CALANDRINI, Filippo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 16 (1973)

CALANDRINI, Filippo

Clara Gennaro

Nacque a Sarzana nel 1403 da Tommaso e da Andreola de' Bosi. Alla morte del padre, avvenuta prima del 1414, fu affidato, assieme ai fratelli, al tutore ser Giorgio d'Antonio Cattani di Massa. Il 1º ott. 1440 divenne canonico e arcidiacono della cattedrale di Lucca e sei giorni dopo otteneva la camera e la prebenda di Niccolò d'Enrico, suo predecessore (vedi doc. dell'Arch. capit. di Lucci GG 2. C. CXXVI, edito dallo Sforza, p. 122 n. 40). Ma a Lucca non risiedette se non saltuariamente, come nella primavera e nell'autunno del 1441 e quasi tutto il 1442. In questo periodo sorse una questione di precedenze tra il C., arcidiacono, e l'arciprete della cattedrale lucchese, questione la cui risoluzione fu affidata a Iacopo Franchi di Sarzana. Il 6 giugno del 1442 fu eletto camerlengo del capitolo della cattedrale di Lucca, ma da quella città fu assente dal 5 ottobre del 1442 al 5 giugno del 1446. Prima notaio apostolico, quindi protonotario, il 3 dic. del 1447, in seguito alla morte del vescovo Giovanni di Poggio, venne eletto vescovo di Bologna, città che nell'agosto precedente era stata di nuovo sottomessa alla Chiesa. Dal settembre del 1448 assunse la castellania e il governatorato di Spoleto, in un momento di tensione tra il pontefice e il Comune, che avrebbe desiderato che i due uffici non fossero affidati a una medesima persona. A Spoleto il C. si occupò della questione dei confini con Ferentino e della pacificazione con il signore di Campello. Quivi lo raggiunse la madre Andreola, che vivrà a Spoleto sino alla morte. Il 20 dic. 1448 Niccolò V, suo fratello uterino, lo elevò, dietro pressioni del Sacro Collegio, al cardinalato. Fu prima cardinale prete di S. Susanna, quindi, dal 24 nov. 1451, cardinale prete di S. Lorenzo in Lucina, mantenendo tuttavia l'episcopato della Chiesa di Bologna. In seguito a tale nomina lasciò Spoleto alle cure del tesoriere Cesare Conti. Nel 1450 fu legato della S. Sede nella Marca anconetana. Come vescovo di Bologna ordinò nel 1450 che si facesse un censimento; durante l'insurrezione di Cento e di Pieve contro Bologna tenne un atteggiamento di rigidità, rifiutando anche la mediazione di Francesco Sforza, duca di Milano. Assieme al cardinale Carvajal il 17 genn. 1452 il C. fu scelto per andare incontro a Federico III. I due legati giunsero nella notte del 4 febbraio a Firenze e accompagnarono l'imperatore a Roma e in seguito ai confini dello Stato pontificio.

Del C. ci rimane una delle testimonianze più interessanti sulla congiura del Porcari (1453). Il C. scrisse, infatti, da Roma, il 4 febbr. 1453, una lettera ai magistrati e al popolo della Repubblica di Lucca, che avevano espresso la loro costernazione per l'insurrezione romana. Nella missiva il cardinale, tra l'altro, adduce come motivazione profonda della congiura non la cupidigia di danaro, né l'aspirazione ad un'autonomia comunale, ma il più radicale proposito di allontanare nuovamente il Papato dall'Italia (la lettera che si trova nell'Archivio di Stato di Lucca è stata edita dal Pastor, I, pp. 765 s.).

