GAGLIARDI, Filippo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 51 (1998)

GAGLIARDI, Filippo (Filippo Bizzarro, Filippo delle Prospettive)

Grazia Gerone

Figlio di Andrea, nacque a Roma tra il 1606 e il 1608, come si deduce dagli Stati delle anime della parrocchia di S. Maria del Popolo (nel 1635 risulta avere ventisette anni, nel 1659 cinquantatré anni). Noto soprattutto come pittore di sfondi prospettici di opere altrui, imparò l'arte della prospettiva dal quadraturista M. Zaccolini, come egli stesso afferma nel Trattato della prospettiva; a tale attività unì quella di architetto.

Il manoscritto del Trattato, conservato all'Accademia di S. Luca di Roma, fu redatto dal G. probabilmente non oltre il terzo decennio del sec. XVII (Bell, 1983). Si tratta di una disquisizione sulla necessità della conoscenza della "sottil arte della perspectiva" (Id., 1992, p. 118) in supporto alla pratica pittorica.

Tra il 1632 e il 1636 il G. abitò in via del Babuino, insieme con la sorella maggiore Caterina (nata nel 1597) e il marito di lei, il pittore Cesare Possenti. A questi anni risale l'esecuzione da parte del G. degli impianti prospettici in due dipinti commissionati dal cardinale Antonio Barberini il Giovane ad Andrea Sacchi: la Festa del saraceno a piazza Navona (Roma, Museo di Roma) e la Visione di s. Bonaventura (Roma, S. Maria della Concezione) per i quali l'attribuzione al pittore risulta dall'inventario dei beni del cardinale Barberini (1671). Nella Visione di s. Bonaventura la rappresentazione dell'interno della chiesa dei cappuccini è assegnata al G. anche dal Bellori (1672-76).

L'inventario dei quadri lasciati in eredità dal cardinale Barberini al fratello Francesco (1672), indica nel G. l'autore della prospettiva di un'altra opera del Sacchi, la Visita di Urbano VIII alla chiesa del Gesù (Roma, Galleria nazionale d'arte antica), eseguita in ricordo della celebrazione del primo centenario della Compagnia di Gesù (27 sett. 1639). Dall'inventario della collezione d'arte di Maffeo Barberini si apprende che il G. fu autore anche dell'impianto prospettico del dipinto, con figure di Filippo Lauri, raffigurante il Carosello in onore di Cristina di Svezia (Roma, Museo di Roma) svoltosi nel cortile di palazzo Barberini il 4 febbr. 1656.

Al 1640 risale l'unico dipinto firmato e datato dal G., una grande tela con la veduta dell'Interno di S. Pietro in Vaticano (Madrid, Museo nacional del Prado) nel quale la rappresentazione del sito, con l'imponente baldacchino berniniano in fondo alla navata centrale, appare analitica, fedele al dato visivo.

Il G. fu anche autore di alcuni disegni da cui furono tratte incisioni per illustrare volumi a stampa. Per l'opera di G. Teti Aedes Barberinae ad Quirinalem (pubblicata a Roma nel 1642), creò le incorniciature dei ritratti dei cardinali pubblicati in appendice all'edizione del 1647 (Sutherland Harris, 1977, p. 75); per il volume dedicato alla coltura degli agrumi di Giovanni Battista Ferrari, Hesperides sive De malorum aureorum cultura… (edito a Roma nel 1646 da Hermann Scheus) fornì quattro disegni tradotti a stampa da Camillo Cungi.

Si tratta della raffigurazione degli orti del cardinale Carlo Pio, del cardinale Marcello Lante e del giardino Aldobrandini presso Tuscolo; la quarta incisione raffigura alcuni utensili da potatura sotto un portico.

Sono noti anche alcuni ritratti a stampa tratti da invenzioni del G. tra i quali quelli dei cardinali Antonio e Francesco Barberini.

Il 12 febbr. 1651 il G. sposò Caterina Giannotti, vedova, maggiore di lui di diciassette anni, con la quale abitò nella parrocchia di S. Andrea delle Fratte, dove l'artista risedeva dal 1643 (Marshall, 1993).

Come testimoniato dal Titi (1674-1763), tra il quinto e il sesto decennio del Seicento, su incarico del padre generale dei carmelitani G.A. Filippini, al G. venne affidato il progetto di rinnovamento decorativo e architettonico della basilica di S. Martino ai Monti a Roma; per tale impresa sono infatti documentati pagamenti all'artista dal dicembre del 1648 all'aprile del 1654 (Sutherland Harris, 1964). A testimoniare la stima del Filippini nei confronti dell'operato del G. è la preghiera, contenuta nel suo testamento, di far proseguire i lavori nella chiesa, anche dopo la sua morte, al medesimo artista.

Gli interventi nella basilica consistettero nella tamponatura delle finestre medievali sostituite da sei nuovi finestroni, nella costruzione di sei cantorie, nella decorazione della zona superiore della navata centrale con statue (opera di Paolo Naldini) ed elementi architettonici in stucco, nella ristrutturazione della cripta dotata di una nuova decorazione e di un ampio scalone d'accesso. In particolare, tra il 1649 e il 1652, il G. eseguì ad affresco le finte prospettive accanto alle finestre nella navata centrale e le due vedute dell'Interno di S. Pietro in Vaticano e di S. Giovanni in Laterano nella navata sinistra, ricostruzione arbitraria dell'interno delle due basiliche in età costantiniana (Roca De Amicis, 1992).

I rapporti del G. con i carmelitani di S. Martino ai Monti continuarono anche dopo il 1654, come risulta da alcune stime di lavori per la basilica effettuate dal G. tra il 1655 e il 1656 (Archivio di Stato di Roma, Carmelitani di S. Martino ai Monti, b. 221).

