Cordova, Filippo

L'Unificazione (2011)

Cordova, Filippo


Uomo politico (Aidone, Caltanissetta, 1811 - Firenze 1868). Di famiglia nobile, si laureò in giurisprudenza presso l’università di Catania. Nel 1848, dopo l’insurrezione siciliana, fu deputato al Parlamento di Palermo e si occupò della redazione del nuovo statuto siciliano. Nell’agosto, fu nominato ministro delle Finanze, incarico da cui si dimise nel gennaio 1849 per contrasti con gli altri membri del governo, che non condividevano le sue scelte di politica finanziaria e le sue proposte di riforma agraria. In aprile lasciò la Sicilia poco prima del ritorno dei Borbone, che lo esclusero dall’amnistia. Dopo una breve permanenza a Marsiglia, si stabilì a Torino, dove entrò presto in relazione con Cavour che lo invitò a collaborare al «Risorgimento»; nel 1852 ne ottenne la direzione che mantenne anche quando il giornale cambiò nome per assumere quello di «Il Parlamento». Pubblicò in quegli stessi anni I Siciliani in Piemonte nel secolo XVII. Pur rimanendo convinto che la Sicilia avesse bisogno di un’ampia autonomia di governo, condivise la strategia politica di Cavour. Nel 1857 fu chiamato a dirigere l’Ufficio di statistica del ministero delle Finanze e, nel 1859, stese la relazione sul censimento generale del Regno. Nel 1860 divenne consigliere per le finanze durante la luogotenenza del marchese di Montezemolo in Sicilia, ma i contrasti politici che agitavano l’isola lo costrinsero a dimettersi. Eletto deputato del collegio di Caltagirone nel primo Parlamento dell’Italia unita, fu  ministro dell’Agricoltura, industria e commercio nel gabinetto Ricasoli dal giugno 1861 al marzo 1862, quindi ministro di Grazia e giustizia nel governo Rattazzi dal marzo all’aprile 1862. Nominato consigliere di Stato nel 1862, tornò al ministero dell’Agricoltura, industria e commercio dal giugno 1866 all’aprile 1867 con il nuovo ministero Ricasoli. Eletto nel 1868 presidente della Commissione d’inchiesta sul corso forzoso della moneta (un provvedimento che aveva fortemente criticato), dovette dimettersi per gravi motivi di salute e morì in quello stesso anno.

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