Alla morte di Niccolò V (1455), il C. fece costruire a sue spese un monumento del fratello che si trova nelle grotte vaticane, accanto a quello di Eugenio IV. Poco sappiamo del C. per gli anni di pontificato di Callisto III: alla morte di questo (8 ag. 1458), il C., che si trovava nei pressi di Viterbo, ove si era rifugiato per fuggire un'epidemia che imperversava a Roma, raggiunse, insieme col cardinal Piccolomini, la città. Nel conclave che si riunì il C. ottenne nel primo scrutinio cinque voti, come il Piccolomini sul quale poi si concentrarono le preferenze. Di Pio II, che lo considerava uomo di bell'ingegno e buon amico (Commentarii, p. 24), il C. fu familiare. In quegli anni Francesco Aretino collocò presso di lui, come segretario, Antonio Campano. Fu tra i cardinali che più vivamente osteggiarono Pio II nel progetto di convocare una dieta a Mantova, onde concordare con i principi cristiani una comune crociata contro i Turchi: non riteneva infatti realizzabile il piano del papa. Tuttavia accompagnò Pio II nel suo viaggio a Mantova e insieme con lui lasciò Roma il 22 genn. 1459. Il suo nome figura tra quelli dei cardinali che firmarono la bolla d'infeudamento di Radicofani, a Siena, il 18 apr. 1459. A Mantova si cercò anche di comporre una controversia sorta tra il C. e l'abate di S. Spirito di Ravenna, città questa dipendente da Venezia, in un momento di tensione tra la Serenissima e il pontefice. Fu nominato, il 30 dic. 1458, penitenziere maggiore da Pio II, che intendeva così porre un argine ai disordini che agitavano quell'ufficio; tale funzione ricopriva ancora nel maggio del 1473 (G. Prunai, Fondi dipl., pp.215 s.). Di ritomo da Mantova il C. rientrò a Bologna dove riprese il suo officio pastorale.

Tra i suoi primi impegni ebbe quello di pacificare i cittadini di Cento e di Piéve con quelli di Bologna. Durante il suo episcopato fu fondato a Bologna il monastero di clarisse, intitolato al Corpus Domini, in cui visse Caterina da Bologna. Alla morte di questa (1463) il C. fu, assieme al cardinale Capranica, tra i promotori del suo processo di canonizzazione. In questi anni s'insediarono a Bologna i frati eremitani di S. Agostino, che si stabilirono presso S. Maria della Misericordia. Dal 23 apr. 1468 suo vicario a Bologna fu il perugino Alessandro Ungari.

Alla morte di Pio II, il suo nome fu nuovamente tra i papabili nel conclave da cui uscì eletto Pietro Barbo. Godette autorità anche presso Paolo II, il quale, secondo la testimonianza del Platina, doveva a lui se Niccolò V non lo aveva accantonato, preferendogli lo Scarampo. Il 14 ott. 1468 Paolo II lo nominò cardinale vescovo di Albano.

Doveva essere di buona cultura, come testimoniano non solo l'amicizia che lo legò ad uomini come il Piccolomini, Pietro Barbo (poi Paolo II), il Campano, l'Aretino, ma anche il testamento, redatto il 5 apr. 1467, del vescovo di Ventimiglia, Giacomo Feo, commissario pontificio in Romagna, il quale lasciava al C. il diritto di prelazione sui suoi libri, che altrimenti sarebbero stati assegnati alla chiesa di S. Paolo di Roma.

Il giorno di Natale del 1470 presenziò al rinnovamento dell'alleanza delle potenze cristiane contro i Turchi (cfr. Libri commemoriali della Repubblica di Venezia). Nel conclave che seguì alla morte di Paolo II (26 luglio 1471), sul C. si concentrarono (secondo la relazione di Nicodemo da Pontremoli) ben sette voti, che furono poi deviati su Francesco Della Rovere. E questi, diventato papa col nome di Sisto IV, il 30 ag. 1471 (subito dopo, cioè, la sua ascesa al soglio pontificio) nominò il C. cardinale vescovo di Porto. In questi anni continuò ad esercitare a Roma il suo officio di penitenziere maggiore. Fu anche il cardinale commendatario del monastero cisterciense di Sasso vivo nella diocesi di Foligno, le cui costituzioni egli riformò. A Sarzana, suo luogo natale, fece eseguire dei lavori di abbellimento nella chiesa cattedrale, in particolare nella facciata e nell'ornamentazione interna, lavori ricordati da una iscrizione del 1474. Nella medesima chiesa fece erigere una cappella dedicata a S. Tommaso, che ornò di bassorilievi e di statue. Altri lavori fece fare a Roma per il palazzo Fiano e fece ricostruire il tetto della chiesa di S. Lorenzo in Lucina, di cui era stato titolare dal 1451 al 1468. Morì, in età avanzata, a Bagnoregio il 24 luglio 1476 "di peste e di podagra" (Sforza, p. 272) e fu sepolto a S. Lorenzo in Lucina, ove il nipote Giovan Matteo fece apporre una lapide che lo ricorda.

