FIDONE

Enciclopedia Italiana (1932)

FIDONE (Φείδων, Phīdon)

Francesco ROSSI
Secondina Lorenzina CESANO

Re d'Argo della mitica stirpe di Temeno. Con probabilità lo si può collocare a metà circa del sec. VII.

Secondo Eforo, F. estese l'egemonia di Argo sopra tutta l'Argolide. Egli fece di Argo il più forte stato peloponnesiaco, prima che Sparta si affermasse definitivamente. La sua potenza lo volse in appresso anche a occidente dove usurpò l'agonotesia di Olimpia; più tardi gli Elei, che in età storica avevano la direzione di quelle feste, non registravano, perché non li riconoscevano legittimi, i giochi celebrati da Fidone. I suoi successori non seppero conservare gli acquisti da lui fatti.

Secondo Erodoto, F. creò le misure di cui si servivano al suo tempo i Peloponnesiaci; Plinio ed Eforo alle misure aggiungono i pesi. Eforo, Aristotele e altri più recenti gli attribuiscono inoltre l'istituzione della prima moneta coniata. Si è concoidi ormai nel riconoscere questa nell'argento di Egina, col tipo della tartaruga, l'animale sacro ad Afrodite, onde si desume che la zecca aperta da F. in Egina, fosse fino dagl'inizî connessa col tempio della Dea protettrice dell'isola, e che su di questa dovesse estendersi il dominio del re argivo. In base ai caratteri arcaici di questa, che è realmente la più antica moneta di argento coniata nel mondo greco, oggi si appone al regno fidoniano la data più verosimile della metà del sec. VII a. C. Aristotele narra che al suo tempo si vedevano ancora nel tempio di Era ad Argo i lingotti o spiedi di ferro (ὀβελίσκοι) che il re F. vi aveva consacrato, e che servivano agli scambî prima che egli avesse inaugurato la sua moneta. Demonetizzati, erano stati appesi alle pareti del tempio come sacre reliquie, ciò che rispecchia un uso invalso costantemente di poi presso tutti i popoli dell'antichità.

Bibl.: Oltre ai lavori che trattano della storia d'Argo (per cui v. alle voci argo; argolide), dei molti altri che toccano in qualche modo F. citiamo: C. Trieber, Pheidon von Argos, Hannover 1886, pp. 1-16; O. Viedebannt, Philologus, n. s., XXXV (1925), p. 208 segg.; inoltre: G. Busolt, Griechische Geschichte, 2ª ed., Gotha 1893, I, pp. 611-624 dove è elencata con diligenza la produzione anteriore; E. Meyer, Geschichte des Alterthums, Stoccarda 1893, II, pp. 543-47; J. Beloch, Griechische Geschichte, 2ª ed., Berlino 1924-26, I, i, pp. 287, 332 seg.; ii, pp. 192 segg. 347 segg.; F. Jacoby, Die Fragmente der griechischen Historiker, Berlino 1930; II, Komment, p. 683 segg. - Per le misure e la monetazione fidoniche v.: Fr. Lenormant, La monnaie dans l'antiquité, I, Parigi 1879, p. 128; E. Bourguet, in Bull. corresp. hellén., XXVII (1903), p. 13 segg.; id., in Revue archéologique, 1903, II, p. 25 segg.; G. De Sanctis, 'Ατϑίς, 2ª ed., Torino 1912, p. 226 seg.; A. Segrè, Metrologia e circolazione monetaria degli antichi, Bologna 1928, p. 150 segg.; E. Babelon, Traité des monnaies grecques et romaines, I, i, Parigi 1901, p. 877; II, i, Parigi 1907, p. 827; Th. Reinach, L'histoire par les monnaies, Parigi 1902, p. 35 segg.; B. V. Head, Historia numorum, Oxford 1911.

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