FODERA

Enciclopedia Italiana (1932)

FODERA (dal germ. fōdr; fr. doublure; sp. forro; ted. Futter; ingl. lining)

Gabriella Aruch Scaravaglio

La fodera fin dal sec. XIV viene considerata come guarnizione dell'abbigliamento. Le ricche fodere di pelliccia, già in uso nel sec. XII, vengono sostituite secondo le stagioni da velluti armesini, taffetani di colore diverso; l'ampiezza delle maniche, delle cappe, la lunghezza delle vesti necessariamente sollevate da un lato, dànno modo di sfoggiare ricche fodere di colore contrastante che spesso ornano le stesse vesti con un alto bordo. Nel '500, e anche più tardi, il lusso delle fodere aumenta e le sopravvesti e i giubboni a taglietti lasciano vedere la fodera di stoffa spesso tramata d'oro. Per arginare il lusso delle fodere non poche leggi suntuarie furono emanate. Alla fine del '600 la fodera cessa di essere ornamento e, fatta di grossa tela e persino dì stoffa gommata, serve unicamente a tenere rigido il corpetto e ampia la veste. Abolita durante l'Impero per l'eccessiva larghezza degli abiti, torna d'uso normale verso il 1820.

Bibl.: C. Piton, Le costume civil en France, Parigi s. a., pp. 32, 63, 109; C. Vecellio, Habiti antichi et moderni, Venezia 1590.

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