Fonti e Bibl.: Monaco, Bayerische Staatsbibliothek, ms. 24837: Leonelli Cheregati Oratio in funere Philippi Calandrini, ff.25 ss.; Neri di Gino Capponi, Commentari, in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., XVIII, Mediolani 1731, col. 1211; Platynae Historici Liber de vita Christi ac omnium pontificum, in Rer. Ital. Script., 2 ed., III, 1, a cura di G. Gaida, p. 366; Gaspari Veronensis De gestis Pauli II, ibid., III, 16, a cura di G. Zippel, pp. 39 s.; Michaelis Canensis De vita et pontificatu Pauli II, ibid.;a cura di G. Zippel, p. 90; Corpus chronicorum Bononiensium, ibid., XVIII, 1, a cura di A. Sorbelli, pp. 254, 264 s., 281, 303; Iacobi Volaterrani Diarium Romanum, ibid., XXIII, 3, a cura di E. Carusi, D. 34; Leodrisii Cribelli De expeditione Pii papae II, ibid., XXIII, 5, a cura di G. C. Zimolo, pp.81 s., 99; C. Ghirardacci, Della Historia di Bologna, parte III, ibid., XXXIII, 1, a cura di A. Sorbelli, pp. 125, 134, 170, 172, 175, 179 s., 199, 215; Vespasiano da Bisticci, Vite di uomini illustri del secolo XV, I, Bologna 1892, p. 49; I Libri commem. della Rep. di Venezia, a cura di R. Predelli, V, Venezia 1901, pp. 198 s.; C. Faleoni, Memorie historiche della Chiesa di Bologna e suoi pastori, Bologna 1649, pp. 487-511; E. Gerini, Memorie historiche d'illustri scrittori e di uomini insigni dell'antica e moderna Lunigiana, I, Massa 1829, pp. 60-65; E. Piccolomini, Documenti inediti intorno a Pio II e Pio III, Siena 1871, pp. 25 s.; G. Sforza, La patria, la famiglia e la giovinezza di papa Niccolò V. Ricerche storiche, Lucca 1884, pp. 98-100, 228, 256-274, 303-305 e passim; A. v. Reumont, Il palazzo Fiano di Roma e F. C. cardinale, in Arch. d. Soc. romana di stor. patria, VII(1884), pp. 549-554; A. Sansi, Storia del Comune di Spoleto dal secolo XII al sec. XVII, II, Foligno 1884, pp. 32-36; G. V. Verzellino, Delle memorie particolari e specialmente degli uomini illustri della città di Savona, I Savona 1885, p. 321; L. v. Pastor, Storia dei papi, II, Roma 1911, pp. 7, 9, 23, 31, 38, 43, 180, 231, 281, 432, 433, 602, 680 doc. 3, 761 s.; E. Göller, Die päpstliche Pönitentiarie von ihrem Ursprung bis zu ihrer Umgestaltung unter Pius V., II, 2, Rom 1911, pp. 2-4, 75, 104, 116 s., 127, 187 e passim; G. B. Picotti, La Dieta di Mantova e la politica dei Veneziani, in Miscell. di storia veneta, s.3, IV, Venezia 1912, pp. 107, 176, 429; F. Lazzeroni, Il viaggio di Federico III in Italia, in Atti e memorie del primo congresso storico lombardo, Milano 1937, pp. 299 s.; P. Paschini, L. Chieregato, nunzio di Innocenzo VIII e di Alessandro VI, Roma 1953, p. 40; G. Prunai, Fondi dipl. senesi nell'Arch. di St. di Firenze, in Boll. senese di st. patria, s. 3, XX (1961), pp. 196, 215 s.; P. O. Kristeller, Iter Italicum., I, pp.53, 109, 120, 205, 247, 255, 423; II, pp. 145, 365, 460; C. Eubel, Hierarchia catholica, II, Monasterii 1914, p. 109; Dict. d'Hist. et de Geogr. Eccl., XI, coll. 339 s.

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