FILTRO

Enciclopedia Italiana (1932)

FILTRO (dal gr. ϕίλτρον "mezzo per farsi amare", dalla radice di ϕιλέω "amo")

Raffaele Corso

Pozione o bevanda destinata a eccitare o spegnere qualche passione, e specialmente l'amore. Nell'antichità questo nome designava non solo una bevanda, ma anche un incantesimo che avesse la proprietà di fare amare chi lo pronunciava. Euripide (Hipp., 509) chiama filtro la camicia di Nesso. I filtri sono preparati dalle maghe, che dànno loro la forza magica recitando formule misteriose: un esempio è dato dalla descrizione di Medea dataci da Ovidio (Met., VII, 294 segg.). I ricettarî delle streghe e dei fattucchieri (v. fattura) dànno le norme relative alla composizione, la quale varia a seconda del soggetto e del fine da raggiungere. Si crede che l'efficacia dipenda, oltre che dalla natura degl'ingredienti, dal carme o dalla formula magica recitata nel preparare il filtro o mentre la persona su cui si vuole agire ingerisce la bevanda. La letteratura epico-romanzesca è ricca di allusioni a filtri, specialmente amorosi: basterà ricordare, a tale proposito, il romanzo di Tristano e Isotta.

Bibl.: R. Corso, Das Geschlechtleben des italienischen Volkes, in Anthropophyteia, VII, 1914; G. Pitrè, Medicina popolare, Palermo 1891; Z. Zanetti, La medicina delle nostre donne, Città di Castello 1891.

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