titanio) aggiunto alla soluzione da filare.

Fiocco raion. - Presenta caratteri morfologici analoghi a quelli del corrispondente tipo di raion a bava continua, ma finezza spesso superiore.

Lanital. - Fibre cilindriche, regolari, con superficie generalmente liscia. I tipi opacizzati presentano punteggiatura analoga a quella del raion opaco. Con cloroioduro di zinco: giallo chiaro.

Cisalfa. - Caratteristiche microscopiche simili a quelle del fiocco viscosa opaco, però con andamento più sinuoso, tratti quasi nastriformi, margini non sempre paralleli. Con cloroioduro di zinco: violaceo.

Sniabeta. - Analogo al fiocco viscosa opaco; è spesso visibile un'unica larga solcatura longitudinale a guisa di pseudocanale. Con cloroioduro di zinco: violaceo.

Vetro tessile. - Fibre cilindriche lisce e trasparenti. Diametro: 4-12 μ.

Le fibre dell'autarchia in Italia: nuove iniziative, cenni tecnologici e merceologici. - Cotone coltivato in Italia e nell'Impero. - Da una media di 3500 ha. tra il 1923 e il 1930 la superficie italiana coltivata a cotone scese sino intorno a 1500 ha. nel triennio 1931-33, con una produzione, in quest'ultimo anno, di soli 2500 q. di cotone sgranato In base alle direttive del governo, agli studî di competenti ed alle iniziative tecniche ed economiche dell'Istituto cotoniero italiano e della Confederazione degli agricoltori, si iniziò nel 1934 una ripresa, riassunta dalla tabella qui sotto. Le possibilità per i prossimi anni sono valutate a circa 50.000 ha. coltivati, con una produzione di 100-150.000 q. annui di fibra, pari a un decimo dell'attuale fabbisogno interno. La varietà di cotone più idonea sembra essere l'Acala americano.

Con l'occupaz10ne dell'Etiopia nuove più vaste possibilità si presentano a favore della produzione cotoniera. Poco dopo la proclamazione dell'Impero, l'Istituto cotoniero creò la Compagnia per il cotone d'Etiopia, che iniziò la sua attività inviando in A. O. I. una commissione di tecnici per un primo esame delle possibilità della produzione cotonaria nelle terre dell'Impero. Con recenti decreti sono stati istituiti i distretti cotonieri dell'A. O. I. ed è stato creato l'Ente per il cotone dell'Africa italiana.

Canapa e canapafiocco. - La coltura della canapa, che nella seconda metà del secolo XIX impegnava zone vastissime (circa 120.000 ha. nel 1876-1882), con una produzione annua media di oltre 900.000 q., ha subito poi una notevolissima contrazione, scendendo, con alterne oscillazioni, sino a 536.000 q. 1iel 1931. Da allora, grazie all'energico intervento dello stato, s'inizia una graduale ripresa che tocca i 798.000 q. nel 1936 con una superficie coltivata di 75.590 ha., per raggiungere nel 1937, 1.200.000 q. circa con una superficie a coltura di 95.000 ha.

Si è già accennato ad alcune delle nuove applicazioni di questa fibra: raffinamento del lungo tiglio più pregiato per la produzione di filati di titolo fino di tutta canapa, in sostituzione soprattutto del lino; disintegrazione di alcune qualità meno pregiate di canapa e qualità medie di stoppa per la produzione del canapafiocco; impiego delle stoppe più andanti in parziale sostituzione della iuta.

Nel 1937 l'industria cotoniera, in ottemperanza a norme di legge, ha consumato kg. 5.000.000 di canapafiocco e per il 1938 si è impegnata per 7.400.000 kg., oltre al consumo di 1.400.000 kg. prodotti in proprio. L'industria iutiera ha consumato nel 1937 kg. 5.000.000 di stoppe.

La prima iniziativa industriale per la disintegrazione della canapa risale al 1933-34 con la creazione del "sodolin", filato misto di cotone e di canapa disintegrata con speciale procedimento. Come materiale in fiocco la canapa disintegrata entrò in commercio nel 1935 col prodotto "cafioc" (stabilimenti di Castellanza e Tresigallo). Attualmente l'approvvigionamento di canapafiocco alle filature è assicurato da una decina di ditte produttrici, oltre che da diversi cotonifici che lo producono esclusivamente per il proprio consumo.

