VALLE, Filippo

Enciclopedia Italiana (1937)

VALLE (o Della Valle), Filippo

Vincenzo Golzio

Scultore fiorentino, nato nel 1693, morto a Roma nel 1770. Ebbe come prim0 maestro Giambattista Foggini; ancora molto giovane venne a Roma, dove certamente si trovava nel 1725, quando riuscì vincitore insieme con P. Bracci in un concorso dell'accademia di San Luca per un bassorilievo di terracotta, rappresentante Giosia re di Giuda che consegna il denaro per il tempio. La stessa accademia nel 1730 lo accolse tra i suoi membri e in seguito lo nominò suo principe. A Roma lavorò con Camillo Rusconi, come dice egli stesso in una lettera a Giovanni Bottari (1732). Oltre alla terracotta dell'Accademia di San Luca, in Roma ricordiamo di lui le seguenti opere principali: La Temperanza, nella cappella Corsini a S. Giovanni in Laterano statua assai elegante e delicata; la Decollazione del Battista, bassorilievo nel portico della stessa chiesa; le statue sulla porta centrale del palazzo della Consulta; il rilievo con lo Spirito Santo e la statua di S. Nicola Albergati sulla facciata di Santa Maria Maggiore; la statua di S. Giovanni di Dio nella basilica Vaticana; il gruppo del papa, della Carità e della Giustizia e gli Angioli reggistemma nel monumento a Innocenzo XII, architettato dal Fuga in S. Pietro; il rilievo con l'Assunzione di Santa Teresa a Santa Maria della Scala; le statue della Carità e della Fortezza sul frontespizio della porta centrale di S. Giovanni dei l'Fiorentini, il monumento a Clemente XII nella stessa chiesa; l'altorilievo con l'Annunciazione in S. Ignazio, una delle opere più importanti dell'artista; la statua di Santa Teresa in S. Pietro, e quelle della Fecondità e della Salubrità nella Fontana di Trevi. Fuori di Roma: il rilievo con la Visitazione della Vergine nel duomo di Siena, e nella cattedrale di Siracusa un paliotto marmoreo rappresentante l'Ultima Cena.

Le opere di F. V. rappresentano bene il periodo di transizione tra l'arte del Seicento e quella del Settecento quando all'amore per il grandioso e l'eroico, proprio del barocco, succede la ricerca della delicatezza e della grazia, che conduce a ingentilire le forme, ad ammorbidire il modellato, e infondere nei volti raffinati delle figure espressione tenera e soave.

Bibl.: M. Missirini, Memorie per servire alla storia della Romana Accademia di San Luca, Roma 1823; K. v. Domarus, Pietro Bracci, Strasburgo 1915; V. Moschini, F. d. V., in L'arte, XXVIII (1925), pp. 177-190; G. Agnello, Capolavori ignorati del Vanvitelli e del V. nella cattedrale di Siracusa, in Per l'arte sacra, II (1927), n. 5, pp. 3-15; V. Golzio, Le terrecotte della R. Accademia di S. Luca, Roma 1933, pp. 14-15.