FLAGELLANTI

Enciclopedia Italiana (1932)

FLAGELLANTI


. Con tal nome sono designate sette religiose, diffuse nell'Europa dal sec. XIII al XV, e caratterizzate appunto da un'intensa e continua mortificazione del corpo mediante flagellazione eseguita pubblicamente: accanto all'idea che la flagellazione sia mezzo penitenziale (S. Pier Damiani, S. Domenico il Corazzato) affiora la convinzione che sia anche un mezzo espiatorio per impetrare dal cielo la pace e la cessazione dei malanni come la peste e la guerra. I più noti, e forse i primi, sono i flagellanti che si diffusero, verso la metà del sec. XIII, nell'Italia centrale e settentrionale, a Perugia (1260), Roma, Bologna, Parma, ecc. Folle intere di gente, uomini e donne, vecchi e giovani, si unirono ai primi propagatori del movimento, abbandonando le proprie case per formare lunghe processioni, che andavano da una città all'altra, fra preghiere e battiture, seguendo il clero inferiore che portava croce e sacre insegne. L'esaltazione mistica del sanguinoso rito finì col far credere ai flagellanti che la fustigazione operata direttamente, senza mediazione di sacerdozio, avesse da sola la virtù di dare la salvezza all'infuori dei riti carismatici della Chiesa. Il loro numero salì indubbiamente a cifre molto elevate (qualche decina di migliaia di persone); il movimento assunse allora anche un certo aspetto politico, in quanto i flagellanti, predicando la penitenza, predicavano anche l'abbandono delle contese di partito e la pacificazione nelle città; perciò esso divenne così poco accetto ai governanti, che Uberto Palavicino minacciò la forca ai flagellanti che muovevano verso il Piacentino. L'opposizione dei governi e della Chiesa, preoccupata di un simile movimento in cui effettivamente cominciavano a infiltrarsi vecchi residui delle precedenti eresie, pose così rapida fine al flagellantismo.

Ma una vivace ripresa di esso si ebbe a mezzo il sec. XIV, dopo la grande pestilenza che desolò l'Europa. Questa volta, le bande dei flagellanti iniziarono il loro cammino nell'alta Germania, diffondendosi però ben presto in tutta l'Europa centro-occidentale, e anche in Italia; e questa volta erano irreggimentati secondo norme più precise e più minute di quanto non fosse stato nel secolo precedente. Nel 1333 il beato Venturino da Bergamo condusse a Roma un pellegrinaggio di flagellanti, contenendolo però entro lo schema penitenziale; nel 1348-50 in occasione appunto della peste nera vi fu un nuovo pellegrinaggio; e così nel 1379, nel 1392, nel 1399 per la peste e per il terrore dei Turchi. La flagellazione avveniva di regola due volte al giorno e una volte la notte; per 33 giorni veniva effettuata a torso nudo, tutti i flagellanti in circolo, mentre il capo intonava un cantico, ripreso in coro dagli altri.

Ma anche questa volta la setta ebbe effimera vita. Papa Clemente VI intervenne sin dal 20 ottobre 1349, ordinando di arrestare e imprigionare i flagellanti. Il movimento, nonostante il divieto, risorse ancora, al principio del sec. XV, nell'Aragona e specialmente nella Turingia e nella Bassa Sassonia (1414), dove si complicò con l'adesione a taluni dei postulati di Wycliffe; e qua e là ancora apparvero flagellanti anche dopo la metà del secolo.

Bibl.: Cfr. Dictionnaire de théologie catholique, s. v. Per l'Italia, cfr. anche G. Volpe, Movimenti religiosi e sette ereticali, Firenze 1923.