Per la produzione del canapafiocco si parte generalmente da tiglio o sottoprodotti di canapa macerata. Questa viene innanzitutto sottoposta a una tagliatura in lunghezze appropriate, integrata eventualmente da una pulitura. Il trattamento chimico comprende generalmente una fase alcalina e una acida: la prima viene realizzata mediante bollitura con liscivia a base di idrato o carbonato sodico, alla pressione ordinaria o sotto pressione; la fase acida si compie di solito in presenza di cloro, immesso sotto forma gassosa o prodotto allo stato nascente nel recipiente stesso mediante opportuna reazione. La circolazione dei bagni avviene sotto pressione, il più delle volte con periodiche inversioni del senso di circolazione. Il trattamento al cloro (ambiente acido) esercita anche azione di candeggio. I singoli trattamenti chimici sono seguiti da accurati lavaggi. La parte chimica del ciclo produttivo si conclude con un trattamento di avvivaggio ed ammorbidimento della massa fibrosa, mediante solforicinati o prodotti speciali. Interviene poi l'asciugamento per mezzo di centrifughe ed essiccatoi. Dopo l'asciugamento il fiocco viene normalmente lasciato in locali di condizionamento a umidità adatta e passato quindi all'apertura o sfioccatura o precardatura, la quale viene realizzata con gruppi di macchine prese dall'industria cotoniera o laniera e adattate allo scopo (diavolotti, sfilacciatrici, organi cardanti diversi, ecc.). Resa: 65-70% su tiglio macerato, seccato all'aria.

Il canapafiocco si presenta come massa fibrosa bianca, dotata di mano morbida; lunghezza di fibra variabile da pochi millimetri a circa 40 mm. per i tipi destinati all'industria cotoniera ed a lunghezze maggiori per quelli destinati ad applicazioni laniere. Avanti cardatura presenta spesso numerose fibre riunite in filacce di varî centimetri, prive però di aderenza e facilmente decomponibili con mezzi manuali o meccanici. L'andamento del diagramma fibroso dipende dal grado di disintegrazione del prodotto (fig. 4).

Il canapafiocco ha già trovato larga applicazione in miscela col cotone e col fiocco raion fino al 50%, sia per la creazione di tessuti fantasia, sia per tessuti comuni di grande consumo, quali tele, tovagliati, canovacci, tessuti militari, ecc. In mischia col cotone esso viene attualmente filato sino al titolo 24. Anche nella produzione laniera si sono ottenuti interessanti risultati mescolando alla lana. sia cardata che pettinata, il 20-30%, di canapafiocco, il cui impiego in questo campo non si può però ancora considerare del tutto uscito dalla fase sperimentale.

Lino e fiocco di lino. - Anche la coltura del lino ha in Italia un'onorevole tradizione: verso la fine del secolo XIX la superficie ad essa dedicata era infatti notevole (83.000 ha. nel 1881). La concorrenza di altre fibre, specie del cotone, e gl'inadeguati sistemi di coltura causarono poi in Italia, come in quasi tutti gli altri paesi, la decadenza della linicoltura, così che l'area coltivata scese sino a toccare nel 1935 il minimo di 700 ha.

Le decisioni prese nel 1935 su proposta della Corporazione tessile, l'istituzione di una sistematica sperimentazione agraria e l'iniziativa di un importante gruppo industriale determinarono un promettente incremento quantitativo e qualitativo nella coltivazione del lino primaverile da fibra, soprattutto in alcune zone delle Marche, della Lombardia e del Veneto. Si provvide inoltre alla costruzione di cinque nuovi stabilimenti di macerazione e stigliatura industriale. L'area coltivata salì in conseguenza a 2350 ha. nel 1936, a 3235 nel 1937 e raggiungerà circa i 5000 nel 1938, assicurando circa 20.000 q. di fibra.

Per l'utilizzazione delle stoppe più scadenti derivanti da questa maggior estensione della linicoltura, si pensò di impiegarle per la produzione di un fiocco di lino filabile su macchinario da cotone o da lana. Il processo di fabbricazione, che consiste essenzialmente in una disintegrazione analoga a quella adottata per il canapafiocco, differisce da questa nei particolari. Da 100 kg. di sottoprodotti macerati e puliti si ricavano 65-75 kg. di fiocco di lino. Si esperimentò anche la produzione di fiocco da paglie di lino da seme; queste forniscono rendimenti più bassi e fibra alquanto più lignificata. Esperimenti di linicoltura sono avviati anche in Africa Orientale.

