FIBULA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

Vedi FIBULA dell'anno: 1960 - 1994

FIBULA (v. vol. III, p. 639)

F. Lo Schiavo

Negli ultimi decenni si è molto evoluta la ricerca sulla f., tema che, per la sua natura, si ricollega alla preistoria e alle prime fasi della storia di quasi tutte le popolazioni dell'Europa mediterranea, nonché dell'Asia Minore e di alcune aree dell'Europa continentale.

Nel quadro di un crescente interesse per la cultura materiale, che si manifesta nella moderna indagine archeologica, la f., in quanto elemento non accessorio del costume soprattutto femminile, ma anche maschile, in un vasto ambito cronologico e geografico, risulta in posizione centrale negli studi mirati a comprendere e ricostruire la vita delle popolazioni antiche, assumendo spesso il valore di un «fossile-guida».

Non sono mutati rispetto al passato i limiti cronologici né, nelle grandi linee, l'evoluzione storica, che si articola dagli inizi dell'Età del Bronzo Recente (XIII sec. a.C.), con le f. ad arco di violino, fino agli ultimi secoli del I millennio a.C., con le f. Certosa e La Tène. Le f. di età romana e medievale, che mantengono lo stesso nome e che esplicano la stessa funzione, hanno però subito un profondo mutamento tecnico in quanto non si basano più sull'espediente della molla (semplice, ad avvolgimento doppio o multiplo, «a balestra»), che garantisce elasticità all'oggetto mantenendolo in tensione e assicurandone la tenuta di aggancio, ma su di un ago mobile, su di un perno a cerniera fissato alla base dell'arco che viene allargato, appiattito, e sul quale è talvolta impresso il nome del fabbricante. Si ricorda il marchio avcissa fra i più noti delle f. romane a cerniera. Quando l'arco perde la forma ricurva e diviene un elemento di forma, dimensione e decorazione varia, ma sempre più o meno parallelo all'ago incernierato, nulla più distingue, tecnicamente, la f. dalla fibbia, termine moderno, in uso ancora oggi e chiaramente derivato dal primo, se non la maggiore robustezza dei pezzi destinati al fissaggio delle cinture, delle bandoliere di cuoio o dei finimenti.

La ricerca archeologica degli ultimi decenni si è dunque orientata non tanto sui problemi connessi con la storia dell'arte, quanto su quelli relativi alla funzione. Il concetto stesso di funzione della f. nell'ambito del costume viene esaminato da diversi punti di vista.

Tecnologia. - La manifattura di una classe di oggetti che non di rado costituisce, come presso alcuni popoli italici della prima Età del Ferro, l'unico elemento non deperibile dell'abbigliamento, spesso rappresentato da molte decine di esemplari per ogni individuo, era impegno centrale per artigiani che svolgevano la loro attività a servizio delle popolazioni stesse. La varietà dei modelli, nelle diverse epoche, includeva anche tecniche molteplici, dalla fusione in filiere e successiva lavorazione e torsione dei pezzi e martellatura della staffa per gli esemplari più antichi, come le f. ad arco semplice, alla fusione in matrice per le f. a grandi coste dell'Italia settentrionale, alla fusione a cera persa per le f. a sanguisuga, alla lavorazione a sbalzo per le f. ad arco scudato dell'Italia meridionale, e altre ancora. Più spesso le varie tecniche di produzione si combinavano nella realizzazione delle diverse parti della f., che poi venivano montate insieme, come per i grandi esemplari a quattro spirali e «da parata» della Campania.

Svariate tecniche si applicavano anche alla decorazione, che contemplava l'impiego di ogni possibile strumento per l'incisione, la solcatura e lo sbalzo (a punta fine, arrotondata, squadrata, asimmetrica, a tratto continuo o discontinuo, ecc.). Le tecnologie della fabbricazione e della decorazione venivano a combinarsi nei casi di f. polimateriche, come quelle serpeggianti di ferro con rivestimento di fili di bronzo, oppure di bronzo o di ferro con rivestimento di fili d'argento o d'oro, o ancora come le f. a placchetta o «a occhiali» d'avorio con supporto di bronzo o di ferro, o infine come le f. «a occhiali» di bronzo con supporto e borchie decorative al centro delle spirali di ferro, nonché le f. «a occhiali» di ferro con supporto e borchie di bronzo. Si è infatti constatato un frequente ricorso al ferro insieme con il bronzo, soprattutto nelle prime fasi del suo impiego nell'Età del Ferro, e non solo per la produzione e l'ornato dei pezzi, ma anche per la riparazione degli stessi. Infatti, com'è facilmente comprensibile, il punto di massima tensione dell'oggetto - quello al di sopra della molla - era anche quello che per primo cedeva e che veniva restaurato con l'applicazione di una nuova molla con relativo ago (detto anche «ardiglione») inchiodata con un ribattino di ferro o di bronzo all'estremità posteriore dell'arco.

