FINESTRA

Enciclopedia Italiana (1932)

FINESTRA (lat. fenestra; fr. fenétre; sp. ventana; ted. Fenster; ingl. window)

Camillo Autore

La finestra è un vano praticato nello spessore di un muro esterno allo scopo d'illuminare e di arieggiare gli ambienti d'un fabbricato, e di dare alle persone che si trovano all'interno la possibilità di godere della veduta esterna circostante. Si chiama luce d'una finestra l'apertura libera di essa, che prende il nome di monofora o polifora, secondo che consta di una o più luci. Gli elementi essenziali della finestra sono gli stipiti, spalle o piedritti che sopportano l'architrave o l'arco che chiude superiormente la luce e si appoggiano sul davanzale sovrastante il parapetto. Questo può anche mancare quando si tratta di un'apertura che deve dare adito a un balcone (v.) o comunque all'ambiente esterno. Caratteristico dei paesi nordici è il tipo, detto con termine inglese bow-window, ove la finestra segue l'andamento del parapetto d'un balcone sporgente che essa protegge e che viene a far parte dell'ambiente interno. Nelle finestre di tipo più corrente si ha verso l'interno un vano più largo della luce e limitato da pareti oblique che prende il nome di sguancio o sguincio, e talora si ripete anche verso l'esterno.

Il problema statico che direttamente si ricollega alla finestra è quello di poter ripristinare al disopra del vano di essa il muro, e i mezzi pratici per risolverlo ci sono dati da uno dei due sistemi: l'architravato e l'arcuato. Il primo corrisponde alla disposizione trilitica, è cioè costituito da un elemento portato (architrave) e due portanti (piedritti), il secondo non è che un caso particolare del problema più generale dell'arcata (v. arco).

La più semplice e la più antica forma di finestra è la rettangolare nella quale l'architrave agisce verticalmente sugli stipiti per semplice compressione, mentre il modo di sollecitazione, a cui esso è direttamente sottoposto, è di resistenza alla flessione. La lunghezza di un architrave monolitico dipende quindi dalla sua specifica resistenza e dalla possibilità di poterla ottenere da un unico blocco dalla cava e varî mezzi sono stati escogitati per risolvere queste condizioni, come l'uso di mensole alla sommità degli stipiti, in modo da ridurre la portata dell'architrave, o di piattabande apparecchiate (v. piattabanda) al posto dell'architrave monolitico o di archi di scarico al disopra di esso. La finestra arcuata è invece limitata superiormente da un'arcata di qualunque forma e materiale. A questo tipo si ricollegano le aperture ovali o circolari, la cui espressione massima, per dimensioni e per ricchezza, è data dai rosoni. A questi tipi strutturali, già noti fin dall'antichità, si deve oggi aggiungere quello costituito dal telaio di materiale elastico formato da elementi collegati fra loro e che permette la massima varietà di forme e di dimensioni.

Il problema estetico implica quello delle proporzioni, forma e decorazione della finestra. Per le proporzioni e la forma si può in generale dire che esse dipendono non solamente dai dati pratici relativi alla quantità di luce e di aria che debbono normalmente lasciar passare, ma altresì dal carattere e dalle esigenze del fabbricato, dal sistema costruttivo, dai materiali adoperati e da speciali condizioni variabili da caso a caso.

Per quanto riguarda la decorazione, le finestre ricevettero, secondo le epoche, gli stili, l'importanza e natura degli edifici, le forme decorative più svariate e talvolta più irrazionali perché non sempre rispondenti ai fini cui erano destinate. Nelle forme architravate, il modo più semplice di decorarle consisté nel mettere in evidenza il solo architrave lasciando gli stipiti apparecchiati come la massa stessa del muro, o manifestandoli come sporgenza, nel qual caso costituiscono con l'architrave un'inquadratura completa del vano (mostra), che può avere un aspetto liscio o decorato. Da questo schema semplice si passa, specie nell'architettura classica, a forme sempre più ricche nelle quali all'architrave è aggiunta una cimasa con o senza fregio e talora sostenuta da mensole, riproducendo nelle soluzioni più complete, tutti gli elementi della trabeazione classica. In questo campo l'espressione più ricca è data dalle finestre a tabernacolo o a edicola, in cui al disopra della cornice si sviluppa un frontone e ai lati degli stipiti si pongono colonne o pilastri. Per le finestre arcuate il tipo più semplice è quello che rivela con o senza bugne i conci dell'apparecchio dell'arco. Nelle finestre con archivolto sagomato questo, di solito, si arresta all'imposta, o si continua fino al davanzale o infine si continua al disotto di questo dando al vano una ghiera continua di sagome. Questi schemi semplici si arricchiscono di pilastrini e colonnine, di quadrature rettangolari racchiudenti l'intera finestra, di decorazioni d'ogni genere, a seconda dei varî periodi artistici. Per il sistema di chiusura delle finestre, v. infissi.

