FILIPPI

Enciclopedia dell' Arte Antica (1960)

Vedi FILIPPI dell'anno: 1960 - 1973 - 1994

FILIPPI (Φίλιπποι, Philippi)

L. Vlad Borrelli

Antica città della Tracia ribattezzata da Filippo II nel 357-6 a. C., situata sulle pendici settentrionali del Pangeo, non lungi dalla baia di Cavalla (l'antica Neapolis), sul percorso della romana via Egnazia che collegava l'Europa all'Asia e che venne a costituire in questo tratto il decumanus maximus della colonia romana.

F. sorge sul luogo dell'antica Dato, più comunemente chiamata Krenides per la presenza di un gruppo di sorgenti; fondata dai Tasi nel VI sec. a. C. in una regione ricca di oro e di argento, conquistata poi dalle tribù pangee e nuovamente colonizzata dall'ateniese Callistrato nel 361 con l'aiuto di un contingente tasio. L'occupazione di Krenides da parte di Filippo di Macedonia ed il mutamento di nome sono attestati dalle monete con al diritto una testa di Eracle con leontea e sul retro un tripode e la leggenda Φιλίππων. La vasta rinomanza di F. nasce specialmente dalla battaglia che vi combattè l'esercito di Ottaviano contro quello di Bruto e Cassio (42 a. C.). Prima tappa per chi approdasse dall'Asia, F. fu la prima città europea ove S. Paolo fondò una comunità cristiana (49 d. C.); nel IV sec. è fiorente sede metropolitana di 5 vescovi; nel 473 è occupata dai Goti.

Gli scavi compiuti dalla Scuola Francese a partire dal 1914, hanno messo in luce un complesso di edifici di età greca e romana. Vicino a due heroa e a monumenti di età romana (fra cui il sepolcro di C. Vibio), sulla collina di Dikili-TaŞ, a due km dall'acropoli di F., il ritrovamento di figurine in terracotta, di esemplari di grossolana ceramica con decorazioni in bianco e disegni geometrici e di altri manufatti, ha indicato l'esistenza di un insediamento neolitico. Il materiale è vicino a quello delle stazioni tessaliche e bulgare. Mancano nella zona tracce micenee. L'acropoli della città classica, ove ora sorgono i resti di un castello bizantino, è circondata da mura a bugnato di età macedonica (IV sec. a. C.) che si continuano nella pianura ove presentano delle sovrastrutture di età bizantina e compaiono anche delle probabili tracce di più antiche mura premacedoni. Le mura erano guarnite di torri e interrotte da porte. Incorporato nella cinta muraria macedonica, con i gradini addossati alla parete rocciosa, aperto a mezzogiorno verso la pianura, è un teatro che si avvicina per le sue dimensioni ai grandi teatri ellenistici di Grecia e Asia Minore. Esso risale al tempo della occupazione della città da parte di Filippo (357-6 a. C.), ma in epoca romana subì due rimaneggiamenti: al primo, compiuto nel II sec. d. C., si deve la soppressione dei gradini inferiori, la pavimentazione dell'orchestra, la costruzione di vòlte sulle pàrodoi ed una nuova sistemazione architettonica della scena, in ridondante stile microasiatico, mentre al secondo (III sec. d. C.) spetta la trasformazione dell'orchestra in arena circolare, la soppressione della scena, l'apertura di corridoi sotterranei che indicano un nuovo impiego per ludi ferini o gladiatorî. A quest'ultimo periodo appartiene anche un rilievo ex voto a Nemesi.

In prossimità del teatro, tagliato in parte nella roccia e probabilmente accompagnato da altri piccoli luoghi di culto rupestri, è un santuario con dediche romane a Silvano, da cui proviene materiale ceramico ellenistico e romano. Non lontano è un santuario degli dèi egiziani costruito su due terrazze e fornito di cinque celle aperte verso E e decorate all'esterno con marmi di vario colore. La seconda cella, con nel fondo una grande nicchia, doveva essere il luogo di culto principale, l'Iseion, mentre le altre quattro celle dovevano essere dedicate agli altri dèi (II sec. d. C.). Il Foro, che si stende ai piedi dell'acropoli, è una grande piazza rettangolare (50 × 100 m) lastricata, con monumenti distribuiti secondo un piano di età antonina che ha regolarizzato uno stadio anteriore. Sui tre lati E, O e S la piazza è circondata di portici sopraelevati e preceduti da una scalinata monumentale; al centro sono i rostri e due grandi fontane; sul lato E una biblioteca e agli angoli N-E e N-O, due templi formati da un pronao con due colonne corinzie fra le ante, lunga cella e per acroterî statue di Atena e Nikai classicisticamente riecheggianti lo stile del IV secolo. Cronologicamente l'ultimo monumento pagano sono le terme del III sec. d. C. che seguono la pianta usuale di questi edifici. Sulle pendici dell'acropoli restano tracce di un acquedotto romano; a S del Foro è una grandiosa palestra della seconda metà del II sec., in parte ben conservata.

I monumenti cristiani cominciano nel IV sec.: fra essi è una basilica alla base dell'acropoli e la grande basilica Derekler, del V sec., sui resti di un ginnasio antoniniano.

Da F. provengono anche numerose iscrizioni: la più antica, ancora del periodo premacedone, è un decreto delfico del IV sec. a. C. Frequentissime quelle latine fra cui si ricorda una ove Adriano è venerato come Olimpio e Sabina come Giunone e un'altra, copia della corrispondenza apocrifa fra Abgar V, dinasta di Edessa, e Gesù Cristo (V-VI sec. d. C.). Fra le sculture, oltre quelle appartenenti all'alzato dei templi del Foro, sono degne di nota una colossale testa di Caracalla e un ritratto forse di Teodosio o Graziano. Ritrovati poi numerosi rilievi attestanti culti ad Artemide, Bendis ed altre divinità trace.

All'uscita della via Egnazia da F. verso N-O era un arco romano costruito al tempo della deduzione della colonia sulla linea del pomerio. Era probabilmente il primo monumento romano della città: ora non ne resta alcuna traccia, ma fu visto dai più antichi viaggiatori.

Bibl.: L. Heuzey - H. Daumet, Mission arch. de Macédoine, Parigi 1876; Ch. Picard, Un texte nouveau de la corréspondance entre Abgar d'Osroène et Jésus-Christ, gravé sur une porte de la ville, à Philippes, in Bull. Corr. Hell., XLIV, 1920, pp. 41-69; J. Schmidt, in Pauly-Wissowa, XIX, 1937, cc. 2206 ss., s. v. Philippoi; P. Collart, Philippes ville de Macédonie depuis ses origines jsuqu'à la fin de l'époque romaine, Parigi 1937; id., Inscriptions de Philippes, in Bull. Corr. Hell., LXII, 1938, pp. 409-432; P. Lemerle, Philippes et la Macedoine orientale à l'époque chrétienne et bizantine, Parigi 1945; J. Coupry, Un jouer de marelle au marché de Philippes, in Bull. Corr. Hell., LXX, 1946, pp. 102-105; P. Collart, Monuments traces de la region de Philippes, in Bull. de l'Inst. Arch. Bulgare, XVI, 1950; Serta Kazaroviana, pp. 7-16; D. J. Lazaridis, Οἱ Φίλιπποι, Salonicco 1956 (con bibl. completa).