È ormai fuor di dubbio che l'artigianato delle f. fosse altamente specializzato e che ogni artigiano o bottega avesse un proprio ambito di produzione, tanto più agevolmente ricostruibile, quanto più gli oggetti si distinguevano per caratteristiche tecniche o decorative peculiari.

Distribuzione. - L'area di distribuzione di un particolare tipo di f. caratterizzata da qualche singolarità di fattura o di decorazione (presente, talvolta, anche in altre categorie di manufatti) che assume la valenza quasi di un marchio di fabbrica, può essere identificata nel corso di studi di catalogazione ad ampio raggio di interi territori o di specifiche classi di materiali. L'identificazione di un particolare tipo di f., di cui si conosca l'area di produzione e d'uso, in altra regione geografica, assume una notevole importanza: caso per caso, sarà opportuno ricercarne la spiegazione più plausibile (una volta esclusi fenomeni di mercato e di collezionismo moderno) nell'ambito del movimento di persone e di merci nel contesto storico di cui si tratta. Esempi significativi sono le f. italiche rinvenute nei santuari della Grecia, le f. «frigie» nell'Italia meridionale e le f. iberiche «a doble resorte» in Sardegna e a Pithecusa.

Proprio per acquisire questi elementi, ai fini di una più completa ricostruzione del quadro socio-economico protostorico, si sono moltiplicate in quest'ultimo trentennio, per l'impegno della Deutsche Forschungsgemeinschaft, le raccolte sistematiche e le classificazioni accurate, in vasti ambiti territoriali, sia delle f. provenienti da scavi e da corredi, sia di quelle - ancora purtroppo in maggioranza - ritrovate fuori contesto e conservate nei depositi dei musei senza indicazioni sulla provenienza e sulle circostanze di rinvenimento.

Costume e rituale. - Progressi sensibilissimi si sono avuti con l'incremento di vaste campagne di scavo in tante necropoli italiche con sepolture a inumazione individuale.

Si sono così potuti registrare dati di estremo interesse per la ricomposizione dell'abbigliamento, del quale non di rado le f. costituiscono l'elemento essenziale. Risulta confermato, soprattutto per l'Italia centro-meridionale, che l'abito femminile prevedeva due allacciature simmetriche sulle spalle che venivano assicurate dalle due f. più grandi, generalmente fabbricate in coppia. Talvolta invece di una coppia ne venivano impiegate due per parte, con un quinto pezzo allacciato al centro del petto. Altre f. più piccole fissavano l'acconciatura sul capo o al collo, oppure venivano disposte sul petto e sul bacino, più raramente lungo un fianco, ma sempre quando dalla f. pendevano lunghe catenelle con pendagli, che dovevano costituire una sorta di frangia tintinnante. Spesso nell'ago delle f. venivano infilati anelli semplici e multipli o pendagli a ruota traforata o altri ornamenti, al punto che, nel caso delle sepolture più ricche, l'inumato appare praticamente rivestito di bronzo, ulteriormente impreziosito con inserzioni di pasta vitrea, d'ambra, d'avorio, d'osso, d'argento e d'oro. Nelle sepolture maschili generalmente l'allacciatura dell'abito è asimmetrica e il numero delle f. presenti è inferiore a quello impiegato nell'abbigliamento femminile.

