FIBRE TESSILI

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

FIBRE TESSILI (XV, p. 209; App. I, p. 588, II, 1, p. 932)

Germano CENTOLA
Basilio DESMIREANU

L'applicazione di alcuni principî fondamentali della chimica macromolecolare ha dato una forte spinta al progresso dell'industria tessile con lo sviluppo della produzione di una serie abbastanza vasta di f. ottenute per sintesi.

La comparsa sul mercato di f. sintetiche dotate di eccezionali proprietà di tenacità, elasticità, resistenza al gualcimento, all'usura, agli agenti chimici, ai microrganismi, ecc., ha provocato la tendenza a migliorare le f. artificiali a base cellulosica e ad apportare delle modificazioni alle f. naturali mediante speciali trattamenti di finitura chimica, per impartire ad esse alcune caratteristiche favorevoli delle fibre sintetiche.

Le novità più importanti restano per ora quelle relative alla scoperta ed alla produzione di nuove f. sintetiche organiche che possono essere raggruppate nelle seguenti classi: "poliammidiche"; poliestere"; "poliviniliche"; "poliacriliche"; "poliolefiniche" (le ultime due potrebbero, in un certo senso, essere considerate come delle sottoclassi delle poliviniliche).

Fibre poliammidiche. - Ai tipi già noti, prodotti a partire dalle poliammidi 66; 6; 6.10 (v. II App.), per trafilatura dei polimeri fusi e successivo stiro dei filamenti estrusi, si sono aggiunte le fibre prodotte, con analogo procedimento di filatura, dalla poliammide 11, che, sviluppate dapprima in Francia e poi in Italia ed in Brasile, sono state immesse sul mercato col nome di Rilsan. La materia prima di partenza è l'olio di ricino che, per piroscissione diretta a 300 °C a pressione ridotta o per pirolisi a 500-600 °C del suo estere metilico, dà con buona resa l'acido undecilenico. Questo, trattato con acido bromidrico in presenza di un perossido, si traforma in acido ω-bromo-undecanoico, convertito successivamente, per reazione con ammoniaca, in acido ω-amino-undecanoico. Dopo purificazione, viene polimerizzato a 200-220 °C per formare la poliammide 11.

Le f. di Rilsan, che, come tutte le f. artificiali e sintetiche, possono essere prodotte sotto forma di fiocco e di filamenti continui, hanno proprietà simili alle altre f. poliammidiche, differenziandosi però per punto di fusione più basso (186-187 °C) e minore ripresa di umidità.

In Russia è stata annunciata (pare che sia già prodotta) la f. ottenuta dalla poliammide 7 (Enant), preparata per polimerizzazione del lattame corrispondente all'acido enantico e successiva filatura e stiro effettuati come per le altre poliammidi.

Il monomero si produce secondo lo schema seguente:

a) "telomerizzazione" di etilene e tetracloruro di carbonio

b) idrolisi della frazione n=3 in presenza di acido solforico e formazione dell'acido ω-cloro-eptanoico

c) reazione con ammoniaca anidra dell'acido per formare il lattame

Si afferma che abbia elevata stabilità alla luce e al calore, ma non si hanno in proposito notizie precise.

È stata anche annunciata, negli stati Uniti, ma non ancora prodotta su scala industriale, una poliammide 4 che verrebbe prodotta a partire dal pirrolidone secondo lo schema seguente

Fibre poliestere. - Sono prodotte da alti polimeri lineari caratterizzati dalla ripetizione di gruppi −CO−O− ricorrenti nella catena principale. Il solo polimero di questo tipo che ha trovato applicazione per la produzione di f. tessili è il "tereftalato polietilenico" prodotto di condensazione dell'acido tereftalico e del glicole etilenico.

Fra i metodi seguiti per la sua preparazione, indichiamo lo schema seguente:

La filatura viene eseguita secondo uno schema che, in linea di massima, è analogo a quello delle poliammidi (fusione del polimero-filtrazione-estrusione-raccolta del filo-stiro- raccolta del filo stirato), con la differenza che lo stiro viene effettuato a caldo per le caratteristiche vetrose del filo e struso.

Prodotta su larga scala e messa in commercio con i nomi di Terylene, Terital, Tergal, ecc., la f. è dotata di ottime caratteristiche di resistenza meccanica (carico di rottura 4-7,5 g/den; allungamento = 10-40%), buona resistenza al calore, alla luce ed agli agenti chimici in generale. I tessuti "termofissati" presentano stabilità dimensionale ed ingualcibilità molto soddisfacenti.

