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Enciclopedia Italiana (1932)

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Giulio Farina

. Isola posta a monte della prima cateratta del Nilo. Prende nome dall'egiziano p-'i-láq, d'incerto significato (la prima parte vuol dire "l'isola"), donde il copto saidico pilak (non da lakh "angolo"), arabo Bilāq. Oggi si chiama el-Qasr o Gezīret Anas el-Wugiūd. Pare che solo in età greca fiorisse, giacché i suoi più antichi monumenti, tutti templi, risalgono a Nahtne bôwef (378-361 a. C.) ed Erodoto non ne fa cenno. V'era adorata la dea Iside e il culto di lei si diffuse lontano sulle confinanti contrade. Numerose iscrizioni in caratteri meroitici attestano i pellegrinaggi spesso compiuti qui dalle popolazioni nubiane. Ai nomadi Blemmî venne riconosciuto ancora nel 452 d. C. il diritto di visitare l'isola e di condurre presso di loro processionalmente ogni anno la statua divina. Giustiniano vi distrusse i templi e ne recò gl'idoli a Costantinopoli. Il maggior tempio (d'Iside), iniziato da Tolomeo Filadelfo, continuato da Tolomeo Evergete I, Augusto, Tiberio, Antonino, è volto quasi da nord a sud. È costituito dal sacrario, preceduto da celle laterali, un pronao, una corte, un pilone, l'avancorte e il primo pilone. Le colonne a foglie, a fiori, talvolta ancora sormontate da teste hathoriche, sono spesso notevoli per la loro elegante sagoma. Sul lato occidentale s'erge una cappella della nascita, sacra al piccolo dio Hôr. Alla cinta del tempio appartiene pure la Porta di Adriano, abbellita anche da Marco Aurelio e da Lucio Vero. Una scala sotterranea, a sud, conduce al nilometro. Al nord, invece, c'è un piccolo tempio di Harendôtes "Hor vendicatore di suo padre", che fu eretto dall'imperatore Claudio. In questa estremità si vedono un tempio costruito l'anno 18 di Augusto, due chiese copte, una porta dell'antica cittadina nell'età di Diocleziano. Poco distante dal tempio d'Iside, sulla parte orientale, è quello di Hathôr-Afrodite, consacrato da Tolomeo Filometore ed Evergete II. Più a sud il grazioso chiosco romano, caratteristica decorazione dell'isola. All'estremità rimane ancora il portico che precedeva il tempio d'Iside di File e di Hathôr di Bige, elevato da Nahtenbôwef, ricostruito da Filadelfo. Presso il fiume si osservano le basi di due obelischi. Verso l'interno è il tempio di Arensnufis (egiziano Er-ḥemse-nûfer "il bel coinquilino") fondato da Tolomeo Filopatore ed Ergamene di Nubia, continuato da Tolomeo Epifane e Tiberio; quello d'Imhôtep (Esculapio) di Filadelfo. Anche su questo lato presso il colonnato una scala sotterranea porta a un altro nilometro.

Bibl.: G. Bénédite, Le temple de Philae, in Mém. Miss. Franç. Caire, XIII; L. Borchardt, Der Augustustempel auf Philae, in Jahrbuch des k. Deutsch. Arch. Inst., XVIII (1903).

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