PONTANI, Filippo Maria

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 84 (2015)

PONTANI, Filippo Maria

Anna Meschini Pontani

PONTANI, Filippo Maria. – Nacque a Roma il 17 giugno 1913, primogenito di Guido e di Maria Capello.

Guido (1881-1964), impiegato postale, con la distinzione di cavaliere, era figlio di Filippo Pontani, professore di materie letterarie nel 1864 a Recanati, poi a Viterbo e a Cosenza, autore di alcuni testi per l’insegnamento dell’italiano e di opere di fantasia erudita. Guido che, studente di giurisprudenza a Bologna, nel 1902-03 seguì le ultime lezioni di Giosue Carducci, coltivò interessi soprattutto teatrali, prediligendo Luigi Pirandello e la drammaturgia dannunziana (a lui si deve l’Elenco dei lavori teatrali di G. D’Annunzio, in Enciclopedia dello spettacolo, IV, Firenze-Roma 1957, coll. 110-112), ma negli anni universitari aveva interessi per tutti gli aspetti della cultura del suo tempo, compresa la storia della Grecia moderna. La madre (1878-1966), di nobile casata piemontese-borbonica, diplomata al R. Istituto di belle arti di Modena, fu scultrice e pittrice professionalmente attiva nel primo decennio del XX secolo, ma dopo il matrimonio restrinse la sua attività a un ambito privato e non venale. Ebbe due sorelle anglofone, Cristina Luisa (1917-87), coniugata Young, dagli anni Sessanta stimata segretaria presso l’Accademia americana di Roma, e Francesca Romana (nata nel 1926), coniugata Wagner, prolifica traduttrice di testi letterari dall’inglese.

Entrambi i genitori, provvisti di conoscenze intellettuali e rapporti sociali di rilievo, esercitarono sulla sua formazione culturale e umana una profondissima e decisiva influenza. L’educazione che Pontani ebbe in casa era tutta volta allo studio, all’apprezzamento e alla pratica della letteratura e dell’arte contemporanee: il mondo classico sembra non avervi avuto posto se non nella dimensione risorgimentale carducciana, tipica dell’Italia provinciale e cattolica del tempo.

Sposò nel 1938 Maria Luisa Busi, da cui ebbe Guido e Alda Chiara; nel 1950 sposò Maria Pia Tosti Croce, traduttrice, da cui ebbe Guidarello, Silvestro e Aligi; nel 1975 sposò Anna Meschini, da cui nel 1976 ebbe Filippomaria che dal 2006, docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ne prosegue l’attività didattica e scientifica nel campo della filologia classica e nello studio della cultura greca. La sua formazione fu improntata ai principi, rappresentati soprattutto dalla madre, di un rigoroso, quasi intransigente cattolicesimo e di una fedeltà totale alla monarchia sabauda che, subito dopo i Patti lateranensi (1929), determinarono la sua adesione, appena diciassettenne, al Partito nazionale fascista (PNF). Frequentò in Roma il liceo classico Torquato Tasso, dove fu allievo di Antonio Maria Cervi, che lo prediligeva per la versatilità letteraria.

Il nome di Pontani appare a stampa la prima volta nel gennaio 1931 come redattore-capo di Juvenilia, Giornale dei giovani studenti, edito a cura della 243ª Legione Salario (direttore Augusto Fabbri), sul cui numero di febbraio firmò Un articolo letterario del Duce, riesumazione ammirata di uno scritto di Benito Mussolini, Platen e l’Italia, apparso nel 1910 sul giornale Cronache letterarie, trovato «in una raccolta paterna». Dal 1935 data la pubblicazione di molti articoli su riviste greche e italo-greche (Ελληνική επιθεώρησις, Νέα εστία, Olimpo, Το νέον κράτος, Επιθεώρησις ελληνοιταλικής πνευματικής επικοινωνίας); nonché in riviste di regime (Meridiano di Roma; Il giornale d’Italia; L’avvenire d’Italia; Quadrivio; Roma fascista; Augustea; Conquiste; Termini; Insegnare). Dopo la caduta del regime, dal 1943 scrisse su La Fiera letteraria, L’Italia che scrive, Rivista italiana di teatro, Poesia; dal 1949 al 1953 su Idea; dal 1950 ripetutamente su Realtà politica, ma anche su quotidiani, come L’osservatore romano; Il Tempo; Giornale della sera (un elenco in Zoras, 1979-85).