Fibre viniliche. - Appartengono a questa classe le f. tessili ottenute per filatura (generalmente a partire da soluzioni molto concentrate) di polimeri e copolimeri vinilici, preparati per polimerizzazione di monomeri vinilici della formula generale:

che si saldano fra loro per formare una lunga catena lineare di atomi di carbonio.

I prodotti filabili vengono prodotti polimerizzando monomeri puri (omopolimeri) oppure miscele di essi (copolimeri).

Le più note f. da omopolimeri sono quelle prodotte a partire dal cloruro di polivinile. La prima f. sintetica prodotta industrialmente è stata la Pe Ce ottenuta in Germania nel 1934 filando in acqua una soluzione acetonica al 28% di cloruro di polivinile reso solubile in acetone mediante clorurazione del polimero già formato. Dopo la guerra è stata messa a punto in Francia la filatura a secco di cloruro di polivinile non clorurato disciolto in miscele di solfuro di carbonio e acetone, e con questo procedimento sono state prodotte fibre tessili che hanno preso in Francia i nomi di: Rhovyl, Fibrovyl, Isovyl, Thermovyl; in Italia: Movil, Termovil; in Germania: Rhovyl-Fibra, Rhovyl-Thermo, Rhovyl-Iso.

Dotate di buone caratteristiche di resistenza meccanica e chimica, di "mano" calda e soffice, presentano l'inconveniente di avere un basso punto di rammollimento e pertanto una bassa resistenza al calore. Le f. cominciano a contrarsi in maniera sensibile quando si superano i 70-75 °C e pertanto non sopportano la stiratura né trattamenti con acqua bollente. Sono usate in maglieria e per coperte in miscela con lana e per la produzione di tessuti per coperture e per filtri.

In Giappone si è sviluppata la produzione di f. a base di alcole polivinilico (nel 1955 ne sono stati prodotti circa 7 milioni di kg) per filatura delle soluzioni acquose di quest'ultimo ed insolubilizzazione del filo coagulato mediante acetalizzazione di circa metà degli ossidrili per aggiunta di formaldeide seguita da essiccamento ad alta temperatura. Le fibre prodotte sotto forma di fiocco hanno preso il nome generico di Vinylon e i nomi commerciali Kuralon e Cremona. Presentano una ripresa di umidità considerevolmente superiore a quella delle altre fibre sintetiche, e soprattutto delle altre fibre viniliche che sono praticamente inerti verso l'umidità atmosferica, e ciò contribuisce a facilitare la loro tintura con una serie di coloranti diretti, naftolici e allo zolfo. Sono insolubili nei solventi organici e presentano buone caratteristiche di tenacità e di resistenza agli agenti chimici.

Dal polistirolo filato allo stato di fusione si sono prodotti filamenti di diametri diversi (da 0,01 a 1,5 mm) (Shalon) utilizzati per la loro grande inerzia chimica. Hanno caratteristiche meccaniche modeste (resistenza = 1,5-1,7 g/den, allungamento = 30-60%).

Un tipo speciale di f. sintetica è il Teflon prodotto negli Stati Uniti in piccola scala, in base agli studî iniziati nel 1941, a partire dal tetrafluoroetilene (gas) che viene polimerizzato in dispersione acquosa sotto pressione. Si ottiene il polimero (politetrafluoroetilene) sotto forma di un lattice artificiale alla concentrazione di circa il 15%. La dispersione viene trafilata attraverso fori molto larghi (diametro = 0,5 mm) in una soluzione di acido cloridrico al 5% che coagula la dispersione sotto forma di un filo che viene essiccato, "sinterizzato" per rapido passaggio su di un rullo metallico riscaldato a circa 200 °C ed infine stirato a freddo a circa quattro volte la sua lunghezza iniziale. La tenacità è modesta (circa 1,5 g/den con allungamento di 13%); l'assorbimento di umidità è nullo. Presenta eccezionali caratteristiche di resistenza al calore; può essere impiegato fino a temperatura di 290 °C; a 310° conserva ancora una resistenza di 0,1 g/den; a 327° rammollisce e si decompone a 405 °C. Anche la stabilità chimica è eccezionale: può essere sottoposto all'azione dell'acqua regia, di acidi ed alcali forti concentrati all'ebollizione senza perdere la sua resistenza. È resistente anche all'azione degli ossidanti ed è insolubile in tutti i solventi noti ad eccezione di alcuni composti contenenti fluoro. Per il suo alto costo (~18.000 lire al kg) e le sue caratteristiche è usato solo per alcuni speciali impieghi industriali.