Non sempre il costume, quale si rileva dalle inumazioni, può costituire una testimonianza sicura per l'impiego e la funzionalità delle f., come anche degli altri elementi di corredo. Infatti appare evidente in molti casi come alcuni oggetti, e alcune f. in particolare, non possano aver avuto un uso pratico ma rituale, come nel caso delle grandi f. da parata campane, o degli splendidi esemplari aurei, riccamente decorati, dell'Etruria nel periodo orientalizzante, o ancora delle raffinatissime f. a placca d'avorio finemente scolpite, non a caso rinvenute in maggioranza nei santuari greci e solo raramente in contesti tombali. Può dunque verificarsi il caso sia di f. che venivano fabbricate solo o prevalentemente per scopi rituali, per essere deposte nelle tombe o nei santuari, sia di f. che erano utilizzate in vita e venivano poi a costituire il corredo del defunto anche in sovrappiù rispetto a quelle funzionali all'abito funebre, com'è provato dalle «catene» di f., allacciate l'una all'altra o deposte in gruppo sul petto o sul ventre o lungo il fianco dell'inumato o nell'urna o nel corredo dell'incinerato. Questo fatto è documentato dal rinvenimento dei frammenti calcinati delle f. che sostenevano l'abito funerario sul rogo, mentre integre e in condizioni perfette sono quelle del corredo. Per questo motivo si sono conservati esemplari eccezionali e molto delicati d'ambra e d'oro, quali p.es. quelli a sanguisuga e serpeggianti dalle tombe principesche orientalizzanti di Palestrina, di Vetulonia, di Verrucchio.

Aree geografiche. - Con l'estendersi della schedatura e delle edizioni sistematiche di questa classe di manufatti, è possibile tentare di tratteggiare per aree geografiche un aggiornamento delle conoscenze sul tema, anche se le lacune sono tuttora prevalenti rispetto ai dati noti.

Nell'Italia peninsulare si registra la maggioranza assoluta delle presenze, con molte migliaia di esemplari, soprattutto nel periodo protostorico. Oltre diecimila pezzi si contano a tutt'oggi nell'Italia meridionale; più di tremila sono le f. documentate nell'Italia settentrionale, mentre non si è ancora avviata la catalogazione nell'Italia centrale: solo nel ripostiglio di S. Francesco di Bologna ve ne sono, comunque, più di tremila.

La gamma delle fogge conosciute, per la definizione delle quali il repertorio del Sundwall (1943), esteso anche alla Sicilia, non può più considerarsi sufficiente, è, del pari, vastissima e comprende f. ad arco di violino, ad arco semplice, ad arco ingrossato, a coste, ad arco ribassato, a sanguisuga, a navicella, a due e a tre bottoni, a due pezzi serpeggianti, a drago, ad arco composito, a occhiali, a quattro spirali, a spirali multiple, a placchetta, a disco, ad arco scudato, ad arco configurato, f. Certosa e f. La Tène. Ciascuna di queste classi contempla decine di tipi, ognuno dei quali è a sua volta caratterizzato da particolari tecnici o decorativi, che consentono di definire, come si diceva, l'officina di provenienza, l'area e l'epoca dell'impiego, e talora il rituale e il significato.

Il tipo, il numero e l'associazione delle f. con altri elementi del corredo in determinate aree ed epoche consentono anche studi approfonditi sul contesto economico e sociale e sulla cronologia relativa di interi sepolcreti; si pensi p.es. alle necropoli di Veio-Quattro Fontanili, nel Lazio; di Cuma e di Sala Consilina in Campania; di Torre Galli e di Torre Mordillo in Calabria; di Chiaromonte e dell'Incoronata in Basilicata; di Salapia in Puglia, e a molte altre, alcune delle quali ancora in corso di indagine. In Etruria, soprattutto nel periodo orientalizzante, le f. escono spesso dalla categoria degli oggetti funzionali per entrare in quella dei gioielli, e allora la preziosità della materia si unisce alla raffinata complessità della decorazione creando dei veri capolavori. Sulla costa adriatica, oltre a particolari manifatture artigianali e alla trasmissione e all'imitazione di oggetti e di tipi dell'altra sponda, va ricordata la ricchezza di ambra che talora si rinviene, nel Piceno, in grandi noduli infilati nell'arco di enormi f. di bronzo o di ferro: un intento certamente non funzionale, ma quasi di tesaurizzazione. In Italia settentrionale già da tempo gli studi sulle culture protostoriche di Este e di Golasecca hanno sistematizzato nelle grandi linee la tipologia delle f., insieme con quella degli altri bronzi e oggetti del corredo; attualmente si sta procedendo alla migliore definizione dei gruppi regionali minori e a esse riferibili, con l'ausilio dell'edizione integrale di tutte le f. di bronzo delle regioni settentrionali italiane.