I temi trattati, tutti di natura culturale (il teatro, la poesia, in particolare traduzioni di poeti neogreci contemporanei, la musica), rivelano ampi e sofisticati interessi, ma l’esposizione, lo stile si adeguano e riflettono sempre l’ideologia dominante nell’Italia del tempo: nell’orizzonte nazionale, primato di Dante, Leopardi, Pirandello, D’Annunzio e del Pascoli latino e religioso; critica del modernismo e chiusura a ogni istanza antispiritualista, marxista, neopositivista. Nella biblioteca paterna e sua propria sono presenti tutte le opere di Benedetto Croce in prime edizioni o ristampe, alcuni scritti di Giovanni Gentile e altri filosofi di estetica (come Luciano Anceschi), fautori della nuova poetica dell’ermetismo.

Iscrittosi nel 1931 ai corsi di lettere classiche dell’Università di Roma, fu allievo tra gli altri del grecista Nicola Festa, del latinista Vincenzo Ussani, del glottologo Antonino Pagliaro, del bizantinista Silvio Giuseppe Mercati e del neoellenista Giorgio Zoras, e discusse con Festa, il 2 luglio 1935, una tesi dal titolo Studi sul pensiero religioso di Eschilo nei drammi precedenti all’Orestea, ottenendo il massimo dei voti. Determinante fu il rapporto con Zoras, che dette forma e sostanza all’interesse di Pontani per la letteratura neogreca, nato in lui spontaneamente, apparendogli come la naturale prosecuzione dello studio della letteratura greca classica, cui era stato avviato da Cervi e Festa («[…] l’attenzione per la grecità in tutta la sua millenaria storia linguistica e letteraria, già viva e profonda nell’orientamento degli studi superiori, acquistò in me un rilievo presso che esclusivo», ma era ben consapevole che la filologia, intesa come conoscenza tecnica della lingua e della metrica, non è surrogabile «da altri carismatici talenti»: v. domanda di Pontani per ottenere la libera docenza di lingua e letteratura greca presso l’Università di Roma, 1951).

A tal riguardo si potrebbe approfondire e contestualizzare la presenza nella biblioteca paterna dell’opuscolo di Roberto Ripari, La Grecia moderna. Conferenza tenuta al circolo degli studenti viterbesi il 27 gennaio 1901 (Viterbo 1901). Ripari, professore di lingue straniere, insegnante d’inglese presso il R. istituto tecnico di Viterbo, abilitato all’insegnamento del greco-moderno dalla R. Università di Roma, con questo suo discorso colpì la fantasia erudita di Guido; di certo si imbatté nell’opuscolo il figlio, quando negli studi superiori rivelò indubbie capacità nello studio del latino e soprattutto del greco, sino ad allora trascurato nella sua famiglia.

Dopo aver insegnato lettere classiche nel liceo parificato Santa Maria di Roma e aver vinto alcune borse di studio della Società Dante Alighieri, nell’ottobre 1937 fu chiamato come «professore di ruolo locale» nel liceo governativo di Rodi per gli anni scolastici 1937-38 e 1938-39. In questo biennio approfondì la conoscenza del neogreco, visitò la Grecia, entrò in contatto con letterati e poeti greci. All’esame di Stato di lettere classiche negli istituti medi superiori, che si svolse nel 1939, risultò primo fra i vincitori ed entrò nei ruoli il 16 ottobre 1939 presso il liceo classico Amedeo di Savoia di Tivoli (dove ebbe fra gli allievi Giuseppe Morelli, Mario Petrucciani, Giorgio Petrocchi). Nell’ottobre 1944 fu trasferito a Roma al liceo Regina Elena (poi Goffredo Mameli), dove svolse un’intensa e apprezzata attività didattica e istituzionale, documentata dagli Annuari del liceo per gli anni 1957-66 (e dove furono suoi allievi Franco Serpa, Giovanni Antonucci, Ernesto Galli della Loggia, Giorgio Montefoschi, Franco Cordelli).