In concorrenza con le f. di cloruro di polivinile, negli Stati Uniti è stata sviluppata la produzione di polimeri, filabili da soluzione acetoniche, copolimerizzando il cloruro di vinile con altri monomeri vinilici. I primi sono stati i copolimeri cloruro-acetato di vinile contenenti dal 5 al 20% di acetato. Fin dal 1939 sono state prodotte delle f. corte note sotto il nome di Avisco Vinyon (Vinyon HH) filando a secco soluzioni acetoniche di un copolimero di 88% cloruro e 12% acetato vinilico.

Altri copolimeri filabili sono stati prodotti da miscele di cloruro di vinile, acrilonitrile (o cianuro di vinile) con aggiunti altri monomeri (stirolo e acetato di vinile).

Dal 1948 si è iniziata la produzione di f. tessili (Vinyon N; Dynell) filando a secco soluzioni acetoniche di un copolimero costituito da 60% di cloruro di vinile e 40% di acrilonitrile. Le f. ottenute hanno ricevuto applicazione in miscela con fibre naturali. Esse sono più stabili al calore del Vinyon HH.

Si sono prodotte anche f. da copolimeri a base di cloruro di vinile e cloruro di vinilidene (Saran), di stirolo e acrilonitrile (Algil), di cianuro di vinilidene ed esteri vinilici (acetato, propinato, butirrato) in proporzioni equimolecolari (Darvan; Darlan).

Le f. prodotte da copolimeri con alte percentuali di acrilonitrile e più del 15% di monomeri vinilici, come il Verel (copolimero di acrilonitrile e cloruro di vinilidene addizionati in bassa percentuale di altri monomeri non ancora noti) vengono indicate come "f. acriliche modificate" ma sono generalmente comprese e classificate nel gruppo delle fibre viniliche. Esse rappresentano quindi il punto di transizione fra le f. viniliche e quelle acriliche.

Fibre acriliche. - Sotto questo nome vengono comprese le f. che contengono almeno 85% di acrilonitrile nella composizione del polimero e formano una speciale classe delle fibre viniliche, in quanto i polimeri adoperati per la loro produzione presentano strettissime analogie con i polimeri vinilici.

La prima f. acrilica comparsa sul mercato e la più nota è l'Orlon, ottenuta filando a secco il poliacrilonitrile disciolto in dimetilformamide in concentrazioni di 20-40%. L'acrilonitrile è stato in seguito copolimerizzato con altri monomeri (metil-metacrilato, acetato di vinile, vinil-piridina, ecc. in percentuali inferiori al 15%) che hanno la funzione di modificare le proprietà e soprattutto di migliorarne l'affinità per i coloranti (per produrre fibre messe in commercio sotto i nomi di Acrilan; Leacril; Courtelle; Crylor; Dralon; Creslan; ecc.). La filatura delle soluzioni può essere effettuata a umido in bagni coagulanti a base di glicerina, petrolio, soluzioni acquose di cloruro di calcio o di dimetilformammide, ecc. oppure a secco, in corrente di aria riscaldata a ~400 °C. I filamenti continui sono filati a secco: hanno tenacità di 4-5 g/den e allungamento 15-25%; il fiocco è filato con entrambi i procedimenti ed ha tenacità di 2-3,5 g/den e allungamento 25-40%.

Come tutte le altre f. sintetiche sono molto resistenti agli agenti chimici e microbiologici e sono dotate di ottime caratteristiche di resistenza.

I filamenti continui sono stati largamente adoperati per produzione di manufatti di apparenza simile alla seta, le fibre corte opportunamente arricciate sono adoperate in mischia con fibre naturali e specialmente con lana.

Fibre di idrocarburi o "poliolefiniche" - Il polietilene, prodotto con grande successo come materia plastica, ha ricevuto recentemente applicazione anche nella produzione di f. tessili. F. di questo tipo sono prodotte in Inghilterra (Courlene), negli Stati Uniti (Reevon), in Germania (Hostalen), per filatura del polimero fuso. Sono morbide, flessibili, termoplastiche e resistentissime agli agenti chimici, ma poco stabili al calore a causa del loro basso punto di rammollimento (110°-120 °C). Possono essere migliorate con la produzione di politene a più alto punto di rammollimento (125°-130°) mediante procedimenti di polimerizzazione a pressione relativamente bassa, studiati da Ziegler in Germania o mediante irradiazioni in modo da "reticolare" le macromolecole. La tenacità è di 2-3 g/den con allungamento di 30-40%. Il peso specifico è molto basso: 0,92 per il politene ordinario ad alta pressione, 0,96 per quello a bassa pressione.