Oltralpe, nell'unico catalogo prodotto per l'Europa settentrionale, una produzione squisitamente locale dalle forme elaborate è documentata nella regione del Niedersachsen, compresa fra i fiumi Ems ed Elba e il Mare del Nord. F. a due pezzi con parte centrale follata fra due grandi spirali contrapposte (varianti Salzhausen-Dötzingen, Holthusen-Buendorf, Bahrendorf) e f. a due pezzi con due grandi dischi collegati da un arco costolato (tipi Dörmte, Oerel) sono le fogge predominanti. Un lavoro sistematico di catalogazione delle f. dell'Età dei Campi di Urne in Germania meridionale, Austria e Svizzera passa in rassegna un migliaio di esemplari, fra i quali i più antichi includono sia f. ad arco di violino tipo Peschiera, simmetriche e asimmetriche, sia f. ad arco di violino ingrossato e decorato, analoghe a fogge largamente rappresentate in Italia e nei Balcani centro-meridionali, sia tipi regionali di f. ad arco di violino con grande staffa a spirale (tipo Unter-Radl) e di f. ad arco di violino con staffa a spirale a uno e a due pezzi (tipi Kreuznach, Gemeinlebarn, ecc.). Oltre a ciò, la presenza di molti esemplari italici pervenuti in vario modo a Ν delle Alpi attesta la vitalità della produzione peninsulare e il transito non episodico di persone e merci.

Altrettanto sembra verificarsi in tutta l'Europa centro-occidentale dove, in assenza di ricerche sistematiche, suppliscono alcuni studi parziali, dai quali massiccia risulta la presenza di f. italiche, insieme a una scarsa e tecnicamente non emergente fabbricazione locale che in maggioranza si ispira alla lontana o imita direttamente prodotti italici acquisiti in uso. Questo fenomeno si registra in particolare in Francia, dove, in un importante lavoro di ricerca, sono state analizzate 213 f. precedenti il VI sec. a.C. e, pur non tenendo conto dei pezzi di provenienza non accertata, si è constatata una fortissima presenza di tipi italici contro uno scarso interesse, nel costume locale, per questo accessorio. Questa tendenza appare appena attenuata nella Penisola Iberica dove le f. a gomito tipo Huelva si confrontano con la classe delle f. siciliane a gomito di Cassibile, affini, a loro volta, agli esemplari vicino-orientali e ciprioti. La stessa successiva famiglia delle f. «a doble resorte» trae lo spunto originario dalle f. serpeggianti «a occhio» (ovvero con occhiello a molla) di tipo italico meridionale. Anche le stesse f. a due pezzi «en pivote» richiamano molto da vicino alcuni caratteristici esemplari siciliani. Invece, produzione assolutamente originale iberica sono, in epoca più tarda, le f. anulari.

Passando alle grandi isole mediterranee, la Sicilia, rispetto alla tipologia delle f. dell'Italia meridionale, mostra le caratteristiche di una regione a sé stante, connessa, certo, con la penisola ma ricca di forme locali dove anche i tipi italici sono abbastanza chiaramente distinguibili o almeno si associano in modo caratteristico. Se ne può concludere che il costume delle più antiche popolazioni preistoriche di Pantalica e di Cassibile non era uguale a quello delle altre popolazioni italiche meridionali: non si riscontra alcuna simmetria di allaccio e non è documentata la grande abbondanza di anelli e pendagli sul petto, infilati nell'ago delle f.; è tipico, inoltre, l'uso di f. a gomito anche in sepolture femminili. Interessante è la caratterizzazione tipologica delle f. con staffa lunga delle tombe protocoloniali in confronto con quelle contemporanee di Pithecusa, e così pure quella delle f. serpeggianti «con cornetti» esclusive dell'area sicana ed èlima.