Libero docente di letteratura greca dell’Università di Roma dal 1951, tenne corsi nel 1954 sull’Antigone di Sofocle e nel 1959 sulla funzione del coro nell’opera dello stesso tragediografo, con ampie analisi metriche. Collaborò con numerose voci relative alla letteratura neogreca a vari dizionari ed enciclopedie, ma l’attività più significativa è quella che svolse per l’Enciclopedia dello spettacolo dalla sua fondazione nel 1954 a opera di Silvio D’Amico fino alla sua conclusione nel 1962: nei dodici volumi che la compongono, il suo nome appare sempre nel frontespizio, dapprima con incarichi redazionali e, a partire dal terzo volume (1956), come responsabile del teatro neogreco. La rete di contatti e conoscenze della società letteraria romana che questo impiego gli aprì, insieme con altri stimoli più difficili da documentare, lo portò a prendere atto della fine dell’orizzonte culturale del Ventennio, nel quale egli si era formato e aveva operato sino alla fine degli anni Quaranta, e per conseguenza ad aggiornare in qualche misura le sue posizioni estetiche e ideologiche, mai tuttavia né superate né rinnegate.

Entrò tardi nella carriera accademica: nel 1960 fu chiamato come incaricato di lingua e letteratura neogreca presso l’Università di Padova, dopo il trasferimento di Giuseppe Schirò a Roma sulla cattedra di filologia e storia bizantina. Nel 1966 risultò vincitore del primo concorso universitario di lingua e letteratura neogreca bandito in Italia su richiesta degli Atenei di Padova e Palermo (primo della terna che includeva anche Mario Vitti e Vincenzo Rotolo). A Padova andò a risiedere dal 1967 e vi restò fino alla morte. Insegnò la disciplina come professore ordinario fino al 1974 e di nuovo come incaricato dal 1974 al 1979, essendo passato nel 1974 a filologia bizantina (già tenuta per incarico dal 1967).

La sua attività didattica ottenne il successo che aveva già incontrato al liceo: oltre a Peri, si ricordano fra le allieve Lucia Marcheselli, Anna Gentilini, Lidia Martini, Cristina Stevanoni, attive accademicamente a Trieste, Padova e Verona. Si considera suo allievo padovano anche il filologo classico Gioachino Chiarini (Università di Siena), figlio del suo amico ravennate Eugenio, insigne dantista.

Nel 1968, rendendosi autonomo insieme a Elpidio Mioni, incaricato di paleografia greca, dall’Istituto di filologia greca, fondò l’Istituto di studi bizantini e neogreci, che diresse fino al 1975.

Ciò gli permise di varare quattro collane di studi: Studi bizantini e neogreci, 1970-85 (15 titoli); Quaderni, 1972-83 (20 titoli); Miscellanea, 1978-82 (3 titoli); Italo-Graeca, 1964-79 (7 titoli; furono inclusi come I e II due saggi stampati a Roma nel 1964-65); tra le Pubblicazioni della Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Padova. LVII apparve per sua cura nel 1976: Memoria di Seferis. Studi critici.

I viaggi e soggiorni in Grecia di Pontani furono limitati a poche occasioni: il primo, dopo il biennio di Rodi, fu nel 1954, quando il neoellenista e paleografo Linos Politis invitò Pontani a studiare a Zante e ad Atene, a spese del governo greco, i manoscritti del poeta Dionisio Solomòs, in vista dell’edizione nazionale, alla quale continuò a collaborare fino al 1964. Fu di nuovo in Grecia nella primavera del 1964 (conferenze su Kalvos a Salonicco, su invito di Zoras, e ad Atene, presso l’Istituto italiano di cultura, per rendere omaggio a Seferis, insignito del premio Nobel l’anno precedente), e nell’agosto 1967 per incontrare Seferis (cfr. L’altra Grecia, p. 18). Dopo la morte del poeta (20 settembre 1971), che aveva eletto suo padre spirituale, visitò la Grecia poche altre volte e solo in forma privata. L’ultimo decennio della sua vita, non privo di amarezze e contrasti privati e professionali, lo vide impegnato con un’energia prodigiosa a curare la sua ‘scuola padovana’ di allievi e studenti, e a tradurre in versi e in prosa tutti i testi greci, latini, neogreci, qua e là anche da altre lingue, che le bibliografie hanno più volte censito.