La scoperta dei procedimenti di "catalisi stereospecifica" effettuata da G. Natta in Italia ha portato alla produzione di polimeri caratterizzati da una elevata regolarità di struttura (isotattici) e ciò ha reso possibile da alcuni anni la produzione di polimeri filabili anche a partire da olefine. Le più interessanti sono, per il momento, le f. ottenibili per filatura allo stato di fusione del polipropilene isotattico. Prodotte finora in via sperimentale col nome di Moplene saranno fra breve prodotte su larga scala in Italia col nome di Meraklon. Ad un basso costo di produzione, queste f. accoppiano una elevata tenacità ed elasticità, alta resistenza all'abrasione, completa inerzia agli agenti chimici e microbiologici ed un basso peso specifico. Sono note le seguenti caratteristiche principali: tenacità 5,5-7,0 g/den; allungamento 15-25%; peso sp. o,90-0,91; punto di rammollimento 140 °C; punto di fusione 175 °C.

Progressi nel campo delle fibre artificiali. - Riguardano le f. a base cellulosica per le quali si sono raggiunte caratteristiche meccaniche comparabili a quelle delle migliori f. sintetiche. Dopo la comparsa del Fortisan, prodotto negli S.U.A. durante la guerra mediante stiro delle f. di acetato di cellulosa rese plastiche e successiva saponificazione per rigenerare la cellulosa ad elevato grado di cristallinità e di orientamento (tenacità 6-8 g/den; allungamento 6-7%; resistenza relativa allo stato umido 75-85%), importanti miglioramenti apportati al processo "viscosa" hanno permesso di ottenere fibre di struttura omogenea dotate di elevatissima resistenza alla trazione (6-6,5 g/den con allungamenti del 10-12%) e alla fatica.

In Francia si producono le f. polinosiche che presentano una struttura supermolecolare e delle caratteristiche fisiche che si avvicinano a quelle delle f. naturali.

In altri paesi si producono f. ad alta resistenza (super-supercord") aggiungendo alla "viscosa" delle sostanze "modificanti" (ammine alifatiche, sali ammonici quaternarî, derivati di poliossialchileni, poli-idrossi-poliammine, ditiocarbammati), che ritardano la coagulazione e, favorendo la penetrazione nella bava degli ioni di zinco del bagno di coagulazione, permettono di effettuare lo stiro su di un filo uniformemente plastico in tutta la sua sezione, in modo da ottenere fibre di struttura uniforme e quindi dotate di alte resistenze alla trazione ed alla fatica. Nel campo dell'acetato si è estesa la filatura del triacetato di cellulosa (Arnel, Tricel) per ottenere f. di caratteristiche non molto differenti da quelle delle f. prodotte dall'acetato secondario.

Fibre naturali. - Sono stati studiati ed in parte applicati alcuni procedimenti atti a migliorare talune proprietà delle f. naturali in modo da impartire ad esse delle proprietà caratteristiche delle f. sintetiche. Fra questi si possono citare: il perfezionamento dei trattamenti antipiega inteso ad impartire ingualcibilità al lavaggio per produrre i tessuti cosiddetti "lava e indossa" (ingl. wash and wear), la cianoetilazione e la carbossimetilazione parziale del cotone per immunizzarlo agli attacchi microbiologici, i trattamenti per aumentare la stabilità dimensionale dei manufatti di lana e cotone, ecc. Si tratta però di particolari trattamenti di finitura che vanno eseguiti su manufatti e non su fibre.

Bibl.: R. W. Moncrieff, Man made fibres, Londra 1957; J. J. Press, Man made textile Encyclopedia, New York 1959. Articoli varî pubblicati in Textile Research Journal negli anni 1957-60.

Il mercato mondiale delle fibre tessili.

Per poter abbracciare tutto il vasto campo delle f. t. e mettere in evidenza complessivamente i cambiamenti più salienti determinatisi nel corso del decennio 1948-58, ci si limiterà necessariamente a brevi notizie sulle fibre più importanti, rimandando il lettore alle singole voci in questa Appendice.

Seta greggia. - La produzione mondiale di questa fibra nell'ultimo decennio è in continuo seppure lento aumento, quantunque in uno dei principali paesi produttori del mondo, l'Italia, essa dimostri un innegabile declino. Dalla media 1948-52 che fu di 18.600 t essa salì a 31.200 nel 1958. La produzione italiana scese invece, tra le stesse due date, da 1.500 a 800 t, con una riduzione del 43%. L'andamento generale della produzione è stato determinato dal Giappone, il primo produttore del mondo, che ha potuto aumentare la propria produzione di seta di ben il 72% tra la media 1948-52 e il 1958. Anche per la Cina e l'India, che sono notevoli produttori di seta, le stime sono in continuo aumento. Le stime per la produzione dell'URSS invece si mantengono sulle 2.500 t.