In Sardegna e in Corsica, invece, le f. erano praticamente assenti dal costume dell'Età del Bronzo e del Ferro. La civiltà nuragica, della quale rimane l'eccezionale documentazione dei bronzetti figurati, conosce f. di importazione dall'Italia peninsulare, dalle più antiche fogge ad arco di violino ritorto alle più tarde f. a navicella con staffa lunga; sporadicamente è attestato qualche esemplare da altra provenienza come la «doble resorte» da Santadi e la f. cipriota da Barumini. È possibile che la produzione locale si sia limitata a una sola classe, quella delle piccole f. con arco ribassato, il cui modello villanoviano è indiscutibile. Anche in Corsica si hanno poche f. di imitazione, dove però molto meno prossima è la fedeltà ai modelli: si hanno perciò alcuni esemplari serpeggianti con arco a gomiti, ad anelli e a torsione continua, pochi altri a navicella e del tipo Certosa con molla a balestra, piuttosto abnormi rispetto alle tipologie peninsulari.

Abbondante e varia è la produzione delle isole greche (Eubea, Rodi, Delo, ecc.). Raccolti sistematicamente si contano un paio di migliaia di esemplari, inclusi quelli rinvenuti negli scavi più recenti. Anche in quest'area si osserva una grande somiglianza (nelle forme più arcaiche, come le f. ad arco di violino e ad arco semplice, più che di somiglianza si può parlare di identità) con quelle documentate in Italia e nel resto del Mediterraneo. Poi si evolvono le fogge locali, caratterizzate dalla tipica grande staffa laminare - rettangolare, trapezoidale, poligonale - che negli esemplari maggiori diviene campo per l'incisione di motivi decorativi e scene figurate. L'arco, prevalentemente asimmetrico, è articolato plasticamente in noduli e coste, a profilo arrotondato o a spigolo vivo, a sezione uniforme o a gradazione, con incavi e intarsi, sormontato o meno da figurine plastiche. Nel contesto di forme locali spiccano alcuni esemplari provenienti dall'Italia peninsulare, da Cipro e dall'Asia Minore.

Per Cipro manca ancora un lavoro di sintesi e la lacuna è sensibile proprio per la presenza, nelle molte pubblicazioni dedicate a rinvenimenti e scavi dell'Età del Bronzo Tardo, di f. ad arco di violino simmetrico e asimmetrico e di f. ad arco con due noduli. Queste confermano come anche Cipro sia interessata dalla koinè metallurgica alle origini di questa foggia di manufatti, per proseguire con la produzione di forme di larga diffusione ma visibilmente adattate ai gusti e alla moda indigena. Una classe di f. cipriote, in particolare, è stata oggetto di attenta analisi, ovvero le note e caratteristiche fibule a gomito, con arco articolato plasticamente, con occhiello o nodulo centrale e ingrossamenti, costolature e solcature alternati sulle due parti dell'arco. Questa famiglia tipologica appare distribuita largamente in tutto il Mediterraneo fino in Sardegna, mentre tipi strettamente imparentati sono diffusi in Sicilia e nella Penisola Iberica.

La serie delle catalogazioni sistematiche si conclude, per ora, verso Oriente, con un primo volume dedicato all'Anatolia (Turchia occidentale e centrale) mentre è in preparazione il secondo che raccoglie gli esemplari della Turchia orientale. Qui sono rappresentati pochissimi esemplari «di koinè», ovvero qualche f. ad arco di violino ingrossato con noduli e alcune f. ad arco con noduli, e una ricca produzione caratteristica di tipi che elaborano variamente il tema base dell'arco simmetrico e della staffa costolata verticalmente e con due sporgenze laterali: si tratta di quelle che finora venivano globalmente definite «f. frigie» e che sono fra le poche famiglie tipologiche a presentare esemplari simmetrici e appaiati, ovvero con allacciatura sia a destra che a sinistra. Dai santuari della Ionia provengono inoltre molte f. greche con staffa a placchetta e con arco decorato a noduli e perlature.

Per la Grecia l'unica opera di sintesi rimane quella del Blinkenberg (1926) insieme a un più recente studio specifico sulla Tessaglia, da cui si ha la misura non solo dell'articolazione tipologica e dello straordinario interesse delle fogge locali, quali quelle con staffa a placchetta che diviene campo per decorazioni e per scene figurate, ma anche della presenza di f. italiche e «frigie» che, come nelle altre regioni, attestano circolazioni di persone e cose, soprattutto intorno ai grandi santuari; da tempo è infatti conosciuta una bella serie di f. italiche fra i bronzi di Olimpia.