La finestra come elemento della composizione architettonica. - Grandissima è l'importanza della finestra quale elemento di composizione nella ripartizione dei vuoti e dei pieni, e quindi nella configurazione architettonica delle facciate. Dalla distribuzione e dall'aggruppamento di esse si hanno difatti determinati ritmi, i cui temi principali molto hanno contribuito a definire il carattere stilistico di varî periodi. Così in alcuni di questi (Rinascimento, Barocco), il criterio più fedelmente seguito è stato quello della simmetria dei vani; in tal caso si ebbe per lo più in ogni piano un numero dispari di finestre, delle quali la centrale ebbe di solito importanza maggiore costituendo come il punto di convergenza di tutta la facciata. Analoga disposizione è quella in cui la finestra resta come inquadrata dagli ordini architettonici che definiscono il tema principale della composizione della facciata. Caratteristica invece del Medioevo fu la distribuzione asimmetrica dei vani, trattati con la massima libertà di composizione, di forma e di dimensioni solamente vincolati all'importanza dell'ambiente in cui si aprono. Questo criterio è oggi di nuovo largamente adottato per le maggiori esigenze attuali e grazie anche ai nuovi mezzi costruttivi.

La finestra attraverso gli stili. - Antichità. - La finestra nell'antichità non ebbe una funzione essenziale nel dare espressione ai caratteri d'una facciata, e raramente assunse espressione veramente appropriata alla destinazione dell'edificio. Essa ebbe pertanto uno sviluppo lento e in ogni modo non proporzionato a quello raggiunto dagli altri elementi architettonici. In Egitto e in generale in Oriente, scarsissima fu l'illuminazione dell'interno dei monumenti; vi si provvedeva, secondo lo Choisv, con stretti e lunghi spiragli. Non mancavano tuttavia finestre più piccole chiuse con griglie di pietà. In Persia, le aperture di finestra ebbero forma rettangolare inquadrata da una mostra fatta di semplici rincassi, coronata da un grande sguscio.

Scarsa fu anche l'importanza delle finestre nei templi greci e romani, nei quali la luce entrava più che altro dalla porta; quando la finestra fu usata, il tipo normale di essa ammise un vano rettangolare o trapezio inquadrato da una mostra continua o interrotta dalle orecchiette e coronato da una cimasa, talvolta finemente intagliata. Esempî antichi ci dànno l'architrave e il davanzale in lieve sporgenza sul piano degli stipiti, e talora stipiti coronati di capitello (Propilei di Atene). Ad Agrigento, nel tempio della Concordia, si ha un delicato esempio di finestra trapezia con l'architrave sagomato da uno sguancio leggermente inflesso. Nelle case si preferì di aprire le finestre verso la strada in alto per sottrarre alla vista dei passanti gli ambienti interni; comunque gli scavi più recenti di Pompei e di Ostia ci hanno provato che esse erano molto più numerose di quanto per il passato si riteneva. Le forme più usate furono le rettangolari; a Ostia si sono riscontrati tipi di finestre con architrave di legno alleggerito da arco di scarico secondo un sistema che fu perfezionato mediante l'innesto di quest'ultimo con la piattabanda apparecchiata. Per le grandi sale degli edifici pubblici si usarono anche finestroni ad arco, spesso suddivisi da pilastrini. Per la chiusura è probabile che si facesse uso di lastre d'alabastro o di gesso e di vetro.