Ginestra. - L'impiego per scopi tessili della ginestra (ginestra di Spagna, Spartium Junceum L.), che cresce spontanea in vaste zone della penisola e delle isole italiane, risale a tempi assai remoti, ma con carattere esclusivamente artigiano (macerazione rustica). Il problema della sua utilizzazione industriale, che aveva già dato luogo per il passato a iniziative più o meno fortunate, venne ripreso in Italia in occasione delle sanzioni. Diversi impianti sorsero da allora, alcuni dei quali si trovarono però in difficoltà per l'approvvigionamento economico ed in quantità sufficiente della materia prima. Sono in corso indagini di carattere agrario per risolvere in modo unitario questo problema.

Per l'estrazione di filaccia a lungo tiglio, destinata soprattutto alla sostituzione della iuta, si possono impiegare o procedimenti di macerazionc biologica o trattamenti chimici. Questi ultimi, che sono attualmente i più diffusi, consistono in una breve bollitura alcalina delle vermene per il distacco della corteccia fibrosa, la quale viene poi sottoposta a lavatura (o neutralizzazione) e stigliatura: questa viene eseguita generalmente a mano. La fibra è quindi asciugata mediante idroestrattori ed essiccatoi. La resa in fibra varia dal 7 al 9% sul peso delle vermene seccate all'aria.

Mediante azioni chimiche disintegrative più spinte si ottiene un fiocco di ginestra, che ha trovato applicazione, per ora a carattere sperimentale, in miscela con lana o cotone.

Può essere sfruttata con sistemi analoghi anche la ginestra scoparia (Sarothamnus Scoparius Koch.), che fornisce però una fibra meno pregiata.

Gelso. - I primi tentativi di utilizzazione della fibra contenuta nella corteccia del gelso, e in particolare dei ramoscelli provenienti dalla potatura, risalgono al secolo XIX. Essa ha oggi pratica attuazione in un piccolo stabilimento a Porcia di Pordenone, dove, mediante un processo chimico-meccanico di disintegrazione, si produce fiocco di gelso (gelsofil), dotato di pregevoli caratteristiche. Da un quintale di rami verdi di un anno si possono ottenere circa kg. 4 di fiocco greggio. Riusciti esperimenti di filatura vennero effettuati in miscela con diverse fibre (cotone. fiocco raion, lana, lino, seta, ecc.).

Ramia. - Delle due principali varietà note (Boehmeria Nivea e B. ienacissima) ci interessa particolarmente la prima, perché adattabile ai climi temperati. La piantagione si effettua una volta tanto per seme o per rizoma; la vita della pianta può ritenersi praticamente di circa 30 anni. Il numero dei tagli annui varia con la latitudine: nei paesi più caldi si raggiungono anche 4 tagli. La pianta richiede clima caldo umido e terreni appropriati. Esperimenti di coltivazione sono stati recentemente eseguiti, con esito favorevole, in Tripolitania e in diverse regioni italiane.

La fibra di ramia è, per lunghezza e resistenza, la migliore fibra vegetale nota; è invece inferiore al cotone per elasticità e morbidezza.

Il suo impiego è sinora rimasto limitato ad articoli speciali, soprattutto per il costo troppo elevato dei processi di estrazione della fibra. La prima operazione, da compiersi sul luogo stesso di coltivazione, è la scortecciatura: in Cina, dove la coltura della ramia è molto diffusa, essa viene effettuata a mano dagl'indigeni che allontanano contemporaneamente dalla corteccia la pellicola superficiale ed una parte dei tessuti cementanti che circondano le fibre. Il prodotto ottenuto, lavato ed essiccato, costituisce il chinagras, che viene poi spedito ai paesi industriali per il successivo trattamento della degommazione. La scortecciatura manuale non è economicamente possibile nei paesi industriali, causa il costo più elevato della mano d'opera. Da molti decennî è quindi allo studio una macchina scortecciatrice e stigliatrice: molte ne sono state proposte, ma nessuna può dirsi ancora del tutto soddisfacente per capacità produttiva, perfetta depellicolazione e integrità della fibra. La degommazione o elementarizzazione, compiuta in appositi stabilimenti industriali, consiste in un appropriato trattamento chimico (in Russia sembra si adottino metodi di macerazione biologica) capace di sciogliere le sostanze pectiche che tengono saldate tra loro le fibre, seguito da opportune operazioni meccaniche.