Importanti paesi esportatori di seta sono ora rimasti solo il Giappone e la Cina, con (nel 1957) 4.400 t il primo paese e 3.000 t il secondo, contro le sole 300 t esportate nello stesso anno dall'Italia. Tre sono pure i principali paesi importatori: S. U. A. con 2.000 t (1958), l'Italia con 800 e la Francia con 700 tonnellate.

Per valutare l'importanza mondiale della seta come tessile, si osserverà (v. tab. 1) che ponendo uguale a 100 la somma della produzione mondiale di cotone, di lana, della seta e di tutte le fibre artificiali (comprese le sintetiche), la seta ha rappresentato appena l'i % fino al 1942, e dopo questa data è scesa a meno dell'1%.

Dalla tabella dei prezzi (v. tab. 5) risulta che la seta è la fibra più pregiata sul mercato mondiale e che essa non ha subìto oscillazioni troppo rilevanti nell'ultimo decennio, né a Milano, né a Yokohama.

Lana. - tuttora f. t. di grande importanza economica. Considerato in prospettiva storica, il volume della Produzione è aumentato, con piccole oscillazioni, quasi incessantemente dal 1948 al 1959 in relazione all'aumento continuo del numero degli ovini nel mondo. L'importanza relativa della produzione della lana rispetto alla somma della produzione di cotone, di lana, di seta e dei tessuti artificiali (v. tab. 1) è scesa dal 16% nel 1946 al 12% nel 1950 e da questa data si mantiene continuamente sul 10%, a causa dell'impetuoso sviluppo delle fibre artificiali.

Tra la media 1948-52 e il 1958, la produzione mondiale di lana (URSS compresa) è aumentata da 1.856.000 t a 2.397.000 t di lana sucida, e rispettivamente da 1.065.000 a 1.378.000 t di lana lavata (generalmente le statistiche della lana si riferiscono ai dati della lana sucida, che contiene dal 40 al 65% di impurità; per ragioni di comparabilità con altre fibre si pubblicano qui anche i dati della lana lavata), ossia un aumento del 29%. Il primo produttore di lana del mondo, l'Australia, nella media 1948-52 ha prodotto 295.000 t, ossia il 28% della produzione mondiale, posizione che mantiene anche nel 1958 (base di lana lavata). Tutti gli altri grandi produttori di lana (in ordine decresceme): l'URSS, la Nuova Zelanda, l'Argentina, l'Unione Sudafricana e l'Uruguay) nel 1958 hanno aumentato la loro produzione rispetto alla media 1948-52.

In ragione della loro scarsa popolazione, l'Australia e la Nuova Zelanda insieme primeggiano nell'esportazione mondiale con 529.000 t di lana lavata nel 1958, ciò che rappresenta il 68%, dell'esportazione mondiale (che era in quell'anno di 784 migliaia di t). Seguono a lunga distanza come esportatori di lana, l'Argentina (71.000 t nel 1958), l'Unione Sudafricana (52.000) e l'Uruguay (8.000). Fra gli importatori primeggiano: il Regno Unito (198.000 t nel 1958), la Francia (95.000), gli S. U. A. (86.000), il Giappone (75.000), l'Italia (56.000) e l'URSS (55.000).

Sulla scorta dei prezzi della lana a Londra (v. tab. 5) si può dire che nel decennio 1950-59 si è verificato un vero crollo dei prezzi di questo tessile che tra il 1950 e 1958 si è ridotto quasi del 60%. Solo nel 1959 si delinea una lieve ripresa delle quotazioni. Comunque è da notare che il prezzo della lana è superato solo da quello della seta e del nailon; solo negli anni 1957 e 1958 il prezzo del filamento di raion ha leggermente superato quello della lana "di 50".