Membro di numerose accademie italiane, ebbe la medaglia d’oro dei benemeriti della Scuola, della cultura e dell’arte, e la croce d’oro dell’Ordine di Giorgio I da Costantino II di Grecia (10 febbraio1967); fu socio corrispondente dell’Accademia di Atene (19 giugno 1974).

È tempo che lo studio critico di Pontani abbandoni la via sinora battuta dell’analisi metrica e stilistica delle sue traduzioni (che, anche nei casi di più agguerrito dispiegamento di tecnicismi eruditi per svelarne il mistero, si concludono con la lode del suo incontestabile ‘virtuosismo’, attenuata da parte di alcuni, come Guido Ceronetti, Alfredo Giuliani, Mario Praz, dalla prevedibile e pregiudiziale censura sull’opportunità di tradire nella reinvenzione creativa la prospettiva storica del testo tradotto), ovvero dell’analisi dei suoi contributi e saggi esegetici e propriamente filologici.

Si deve prendere atto che non scrisse mai una monografia accademica di carattere scientifico, e se i suoi lavori filologici (per es., su Solomòs e Kalvos, lunghi l’intera vita) resteranno nella storia della letteratura e filologia neogreca, non hanno lo stesso rilievo i numerosissimi contributi sparsi (articoli e saggi) nell’ambito della letteratura classica, bizantina, umanistica greca; ciò vale anche per la Letteratura greca (I-III, Messina-Firenze 1954-56, dedicata a Gennaro Perrotta), in quanto egli non superò mai i limiti dell’estetismo e dell’idealismo crociano. Il suo contributo fondamentale alla cultura italiana del Novecento fu di aver reso noti anche da noi, dall’inizio degli anni Trenta, i poeti della Grecia contemporanea, già conosciuti e apprezzati nella cultura europea; soprattutto Kavafis, Seferis, Ritsos, in minor misura Elitis, apparvero in traduzioni poetiche in cui Pontani ricreò la loro ispirazione in forme del tutto idiosincratiche, irripetibili: tanto che esse stesse rappresentano validi esempi della nostra poesia del XX secolo.

Non sopravvisse ai postumi di un incidente stradale di cui fu vittima, insieme con la famiglia, il 28 luglio 1983; morì a Bologna il successivo 21 agosto.

Opere. La qualifica che più si attaglia a Pontani è quella di traduttore dal greco. L’elenco delle sue traduzioni, ancora incompleto, si ricava dalle bibliografie di seguito citate. Un’interessante «autoantologia» è presente nell’archivio, sotto forma di elenco stilato da lui medesimo in una circostanza imprecisabile nel 1976 (sono escluse pertanto, tra le traduzioni maggiori, l’Antologia Palatina, Torino 1978-81, e Sofocle, Tutte le tragedie, Roma 1978). Vanno aggiunte molte traduzioni pubblicate in riviste, trasmesse dalla RAI o comprese in opere miscellanee (fra queste si ricordano L’altra Grecia, Firenze 1969; Omaggio a Seferis, Padova 1970; La Voskopula, Padova 1976; Memoria di Seferis, Padova 1976).

Fonti e Bibl.: Scritti a stampa, in velina e manoscritti, corrispondenza privata e di lavoro, ritagli di giornali su di sé o le proprie opere, documenti relativi all’insegnamento universitario, testi manoscritti dei corsi universitari, cui si aggiunge la sua biblioteca, nella quale, dopo la morte dei genitori, confluirono per legato testamentario anche libri e carte del nonno Filippo e del padre Guido nonché della madre (vari libri con dedica), si trovano nella parte del suo archivio ora conservata a Padova presso Anna e Filippomaria Pontani, dalla quale sono attinti i dati inediti su riportati. Questa parte è solo una sezione dell’entità originaria, che si è dispersa per le vicende biografiche del possessore; è presumibilmente la più cospicua; di sicuro è la sola parte che si è giovata di un riordino. A Massimo Peri, suo allievo e successore nella cattedra di lingua e letteratura neogreca di Padova dal 1987, va il merito di tale riordino nonché la redazione della bibliografia in Lirica greca da Archiloco a Elitis. Studi in onore di F.M. P., Padova 1984, pp. 473-488, e la pubblicazione di alcuni testi inediti, ma pronti per la stampa, lì conservati. Indispensabile è la tesi di dottorato di F. Ferrieri, Φιλία φράγμα ήχου. Carteggio inedito G. Seferis - F.M. Pontani (1947-1971), edizione critica con introduzione e commento, Università Ca’ Foscari di Venezia, dottorato di ricerca in studi iberici, anglo-americani e dell’Europa orientale, 2006 (il testo del carteggio, del quale ove possibile si sono recuperate anche le responsive, è a oggi la fonte più significativa per la ricostruzione della personalità letteraria, storica e umana di Pontani).