Contemporaneamente all'attività d'architetto il G. proseguì quella di pittore: al 1654 risale una serie di pagamenti effettuati dalla Cassa apostolica per alcune pitture per la residenza papale al Quirinale "nella loggia scoperta di Montecavallo, e alla scala vicino" (Il palazzo…, 1973).

Nel 1648 divenne membro della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon della quale fu reggente dal 1655; nel 1651 risulta essere accademico di S. Luca e dal 1655 subentrò al Sacchi nella carica di principe che detenne fino al 1658.

Dall'Archivio della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon si apprende che il G. morì nel 1659. La data di morte deve collocarsi tra l'ottobre e il dicembre poiché dai registri dell'Accademia di S. Luca il 6 di ottobre il G. risulta ancora nella lista degli accademici che versavano l'obolo per la festa del santo patrono. In quest'ultimo periodo inoltre il G. risulta abitare di nuovo nella parrocchia di S. Maria del Popolo.

Al G. è stata anche assegnata dalla critica, seppur dubitativamente (Biavati, 1979), l'esecuzione dello sfondo architettonico di quattro quadri di G.B. Castiglione nella Galleria Pallavicini di Roma (Il tempio di Pan, Un sacrificio a Pan, Circe ed Ulisse, Sileno e fauni), già assegnati dallo Zeri a un "anonimo seguace di Viviano Codazzi" (Zeri, 1959, p. 83) ed eseguiti probabilmente tra il 1647 e il 1651, anni in cui è documentata la presenza a Roma di entrambi gli artisti. È stata invece assegnata a Niccolò Codazzi la veduta di Campo Vaccino della Galleria dell'Accademia di S. Luca (Marshall, 1993, pp. 376 s.), già ritenuta del G. (Brunetti, 1956, p. 64 n. 34). Un cospicuo numero di tele attribuite al G. si trovano attualmente in collezioni private. Tra queste è stata assegnata al G. l'esecuzione dello sfondo architettonico della tela di Angelo Caroselli con Cristo e l'adultera e del dipinto attribuito a Francesco Ragusa con Salomone che adora gli idoli (Marini, 1979, p. 73 fig. 4, p. 74 fig. 5). Al G. è stata attribuita anche la prospettiva della tela eseguita da un ignoto caravaggesco raffigurante S. Pietro Nolasco trasportato dagli angeli, un tempo nella chiesa di S. Adriano a Campo Vaccin0 (ibid., p. 70).

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. storico del Vicariato, S. Maria del Popolo, Stati delle anime, 1632-36, 1659; Ibid., Archivio dell'Acc. di S. Luca, vol. 43, c. 21v; Ibid., Archivio della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon, Transunti delle cose più rimarchevoli… dal 1543 al 1820, IV, 1826 (a cura di P. Belli); G.P. Bellori, Vite di G. Reni, A. Sacchi, C. Maratti (1672-96), Roma 1942, p. 57; F. Titi, Studio di pittura, scoltura et architettura… (1674-1763), a cura di B. Contardi - S. Romano, Firenze 1987, p. 132; E. Brunetti, Situazione di Viviano Codazzi, in Paragone, VII (1956), 79, pp. 64 n. 34, 67; G. Incisa della Rocchetta, Tre quadri Barberini acquistati dal Museo di Roma, in Bollettino dei Musei comunali di Roma, VI (1959), 1-4, pp. 30, 56; F. Zeri, La Galleria Pallavicini di Roma, Firenze 1959, pp. 82 s; A. Sutherland Harris, The decoration of S. Martino ai Monti, in The Burlington Magazine, CVI (1964), pp. 60, 115 s.; G. Miletti - S. Ray, F. G. ed il rifacimento di S. Martino ai Monti, in Palatino, XI (1967), pp. 3 s.; M. Métraux, The iconography of S. Martino ai Monti in Roma, Boston Univ., 1970, pp. 90 s., 162; A.E. Pérez Sánchez, Pintura italiana del siglo XVII, Madrid 1970, pp. 278 s.; Il palazzo del Quirinale, Roma 1973, p. 260; C. Pietrangeli, Origini e vicende dell'Accademia, in L'Accademia nazionale di S. Luca, Roma 1974, pp. 180 s.; M. Aronberg Lavin, Seventeenth century Barberini documents…, New York 1975, pp. 209 n. 154, 304 n. 265, 336 n. 1, 370 n. 182; A. Sutherland Harris, Andrea Sacchi…, Oxford 1977, pp. 74 s., 78, 90; G. Biavati, Paesaggio con figure…, in Bollettino dei Musei civici genovesi, I (1979), 2, pp. 93 s.; G. Incisa della Rocchetta, La Collezione dei ritratti dell'Accademia di S. Luca, Roma 1979, p. 18 n. 6; M. Marini, S. Pietro Nolasco…, in Antologia di belle arti, III (1979), pp. 73-75; J.C. Bell, Colour and theory in Seicento art: Zaccolini's "Prospettiva del colore"…, Brown Univ., 1983, p. 21; A. Roca De Amicis, Considerazioni sulla basilica lateranense prima del rifacimento borrominiano, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'architettura, 1990-92, nn. 15-20, p. 351; J.C. Bell, F. G. on Leonardo's perspective, in Achademia Leonardi Vinci, V (1992), pp. 117-119; D.R. Marshall, Viviano and Niccolò Codazzi…, Milano-Roma 1993, pp. 376 s., 519 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 64; Diz. encicl. Bolaffi dei pittori…, V, p. 195.

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