Cotone. - È la fibra che supera in importanza economica tutte le altre fibre tessili, naturali e artificiali prese insieme. Infatti la sua importanza relativa che era del 75% (v. tab. 1) nel 1938, scende solo al 69% nel 1950 e, dopo piccole riduzioni subite tra il 1951 e 1959 si ferma al 68% nel 1959, nonostante il rapido aumento dell'importanza dei tessili artificiali. Il cotone ha potuto mantenere questo suo primato grazie all'aumento costante della produzione. Infatti, la produzione mondiale di cotone (URSS compresa) passa da 7.600.000 t nella media 1948-1952 a ben 11.000.000 nel 1959, ossia con un aumento di quasi il 45%. Il primo produttore del mondo, gli S. U. A., ha diminuito la superficie coltivata a cotone, e perciò la produzione, tra la media 1948-52 e il 1958, per tornare nuovamente, nel 1959, al livello della media (3.105.000 t). Una netta tendenza all'aumento presentano la Cina (2.410.000 t nel 1959) e l'URSS (stima, 1.598.000). Anche la regione egiziana della RAU, che produce cotone di alta qualità, ha aumentato. la produzione da 396.000 t (media 1948-52) a 445.000 nel 1959.

Il primo esportatore di cotone nel mondo sono gli S. U. A. con 1.043.000 t nel 1958, quantitativo quasi uguale a quello della media 1948-52, che, su una esportazione mondiale di 3.008.000 t (URSS compresa, nel 1958), rappresenta quasi il 35% della esportazione mondiale. A lunga distanza segue la RAU (insieme delle regioni egiziana e siriana) con 360.000 t, il Messico (341.000), l'URSS (311.000) e il Pakistan (97.000). Il primo posto tta gli importatori compete al Giappone con 510.000 t, seguito dalla Germania occidentale (291.000), dalla Francia (290.000), dal Regno Unito (265.000) e dall'Italia (158.000).

In quanto al prezzo del cotone sul mercato di Londra, il tipo egiziano "Karnak" (v. tab. 5) dopo una brusca caduta dal 1951 al 1952, ha registrato una progressiva ripresa fino al 1956, seguita da una nuova sensibile caduta fino al livello di 79 centesimi di dollaro al kg nel 1959, contro 232 centesimi nel 1951. Il tipo americano "Texas" ha invece seguito una tendenza costante al ribasso passando da 96 centesimi al kg nel 1951 a 54 centesimi nel 1959, con una riduzione del 44%.

Lino. - È uno dei tessili minori, la cui produzione mondiale (senza l'URSS) è diminuita da 220.000 t (media 1948-52) a 200.000 nel 1959. In Europa ha una certa importanza solo nel Belgio, in Francia, nella Polonia e nei Paesi Bassi. Il più grande produttore di lino del mondo è l'URSS, la cui produzione (438.000 t nel 1958) generalmente supera di più del doppio quella di tutto il resto del mondo. Ma anche in questo paese la coltura del lino sembra trovarsi in lento declino. Nel 1958 il totale dell'esportazione mondiale ammontava (tra tiglio e stoppa) a 161.000 t (URSS compresa). Tra gli importatori di lino, l'unico di una certa importanza è il Regno Unito con 38.000 t tra tiglio e stoppa nel 1958.

Il prezzo del lino sul mercato di Londra tra il 1952 e 1959 è lentamente e continuamente diminuito da 107 centesimi di dollaro a 67 centesimi per kg, con una riduzione del 38%. Il prezzo del lino si muove su linee parallele a quello del cotone americano "Texas" (anche questo a Londra) pur restando alquanto superiore a quest'ultimo.

Canapa. - È un altro tessile vegetale che subisce la forte concorrenza delle fibre artificiali. La coltura della canapa è in pieno declino. La produzione mondiale, è ridotta dal 1948-52 al 1959 del 20%, passando da 310.000 t a 250.000 (senza l'URSS). L'Italia, in particolare, ha ridotto in maniera sostanziale questa coltura. Per il primo produttore del mondo, l'URSS, non si hanno dati sulla produzione, ma solo sulla superficie; ma anche questa sembra sia in continuo declino. All'inizio del decennio 1949-58 il primo posto incontrastato di esportatore competeva all'Italia, mentre nel 1958 tre paesi, India, Iugoslavia e Italia competono per il primo posto di esportatore, pur con esportazioni di molto diminuite. È degna di nota l'importazione di tiglio dal Regno Unito (10.000 t nel 1958) e quella della Germania occidentale, anche questa di 10.000 t tra tiglio e stoppa, nello stesso anno. Il prezzo della canapa emiliana si è mantenuto per il decennio 1950-59 a un livello abbastanza costante di circa 52 centesimi di dollaro per kg.