Con i recenti perfezionamenti dei processi di degommazione, la ramia filata a secco su apposito macchinario, permette di raggiungere il titolo 50.000 metrico. In Italia esistono attualmente due stabilimenti appositamente attrezzati per la sgommatura della ramia, oltre a qualche impianto funzionante sporadicamente presso fabbriche che si dedicano anche ad altre attività chimico-tessili.

La ramia è particolarmente indicata per tessuti per mobili e tappezzeria, velluti, tappeti e coperte, vele, telerie, filati fantasia, abiti estivi ed in genere per tessuti di alta resistenza: può quindi considerarsi innanzitutto come un pregevole sostituto del lino. È largamente impiegata per fare spaghi da sellai e da calzature e può essere facilmente filata in miscela con la lana. Qualora il prezzo lo consentisse, potrebbe anche entrare in miscela col cotone e col fiocco raion.

Tifa. - Questa pianta palustre, nelle due varietà di Typha angustifolia e T. latifolia, cresce spontanea, in Italia, in molti acquitrini e particolarmente in zone del Ravennate, della Toscana, in Puglia, in Sicilia ed in alcune regioni libiche e somale. In Germania, dove pure abbonda, venne largamente utilizzata per scopi tessili durante la guerra mondiale.

Nel 1937, per iniziativa di una società espressamente costituita, vennero eseguite in Italia diverse prove industriali che sembra abbiano avuto esito favorevole, fatta riserva per il lato economico i cui elementi sono tuttora allo studio. Il processo di estrazione della fibra, destinata a sostituire la iuta, consiste in un trattamento alcalino a caldo su materiale secco, seguito da un trattamento meccanico di depurazione. Da materiale essiccato sul campo si ottiene dal 25 al 35% di stoppa adatta per essere successivamente cardata e filata su macchinario da iuta, da sola o meglio in miscela con altre fibre nazionali (per es., stoppa e strappature di canapa).

Sparto. - Dalla foglia del Lygeum spartum, graminacea spontanea della Libia, si può ottenere una filaccia utilizzabile in sostituzione della iuta e fibre analoghe. Per l'estrazione della fibra si utilizza generalmente la macerazione in acqua marina, seguita da stigliatura su apposito macchinario. Risultati tecnicamente migliori, ma economicamente sfavorevoli, si ottengono con metodi chimici. La fibra è già stata lavorata in diversi iutifici: se ne sono ottenute tele da sacco per svariate applicazioni. Sembra però per ora conveniente indirizzarne l'impiego a filati più grossolani, quali, ad es., quelli per il rivestimento di cavi elettrici.

Altre fibre vegetali coloniali e dell'Impero. - Da varie piante spontanee o coltivabili nelle colonie italiane dell'Africa si possono estrarre fibre tessili, particolarmente di tipo lignificato da sostituire alla iuta, alla canapa di Manilla ed al sisal importati.

Mentre si sta potenziando la coltivazione dell'Agave sisalana (sisal) già promettentemente iniziata nelle vecchie colonie dell'A.O. (ed ora avviata anche in Sicilia), è allo studio l'estrazione di filaccia dai falsi steli del banano commestibile. Si sta diffondendo la coltura dell'Ibisco sia nella varietà cannabinus, destinata esclusivamente a scopi tessili, sia nella var. sabdariffa, dal cui fiore si ricava il karkadé, noto surrogato del tè: dagli steli di queste piante si può ottenere una fibra che rappresenta un pregevole sostituto della iuta (rosella). Né si trascura l'istituzione di piantagioni di cocco, capaci di fornire grasso e fibra. In Etiopia vegeta anche la sanseviera, utilizzabile per cordami e tessuti grossolani. La compagnia delle fibre tessili vegetali d'Etiopia sta proseguendo una sistematica opera di accertamento delle possibilità dell'A.O.I. in fatto di fibre utili specie per l'industria iutiera.

Cotine. - Una società inglese mette in commercio con questo nome (cedendo anche le relative licenze di produzione) una fibra in fiocco, ottenuta per disintegrazione chimica dei fasci fibrosi contenuti negli steli di una pianta che viene mantenuta segreta. Il prodotto, analogo al canapafiocco, è particolarmente indicato per le miscele con cotone.