La bibliografia pressoché completa degli scritti di Pontani si ricava dall’integrazione di quella di Peri con quelle di M. Manousakas, Μνήμη F.M. P. (1913-1983), in Πρακτικά της Ακαδημίας Αθηνών, LVII (1983), pp. 468-493 e di G. Zoras, F.M. P. (1913-1983), in Επιστημονική Επετηρίδα της Φιλοσοφικής Σχολής του Πανεπιστημίου Αθηνών, XXVIII (1979-85), pp. 635-680 (con alcuni documenti inediti). Da aggiungere la traduzione di S. Tsirkas, Città alla deriva (Il circolo), Parma 1984 (2ª ed., Parma 2001); F.M. Pontani, Επτά δοκίμια και μελετήματα για τον Καβάφη (1936-1974), πρόλογος: G.P. Savvides, εισαγωγή: M. Peri, Atene 1991.

Per la ricostruzione dell’organizzazione istituzionale e del clima culturale che regnava nell’Ateneo romano negli anni Trenta e oltre, cfr. A. Acconcia Longo, L’insegnamento della filologia e della storia bizantina a Roma dalla fondazione agli anni Settanta del ’900, in La Sapienza bizantina. Un secolo di ricerche sulla civiltà di Bisanzio all’Università di Roma, Atti del convegno… 2008, a cura di A. Acconcia Longo et al., Roma 2012, pp. 245-250 (che ampliano e aggiornano E. Follieri, La filologia bizantina in Italia nel secolo XX, in La filologia medievale e umanistica greca e latina nel secolo XX, Atti del convegno… 1989, Roma 1993, I, pp. 389-431), e F. D’Aiuto, La paleografia greca e bizantina alla Sapienza dagli anni Venti del ’900 a Enrica Follieri e alla sua scuola, in La Sapienza bizantina…, cit., pp. 263-284. Ma non si può prescindere dal volume Italia e Grecia. Saggi su le due civiltà e i loro rapporti attraverso i secoli, prefazione di B. Giuliano, Firenze 1939 (con contributi, fra gli altri di Mercati e Perrotta). Per gli anni trascorsi a Rodi come borsista e poi come professore di materie letterarie (1936-39), oltre a La politica culturale del fascismo nel Dodecanneso, Atti del convegno… 2007, a cura di M. Peri, Padova 2009, pp. 16-20, 107-121 e F. Caparelli, La “Dante Alighieri” (1920-1970), Roma 1985, pp. 103-118; 115 s.; 121 s., 125 s.

A F.M. P. traduttore dei greci antichi e moderni sono dedicati gli Atti del XIII convegno sui problemi della traduzione letteraria e scientifica… 1984, Monselice 1987 (con scritti di E. Crea, C. Carena, A. Pontani, M. Peri). Per il gusto che guidava Pontani nella versificazione autonoma in greco e in latino cfr. F.M. Pontani, Ludicra, in Atti e memorie dell’Accademia Patavina di scienze, lettere ed arti, XCV (1982-83), classe di scienze morali, pp. 149-157; per gli intendimenti nella traduzione d’arte, attraverso un elogio a Romagnoli, Id., L’ Aristofane di Romagnoli, in La traduzione dei classici a Padova, Atti del IV convegno sui problemi della traduzione letteraria e scientifica… 1975, Padova 1976, pp. 3-21.

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