Medioevo. - Fino al periodo gotico le finestre furono per la maggior parte semplici aperture strette a sguanci pronunciati e quasi sempre a pieno centro. La mancanza di vetri, e i grossi spessori murarî impedirono la costruzione di finestre più ampie. Sono per lo più dei vani compresi in un'inquadratura di archi multipli concentrici con piani rientranti e ciascuno poggiante su un proprio piedritto conformato a fascia o a colonna, talvolta vistosamente intagliata. ll mattone ebbe grande parte nella decorazione degli archivolti delle finestre, sia adottato in sporgenza, sia, più frequentemente, come colore, alternato a conci di materiale duro. Molto in uso le polifore dalle sottili colonnine inserite in un unico grande arco. La decorazione fu data dall'apparecchio stesso dell'arco, o da una ghiera continua fino al davanzale, o da un semplice archivolto limitato alle imposte da mensole. Nel romanico hanno origine e prendono sviluppo finestroni circolari, rosoni, intagliati, dai caratteristici scomparti geometrici su schema a raggiera, a cui si aggiunge, nelle forme più ricche e nello estradosso, l'elemento figurativo. Nel gotico, l'introduzione nell'architettura religiosa di elementi nuovi della costruzione, ma principalmente il fatto della concentrazione delle spinte in determinati organi isolati, distribuiti in determinati punti, diede la possibilità di nuove soluzioni, svuotando al massimo il muro e ivi collocando le ampie, altissime finestre. Queste furono per lo più polifore, i cui archetti, ornati da trilobi, ebbero spesso unica incorniciatura terminata nella tipica cuspide ai cui fianchi si arrampicava la caratteristica ornamentazione vegetale, e, fra gli archetti delle trifore e le lobature, si sviluppava un vero merletto di pietra che ne occupava gli spazî. Il rosone raggiunse il massimo dello sviluppo dominando per le sue grandiose proporzioni la facciata. La decorazione pur conservando lo schema romanico a raggiera, segue, per quanto riguarda l'ornamentazione, lo sviluppo dell'arte gotica e nel periodo flamboyant, la raggiera si trasforma, complicandosi in una serie di linee flessuose rincorrentisi. Nelle costruzioni civili la finestra si semplifica, riducendosi a più modeste proporzioni atte a comprendere invetriate mobili entro intelaiature fisse.

Quanto alle manifestazioni italiane, esse sono di una grandissima varietà in rispondenza alle diverse influenze stilistiche nel periodo gotico. Multiple, ma quasi sempre semplici, sono le finestre nell'Italia settentrionale. In Sicilia invece si preferirono eleganti bifore e trifore dagl'intagliati archetti su colonnine esilissime, racchiuse in uno schema archiacuto o retto di pietra concia. La Toscana adotta la finestra archiacuta e a pieno centro, monofora o polifora, di aspetto semplice o ricco, ma sempre piena di equilibrio e di delicata fattura. Nel Veneto la finestra diventa più leggiadra, e la sua efficacia decorativa si basa sul colore dei materiali policromi oltre che sull'effetto della forma; ha di solito l'arco inflesso contornato da una ricca fascia sagomata e dentellata o a treccia che si chiude in sommità nel tipico fiorone.

Rinascimento e Barocco. - Nel Rinascimento ritornano in onore le forme rettangolari e arcuate di tipo classico e trovano applicazioni numerosissime gli esempî non frequenti nell'antichità di vani architettonicamente adorni come le finestre dell'Arco dei Borsari a Verona o le edicole nel Pantheon. Nel Quattrocento sono timide espressioni, raggiunte però con delicata sagomatura e fini ornamentazioni. Le forme di transizione molto risentono dell'influsso medievale nelle proporzioni tenute molto allungate come le adopera Brunelleschi (Cappella dei Pazzi, S. Lorenzo). Le bifore sono ancora in uso e la finestra stessa scandisce ancora da sola il ritmo delle facciate, che rimane di conformazione liscia, mentre qua e là cominciano ad apparire in esse gli ordini che dànno nuova inquadratura architettonica alla composizione, tenendo la finestra come elemento subordinato. La forma monofora tende sempre più ad affermarsi, e in Toscana il sesto arcuato si ricinge per intero di una fascia bugnata lungo i piedritti, disponendosi a ventaglio attorno all'arco con un leggiero soprassesto in chiave. Frequente è pure la finestra a croce, che segue uno schema già in uso nell'arte medievale ed è caratteristica specialmente dell'architettura quattrocentesca del Lazio. Nelle forme a frontone, la lunetta rimane liscia o coperta talora da un'ampia conchiglia o da uno stemma con nastri stilizzati svolazzanti. Notiamo, per la loro importanza, le finestre della Certosa di Pavia bifore, col frontone ottusangolo e ornatissime.