La lacuna documentaria si allarga all'area dei Balcani, a eccezione della Bulgaria e della Romania, dove però le poche centinaia di esemplari rinvenuti, oltre ad alcune forme di estrazione centroeuropea, appartengono a famiglie tipologiche strettamente imparentate con quelle abbondantemente documentate nell'area di Glasinac, come p.es. le f. ad arco con occhiello al di sopra della staffa, dalla tipica forma triangolare e a clessidra. Le f. dell'Albania e della Dalmazia, Croazia, Slovenia, sono note dagli studi sulle singole popolazioni indigene dell'Età del Bronzo Finale e dell'Età del Ferro; da ricordare inoltre varie ricerche sulla f. ad arco di violino e sulle f. ad arco con due noduli e uno studio particolareggiato sugli accessori del costume fra Egeo e Adriatico nell'Età del Ferro - inclusivo dunque della Grecia e dei Balcani - nel quale sono tracciate le carte di distribuzione dei principali tipi di f. rappresentati. Soprattutto sulla costa, la presenza di esemplari di provenienza italica è costante e un vivace interscambio esiste soprattutto con la Daunia e il Piceno. Risalendo poi fino alla Slovenia e all'area delle Alpi Orientali, le grandi vie di comunicazione lungo i valichi collegavano questi territori con l'area hallstattiana e con l'Europa centrale da una parte, con l'area del Caput Adriae dall'altra, facilitando gli scambi di merci e, pur nelle varie caratterizzazioni locali, un ampio raggio di diffusione degli oggetti e la produzione di fogge imparentate fra loro. Un esempio significativo è quello della grande necropoli di Santa Lucia in Tolmino (Most na Soči) nella quale la tipologia delle f. mostra forti influssi estensi, hallstattiani e sloveni insieme a tipi originali sia per la forma che per le associazioni, e dunque per quanto riguarda il costume e il modo di impiego.

Raffigurazione di fibule. - In pochissimi fortunati casi accade di ritrovare la riproduzione di una f. su una scultura o su un rilievo antichi, come nel caso, p.es., del torso femminile da Capestrano, dei bronzetti di aruspice del Museo Gregoriano Etrusco e della Bibliothèque Nationale di Parigi, dello specchio etrusco da Tuscania o del noto rilievo di Ivriz o di quello di Zincirli in Anatolia, oppure di alcune statuette di terracotta in Grecia e in Magna Grecia.

Vi sono però due classi di monumenti nei quali la raffigurazione delle f. è di particolare importanza: le stele incise del SO della Penisola Iberica e le stele daunie.

Le prime, diffuse un po' in tutto l'occidente della Penisola Iberica ma soprattutto in Estremadura, Andalusia, Portogallo meridionale, Ciudad Real e Toledo, sono dei blocchi di pietra naturale con una sola faccia lavorata, sulla quale è raffigurato il corredo personale di un guerriero: scudo, lancia, spada e talora anche specchio, pettine, elmo, f.; in alcuni casi sono rappresentati la figura umana e il carro. Le f., pur raffigurate sommariamente, appartengono alla famiglia delle f. a gomito e forse allo stesso tipo degli esemplari in bronzo dal deposito della Ria di Huelva, vicino a quello siciliano di Cassibile. Le stele figurate vengono datate fra la fine dell'Età del Bronzo Finale e l'inizio della Prima Età del Ferro (X-IX sec. a.C.).

Le stele daunie, delle quali sono stati catalogati oltre milleduecento esemplari fra interi e frammentari, di calcare bianchissimo, sono esse stesse rappresentazioni stilizzate di figure antropomorfe con testa iconica o aniconica; sui due campi anteriore e posteriore della lastra squadrata sono incisi oggetti di corredo, decorazioni, armi, scene figurate e motivi geometrici vari. Le f. sono riprodotte, generalmente a coppia, al centro del petto, sotto il collare e al di sopra delle due braccia guantate e giustapposte. Le fogge rappresentate sono quelle ad arco ingrossato, a sanguisuga e ad arco composito (tutte con staffa lunghissima e bottone terminale) e inoltre f. con arco a losanga e a navicella con bottoni laterali, sempre con staffa molto lunga e bottone terminale. Una o, qualche volta, tutte e due le f. recano appesi, dalla parte della molla, lunghi pendagli di vario tipo; un solo caso eccezionale, probabilmente la stele più antica della serie, riproduce a rilievo una f. «a occhiali» a placchetta.