Fibre artificiali. - La produzione italiana di fibre artificiali ha avuto negli ultimi anni un grandioso incremento: 1930, kg. 30.000.000; 1934, kg. 48.700.000; 1935, kg. 69.600.000; 1936, kg. 90.000.000; 1937, kg. 130.000.000.

Fiocco raion. - L'incremento nella produzione delle fibre tessili artificiali in Italia è dovuto in massima parte al fiocco raion, che può sinora considerarsi il protagonista della battaglia per l'autarchia tessile. La produzione italiana di "fibra corta" è stata negli ultimi anni la seguente: 1934, kg. 9.800.000; 1935, kg. 30.700.000; 1936, kg. 50.000.000; 1937, kg. 75.000.000.

L'Italia occupa il primo posto nel mondo nella produzione del fiocco raion, seguita dalla Giermania. La quasi totalità del "fiocco" viene prodotta col pmcesso alla viscosa. Una fabbrica italiana si dedica pure alla produzione del fiocco all'acetato. È agli inizî la produzione di un fiocco col metodo cuproammoniacale.

Il processo di fabbricazione del fiocco raion viscosa è, sino alla filatura, sostanzialmente identico a quello adottato per la produzione del raion viscosa a bava continua. Una nuova fabbrica tedesca ha però introdotto notevoli modificazioni anche in questa prima fase del ciclo produttivo, realizzando la preparazione in continuo dell'alcali-cellulosa (mercerizzazione della cellulosa in nastro, maturazione rapida mediante riscaldamento e succesesivo raffreddamento, passaggio in disintegratori conti nui).

La filatura (fig. 5) avviene attraverso filiere che differiscono da quelle per raion perché di diametro normalmente maggiore e portanti un numero grandissimo di fori (sino a 1000-2000) del diametro di 60-100 μ. Mentre per il raion i filamenti, che escono dalla filiera e attraversano il bagno di coagulazione, vengono raccolti su una bobina o in una centrifuga e ad ogni filiera corrisponde un unico filo, per il fiocco tutti i filamenti provenienti da molte decine di filiere vengono raccolti in un unico grosso nastro o canapo continuo (sino a 100-200.000 bave).

Secondo un procedimento, questo nastro viene sottoposto come tale alle successive operazioni (fig. 6) di lavaggio, desolforazione, nuovo lavaggio, candeggio, lavaggio finale ed ammorbidimento in soluzioni saponose; e quindi tagliato (fig. 7).

Secondo un altro procedimento, il nastro viene invece tagliato subito allo stato acido: le fibre tagliate vengono quindi sottoposte alla rinfusa ai trattamenti successivi testé ricordati.

In ogni caso il taglio viene effettuato nelle lunghezze desiderate a mezzo di un coltello meccanico, che può essere di tipo diverso, basato su disposizioni meccaniche normalmente protette da brevetto.

Tutte queste operazioni si praticano di solito in una sola macchina continua. Seguono la centrifugazione e l'essiccamento mediante essiccatoi a tunnel, in cui l'aria calda procede in senso inverso al fiocco, disteso in strato sottile su una o più tele sovrapposte. Dopo l'essiccamento e la naturale ripresa d'umidità all'aria, si procede all'apertura in macchine identiche a quelle in uso per il cotone (apritoi ad asse verticale o crightons, ecc.); si imballa quindi mediante pressa meccanica o idraulica.

Per le fibre destinate all'industria cotoniera si adottano generalmente le lunghezze di 27, 32 o 40 mm. (titolo 1,5 den.); per quelle tipo lana 70-100 mm. (2,75-4,5 den.). Si producono però fiocchi tipo lana anche in titoli meno fini: per es., da 7-8, da 16 e da 24 den.: questi ultimi per filati grossolani, puri o misti con lana alpaca o mohair, destinati all'industria dei tappeti, dei peluches, ecc.

Si producono infine tipi di fiocco a titolo grosso e a sezione piatta per effetti di pelo, di fiocco idrofugo (repellente all'acqua) e di fiocco con superficie a scaglie (tipo lana: "Floxalan").

Il fiocco raion si presenta come massa bianca, uniforme, morbida, quasi priva di impurezze, di lucentezza variabile da tipo a tipo. La finezza è uniforme; la lunghezza è uguale per la maggior parte delle fibre (fig. 4). Nei comuni tipi alla viscosa la resistenza alla trazione si aggira su 1,5 gr./den. a secco; a umido essa si riduce notevolmente. Recentemente sono stati creati nuovi tipi di fiocchi viscosa (Amba, Tenax, Superseris, ecc.) dotati di resistenza sensibilmente più elevata.