Iuta. - È un tessile vegetale che resiste alla concorrenza dei tessili artificiali. Infatti la sua produzione è passata da 2.180.000 t (media 1948-1952) a 2.570.000 t nel 1959. E certo le sue proprietà intrinseche assicurano alla iuta una richiesta intensa da tutti i paesi aventi una certa industria tessile. È prodotta soprattutto nel Pakistan e India (per circa l'80% della produzione mondiale) e nella Cina, ma solo il Pakistan è un paese esportatore. Gli importatori invece sono sparsi in tutti i continenti. Così nel 1958, il Regno Unito ha importato 135.000 di t, la Francia ne ha importate 99.000, il Belgio 80.000, la Germania occidentale 78.000 e l'Italia 46.000 t. Anche l'India importa talvolta quantità notevoli di iuta, come pure gli S. U. A., l'URSS (23.000 t nel 1958) e il Giappone. Se si eccettuano gli anni 1950 e 1951 quando il prezzo della iuta a Chittagong (Pakistan) raggiunse 35 e 33 centesimi di dollaro al kg rispettivamente, per tutto il periodo dal 1952 al 1959 esso si mantenne su un livello medio molto basso, pari a 21 cents di dollaro.

Fibre dure. - Anche le f. dure, tra le quali hanno maggior importanza il sisal, l'abaca e lo henequen, hanno mantenuto la loro posizione di fronte alla concorrenza delle tessili artificiali. La loro produzione mondiale, che nella media 1948-52 è stata di 620.000 t, risalì nel 1958 a 840.000 t. Ciò è dovuto in massima parte all'aumentata produzione del sisal, che si coltiva in grande copia nel Tanganika e nel Brasile. La produzione dell'abaca (coltivata principalmente nelle Filippine) e dell'henequen (Messico) si sono mantenute a livelli piuttosto costanti. Importanti esportatori di sisal sono i due paesi produttori, Tanganika con 201.000 t di sisal esportate nel 1958 e Brasile con 97.000 t. Come importatori figurano gli S. U. A. con 120.000 e gli altri paesi industriali dell'Europa: il Regno Unito con 72.000 t, la Francia (69.000) e la Germania occid. (50.000).

Il più importante paese esportatore d'abaca nel 1958 è la repubblica delle Filippine con 93.000 t; i più notevoli importatori: gli S. U. A. (42.900) e il Giappone (27.000). Dopo un periodo di tre anni (1950-52) durante il quale il prezzo del sisal si è mantenuto a un livello relativamente elevato (media di 48 centesimi di dollaro per kg), dal 1953 al 1959 il prezzo è sceso al livello quasi costante di 23 centesimi di dollaro. Il prezzo dell'abaca negli anni 1950-53 ha oscillato intorno alla media di 40 centesimi per continuare a muoversi, su un livello più basso intorno ai 30 centesimi di dollaro per kg.

Fibre artificioli. - Solo nel 1900, per la prima volta, le statistiche registrano una produzione mondiale di fibre tessili artificiali (900 t). Allora non si pensava alla grande rivoluzione che queste f. erano destinate a produrre nel campo tessile di fronte alle classiche: cotone, lana e seta. Per la prima volta nel 1922 l'importanza relativa delle fibre artificiali rispetto al totale delle f. tessili arrivò all'i %, per aumentare rapidamente e giungere al 13% nel 1940 quando apparvero per la prima volta le fibre sintetiche e al 23% nel 1957 (vedi tab. 1).

È degno di rilievo il fatto che solo per la seta si registra una riduzione della produzione a lunga scadenza, mentre la produzione di cotone e di lana è aumentata incessantemente parallelamente alla crescente produzione delle tessili artificiali.

Per dare un quadro d'insieme della produzione mondiale delle fibre tessili artificiali, sono state unite in una tabella unica le fibre di raion a filamento continuo, il fiocco di raion e le fibre non cellulosiche (sintetiche).

La produzione mondiale del raion a filamento presenta nel 1958 una brusca flessione dovuta principalmente agli S. U. A. che sono il principale produttore di questo genere. Tra il 1950 e il 1958 si ha tuttavia un certo aumento di 8,6%. Per il fiocco di raion l'accrescimento assoluto (+ 585.000 t) e quello percentuale (+ 79%) stanno a dimostrare il rapido sviluppo di questo genere di fibra. Il primo posto è occupato dal Giappone seguito dagli S. U. A. e dalla Germania occidentale. Più modesta la produzione delle f. sintetiche in cifre assolute, ma essa è in continuo e rapido sviluppo. Tra il 1950 e 1958 essa è aumentata di 353.000 t ossia di ben il 504%.