Nel Cinquecento, gli ordini architettonici e il ritmo semplice delle linee raggiungono il massimo equilibrio nel dare configurazione alle facciate, e la finestra acquista in esse una funzione estetica ben determinata, esprimendosi con sobrietà di forme e di composizioni direttamente derivate dal classico. Il tipo architravato riprende le proporzioni basate sul doppio quadrato incorniciato da una mostra e contromostra, completato da una cornice con gocciolatoio sporgente, sì da richiedere l'appoggio di due mensole laterali prolungantisi nella contromostra. Grande importanza e diffusione prende la finestra a edicola già citata, che deriva direttamente da quelle del Pantheon. Tutti gli elementi degli ordini classici vengono talvolta applicati ad essa, e si cominciano a usare elementi figurativi al posto dei pilastri e delle semicolonne, mentre il frontone perde la semplicità del suo andamento continuo, per interrompersi o muoversi portandosi in avanti o rientrando dall'andamento normale in un modo che vedremo adoperato con maggiore indipendenza nel periodo seguente. Sono largamente adottate le finestre di attico e di fregio, queste ultime per lo più sotto forma di targhe per il loro caratteristico contorno mosso e accentuato dalla sporgenza delle orecchiette e di piccoli ornati a balaustra. Molto in uso la trifora serliana, costituita da tre intercolunnî, dei quali quello centrale ad arco.

Nel periodo barocco, la finestra si presenta nelle forme rettangolari, quadrate, ad arco tondo o depresso, nei quali la bellezza si può dire si concentri nel movimento della decorazione. La mostra si accompagna alla contromostra, ma vivono di opposizione di effetti, energica l'una, variamente decorata e ricca l'altra. I tipi a timpano raggiungono l'espressione massima. È difatti il periodo dei frontoni delle più varie fogge spezzati o interrotti, retti, curvi, concavi o convessi, ondulati, raccordati e perfino disposti alla rovescia rispetto all'asse, che accolgono nel loro campo fantasiose composizioni decorative di cartelle, conchiglie, elementi figurativi, ecc. Questi ultimi, mossi e ricchi di panneggiamenti svolazzanti, si collocano simmetrici lungo i frontoni con figure sedute o sdraiate direttamente imitate dalla composizione michelangiolesca per i sepolcri medicei. Circa il modo di considerare la finestra nella composizione delle facciate, essa non sempre fu usata come elemento isolato, ma si compose con altri elementi che ebbero funzione, diciamo così, di collegamento, e più specialmente si ebbe modo di aggregarle in maniera da accentuare il ritmo verticale delle facciate che, abbandonata in buona parte la decorazione con gli ordini architettonici, ebbero nelle finestre l'elemento principale che ne segnò il ritmo con notevole senso d'arte.

Epoca contemporanea. - Oggi la finestra viene principalmente considerata nella sua funzione pratica, nel senso cioè di dare ampio passaggio all'aria e alla luce e, nel semplificarsi o nell'abolirsi dei suoi ornamenti, l'importanza maggiore è assunta dalle proporzioni ritmiche nell'insieme della facciata. A determinare questo ritmo intervengono come dati pratici il numero spesso notevole dei piani e l'altezza piccola di questi che toglie importanza alla fronte piena della parete, sicché prevale o l'aggruppamento verticale o quello orizzontale dei vani. Naturalmente in tali distribuzioni di spazî entrano direttamente le ragioni del clima e delle consuetudini; e così mentre nei paesi nordici sono frequenti le finestre più larghe che alte e le invetriate continue orizzontalmente, nelle regioni italiane la finestra è ricondotta a dimensioni limitate e a proporzioni non troppo diverse da quelle espresse dal rapporto classico dell'altezza doppia della larghezza.

V. tavv. LIX-LXVI.

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