Il fiocco raion viscosa viene impiegato, puro o misto con altre fibre, soprattutto cotone o canapafiocco, per tutte le applicazioni cotoniere, sia nel campo dei tessuti stampati e fantasia per abbigliamento femminile e dei foderami, sia per telerie e tessuti di grande consumo in genere. Misto con lana serve per drapperie, maglierie, panni per usi civili e militari, per arredamento, ecc.

Il fiocco acetato, per le sue doti speciali e il prezzo più elevato, è riservato a particolari applicazioni.

Sono in corso importanti iniziative per la produzione della cellulosa "nobile" per raion partendo da materie prime nazionali.

Lanital (lana sintetica). - Anche questa fibra, nonostante la diversa composizione chimica, rientra nella categoria dei fiocchi artificiali e infatti la parte meccaníca della sua fabbricazione è simile a quella del fiocco viscosa.

La materia prima è costituita da caseina, separata dal latte magro per precipitazione con acido solforico, mediante speciale procedimento che permette di ottenere un prodotto particolarmente puro (caseina tessile). Il suo rifornimento all'industria del lanital è attualmente assicurato da varî centri agricoli. Si sta intanto realizzando un'organizzazione internazionale della caseina tessile.

La caseina viene trattata, in opportune condizioni, con un agente alcalino che la discioglie. Dopo filtrazione, la soluzione è sottoposta a maturazione, a nuova filtrazione, all'eliminazione delle bolle d'aria e ad eventuale aggiunta di altre sostanze.

La filatura si effettua analogamente al fiocco raion, usando un bagno coagulante salino e acido alla temperatura di 50°. Si procede quindi all'eliminazione dei residui acidi, alla tagliatura e al lavaggio. Seguono processi di insolubilizzazione (formaldeide), centrifugazione, lavaggio ed essiccamento. Dopo umidificazione, la fibra passa all'apertura e all'imb allaggio.

La fibra si presenta in bioccoli di colore bianco-avorio, di aspetto lanoso, morbidi e soffici al tatto. La brillantezza può essere regolata col processo di opacizzazione. Grado di purezza elevato; lunghezza uniforme; titolo da 2,75 a 7 den. Resistenza a secco circa gr. 0,9 per denaro, notevolmente inferiore a umido. La composizione chimica e il potere coibente si avvicinano a quelli della lana. Il lanital si tinge con tutti i colori per lana.

La produzione italiana di lanital prevista per il 1938 è di kg. 4.000.000 e ad essa si aggiungerà quella di varie nazioni estere che hanno acquistato il brevetto di fabbricazione.

Fibre artificiali miste. - La creazione di fibre artificiali proteiche ha fatto nascere l'idea di produrre anche fibre in fiocco di composizione mista cellulosico-proteica, mediante opportuna mescolanza della viscosa e della caseina. La percentuale di sostanza azotata viene però contenuta attualmente in proporzioni limitate: le fibre miste in fiocco oggi note possono quindi considerarsi come tipi di fiocco raion viscosa ottenuti con procedimenti parzialmente modificati, in modo da conferire al prodotto caratteristiche che lo rendono specialmente adatto alle miscele con lana. Oltre che alla presenza di sostanze proteiche, queste caratteristiche "lanose" della fibra sono dovute ad altre particolarità del processo di fabbricazione. Il contenuto in materie azotate è però sufficiente a conferire al fiocco una certa affinità per i coloranti acidi (fibre animalizzate).

Cisalfa. - Per la sua fabbricazione si aggiungono allo xantogenato piccole percentuali di sostanze proteiche insieme con sostanze minerali, terpeni, derivati idrogenati della naftalina. La soluzione alcalina dello xantogenato viene quindi depurata, filata in adatte condizioni, sottoposta ai trattamenti chimici successivi e tagliata in lunghezze adatte all'impiego con le varie qualità di lana. Possiede parziale affinità per i coloranti acidi; per la sua tintura in un solo bagno in miscela con la lana sono state create apposite serie di coloranti.

Sniabeta. - Contiene una percentuale di sostanze azotate superiore al precedente e caratteristiche morfologiche alquanto differenti.