Bibl.: M. Almagro Basch, Las fibulas de codo de la Ria de Huelva, in CuadRom, IX, 1957, pp.· 7-46; F. Laux, Die Fibeln in Niedersachsen (PBF, XIV, 1), Monaco 1973; P. Betzier, Die Fibeln in Süddeutschland, Osterreich und der Schweiz I (PBF, XIV, 3), Monaco 1974; K. Kilian, Fibeln in Thessalien (PBF, XIV, 2), Monaco 1975; E. Sapouna-Sakellarakis, Die Fibeln der griechischen Inseln (PBF, XIV, 4), Monaco 1978; T. Bader, Die Fibeln in Rumänien (PBF, XIV, 6), Monaco 1983; E. Caner, Fibeln in Anatolien I (PBF, XIV, 8), Monaco 1983; P. von Eies Masi, Le fibule dell'Italia settentrionale (PBF, XIV, 5), Monaco 1986.

Studi di interesse regionale su f. dell'Età del Bronzo e del Ferro: R. Navarro, Las fibulas en Cataluña, Barcellona 1970, p. 5 ss.; Κ. Kilian, Zum italischen und griechischen Fibelhandwerk des 8. und 7. Jahrhunderts, in HambBeitrA, II, I, 1973, pp. 1-39; A. Duval, Ch. Eluére, J.-P. Mohen, Les fibules antérieures au VI siècle avant notre ère trouvées en France, in Gallia, XXXII, 1974, pp. 1-61 ; K. Vinski-Gasparini, Fibule u obliku violinskogudala u Jugoslaviji («Le f. ad arco di violino in Iugoslavia»), in VjesAMuzZagreb, III serie, Vili, 1974, pp. 1-28; Κ. Kilian, Trachtzubehör der Eisenzeit zwischen Agäis und Adria, in PZ, L, 1975, pp. 9-140; F. de Lanfranchi, M. C. Weiss, La civilisation des Corses. Les peuplades de l'Age du Fer, Bastia 1975; Α. M. Chieco Bianchi, L. Calzavara, M. De Min, M. Tombolani, Proposta per una tipologia delle fibule di Este, Firenze 1976; F. Lo Schiavo, Le fibule della Sardegna, in StEtr, XLVI, 1978, pp. 25-46; H. Riemann, Studien zu den Violinbogenfibeln, in RM, LXXXVI, 1979, pp. 5-85; Κ. Kilian, Violinbogenfibeln und Blattbügelfibeln des griechischen Festlandes aus mykenischer Zeit, in PZ, LX, 2, 1985, pp. 145-203; H. G. Buchholz, Ein kyprischer Fibeltypus und seine auswärtige Verbreitung, in V. Karagheorghis (ed.), Cyprus between the Orient and the Occident. Acts of the International Archaeological Symposium, Nicosia 1985, Nicosia 1986, pp. 223-245.

Sulle f. dal VI sec. a.C. all'età romana: M. Primas, Zur Verbreitung und Zeitstellung der Certosafibeln, in JbZMusMainz, XIV, 1967, pp. 99-133; P. G. Guzzo, Le fibule in Etruria dal VI al I secolo, Firenze 1972; E. Ettlinger, Die römischen Fibeln der Schweiz, Berna 1973; Β. Teržan, Certoska fibula («La f. Certosa»), in A Ves, XXVII, 1976 (1977), p. 317 ss. - Bronzetti etruschi: P. G. Guzzo, op. cit., pp. 157-160, tavv. XXVII-XIX. - Stele iberiche: M. Aimagro Gorbea, Las estelas decoradas del Suroeste Peninsular, Madrid 1966. - Stele daunie: M. L. Nava, Stele Daunie, Firenze 1980.