Considerando l'insieme delle f. artificiali e sintetiche si osserva che la produzione mondiale è aumentata di 1.013.000 t, ossia di ben il 60% tra 1950 e 1958. Primi produttori del mondo sono gli S. U. A. con 682.000 t nel 1958, ciò che rappresenta un po' più del 25% della produzione mondiale di quell'anno. Segue il Giappone con 372.000 t, la Germania occidentale (con 228.000 t) e il Regno Unito (con 222.000 t). Per il 1959 si prevede un rapido aumento sia per le f. tessili artificiali, sia per quelle sintetiche, di modo che la loro produzione complessiva supererà i 3.000.000 di t. Per i prezzi del raion e del nailon, v. tab. 5.

Come indicato nelle note delle tabelle 2 e 4, la produzione delle f. tessili di vetro non è in esse considerata. Il motivo di tale omissione è la mancanza di statistiche in relazione al fatto che l'industria relativa è del tutto recente. La tab. 3 raccoglie peraltro i dati statistici della produzione delle f. tessili di vetro negli unici paesi per cui si posseggono i dati relativi alla produzione e alla capacità produttiva per gli anni 1960 e 1961. Si osserverà anche qui il rapido sviluppo che ha portato la produzione da 11.000 t nel 1950 a ben 82.000 nel 1959. La preminenza degli S. U. A. è evidente (67.000 t nel 1959). Il secondo e terzo posto sono occupati rispettivamente dalla Francia (6400 t nel 1959) e dal Giappone (6100). Tutti i paesi considerati prevedono forti aumenti della capacità produttiva per gli anni 1960 e 1961. Se la produzione seguirà questa previsione, le f. di vetro acquisteranno tra poco un peso sensibile nella produzione mondiale delle f. tessili in genere.

Consumo mondiale di fibre tessili. - Nella tab. 4 è indicata la posizione del consumo totale e per abitante nel 1938 e lo sviluppo successivo nel decennio 1950-59. Nei ventun anni tra il 1938 e il 1958 il consumo mondiale di tutte le f. tessili è aumentato del 67%, mentre la popolazione mondiale è aumentata solo del 32%, ciò che significa che l'aumento del consumo è stato più rapido di quello della popolazione (da 2.161.000.000 nel 1938 a 2.850.000.000 nel 1958). Tra il 1950 e il 1959 si ha un aumento del consumo di tutte le fibre del 42%. La posizione del cotone è predominante su tutte le altre fibre. Nel 1959 nel consumo di tutte le f. il cotone rappresentava il 69,4%, la lana il 9,6, %, il raion il 17,7% e le f. sintetiche il 3,3%. In quanto al consumo per abitante si osserverà che in media i 4 kg sono stati oltrepassati nel 1951 e che ora si va decisamente sul consumo medio di 5 kg per abitante. Per tutti i generi di f. si osserva un rapido aumento del consumo per abitante, eccetto per la lana, il cui consumo è quasi costante per tutto il periodo 1950-58 (media di 440 grammi per abitante) ciò che significa che l'aumento in valore assoluto del consumo della lana va di pari passo con l'aumento della popolazione mondiale. In quanto ai paesi singoli, gli S. U. A. hanno il consumo più elevato per abitante (15,5 kg di tutte le specie di fibre, nel 1957); seguiti dalla Germania orientale (12,8 kg), dal Regno Unito (11,7 kg) e dal Canada (11,6 kg); l'Italia ha consumato nel 1957 6,3 kg di fibre per abitante, di cui 3,2 kg di cotone, 1,2 kg di lana, 1,6 kg di raion e 0,3 kg di fibre sintetiche.

Produzione italiana di fibre artificiali e sintetiche. - La tab. 6 contiene i dati statistici italiani relativi alla produzione per l'anno 1939 e per il decennio 1950-59 divisa secondo la composizione delle fibre artificiali. La produzione comincia nel 1950 con quantitativi (108.000 t) notevolmente inferiori a quelli del 1939 (148.000). Dopo qualche incertezza, la produzione aumenta rapidamente così da superare nel 1956 il livello del 1939 e portarsi alla cifra massima di 1.855.000 t nel 1959. È degno di rilievo il rapido aumento delle f. sintetiche negli anni da 1957 a 1959.

Bibl.: FAO: Commodity Bulletin Series, 31: Per caput fiber consumption levels 1948-1958, Roma 1960; FAO, Production Yearbook 1959 e Trade Yearbook 1959; FAO, Monthly Bulletin of Agricultural Economics and statistics, voll. X e XI; Nazioni Unite: Statistical Yearbook 1959, New York; Textile Organon, rivista mensile, annate 1959 e 1960, New York; Istituto Cotoniero Italiano: Annuario, Statistiche Tessili, Milano 1959 e Statistiche Italiane, Cotone - Fibre artificiali, Milano 1959.

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