Il filo continuo viene tagliato in tratti di 60-70, o 100-110 mm.; il titolo può essere di 3,5 o 7 den. Si tinge con coloranti acidi e possiede una tipica arricciatura.

Si annuncia anche la creazione di un filato artificiale misto a bava continua (railan).

Raica. - Recentemente è stata realizzata la fabbricazione di cellulosa ad alto tenore di alfa-cellulosa, partendo da alcuni sottoprodotti e cascami della canapa e precisamente dai canapuli e da vecchi stracci, sacchi e cordaggi di canapa. La cellulosa così ottenuta viene impiegata in sostituzione dei linters per la produzione di fiocco raion col processo cuproammoniacale: al fiocco così ottenuto è stato attribuito il norme di "raica".

Filati artificiali a bava discontinua. - Il concetto di mantenere il parallelismo delle fibre pur ottenendo un filato a bave discontinue, ha portato alla creazione di filati (tipo "Lenasel"), i quali vengono ottenuti interrompendo i filamenti elementari e paralleli provenienti da normali bobine di filatura, nel corso dell'operazione di torcitura, mediante mezzi abrasivi o taglienti opportunamente conformati e disposti, per conferire al taglio la frequenza e la regolarità richieste.

Fibra di vetro (vetro tessile). - A differenza della lana di vetro, ottenuta per trafilatura e quindi a filamenti grossolani e fragili, il vetro tessile viene prodotto determinando una diretta suddivisione o sfibrillatura del vetro fuso per mezzo di un trattamento a vapore (processo americano Ovens) o meccanico-elettrico (brevetti italiani Balzaretti-Modigliani).

Per la sua incombustibilità e resistenza agli agenti chimici, il vetro tessile italiano è destinato soprattutto a sostituire l'amianto (in buona parte importato) nelle principali sue applicazioni tecniche. Esso può inoltre trovare impiego, da solo o misto con altre fibre, per tessuti destinati all'arredamento di locali pubblici, per tute da lavoro, ecc. Una più generale applicazione tessile sembra ostacolata dall'elevato peso specifico.

Seta. - Vedi seta, App.

Lana. - La quantità di lana prodotta in Italia, valutata fino a qualche anno fa intorno a 90-100.000 q. di lavato a fondo, è scesa negli ultimi anni fino a raggiungere nel 1936 i 60.000 q., in conseguenza della contrazione dell'allevamento ovino, causata soprattutto dall'incostanza e dal basso livello dei prezzi dei prodotti armentarî. Un sensibile risveglio è però in atto in dipendenza dei provvedimenti attuati dal governo per il contingentamento dell'importazione della lana estera, per la requisizione della produzione nazionale e per gli ammassi collettivi. Per il 1937 è prevista una produzione di 70.000 q. e si spera di raggiungere i 100.000 q. in cinque anni.

Giustificate speranze si nutrono poi sulle possibilità di allevamento di pregiate razze ovine in vaste regioni etiopiche e all'uopo gl'industriali lanieri hanno provveduto alla costituzione di un'apposita compagnia, che ha già compiuto una prima indagine sul posto.

Enti e istituti italiani. - Il R. Istituto di setificio è stato trasformato in Istituto industriale. La R. Stazione sperimentale per le industrie della carta e delle flbre tessili vegetali ha modificato la denominazione in: R. Stazione sperimentale per la cellulosa, carta e fibre tessili vegetali ed artificiali.

Esistono in Italia anche un Istituto bacologico, due Stazioni bacologiche sperimentali (Ascoli Piceno, Padova), un Istituto zootecnico sperimentale (Roma) e un Ovile nazionale (Foggia).

All'attività tessile italiana presiede la Corporazione dei prodotti tessili per mezzo di varî comitati corporativi. La sua opera è affiancata dai seguenti organismi: Ente del tessile nazionale, Ente serico, Associazione nazionale fascista dell'industria laniera italiana, Ente per il cotone dell'Africa Italiana, Ente per la cellulosa e per la carta, Ente della moda, Istituto cotoniero italiano, Federazione nazionale dei consorzî per la difesa della canapicoltura (Federcanapa), oltre che dalla Confederazione degli agricoltori e dalle singole federazioni industriali, commerciali, dei lavoratori, degli artigiani, dei professionisti, ecc., e da alcuni consorzî industriali di categoria.

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